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mauro poggi

Bufale e verità

di Mauro Poggi

Il tormentone di queste settimane sui media di sistema è quello delle “fake news”, le false notizie che circolano in rete.

In uno dei tanti dibattiti televisivi, mi capita di ascoltare una parlamentare del PD, di cui ignoro felicemente il nome, mentre sostiene che addirittura “mettono a rischio la democrazia”, perché – argomenta l’onorevole – la distorsione della verità non consente a chi ne è vittima di formarsi un’opinione corretta e quindi di scegliere consapevolmente.

Eppure sono pronto a scommettere che se si prendessero tutte le bufale circolate in rete dall’inizio del secolo a oggi si scoprirebbe che il loro effetto cumulato è irrilevante, specie se paragonato a quello di alcune bufale propalate dai media di sistema.

Due a caso: le famose armi di distruzione di massa che hanno fornito il pretesto della guerra in Iraq, scatenata da Bush jr nel 2003; o l’asserita minaccia di un massacro di 50.000 civili in Libia, che secondo Obama rendeva improrogabile l’intervento del 2011 per rovesciare il “sanguinario dittatore Gheddafi”.

Insieme, queste due perle di manipolazione hanno comportato centinaia di migliaia di morti e in entrambi i casi le conseguenze si scontano ancora oggi.

Non riesco a ricordare nessuna bufala, fra quelle circolanti in rete, altrettanto letale.

La verità è che le bufale del web, per numerose che siano,  hanno una limitata possibilità di circolazione, perché  nel giro di qualche condivisione in genere vengono individuate e zittite. La verità è che sono comunque sostanzialmente innocue, a differenza di quelle veicolate dai media.

La verità è che la rete fa paura agli apparati di potere per la sua capacità di controinformazione e quindi per le sue potenzialità eversive.

In buona sostanza, ciò che davvero interessa è solo la sua “normalizzazione”, per conformarla al generalizzato modello monocorde, l’unico che possa convenire a un sistema a vocazione totalitaria (o  post democratico – se vogliamo usare la neolingua) quale si va rapidamente imponendo in Europa in sostituzione delle vecchie democrazie costituzionali.

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