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Gli USA tentano in tutti i modi di scatenare la IV guerra mondiale

La sinistra e i comunisti

di Stefano G. Azzarà

La guerra alla Siria determinerebbe i destini della sinistra in Europa: e c'è il rischio che il morto afferri chi cerca di nascere e spinga tutti a destra. Non cadiamo nella trappola.

L'eventuale attacco statunitense (e israeliano) contro la Siria sarebbe un pericolo enorme per il genere umano: bisogna gridarlo ai quattro venti, mobilitarsi e fare di tutto per impedirlo. Se accadrà, bisognerà stare con assoluta chiarezza dalla parte degli aggrediti e di chi li difende, ossia della Russia e dell'Iran.

Proprio come la Prima guerra mondiale ha determinato a suo tempo un terremoto nel movimento socialista europeo, obbligando a prendere posizione e partito e portando alla nascita del bolscevismo, anche questa guerra potrebbe però essere anche, in potenza, l'evento fondativo di una nuova sinistra in Europa e di una nuova storia della sinistra nel XXI secolo. Il contesto oggi è infatti assai diverso da quello della guerra contro l'Iraq, o l'Afghanistan, o la Libia, perché la manipolazione dell'opinione pubblica tramite indignazione morale umanitaria è oggi qualcosa sotto gli occhi di tutti, un'arma spuntata.

Potrebbe, dunque. Ma non è affatto detto che sia così. 

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Sarà molto difficile, infatti, a fronte delle sistematiche provocazioni che ogni giorno anticipano la guerra con altri mezzi, come quella qui sotto, mantenere l'equilibrio tra anti-imperialismo e universalismo e dimostrare che la sinistra non è questa cosa qua, che è invece destra a tutti gli effetti.

Ecco che ai liberali infami che accusano i fascismo i difensori di Asssad e del popolo siriano, si contrappongono già quelli che dal collaborazionismo NATO dei dirittumanisti fanno discendere non la necessità di un universalismo autentico, che rispetti le particolarità e le storicità determinate, ma un'esaltazione reattiva del particolarismo in quanto tale. Con una paurosa regressione delle forme di coscienza.

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Se per i primi la sovranità nazionale, la democrazia tra gli Stati e la stessa vita umana non contano nulla nel momento in cui il Dipartimento di Stato assicura - oltretutto mentendo - che sono stati violati i diritti umani, per i secondi succede l'esatto contrario: se i diritti umani sono la scusa per fare la guerra e per espandere l'impero americano, allora si fottano i diritti umani sempre e comunque!

Si tratta di due errori speculari - il primo certamente molto più pericoloso del secondo, in questa fase - che come comunisti dovremmo evitare. Scegliendo la parte giusta, e cioè la difesa a oltranza delle nazioni aggredite dall'imperialismo - la Siria di Assad oggi come l'Iraq di Saddam e la Libia di Gheddafi ieri - ma mantenendo la nostra autonomia. E cioè senza per questo rinunciare a proporre la nostra idea di civiltà.

Succede ciò che accadde all'epoca dei Befreiungskriege antinapoleonici in Germania, o di nuovo proprio con la Prima guerra mondiale: l'imperialismo dei diritti umani mette a rischio l'equilibrio tra critica e legittimità del Moderno.

C'è il rischio, insomma, che l'ultima vendetta della Sinistra Imperiale - la Sinistra Atlantica - consista proprio nello spingere a destra tutti gli altri. E impedire che nasca qualcosa di nuovo nel quale continui a vivere qualcosa di antico.

Oggi come allora, i comunisti - che delle posizioni di Hegel, di Marx, di Lenin vogliono essere i continuatori - dovrebbero cercare di offrire un'alternativa a tutto questo [SGA].

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