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ilsimplicissimus

Come Kim ha intrappolato Washington

di ilsimplicissimus

La Corea del Nord prepara la guerra, questo dicevano gli scrivani del potere occidentale, debordando dai loro giornali o dalle loro trasmissioni di approfondimento, anzi di affondamento nel nulla. Invece Kim Jong-un si è servito della bomba atomica e poi di una possibile denuclearizzazione per mettere in trappola Washington e preparare la pace o quanto meno le condizioni di una pace tra le due Coree che gli Usa, arrivati alla minaccia di sterminio, hanno impedito da settant’anni. Lo storico incontro tra il leader di Pyongyang, Kim Jong-un e il Presidente di Seul Moon Jae-in al confine tra Corea del Nord e Corea del Sud il 28 aprile scorso, cambia completamente le carte in tavola e ridisegna nuove possibili mappe alla più vitale periferia dell’impero.

E’ anche possibile che in un futuro non troppo lontano si possa finalmente arrivare a un trattato di pace fra le due Coree le cui popolazioni peraltro non hanno mai accettato la separazione, ma per il momento acquista importanza il fatto che il presidente della Corea del Sud, di fatto territorio di occupazione americana e disseminata di basi a stelle strisce, abbia trovato alla fine il coraggio di incontrare il suo omologo del Nord fino a ieri demonizzato e opporsi così al divieto di aperture permesse solo nella retorica ufficiale.

Il possesso della bomba e di vettori per lanciarle significa infatti che la Corea del Sud è estremamente vulnerabile anche se l’ Alleato americano potrebbe successivamente incenerire Pyongyang. Ciò che però va compreso è che non si tratta di un ricatto a senso unico, ma che da tempo la tutela americana va stretta a Seoul che finora si è trovata a non poter sviluppare in maniera organica i rapporti con la Cina, con il concreto pericolo di venire marginalizzata come sta già accadendo in qualche settore produttivo. Fino a qualche anno fa il sostegno palese o occulto degli Usa è stato sufficiente alla Corea del Sud per trovare un proprio spazio di crescita fra Tokio e Pechino, ma oggi non basta più e l’essere tagliati fuori dalla più grande piattaforma manifatturiera del pianeta può rivelarsi letale.

Dunque la bomba di Kim è l’alibi perfetto per riaprire un dialogo con il Nord e attraverso questo spiraglio aprirsi alla Cina, senza per questo dover rinunciare allo scudo Usa. Da parte sua il Nord può cogliere immensi vantaggi da questo progetto di riconciliazione: ci vorrà tempo, ma è del tutto evidente che qualcosa si sta muovendo e che il “Pacifico americano” è sempre più in pericolo di frattura e frantumazione. L’atomica nord coreana potrebbe per esempio spingere il Giappone a creare un proprio arsenale nucleare che non appena messo in piedi cambierebbe immediatamente i rapporti con gli Usa. Ecco perché Trump dopo aver minacciato il genocidio ha abbassato la cresta e si è risolto ad incontrare Kim per parlare della denuclearizzazione delle due Coree, anzi  non ha esitato ha inviare quasi sottobanco il segretario di stato Mike Pompeo per preparare il vertice e rimanere in gioco perché è evidente come Seoul, Pechino e Pyongyang abbiano tutto l’interesse a raggiungere un accordo onnicomprensivo, con o senza Washington. . Francamente non saprei dire come potrà andare a finire: se con un vero trattato di Pace tra le due Coree al posto dell’armistizio che è in vigore dal 53, con un nulla di fatto, con nuovi venti di guerra o con un effettiva denuclearizzazione che comunque dovrebbe prevedere lo smantellamento delle forze nucleari Usa nella penisola.

Qualunque di queste ipotesi si verifichi  è chiaro che il potere americano, quello formale e quello profondo subirà un forte ridimensionamento dovendo in qualche modo allentare le briglie sulla Corea del Sud e dunque su uno dei capisaldi nel tentativo di circondare l’Asia. Insomma Kim Jong-un, trattato come un mentecatto dalla stampa occidentale che mette in pagina solo veline, ha in realtà compiuto un vero capolavoro di strategia, peraltro preparato da anni dalla leadership di Pyongyang, costringendo gli Usa alla trattativa su un cambiamento radicale di rapporti nella penisola coreana pena il presentarsi come aggressori, cosa che avrebbe liberato gli altri attori della vicenda come Cina e Russia dalla necessità di mantenere un atteggiamento sanzionatorio nei confronti della Corea del Nord.

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