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nuovadirezione

Coronavirus: nulla sarà come prima

di Mimmo Porcaro

L’epidemia di Coronavirus fin dal suo inizio sta mettendo obiettivamente in crisi l’intero paradigma neoliberista, quanto resta di una globalizzazione già minata, nonché la già fragile legittimazione dell’Unione europea.

Di fronte alla sopravvivenza, l’idea della protezione pubblica diviene immediatamente centrale e le “leggi economiche” che l’hanno indebolita e che ancora la ostacolano non possono che essere rigettate, anche se si presentano come razionali, naturali ed eterne.

Di fronte alla sopravvivenza, appare chiaramente pericolosa una interconnessione mondiale che non solo favorisce la diffusione delle epidemie, ma non è in grado di rispondervi altrimenti che col crollo delle borse e l’aumento della competizione interstatuale. Per attuare un vero coordinamento della ricerca scientifica e degli interventi antivirus la globalizzazione capitalistica non serve ed è dannosa: servono piuttosto patti politici equilibrati tra nazioni e tra blocchi regionali.

Di fronte alla sopravvivenza, la lesina dell’Unione europea, il carattere micragnoso e condizionato degli aiuti, il prezzo che il paese dovrà comunque pagare dopo la crisi continuando a muoversi nella logica di Bruxelles, appariranno ai più del tutto inaccettabili, e la rivendicazione della sovranità monetaria non avrà bisogno di essere motivata da sottili analisi sul funzionamento dell’euro o del Mes o del Target 2.

Tutti questi fattori, acuiti in Italia dall’insufficiente coordinamento stato-regioni e dal dualismo del paese (che speriamo non debba essere tragicamente evidenziato da una pesante diffusione del virus anche al centro-sud), si presentano di colpo come questioni politiche attuali e di primaria importanza che costringeranno al più presto le masse a porsi le questioni fondamentali della vita del paese.

Già adesso emergono conflitti, e addirittura scioperi spontanei, sulla scarsa tutela dei lavoratori pubblici e privati le cui attività proseguono “normalmente”. E man mano che l’emergenza diminuirà aumenteranno necessariamente le critiche sui motivi che hanno indebolito la sanità pubblica (i cui eroici componenti avrebbero certamente preferito di non essere costretti ad essere eroici…) e l’apparato di stato in generale, si acuiranno il ripudio della privatizzazione, i dubbi sul regionalismo, i contrasti sulla distribuzione dei sussidi; crescerà il rifiuto dell’Unione europea e di coloro che resteranno, zelanti, al suo servizio.

Il paese si sta avviando ad una svolta storica. Nulla sarà come prima. Assisteremo probabilmente al gattopardismo di classi dirigenti costrette ad assumere atteggiamenti para-nazionalistici, oppure ad una robusta e duratura vittoria della destra, oppure ad una “unione sacra” che cercherà di sedare e reprimere gli inevitabili conflitti sociali. In assenza di un vero soggetto politico popolare assisteremo ad una grande operazione mimetica, in cui verrà riscoperta la centralità dell’intervento statale, ma soltanto a beneficio dei soliti noti.

Il paese si sta avviando ad una svolta storica, ma la risposta di coloro che in essa potrebbero agire positivamente, poiché le loro ragioni diverranno via via senso comune, non si fa sentire. I gruppi del sovranismo costituzionale e socialista, le forze liberate dalla crisi del M5S, nonché quel che è rimasto di veramente radicale nella sinistra sono al momento quasi del tutto afasici.

Il paese si sta avviando ad una svolta storica, ma chi non saprà agire dentro questa svolta, superando in avanti dissensi secondari, personalismi ed egoismi di gruppo, e producendo sintesi politiche adeguate, perderà per gli anni a venire qualunque capacità di avere un ruolo rilevante, anche se di minoranza, sulla scena politica italiana.

ND non accetta questa afasia.

Si impegna a prendere iniziative di controinformazione e denuncia sul significato complessivo dell’epidemia. Si impegna inoltre a spingere all’azione comune tutti i potenziali interessati alla costruzione di un soggetto politico popolare che sappia rompere la gabbia del bipolarismo e riproporre finalmente con efficacia, dentro la crisi, i temi della sovranità, della democrazia, della centralità dello stato e del lavoro, finora agitati in maniera inevitabilmente minoritaria.

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