Ecologismo comunista? Comunismo ecologista? Mamma mia, Luciana!
di Karlo Raveli
Abdullah Öcalan:
“La modernità capitalista è la crisi di civiltà più mortale e continua della storia. In particolare, la distruzione generale degli ultimi duecento anni ha interrotto migliaia di legami evolutivi nell’ambiente naturale. Probabilmente non siamo ancora del tutto consapevoli della devastazione che ciò ha causato al mondo vegetale e animale. È tuttavia chiaro che, come l’atmosfera, entrambi questi mondi emettono costantemente segnali di SOS.”
Dovrei iniziare con una critica filologica e semantica ai due vocaboli, comunista ed ecologista, ormai così abusati e soprattutto adulterati e strumentalizzati, ma preferisco andar subito al sodo. Chi fosse interessato ad andarci un po’ più a fondo non ha che da cercare nei miei ultimi articoli. In Sinistrainrete per cominciare. Ce n’è abbastanza per capirci meglio.
Ma com’è possibile che proprio in Italia, lo stato dove resiste e si sviluppa soprattutto a partire dagli anni ‘60 una ricerca seria, studio, lavoro, critica ‘scientifico-materialista’ e inoltre dibattiti più o meno radicalmente anti-sistema, si possa ancora tentare di galleggiare politicamente e persino teoricamente in modo così squinternato su questioni ormai centrali per la stessa sopravvivenza della specie umana?
A cominciare dall’attuale drammatica se non tragica sottomissione quasi totale alla ‘scienza’ medica dominante, che ha ormai trasformato in modo totalitario, si veda appunto l’infopandemia o infodemia attuale, il problema della SALUTE umana in un altro settore chiave del sistema, quello delle cure biochimiche!
I francesi usano sempre più il termine di effondrement, crollo, caduta o tracollo per definire la tendenza catastrofica che si prospetta sempre più per il Capitalocene. Mentre “noi” restiamo ancora chiusi tra ideologie marxiste o lavoriste del secolo scorso, o socialiste di rinnovamento della “democrazia”, o da altre in cui si dibattono coloro che di materialismo, studio scientifico ed altri concetti più o meno rigorosi fanno a meno. Abbandonando per strada le basi etiche e teoriche essenziali e indispensabili. Marxiane, dicevamo…
Ora il dibattito esce di nuovo alla ribalta sul reale o presunto scontro ‘tra ambientalismo e lotta di classe’ come appunto afferma Castellina, dopo un’altra baggianata di Bertinotti. Poi sempre su il Manifesto del 20 scorso rimbalza subito Fabio Vander, però riproponendo più sinistre sistemiche e quindi ancora partitocrazia. Ma soprattutto ecco un po’ meglio Mario Noera e Roberto Romano che il 21 rilanciano il tema picchiando ben più sodo e soprattutto più a fondo. Insomma, il Manifesto sembra voler risollevarsi – controvoglia? - come ‘quotidiano comunista’. O almeno per uno sprazzo di qualche giorno.
Infatti Noera e Romano sembrano in certo modo d’aver preso atto delle indicazioni di ‘Apriamo connessioni operaie globali verso prossime esperienze e ribellioni’, così come di ‘Proprietà, patriarcato e criminalità ecologica Cop24’, oltre al più recente ‘Dimensione operaia degli Stati Popolari, Sardine, ecologismo, antirazzismo, antipatriarcato’. Nei quali i rapporti tra tracollo, lotta ‘di classe’ e Capitale si chiariscono ben più a fondo. Almeno quel che basta per poter “elaborare proposte alternative praticabili e, su questo, poter mobilitare energie e alleanze sociali” come propongono Noera e Romano!
Insomma, se non sappiamo superare vecchie ideologie ‘marxiste’ o socialiste e nuove ideologie ecologiste, verdi - green nella lingua imperiale - o social-“democratiche” che non affrontano alla radice la questione del devastante Capitalocene e si accomodano con rinnovati riformismi per un ‘sistema non più emendabile in modo indolore neppure dal punto di vista del capitalismo stesso’ sempre secondo N & R, la catastrofe non farà che avvicinarsi ancor più velocemente. Quando oltretutto considerano che ‘è infatti ormai opinione perfino di alcuni autorevoli media liberisti che “salvare il capitalismo” richieda un ripensamento radicale (…) anche dell’organizzazione sociale e dei processi produttivi’!
Però nessuno sembra volersi inoltrare nella questione di fondo: come connettere, collegare, congiungere tutti i settori, componenti e manifestazioni collettive della dimensione operaia globale. Salariati cinesi robotizzati con migranti africani martoriati, lavoratori garantiti e sindacalizzati metropolitani con precari, pensionati, intermittenti. Produttivi telematici sottomessi a mafie di rete con riproduttrici o ‘donne di casa’ super proletarie o delle fittizie “classi medie”. Ecologisti radicali con marx-ismi anticapitalisti o di altre ideologie e -ismi. Lotte comunali originarie e antipatriarcali (Messico, Rojava, Mapuche e un lungo ecc.(*)) con Centri occupati e quartieri metropolitani in rivolta. In bidonville consumistiche compulsive di serie-tv sempre più alienanti e assorbite in solitudine. E così via. Cioè connettere tutto ciò come si propone, per esempio, nel primo articolo segnalato ‘Apriamo connessioni’.
Quindi, concludendo per ora, potremmo uscire dalla tendenza a un crollo sempre più possibile solo a partire da una ri-concezione della ‘lotta di classe’ non più solo in chiave lavorista, sindacalista e di ‘sinistra’ del sistema, ma secondo un’ottica dimensionale globale – ora proprio a cominciare concretamente dalla questione ecologica della SALUTE! Parliamo della dimensione complessa ma integra delle possibili o principali forze sociali contrarie e alternative alla criminalità sistemica. Sviluppando quindi naturalmente l’approfondimento di tutti gli altri aspetti delle sfruttate e crescenti miserie umane di massa. Montaggi e nuovi totalitarismi virus-influenzali globali compresi, logicamente. Quindi in una dimensione operaia generale alienata dal Capitale, ben oltre le ingenue falci e martelli lavoriste di cosiddette e ridotte “classi” lavoratrici produttive e predittive. A loro volta sempre più alienate e robotizzate nel sistema. E quindi anche più in là dell’operaio massa e/o sociale, che appunto le questioni ecologica, patriarcale, ecc. reinnestano con tutta la rispettiva potenza determinante e politica sul tronco della sopravvivenza della specie.
Comments
Ma nemmeno la sfida di Raveli lanciata a proposito del definito ex-comunista il Manifesto riesce ad aprire un pochino gli occhi ai post-marxiani italici.
Conclusione:
questa indecente rinuncia delle ‘sinistre’ a portare avanti una critica seria sul montaggio dell’influenza sta permettendo al crescente latifondo dell’ignoranza selvaggia, delle destre e del nuovo fascismo da pharmafia come lo definiscono alcuni, di bloccare una ripresa di lotte sociali ad amplia scala, connettendo sulla salute e l’ecologia tutti i possibili movimenti realmente critici.
si direbbe che oggi il Manifesto dia un colpo di grazia non solo a quell’assurdo anche se sempre più piccino “quotidiano comunista” dell’intitolazione, ma a qualsiasi pretesa di riflettere proposte di sinistra, nel senso antico di critica radicale – parlamentarista...- al capitalismo.
Non parliamo del nuovo articolo di Castellina, vero contrabbando da capitalocene, negazione dell'autodistruttivo ‘progresso’ tecno-medievale, ma anche dell’altro testo che l’accompagna sempre oggi 19 settembre di Massimiliano Smeriglio ‘La novità vera negli obiettivi green del Recovery’.
A parte la crescente vergognosa sottomissione alla lingua imperiale del sempre più barbaro stato yankee, entrambi ci propongono di salire sul carro della sostenibilità sistemica capitalista. Cioè: come tentare di far sopravvivere con penellate di verde questa civiltà dell’avere, del possedere e sfruttare, del distruggere, inquinare, controllare e dominare in cui siamo o meglio ci hanno piombato.
Comunista? Basta, per favore!
Dove sono i comunisti, materialisti, anticapitalisti, ecologisti, antipatriarcali, che ci possono aprire qualche speranza di lotta per un futuro veramente sano per tutti?
i primi corrispondono a interessi occulti (nel senso di non espressi) per assecondare le necessita delle classi economiche dominanti, i secondi a paladini di non si sa bene cosa, senza cavallo e senza spada.
o senza riferimenti politici e senza soluzioni, per uscire dalla metafora.
MArx nello scansionare i contadini dell 800 mise in luce la differenza tra classe in se e classe per se.
il confine si trova nell essere o meno consci di appartenere a una classe e - di conseguenza - poter agire a tutela dei propri interessi
il miscugliare rinfusamente argomenti diversi (clima, diseguaglianze, femminismo, ecc) é esattamente l opposto di questa coscienza di classe.
un interbidire le acque dove i pesci piu grossi continuano a papparsi i pesci piu piccoli e indifesi.
non dice nemmeno una parola sulla crescente crisi ecologica che viviamo – tra l’altro una delle cause degli eccessi influenzali periodici – e nemmeno si preoccupa di offrire proposte almeno teoriche per avanzare nei collegamenti sociali ad ampio spettro, ma con obiettivi strategici comuni, come ben dici:
ecologisti, femministi, lavoratori garantiti, precariato, migranti, studenti, braccianti
e così via, ognuno con le sue ricche specificità ANTI-sistema!
non dice nemmeno una parola sulla crescente crisi ecologica che viviamo – tra l’altro una delle cause degli eccessi influenzali periodici – e nemmeno si preoccupa di offrire proposte almeno teoriche per avanzare nei collegamenti sociali ad ampio spettro, ma con obiettivi strategici comuni, come ben dici:
ecologisti, femministi, lavoratori garantiti, precariato, migranti, studenti, braccianti e così via, ognuno con le sue ricche specificità ANTI-sistema!
Lo conosco e sono d'accordo con te.
Del resto la povertà argomentale sulla grave “crisi” ecologica in arrivo continua finora ben coltivata dal Manifesto, se per esempio di nuovo martedì 1 settembre troviamo questo articolo firmato Stefano Ciafani:
Governo e regioni, la svolta che non c’è sulla rivoluzione verde.
Nonostante finisca con un leggero tocco critico alle ‘solite lobby’ ma però sempre piagnucolando affinché il governo “dimostri con i fatti se crede veramente nel – in lingua imperiale – green new deal made in Italy, di cui tanto hanno parlato M5s, Pd, Iv e Leu all’inizio dell’avventura Conte2 ”.
Articolo accompagnato a pag.14 da due lettere o commenti di Alessandro Cocuzza e Sandro Nanetti, anch’essi riferiti a Luciana Castellina, ma che sembrano invece cercare qualche boccata d’aria meno contaminata… tra tanta superficialità “di sinistra” del regime.
Poveri noi e povero ecosistema!
Del resto l’ex giornale comunista si ripresentava ieri 3.9. con Piero Bevilaqua nel permanente sostegno sinistrorso al regime con piagnucolamenti generici sul ‘caos’ climatico. Parlando però di criminalità solo per chi appicca incendi e non per la delinquenza globale sistemica responsabile. E finisce poi coerentemente con un paio di cerotti-richieste ai ‘politici’.
Forse sperano così di salvar la faccia ex-comunista del Manifesto con l'Extraterrestre del giovedì, altro campione d’ecologismo frignone, stile Greenpeace.
Plandemia 2. En el Mundo de los Doctores. Sottotitoli in castigliano. Plandemic: InDoctorNation
(La seconda parte del documentario più censurato durante la ‘pandemia’. Probabilmente tra i documentari di denuncia più importanti. Straordinariamente ben preparato, fu emesso in esclusiva in LondonReal.TV il 18 de Agosto 2020, sottotitolato in castigliano da elinvestigador.org.).
Opzioni alternative per poterlo localizzare, essendo cancellato dalle imprese californiane.
• Ver documental en LBRY en Alta Calidad (1280×720)
• Ver documental en LBRY en calidad media (854×480)
• Ver documental en Bitchute.
• Ver documental en D.Tube
(Queste piattaforme evitano la censura dei video grazie all’utilizzo di tecnologia blockchain decentralizzata.)
Si dovrebbe comunque poter localizzare qui:
https://lbry.tv/@elinvestigador:0/Plandemia-2-mundo-doctores-completo-espa%C3%B1ol:2
oppure: https://elinvestigador.org/plandemia2/
È più che sufficiente per poter analizzare e capire cosa significhi per il Manifesto l’informazione, il capitalismo, l’antropocene, l’ecologismo, il comunismo, la lotta di classe, i movimenti sociali, la catastrofe climatica, le migrazioni, i montaggi pandemico-vaccini, ecc.
Cioè da una parte gli eccezionali dibattiti italiani sull’”operaio massa” e “l’operaio sociale” e dall’altra il potentissimo apporto di Murray Bookchin. Ma questo purtroppo tutt’ora quasi misconosciuto nella penisola. A parte i possenti ma appunto ancora emarginati lavori in corso sulla gineologia connessi alla rivoluzione nella Rojava. Proprio dove il tuo “fa casino” diventa ben risibile alla luce della straordinaria intensità ed effettività multi-diversificata ma strategicamente solidissima e super-connessa del movimento. Leggi, leggi qui il mio ‘Apriamo connessioni’…!
Che volgarità riduttiva dell’impressionante complessità delle lotte sociali di liberazione dalle catene, norme, valori, strutture, metodi capitalisti di sviluppo umano!
Ma poi cos'è oggi questa tua ‘lotta di classe’?
E per cominciare, cos’è la classe dopo più di un secolo di contraffazioni concettuali rispetto l’originario marxiano di ‘classe’?
Si parla persino di ‘classi medie’, per riferirsi a settori non solo della dimensione operaia generale ma persino dei suoi settori lavoratori salariati, cioè di coloro che traggono certi benefici, sovente più apparenti che reali come la ‘proprietà’ di una casa sospesa a ipoteche spaventose, eredità, ecc. o come veicoli d’apparenza o immagine che assorbono gran parte di stipendi solo apparentemente ‘medi’, e così via. Settori che poi si vogliono contrapporre agli altri, per esempio proprio del settore operaio dei lavoratori salariati comuni, “più bassi”, o ai precari, intermittenti, migranti, pensionati, ecc.
Classe cosiddetta “lavoratrice”, che non vuol dire ormai un bel nulla in termini materialistici, perché lavorano anche Billi Ponti e quasi tutti gli altri delinquenti plurimiliardari e i loro servi. E come lavorano e si stipendiano! Oltre a saccheggiare beni comuni, produzioni sociali, materiali o immateriali, come per esempio quasi tutto ciò che mettiamo in rete tutti quanti.
Oltretutto: dopo un secolo e mezzo di ideologie lavoriste più o meno marxiste o marxisteggianti, non abbiamo trovato altri termini per differenziare e nominare tutto l’INSIEME globale OPERAIO umano alienato dai beni comuni e dalla loro privatizzazione. E sottomesso, domato e frammentato, tanto quanto il SUO SETTORE SPECIFICO e limitato dei lavoratori produttivi sfruttati e salariati in concrete produzioni sistemiche impresarie.
Il tuo bailamme di proteste vorresti attribuirlo all’urgente necessità di una intelligente e mutevole ma effettiva combinazione tattica, strategica, locale o globale di tutte le variatissime componenti attive, organizzate e coscienti dell’esigenza di uscire da questa bolgia autodistruttiva del Capitalocene? Classi o non classi. Movimenti o collettivi. Salariati, ecologisti, antipatriarcali, migranti. Gruppi od organizzazioni. Aggregazioni od organismi, locali o nazionali, statali o internazionali, porca miseria!
Bailamme? Ma sei ancora a questo primario o volgare livello???
Come ben scrivi anche il giorno prima, il 25, Paolo Cacciari sembra raccogliere in qualche modo la sfida sempre su il Manifesto, però sotto il titolo alla vaselina parlamentarista di L’Antropocene indica il campo di una nuova politica a sinistra.
Peccato, perché tanto per cominciare le 7 piaghe del Capitalocene che lui stesso indica all’inizio (sistema energetico fossile, sistema alimentare carnivoro, sistema di produzione industriale, modello di insediamento urbano, paradigma tecno-scientifico, sistema dell’informazione e assetto geopolitico) mi sembrano un eccellente registro del processo d’autodistruzione in corso. Con gli elementi essenziali che del resto propongo qui in altri articoli, pur soprassedendo al tema dell’attuale e moderno totalitarismo da influenza…
Però sebbene Cacciari s’arrischi – e proprio su il Manifesto! – ad una soave critica della ‘politica di sinistra’ e più in generale della politica complessiva dei e nei regimi politico istituzionali attuali, riesce comunque a piagnucolare solo un pochino sull'attuale incapacità ‘nell’indicare alternative di sistema’. Al contrario di ciò che appunto segnalo negli articoli indicati qui sopra.
Peggio ancora: riprende a mio giudizio incongruamente, nelle conclusioni, questi piagnistei di regime o sistemici diretti precisamente a quelle sinistre che si stanno rivelando sempre più rinchiuse o suicide.