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lantidiplomatico

"Non voglio vederlo"

di Toni Capuozzo*

Mi trattengo. Come tutti posso commettere degli errori, ma ci sono errori che so di non voler fare. Ho davanti un video, girato nei dintorni di Bucha, di un’imboscata ucraina a un gruppo di soldati russi in ritirata. I soldati russi sono a terra, e dalle pozzanghere di sangue e dalla gola di qualcuno si capisce che sono stati sgozzati. Gli ucraini si aggirano tra loro, uno a terra muove un braccio, gli sparano. E’ la scena di un piccolo crimine di guerra. Che senso ha mostrarla ? Entrare nella curva delle tifoserie contrapposte ? Far vedere che gli ucraini, per quanto aggrediti, non sono dei boy scout ? Bilanciare il piatto dei crimini commessi ? Lo conservo, quel filmato. perché si vedono i volti degli autori, fieri, mentre dicono “Gloria all’Ucraina”, e magari un giorno ci sarà una piccola inchiesta (il video è loro, non è rubato, è esibizione tronfia). No, non aggiunge nulla che io già non sappia: la guerra peggiora tutti, giorno dopo giorno, e anche se agli ignoranti sfugge, in guerra i nemici tendono ad assomigliarsi, alla fine: odio e paura, vendetta per l’amico ucciso, perdita dell’innocenza.

Non mi trattengo, invece, dal fare altre domande. Perché non è stata coinvolta, sulla scena del massacro di Bucha, la Croce Rossa Internazionale ? Lo sanno tutti che è il primo passo per denunciare un crimine, fare i rilievi, raccogliere testimonianze indipendenti.

Una svista ? Il timore che vedessero, ad esempio la scena che vi ho descritto prima ? O che facessero domande indiscrete ?

Ho postato ieri il giornale ucraino che il 2 aprile annunciava un’operazione dei corpi speciali per stanare sabotatori e collaborazionisti dei russi. Com’è finita ? I giornalisti andati sul posto lo hanno chiesto, se lo sono chiesti ? Nessuno risponde-

C’è una documentazione, piuttosto sofisticata, che circola in rete che dimostrerebbe che la famosa foto satellitare del New York Times sarebbe stata scattata il 1 aprile. Non mi interessa molto perché se pure fosse stata scattata il 19 marzo non esiste che dei corpi restino all’aperto per quasi quindici giorni conservati in quel modo.

Il New York Times fa il suo mestiere. Lo fa anche il Corriere della Sera. Non gli passa per la testa che sia improbabile che i corpi siano rimasti in strada 15 giorni. Ma avete mai visto il luogo di un massacro, anche dopo soli 2 giorni ?

Torno a domandare: dando per certo che i russi durante l’occupazione di Bucha hanno ucciso e commesso crimini, testimoniati dalle fosse comuni, dove i cittadini di Bucha hanno sepolto i loro morti sfidando l’occupante, perché improvvisamente, all’inizio di aprile, i morti per strada non vengono più sepolti, in quelle fosse ? Se hai sfidato l’occupante nel gesto pietoso di seppellire, perché non lo fai più quando Bucha è libera ? Erano morti altrui ? Il primo fotografo giunto sul posto raccontò a Repubblica di aver visto in una cantina vittime con il bracciale bianco, collaborazionisti. Poi quel dettaglio è sparito. Lo intervistano, non glielo chiedono più. E lui, dovendo lavorare sul posto, non si dilunga.

Ho sentito e letto di Bucha come spartiacque valicato, di punto di non ritorno. Se cercavano un’autorizzazione a procedere sulla via della guerra, l’hanno trovata.

Non lo so se dietro quella strage ci siano menzogne o altro, so che, alla fine, è stata una strage, chiunque fossero quei morti e chiunque li abbia uccisi. Ma so che perfino lo spostamento di un corpo da esibire ai fotografi mi fa una pena infinita. Lo stesso morto, ma cambiamo la posa.

P.s. Va bene, faccio delle domande e nessuno risponde. Stiamo alle immagini, allora. Pubblico le fotografie di una vittima di Bucha -la stessa persona, è nel post precedente - e niente, è stata spostata a nostra insaputa, a beneficio di cosa ? Dagospia poco fa scrive un articolo serio e leale sui miei dubbi e lo correda con fotografie della strage di Bucha. Ma solo io mi accorgo che in almeno due fotografie le vittime hanno il bracciale bianco dei filorussi ? Cos'è stato, il suicidio di una setta ? Attendo risposte dai maestri che distribuiscono sdegno, pur di farci accettare tutto, economia di guerra e guerra stessa.


*Due post Facebook del 7 aprile 2022

Comments

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Leonardo
Wednesday, 13 April 2022 16:39
Per chi a suo tempo ha seguito assiduamente gli eventi che si dipanarono a partire dal presunto attacco chimico a Douma nell'aprile del 2018, questa di Bucha appare come una riedizione dell'approccio sviluppato in quel caso, almeno dal punto di vista del metodo, se non necessariamente del merito.

Il metodo è sempre lo stesso: si verifica un evento dai contorni abbastanza poco chiari ma mediaticamente sfruttabile a fini propagandistici. Immediatamente i governi dei Paesi "Occidentali", che sanno di poter contare su una stampa servile e assetata di click e sensazionalismo, partono all'unisono raccontando una versione estremamente manichea degli eventi, scevra di elementi tecnici a supporto ma fondata sulla consapevolezza di poter facilmente attecchire grazie ai pregiudizi che albergano nella mente dell'opinione pubblica target della campagna mediatica e in questo modo lavorano per cristallizzare immediatamente una versione dei fatti che poi risulterà impervia a qualsiasi eventuale sviluppo investigativo.

Nel caso di Douma l'operazione non è riuscita del tutto solo ed esclusivamente per una serie di contingenze più uniche che rare:
- Russi e Siriani presero quasi immediatamente il controllo della scena del presunto crimine
- una organizzazione (solo) nominalmente indipendente come l'OPCW intervenne a investigare
- quando le rilevazioni tecniche del Team del OPCW non riscontrarono elementi che supportavano l'ipotesi dell'attacco chimico, il coraggio di due ispettori seri e dissidenti permise al mondo di venire a conoscenza della manipolazione del rapporto finale realizzata con la complicità della dirigenza OPCW.

Eppure ancora oggi la convinzione che a Douma sia avvenuto davvero un attacco chimico è diffusa e la pressione sull'OPCW esercitata da Paesi che si erano macchiati di una reazione militare ad un attacco mai avvenuto e che non avevano alcuna intenzione di perdere la faccia di fronte all'emergere della verità è stata sufficiente a condurre alla manipolazione di quella che avrebbe dovuto essere l'inchiesta di una organizzazione neutrale vincitrice del Premio Nobel per la pace.

Figuriamoci quale grado di verità potremo mai aspettarci emergere per quanto riguarda gli eventi di Bucha.

Sul piano metodologico, quello che mi provoca sconforto è la constatazione di quanto superficiale e avventata sia l'opinione pubblica.
I giudizi e la formazione di opinioni avvengono esclusivamente sulla base dell'emozione provocata dalla diffusione di immagini che non solo non permettono di individuare eventuali colpevoli, ma neppure di stabilire i fatti.

Si sta parlando di un presunto crimine nonostante non si conosca neppure il numero esatto e l'identità delle vittime. I media mescolano tutti i morti di Bucha in un unico calderone per ottenere un numero di vittime che susciti sdegno, senza neppure preoccuparsi di determinare le cause dei decessi e il numero di vittime per ogni causa.

Abbiamo quindi un unico calderone che contiene apparentemente civili uccisi come "effetto collaterale" dei combattimenti (ad opera probabilmente di entrambe le parti), combattenti della "Difesa Territoriale" (cioè civili armati e quindi di fatto combattenti a tutti gli effetti) uccisi dalle truppe russe e civili giustiziati sommariamente ad opera di esecutori la cui identità al momento è del tutto sconosciuta (anche se, come giustamente rilevato da Capuozzo, le fasce bianche al braccio di alcune delle vittime orientano i sospetti più su una vendetta ucraina che non su esecuzioni sommarie ad opera dei Russi).

Tutto contribuisce a creare una nozione di "massacro di Bucha" che neppure si sa quanta consistenza abbia davvero, visto che - appunto - i fatti sono niente affatto appurati in assenza di affidabili perizie e valutazioni tecniche neutrali.

Ma data l'iniziale cristallizzazione della narrazione chiunque faccia notare che l'accertamento dei fatti deve precedere qualsiasi ipotesi e attribuzione non solo di responsabilità, ma anche di status di "massacro", è ormai già abbondantemente dipinto come negazionista ad opera di una cricca di squadristi mediatici il cui unico obiettivo è la propaganda.
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