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Il governo Meloni presenta il nuovo piano pandemico (quasi uguale a quello di Speranza)

di Stefano Baudino

Il governo Meloni ha ufficialmente trasmesso alle Regioni la bozza del nuovo Piano Pandemico 2024-2028, che arriva a distanza di pochi anni da quello del governo Conte II 2021-2023, che portava la firma di Roberto Speranza. Nonostante le forze di centrodestra che oggi sostengono l’esecutivo avessero più volte attaccato le politiche governative sulla gestione del Covid, il nuovo Piano Pandemico sembra una fotocopia del precedente. Per contrastare l’azione di future pandemie si parla ad esempio dei vaccini come delle “misure preventive più efficaci, contraddistinte da un rapporto rischio-beneficio significativamente favorevole” e dello “spiccato valore solidaristico” della vaccinazione. Per la lotta contro potenziali pandemie del futuro si fa poi espresso riferimento a misure già adottate nell’era Covid, tra le quali i test diagnostici, la chiusura di attività lavorative non essenziali e delle scuole, il distanziamento fisico, l’isolamento e le mascherine. Sebbene si dica che “l’isolamento di intere comunità” o “l’interruzione di alcune attività sociali come la scuola in presenza” sia “difficilmente sostenibile per lunghi periodi senza conseguenze sia sul benessere della popolazione che sulla sostenibilità economica”, nel Piano si legge anche che “allentamenti delle misure possono determinare recrudescenze della diffusione del patogeno”.

Il nuovo Piano pandemico 2024-2028 prevede, come obiettivi primari, quelli della riduzione degli effetti di una pandemia, la messa in atto di azioni appropriate e tempestive, la riduzione dell’impatto della pandemia sui servizi sanitari e sociali, la tutela della salute degli operatori sanitari e l’informazione e sensibilizzazione della comunità nel contrasto al virus. Il documento avrà durata di cinque anni e, come spiega la nota del ministero della Salute, delinea “un approccio metodologico che può essere applicato a pandemie con diverse caratteristiche epidemiologiche”. Riprendendo le indicazioni dell’Oms nel 2023, il Piano annovera tra le novità l’ampliamento del perimetro ai patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale pandemico, non più quindi solo alla “pandemia influenzale (PanFlu)”, come da precedente Piano. In merito alla questione vaccinale il nuovo dettato appare molto chiaro: “Avere a disposizione un vaccino specifico per il patogeno responsabile di una pandemia permette di controllare e mitigare l’impatto della stessa, determinando la gravità della malattia e/o riduzione della trasmissione”. Pertanto, si legge ancora all’interno della bozza, “in fase di prevenzione, preparazione e valutazione del rischio”, si valuterà “la capacità di approvvigionamento di vaccini contro i patogeni respiratori potenzialmente responsabili di una pandemia per poter pianificarne e garantirne la disponibilità, rispettivamente, in fase di allerta e risposta”.

Indicando la necessità di un ampliamento delle attività di contrasto alla pandemia, tra gli interventi non farmacologici (noti come interventi di mitigazione comunitaria, “Non pharmacological interventions”, NPI) il Piano dà priorità ai test diagnostici e all’utilizzo delle mascherine, ma anche al distanziamento fisico, alla limitazione degli spostamenti della popolazione, alla restrizione degli ambienti sociali e alla chiusura delle scuole e delle attività non essenziali, fino alla richiesta alla popolazione “di rimanere in casa”. Non solo, dunque, i vaccini vengono identificati come gli strumenti più efficienti per la lotta alle pandemie, i cui benefici superano ampiamente i rischi, ma, in casi definiti “estremi” – in cui risulti “necessario imporre limitazioni alle libertà dei singoli individui al fine di tutelare la salute della collettività” – si apre nuovamente all’ipotesi del lockdown, sebbene si evidenzi come tali misure debbano “rimanere in vigore solamente lo stretto necessario” ed “essere proporzionate sia alla probabilità sia all’entità dell’evento”, così che “i rischi e i danni che potrebbero derivare per i singoli individui siano contenuti e inferiori al beneficio collettivo auspicato”. Nel periodo di vigenza del Piano, si prevede inoltre la possibilità di sottoscrivere contratti di prelazione per l’acquisto di farmaci e vaccini, nonché di “disporre e mantenere le scorte di DPI, mascherine chirurgiche, disinfettanti, reagenti e kit di laboratorio presso magazzini regionali”, “definire un elenco dei dispositivi medici non considerati nel PanFlu 2021-2023 e valutarne il fabbisogno” e anche “garantire il regolare funzionamento delle procedure di routine e disporre di procedure collaudate” per “prepararsi a eventuali richieste crescenti, con prestazioni incrementali durante le fasi di allerta e di risposta di una potenziale pandemia”. Rispetto alle risorse economiche, il nuovo Piano prevede “una stima delle risorse necessarie per l’implementazione del piano”, sia a livello regionale che nazionale, cui seguirà “una richiesta di finanziamento, in continuità con quanto già realizzato per il PanFlu”.

Insomma, l’insieme di quelle misure che, nella fase della pandemia, del lockdown e della campagna vaccinale è stato oggetto delle veementi critiche delle forze di centrodestra, dopo il cambio di guardia a Palazzo Chigi diventa il pane quotidiano dell’esecutivo a guida Meloni. “Il nuovo piano pandemico sviluppato dal ministero della Salute ricalca perfettamente le misure decise dal governo Conte durante la pandemia – si legge in un comunicato redatto dai Parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Affari Sociali di Camera e Senato -. Dalle bozze che alcuni organi di stampa hanno riassunto, emerge che il piano prevederebbe tutti i provvedimenti adottati nel 2020, dall’uso delle mascherine all’igiene delle mani, dai test diagnostici al distanziamento sociale, dalla chiusura delle attività lavorative non essenziali e delle scuole alla limitazione degli assembramenti e degli spostamenti della popolazione, fino alla permanenza in casa dei cittadini limitando la circolazione, dunque il lockdown”. In pratica, evidenziano i 5 Stelle, “il ministero della Salute ha preso il piano del governo Conte contro l’emergenza Covid, ha fatto copia-incolla e l’ha trasformato nel nuovo piano pandemico del Paese”. I pentastellati si dicono sorpresi e indignati per l’incoerenza “di chi all’epoca si stracciava le vesti contro le misure del governo Conte, invitando anche apertamente la popolazione a violarle”.

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