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Ops, la censura! Chi l'avrebbe mai detto

di Il Chimico Scettico

Quasi mi viene da sorridere. In tempi ormai lontani, quando CS era sui social, accadde una cosa. Un giorno aprii la pagina e mi resi conto che tutti i post contenenti un link a questo blog erano spariti. Era il 12 dicembre 2019 e il blog aveva appena raggiunto 100.000 visualizzazioni ("Che caso!" disse Starbuck). Per due giorni successe anche su twitter.  Per alcuni mesi fu impossibile postare su facebook un link a questo blog. Poi tutto finì, senza mezza parola, senza mezza comunicazione da parte della piattaforma. Non sono mai stato propenso a tirar fuori "Complotto! Censura!" senza avere in mano solide evidenze e non lo feci, sposando come prima ipotesi che il tutto fosse un prodotto del generico giro di vite "contro le fake news" che aveva reso gli algoritmi più stringenti (una cosa grave di suo).

Poi però qualcuno ci volle mettere la firma: qualcuno degli "amici che gestiscono i social" di Roberto Burioni, qualcuno che aveva a sua volta cari amici tra chi mandava avanti il facebook italiano. "La scienza (lascienza) non è democratica", dalla teoria alla prassi, prove tecniche. 

Ma in generale la stessa manovra anti fake news era ispirata proprio a questo: silenziare chi non canta nel coro, a parte quelli che sono utili (i noquestonoquellaltro), che infatti sono sempre stati lasciati largamente indisturbati in quanto funzionali. Per dire in tempi di COVID mica è stato crocifisso Robert Malone. No, è stato crocifisso Joannidis, è stato censurato il BMJ

Ma torniamo ad oggi: La Fionda non poteva postare un video sugli infami fatti di Pisa (celerini che pestano senza pietà pacifici studenti medi, provocando traumi e fratture) commentando "Ecco cosa succede in Italia se provi a manifestare contro un genocidio":

Negli ultimissimi anni si è passati da un algoritmo che non comprendendo l’arte punisce glutei e seni a un algoritmo che al contrario capisce benissimo cosa e chi punire dietro alla scusa di difendere il pubblico da post che diffonderebbero contenuti violenti o falsi. Vengono tolti post e bloccati utenti e profili senza la possibilità di un contraddittorio.

Non mi era mai successo di vedere il mio profilo bloccato: pur avendo sempre scritto e pubblicato post su varie questioni politiche, quasi sempre dalla parte opposta rispetto a chi ha detenuto il potere a livello nazionale ed europeo, non ero mai stata zittita. Invece ieri inizio ad avere problemi con la piattaforma Instagram e dopo alcuni tentativi quell’ “impossibile caricare il feed” si è trasformato nel “hai condiviso contenuti inappropriati”. Vado a vedere e il post incriminato è un post condiviso da La Fionda, rivista con cui collaboro, che mostrava il video dei pestaggi da parte della polizia agli studenti liceali di Pisa. Avevo semplicemente postato il video, rimandando il contenuto alla rivista, non avevo aggiunto neppure una virgola eppure la sola condivisione mi è valsa un blocco che non mi permette di usare il mio profilo.

Ora le questioni sono essenzialmente due: la prima è che lo stesso video è stato postato migliaia di volte da singoli utenti, associazioni e persino politici dunque mi chiedo perché bloccare me. Come funziona l’algoritmo? Pesca al bussolotto la persona da punire? Non essendo io una specialista dei social e non amandoli particolarmente non ho così tanti followers da poter influenzare: qual è la logica? E se sono stata ripresa perché bloccare anche il profilo?

La seconda questione: il messaggio mandatomi da Instagram è che il contenuto da me condiviso avrebbe potuto “incoraggiare la violenza e portare al rischio di violenza fisica o a una minaccia diretta per la sicurezza”. Dunque: condividi un video per denunciare la violenza e sei tu a fomentare la violenza.

Non è una novità, come si è visto: alle volte algoritmi miopi e indiscriminati ci vedono benissimo e mirano al bersaglio. Perché nella lotta per la narrazione non c'è spazio per il dibattito, solo per l'eliminazione delle voci di un qualche peso che sono state etichettate "ostili".

PS. I fatti di Pisa e Firenze ci ricordano una cosa, cioè che i governi di centrosinistra manganellano (e lo sanno gli operai della Thyssen di Terni che manifestarono a Roma, gli insegnanti che manifestarono contro Renzi, etc) - ma i governi di centrodestra manganellano di più, a cominciare da Genova 2001. L'opzione "non manganellare" non ha casa politica.

PPS: da queste parti di manifestazioni pro Palestina ne ho viste 3 e non c'era l'ombra di un reparto antisommossa anche quando i manifestanti scandivano "Shame on the government" tutto il tempo.

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https://www.lafionda.org/2024/02/26/la-censura-sui-social/

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