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Perché la guerra tra Nato e Russia in Ucraina continua?

di Alessandra Ciattini

Autorevoli fonti statunitensi ci spiegano perché la guerra in Ucraina, nonostante le gravi perdite, la mancanza di armamenti adeguati, il taglio dei fondi deve a tutti i costi continuare. Un mondo con la Russia vittoriosa è indigesto all’imperialismo americano.

Dopo il fracaso (ossia la disfatta strategica) della controffensiva ucraina d’estate, più volte baldanzosamente annunciata, appariva qualche speranza che la guerra nel cuore dell’Europa volgesse al termine; invece, continua con la sua striscia di sangue e con gli attacchi terroristici ucraini sul territorio russo (v. Belgorod). Dobbiamo chiederci perché e lo faremo utilizzando citazioni da alcune prestigiose fonti statunitensi.

In primo luogo, riferiamo quanto detto dal portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, Matthew Miller, in una conferenza stampa tenutasi lo scorso 20 febbraio. Dopo aver compianto la morte di Alexey Navalny avvenuta per “avvelenamento”, ha affermato a chiare lettere che Washington sta ricavando benefici dal conflitto tra Ucraina e Russia, e per questa ragione sta tentando di convincere il Congresso che l’invio di nuovi aiuti al governo di Zelensky sarebbe in sintonia con gli interessi nazionali degli Usa.

A ciò ha aggiunto che il 90% del denaro, fornito al sostegno dell’Ucraina, si spende negli Usa, avvantaggiando così le industrie e lo sviluppo tecnologico di quel potente Paese. Inoltre, ha sottolineato che, durante la recente Conferenza sulla sicurezza di Monaco, vari esponenti del Congresso, conversando con i politici ucraini ed europei, hanno constato che questi ultimi concordano sul fatto che l’appoggio al governo di Zelensky garantisce la sicurezza europea e quella transatlantica. Infatti, a suo parere, senza il sostegno del Congresso statunitense, l’Ucraina non disporrà dei mezzi aerei e delle munizioni per difendersi dall’aggressione russa, che – come è noto – secondo la propaganda dominante sarebbe destinata a estendersi a tutta l’Europa. In quella occasione Miller ha anche annunciato una nuova serie di sanzioni alla Russia, che si aggiungeranno alle quasi 17.000 già previste senza grande successo.

Sembra di leggere il libro di John Perkins, Memorie di un sicario dell’economia (2004), in cui si descrivono le strategie delle multinazionali Usa, appoggiate dal loro governo e fondate sull’inganno e la violenza, per costringere i vari Paesi del mondo a indebitarsi, accendendo prestiti con il Fmi o l’Usaid (Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale), i quali successivamente trasferiranno quei fondi alle prime. Si tratta, quindi, di un “giochetto” ormai noto da tempo, ma di cui i nostri media menzogneri non sembrano accorgersi.

In secondo luogo, vediamo come si è espressa sul tema la ormai famosa Rand Corporation, che promette analisi oggettive e soluzioni efficaci. Dopo aver ripetuto le solite ragioni morali e valoriali che spingerebbero l’Occidente collettivo a sostenere lo sforzo bellico ucraino contro un governo dittatoriale, la Rand ribadisce che questo ausilio è fondamentale per salvaguardare gli interessi economici e strategici degli Usa. Questi ultimi hanno bisogno di “un’Europa intera e libera” (parole di G. H. W. Bush). Infatti, l’Europa è uno dei maggiori partner commerciali degli Usa, allo stesso tempo costituisce il loro principale alleato militare, giacché ha sostenuto con soldati e miliardi di dollari le azioni militari in vari Paesi (in Afghanistan, contro lo Stato islamico in Iraq etc.). Pertanto, secondo questo documento “La sicurezza e la prosperità degli Stati Uniti sono state per decenni intrecciate con l’Europa, e lo sono ancora oggi”.

Sempre secondo la Rand C., la vittoria dell’Ucraina costituirebbe non solo un successo di questo Paese, ma anche di tutta l’Europa, che garantirebbe nello stesso tempo “gli interessi economici e di sicurezza americani”. Viceversa, se i russi vincessero, una potenza minacciosa si troverebbe alle porte delle “democrazie europee”; e ciò costituirebbe “una minaccia diretta alla sicurezza degli Stati Uniti”. Inoltre, se gli Stati Uniti volessero scoraggiare una potenziale invasione cinese di Taiwan, o un’aggressione iraniana in Medio Oriente, allora garantire la sconfitta della Russia invierebbe un forte messaggio di deterrenza. Esso segnalerebbe al mondo intero che un disastro inevitabile attenderebbe qualsiasi Stato che commettesse un atto di aggressione così palese.

Grazie all’aiuto degli Usa, che hanno investito decine di miliardi dollari in Ucraina, sono stati già annientati migliaia di veicoli russi, decine di elicotteri e aerei e una dozzina di navi distrutte o danneggiate in quel Paese. Inoltre, – osserva il documento – i rovesci della battaglia russa intorno a Kiev, Kharkiv e Kherson dimostrano che tali investimenti stanno dando i loro frutti. Naturalmente, i contribuenti americani hanno tutto il diritto di esaminare attentamente come viene speso il denaro americano, ma il fatto è che, a conti fatti, l’Ucraina finora ha dimostrato di essere un investimento militare con un rendimento notevolmente buono. Certo non contando i morti, le distruzioni e le carenze armamentistiche e logistiche della Nato e dell’Ucraina non più in grado di mandare al fronte “carne fresca” e armata.

Passiamo ad esaminare un’altra autorevole fonte. Secondo l’opinione del «Washington Post», gli Usa avrebbero consegnato a Zelensky circa un terzo di tutti i finanziamenti forniti dagli altri alleati della Nato; pertanto, avrebbero dato in misura minore rispetto a Germania e Gran Bretagna, e rispetto ai Paesi dell’Europa orientale, che temono di essere attaccati dalla Russia, dopo che questa sia risultata vittoriosa in Ucraina.

Sempre a parere del noto giornale, i ricercatori della Brown University hanno segnalato che, dopo l’11 settembre, in 20 anni di guerre in Afghanistan, Iraq e Siria, gli Usa avrebbero speso ben 8 trilioni di dollari, che sarebbero circa un quarto della somma destinata ai veterani statunitensi. In Ucraina, la valorizzazione a lungo termine degli investimenti statunitensi dipenderà in gran parte dall’esito della guerra. Contro tutte le evidenze, il giornale è convinto che gli Usa sarebbero riusciti a indebolire almeno temporaneamente la capacità di Putin di minacciare gli alleati Nato e, nello stesso tempo, di aver svigorito l’economia russa da cui dipende tale minaccia. La declinante grande potenza ritiene anche di aver inviato un potente messaggio alla Cina e alla Corea del Nord, le quali dovrebbero aver capito che, se hanno mire espansive verso Taiwan e la Corea del Sud, rischiano molto.

Sempre secondo il nostro giornale “gli Usa vincerebbero alla grande, giacché avrebbero diminuito vistosamente la possibilità delle potenziali guerre future nell’Europa orientale, a Taiwan e nella Corea del Sud”; in questo senso, l’intervento Usa in Ucraina sarebbe sostanzialmente un buon affare.

Da parte sua, il Center for American Progress considera l’Ucraina un baluardo contro l’aggressione russa e sottolinea che i miliardi di dollari spesi per aiutarla a difendersi rappresenterebbero solo lo 0,65% della spesa federale degli ultimi due anni. Tutti soldi che sono stati sottratti – commentiamo – ai milioni di poveri e di senza tetto che vivono in quel Paese abitato anche da numerosissimi miliardari, che si concedono persino costosissimi viaggi sulla luna. Secondo questa prestigiosa istituzione, gli Usa hanno adottato una prospettiva intelligente per affrontare la questione ucraina: essi forniscono sostegno materiale e finanziario a un esercito straniero che combatte e indebolisce un avversario assai pericoloso, senza l’impiego dei militari statunitensi (con l’esclusione dei numerosi mercenari e consiglieri più volte individuati dai russi). Questa scelta (vigliacca) è di fondamentale importanza, dal momento che è scoppiata la guerra in Medio Oriente ed è indispensabile continuare a far pressioni sulla Cina per salvaguardare la “libertà” di Taiwan.

Secondo il Wilson Center vi sarebbero addirittura quattro ragioni per giustificare il sostegno all’Ucraina e ne farebbero un buon investimento, di cui sono beneficiarie le multinazionali statunitensi, destinato –sottolineiamo – al mantenimento dell’egemonia Usa, impedendo (seconda ragione) lo scoppio di una guerra globale. Ma su questo punto c’è un forte disaccordo tra democratici e repubblicani (almeno alcuni), che vorrebbero l’impiego dei fondi federali per affrontare il problema della migrazione dal Centro e dal Sud America. Gli Usa di Trump, probabilmente prossimo presidente, si augurano che l’Ue finalmente si farà carico della propria sicurezza, pur continuando a fare affidamento sul partenariato con gli Usa, i quali continueranno a guidare il “mondo democratico”. In secondo luogo, l’intervento Usa in Ucraina ha compattato in maniera straordinaria la Nato e i suoi alleati, e il successo contro la Russia (sperano) potrebbe determinare il cambiamento dell’attuale atteggiamento antioccidentale del Sud globale, e potrebbe consolidare la leadership degli Usa incrinata dalla crisi del “secolo americano” (terza ragione). Inoltre, l’intero mondo occidentale potrebbe non solo diventare un’altra volta leader economico e politico, ma anche “vincere la battaglia per riconquistare i cuori e le menti di milioni di persone in Paesi sempre più scettici sui ‘valori occidentali’ (e cinici sulle intenzioni degli Stati Uniti in particolare) nel XXI secolo”. Addirittura, auspica l’autore dell’articolo, “una nuova versione de La fine della storia e l’ultimo uomo di Francis Fukuyama potrebbe ancora essere scritta”.

Questi sono i desiderata dell’Occidente collettivo che, nel frattempo, dato che al momento l’Ucraina non può esser incorporata nella Nato, hanno siglato accordi bilaterali tra la prima e l’Italia, il Regno Unito, la Germania, la Francia e la Danimarca allo scopo di assicurare l’intervento di questi Paesi nel caso di una “futura aggressione russa”. Quindi, la guerra rende e continua.

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