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Panorama estivo, prospettive autunnali e orizzonti futuri

di Roberto Rosso

armi rottamate 14.jpgIl tema della catastrofe ritorna, nei resoconti quotidiani, nelle previsioni degli andamenti stagionali e nelle proiezioni di più lungo periodo. Le notizie da Gaza, con i primi notiziari del mattino colmano la misura dell’orrore quotidiano con cui sia possibile confrontarci. Il sistema degli aiuti, israelo-americano, la Gaza Humanitarian Foudation1 trasforma il bisogno di nutrirsi di una popolazione affamata in una lotteria contro la morte, puoi ottenere cibo, puoi morire, puoi rimanere affamato. La stessa struttura organizzativa sta programmando la concentrazione della popolazione di Gaza in una cittadella umanitaria, completando lo sradicamento, rendendo totalmente dipendente la sopravvivenza dell’intera popolazione dalle disposizioni del governo di quella agenzia, che ha espulso l’intervento di qualsiasi organizzazione di soccorso umanitario. Sradicamento, concentrazione, controllo totale sui meccanismi di sopravvivenza regolati al livello minimo, precondizione per liberare la striscia dalla loro presenza; è facile prevedere che aprendo i chiudendo i rubinetti dei mezzi di sopravvivenza, in una condizione di dipendenza totale, l’alternativa che si imporrà sarà quella del migrare altrove, per quei pochi che resteranno la possibilità di servire i nuovi padroni. Ferocemente gli abitanti della striscia saranno guidati dal rombo dei bombardamenti, dallo sfacelo delle loro carni, dalla fame, dalla sofferenza e dalle malattie, le piaghe d’Egitto sono servite.

Gaza quindi è la catastrofe quotidiana che ci viene servita, in tutte le ore di veglia delle nostre giornate, è anche metafora e dispiegamento concreto della potenza della tecnica applicata al governo di una contraddizione, contraddizione nei confronti di una volontà di dominio; supremazia della tecnologia applicata ai sistemi d’arma, ai singoli dispositivi, al coordinamento, al dispiegamento delle linee strategiche. Da ultimo l’utilizzo delle tecnologie di Intelligenza Artificiale per individuare e selezionare gli obiettivi attraverso l’analisi delle dinamiche sociali, è guerra sociale fondata sulla collaborazione tra l’uomo e la macchina. Impressionante è la coniugazione della analisi raffinata, l’individuazione degli obiettivi nel magma della materia sociale assieme alla violenza indiscriminata, non solo nell’area attorno agli obiettivi strategici, ma nel massacro generalizzato, nella ‘gratuità’ della distruzione di obiettivi come l’internet cafè o forse per interdire ogni forma di comunicazione.

Ferocia e raffinata tecnologia, intelligenza artificiale e fanatismo religioso convergono nel disumanizzare l’altro, questo -in realtà già lo sapevamo- produce un ampio ventaglio di comportamenti, di cui abbiamo anche troppe testimonianze.

Il regime di apartheid, la distruzione delle fonti materiali di sopravvivenza delle comunità beduine e palestinesi in Cisgiordania, dall’acqua agli ulivi, seguono la stessa logica della devastazione di Gaza, da molto prima del 7 ottobre. La lunga evoluzione della presenza ebraica in Palestina, attraverso la fondazione dello stato di Israele e le varie guerre e gli accordi traditi, omicidi di politici – nel contesto delle trasformazioni dei regimi politici, dei conflitti si è evoluta nella situazione attuale, interpretata personalmente da Netanyahu. La volontà esplicita di espellere tutta la popolazione palestinese da Gaza e Cisgiordania, è una anticipazione, un modello su scala locale della contesa per risorse sempre più scarse da parte di una popolazione che cresce, la costruzione e la difesa estrema di uno spazio vitale, che la storia già ci ha fatto conoscere nelle forme più estreme. Non siamo di fronte all’avverarsi della profezia di Malthus, ma alle conseguenze della crisi climatica le cui conseguenze si dispiegano seguendo la geografia delle disuguaglianze sociali contribuendo a esasperarne le faglie, ponendo drammatiche alternative.

Non è un caso che termini come genocidio e spazio vitale rimbalzino dalla Palestina a un prossimo futuro orizzonte globale, riemergano da un passato che avremmo voluto cancellare storia; riecheggia la volontà di una ‘soluzione finale’.

 

Catastrofismo?

Queste note peccano di catastrofismo, questa è l’accusa rivolta a questo tipo di considerazioni, l’accusa di semplificare la complessità di togliere motivazione a ogni volontà di riscatto, di produrre l’inversione delle tendenze che sembrano portare verso un caos globale. Purtroppo il carattere sistemico delle trasformazioni in corso sono più che scientificamente provate, il superamento dei limiti globali, che definiscono l’ambito in cui si è riprodotta la vita, qualifica le dinamiche climatiche globali, la riproduzione degli ecosistemi come sostanzialmente instabili nel loro rapporto con le dinamiche della formazione sociale globale.

Il sistema capitalistico fondato sulla capacità di misurare ogni fenomeno e processo, sulla necessità di misurare ogni cosa affinché il profitto sia misura di ogni cosa è diventato smisurato ed ha sfondato i limiti. Le conferenze globali, sul clima, i mari2, la biodiversità hanno sancito l’incapacità di una azione globale coordinata.

Dentro l’instabilità sistemica della formazione sociale globale, la competizione tra Cina e USA vede una divaricazione nell’affrontare la necessità della transizione energetica, la cui necessità è sostanzialmente negata dall’amministrazione Trump, incrementando l’estrazione e l’uso mentre la Cina investe sempre di più nelle varie filiere a partire dalla mobilità elettrica. Abbiamo sottolineato come -a partire da un rigido negazionismo climatico- l’amministrazione Trump, sostanzialmente il presidente, abbia una sua strategia di fronte all’instabilità globale ed è quella di incrementare l’instabilità cercando in questo di diventare il motore di quella instabilità, conquistando una posizione privilegiata. La guerra dei dazi come arma di ricatto fondamentale assieme alla copertura militare, che ha permesso di bloccare la rivalsa fiscale europea sulle Big Tech del digitale. Guerra Totale che ripercorre le filiere catene di fornitura che originano dalla Cina ed infine dai BRICS.

Dietro a questa modalità d’azione non c’è certo una teoria dell’equilibrio, di un processo di accumulazione lineare, c’è la logica della guerra totale sulle rovine di un vecchio equilibrio -di cui non c’è più alcuna traccia. Si capisce come i proprietari delle Big Tech abbiano baciato la pantofola al momento dell‘insediamento di Trump. Nonostante la loro potenza tecnologica e finanziaria, la capacità di plasmare le relazioni sociali, avevano una idea chiara di cosa siano i rapporti di forza a livello globale, quale sia la libertà di manovra dell’esecutivo USA, in particolare di un presidente che controlla totalmente il potere legislativo. Quale sia la visione del mondo di uno che ha dato il via all’esplosione delle applicazioni di intelligenza artificiale basate sulla tecnologia dei transformer, i cosiddetti Large Language Modules, Sam Altman di OpenAI è esposto in suo post su X.com3, un manifesto sul tecno-capitalismo. Diciamo che Altman può essere considerato rispetto ad altri fondatori delle Big Tech un progressista, in passato si è dichiarato a favore del reddito di base.

Credo nel tecno-capitalismo. Dovremmo incoraggiare le persone a fare tonnellate di soldi e poi anche trovare modi per distribuire ampiamente la ricchezza e condividere la magia del capitalismo. L’uno non funziona senza l’altro; non puoi alzare il pavimento e non alzare anche il soffitto per molto tempo. Il mondo dovrebbe diventare più ricco ogni anno attraverso la scienza e la tecnologia, ma tutti devono essere in “ascensore”. Penso che il governo di solito faccia un lavoro peggiore dei mercati, e quindi dobbiamo incoraggiare la nostra cultura dell’innovazione e dell’imprenditorialità. Credo anche che l’istruzione sia di fondamentale importanza per mantenere il vantaggio americano.”

Al momento dell’insediamento della seconda presidenza Trump, la valorizzazione borsistica delle società del Big Tech ha cominciato a rallentare, un problema per i fondi che controllano il mercato finanziario globale con un patrimonio tra i 40.000 e i 50.000 miliardi di dollari e che negli anni scorsi ne hanno spinto i valori azionari, possedendo tra il 20 e il 25% del loro capitale azionario. Questo ha spinto i fondi a investire ancora di più nel settore militare.

Per inciso la presidenza Trump non si presenta come il rappresentante di quei poteri finanziari, vedi le manovre in corso sulle cripto-valute. I grandi fondi hanno incrementato i loro investimenti nell’industria militare.

A proposito di finanziarizzazione dell’economia teniamo presente che i clienti dei grandi fondi in USA ed Europa superano i 200 milioni, ne raccolgono il risparmio e lo convogliano verso i settori dell’economia più promettenti.

A proposito dello scontro tra Trump e le big Three della finanza, citiamo Alessandro Volpi4 su Altra Economia5.

Continua infatti lo scontro con le Big Three della finanza -BlackRock, Vanguard e State Street- che stanno vendendo titoli del debito federale, costringendo il Tesoro a rendimenti superiori al 5%, e partecipando con parsimonia alle aste, al di fuori degli interventi obbligati dal consorzio di collocamento. “Dopo le dichiarazioni di Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock, il fondo più grande al mondo, sono arrivate quelle di Jamie Dimon, presidente della più grande banca del Pianeta per capitalizzazione, Jp Morgan. Entrambi hanno sostenuto che l’enormità del debito federale degli Stati Uniti è in grado di generare un cataclisma nel “mercato obbligazionario”, finendo per travolgerlo.

È chiaro che due voci di questo peso che danno per certo il tracollo statunitense per mano di Trump, stanno giocando il tutto per tutto per liquidare il presidente, tra l’altro a ridosso del voto parlamentare sul “Big Beautiful Bill”, la riforma fiscale trumpiana che intende estendere i tagli alle imposte già varati nel 2017. Così, non a caso, in questa fase i credit default swap che dovrebbero proteggere contro il rischio di fallimento del debito federale degli Stati Uniti stanno costando sempre di più, a riprova del fatto che si è aperta una speculazione sulla possibilità di un default americano. Si tratta di un’ipotesi impensabile fino a qualche anno fa ma che ora, di fronte all’enormità del debito statunitense, alla debolezza del dollaro e all’estrema difficoltà con cui la Federal Reserve potrebbe stampare dollari per coprire quel debito, appare meno lunare e quindi alimenta un’ondata speculativa.”

Il 4 luglio il Big Beautiful Bill è stato approvato, in questo numero del giornale Alessandro Scassellati ne fa una analisi puntuale in ogni suo capitolo.

A proposito di finanziarizzazione la capitalizzazione in borsa delle principali aziende europee del settore militare da gennaio 2022 a marzo 2025 è cresciuta di una percentuale attorno al 700 %, prima ancora delle ultime decisioni di incremento delle spese militari, le spese dell’UE sono aumentate del 121% tra il 2015 e il 20246.

La crescita delle spese militari degli stati è andata di pari passo, anzi è stata anticipata grazie all’effetto annuncio, dalla crescita della capitalizzazione in borsa delle società del settore, le quali come nel caso di Leonardo, ex-Finmeccanica hanno via via dismesso attività in altri settori, mentre si prospetta la riconversione di siti produttivi dell’auto verso il settore bellico; riconversione che sarà particolarmente significativa in Germania, visto il gigantesco investimento nel settore militare dei prossimi anni, a cui necessariamente si dovranno adeguare le società italiane che operano in subfornitura verso le società tedesche che passano dal settore auto in particolare a quello militare o comunque diversificano la produzione. Come sempre le svolte nelle filiere produttive vengono anticipate ed esaltate dai valori finanziari delle medesime società.

Se prendiamo in esame la svolta dal Green Deal allo War Deal operato dalle istituzioni europee dobbiamo tenere presente il volano finanziario di queste manovre, i grandi fondi raccoglieranno i risparmi della classe media -che intende garantirsi le prestazioni che non vengono più garantito dallo stato- li investiranno nel settore militare che dovrà soddisfare le maggiori richieste degli stati che sosterranno le spese militari tagliando quelle sociali, così il cerchio si chiude; per chi ha risparmi, per gli altri la solita miseria.

Tornando alla crisi climatica come principale fattore abilitante di ogni processo di rottura degli equilibri provvisori della formazione sociale globale, caratterizzata da una estrema varietà di andamenti e manifestazioni a seconda dei caratteri di ogni regione del globo, sappiamo che si esprime con una intensificazione per frequenza e gravità degli eventi meteorologici estremi. Su questa varietà e peculiarità delle situazioni locali dovrebbero esercitarsi le azioni di mitigazione, di riduzione del danno. Ciò che è accaduto negli USA, per l’esondazione del fiume Guadalupe che in poche decine di minuti è salito di oltre sette metri.

Almeno 161 persone sono rimaste scomparse nella contea di Kerr, il luogo più colpito dalle devastanti inondazioni che hanno travolto il Texas’ Hill Country cinque giorni fa, Gov. Greg Abbott ha detto martedì, mentre le speranze di trovare i sopravvissuti hanno continuato a svanire. Il numero di persone scomparse citato dal governatore – la prima volta che un funzionario aveva identificato la portata dell’operazione di recupero ancora in vista – ha suggerito che il numero di morti di 111 potrebbe più che raddoppiare mentre i ricercatori continuano a trovare corpi. Funzionari della contea di Kerr hanno riconosciuto che nessuno era stato trovato vivo lì da venerdì7.

Il dato sconvolgente è il seguente, un evento simile con una piena di oltre otto metri si era già verificato negli anni precedenti, ma l’amministrazione non ha voluto installare una rete di allarmi sonori, gli unici in grado di allertare dell’arrivo dell’onda di piena tutti coloro che si trovassero lungo l’asta del fiume, in territorio molto utilizzato per campeggi e attività turistiche. Anche questo evento può essere preso a modello di un comportamento negativo vale a dire l’incapacità di cogliere l’effettiva portata dei rischi correlati tanto ai fenomeni meteorologici estremi quanto al mutare progressivo delle condizioni nelle quali gli insediamenti umani e gli ecosistemi si erano consolidati. In questo caso l’investimento necessario a evitare l’evento catastrofico era minimo a differenza dei grandi investimenti richiesti dalle riconversioni su larga scala dei rapporti sociali di produzione. In ogni caso prevale una concezione della autonomia del processo di antropizzazione dalle condizioni climatiche, ambientali ed ecologiche in cui esso si sviluppa. Oltre alla mancanza di un efficace sistema di allarme ha pesato i problemi che il sistema di previsione meteorologico sta incontrando a causa dei tagli di personale operati dall’amministrazione federale8.

L’inerzia dei cambiamenti climatici in corso, del riscaldamento globale, è nota, gli effetti di lungo periodo del riscaldamento già accumulato dureranno nei decenni, mentre il contributo in termini di emissioni di gas climalteranti non dà segni di rallentamento facendo prevedere una crescita ulteriore delle temperature del globo. Ci si può interrogare sul fatto che sia stato superato il punto, la soglia di non ritorno come afferma David Suzuki9; il dato fondamentale che non ci sono elementi per dire che lo stiamo raggiungendo, visto il superamento dei confini che definiscono la stabilità del clima globale.

Nel frattempo, tanto per citarci, l’innesto di maggiori elementi di connessioni artificiali, nel corpo delle dinamiche climatiche , degli ecosistemi, della riproduzione in genere della vita sul nostro pianeta, dagli interventi su scala micro, a livello genetico o macro con la geoingegneria, realizza quello che definiamo come cyborg globale, dove i processi di artificializzazione sono abilitati dall’innesto di tecnologie digitali, con il salto di qualità indotto dall’intelligenza artificiale.

Purtroppo come abbiamo visto a Gaza la tecnologia ha sempre una doppia faccia e non ci sono elementi per ora che l’uso delle più avanzate tecnologie, integrate tra loro, non siano messe al servizio della garanzia di sopravvivenza, della qualità della vita di una minoranza della popolazione mondiale. Non abbiamo garanzia che a fronte del restringimento dell’area in cui la vita si possa riprodurre, si possa riprodurre una esistenza umana degna di essere vissuta, la soluzione che si imponga non sia una già vista ‘soluzione finale’.

Da Gaza al mondo e ritorno.


Note
  1. https://www.radiopopolare.it/gaza-linchiesta-della-bbc-sullagenzia-fantasma-incaricata-da-tel-aviv-di-gestire-la-distribuzione-degli-aiuti-umanitari/.[]
  2. https://transform-italia.it/la-conferenza-sugli-oceani-in-difesa-della-vita-contro-la-guerra/.[]
  3. https://twitter.com/sama/status/1941151234775511328?ref_src=twsrc%5Etfwhttps://www.repubblica.it/tecnologia/2025/07/08/news/sam_altman_tecno_capitalista_manifesto_openai_chatgpt-424717818/?ref=RHLM-BG-P28-S5-T1-mgzn.[]
  4. https://altreconomia.it/author/alessandro-volpi/.[]
  5. https://altreconomia.it/il-cBpitalismo-e-davvero-sullorlo-della-crisi-di-nervi/.[]
  6. Una serie di informazioni in merito sono disponibili nell’incontro organizzato al Festival di Radio Popolare di Milano ‘all you need is pop’ https://www.radiopopolare.it/puntata/?ep=popolare-allyouneedispop2025/allyouneedispop2025_08_07_2025_11_32 .[]
  7. https://www.nytimes.com/live/2025/07/08/us/texas-floods.[]
  8. https://www.theguardian.com/us-news/2025/jul/06/texas-floods-forecast-climate-crisis.[]
  9. www.ipolitics.ca › 2025/07/02 › its-too-late-david-suzuki-says https://davidsuzuki.org/.[]
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