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Verso lo scontro finale? Germania, Ue e cronache del crollo

di Alessandro Visalli

selva di teutoburgoEra atteso, la parte dominante della società tedesca, quella che vive delle rendite derivanti dall’enorme surplus commerciale che l’euro ha contribuito in modo decisivo a regalare in questi anni, non sopportava più di vedere messi a rischio, e comunque annullati, i suoi rendimenti. La rudimentale visione delle interconnessioni e delle relazioni causali che l’opinione pubblica tedesca ha non riusciva a comprendere che la disperata compressione della domanda interna, imposta a tutta Europa dalla ortodossia ordoliberale, produce come effetto sia i surplus commerciali (e quindi il flusso dei profitti) sia la necessità di annullare i tassi ed il costo del denaro per sostenere disperatamente il sistema sull’orlo del crollo. Quindi non riusciva a capire che gli odiati tassi negativi, che distruggevano le rendite finanziarie degli anziani compatrioti, mettevano in costante sofferenza gli istituti di credito e assicurativi del paese, erano il verso della necessaria moneta con la quale i lavoratori privilegiati dei settori di esportazione e le grandi fabbriche di successo, orgoglio del paese, ottenevano i loro successi.

Hanno quindi deciso di rompere il giocattolo.

Ma quando i tedeschi fanno una cosa, tendono a farla fino in fondo, radicalmente, non sono come noi latini, che teniamo sempre un’aria sfocata, lasciamo che tutto resti indeciso e siamo pronti a cambiarlo. Quindi al livello più alto possibile, quello che non ha appello possibile, hanno rotto tutto.

La Corte Costituzionale ha dichiarato niente di meno che la gerarchia delle fonti europea va rovesciata e che la Banca Centrale Tedesca deve rispondere a loro, invece che al sistema della Bce alla quale appartiene da quando la Germania stessa ha firmato il Trattato di Maastricht.

Ci sono due modi di giudicare questa cosa: uno è tedesco ed uno è latino. Sul primo piano ha ragione, non ci sono proprio dubbi, la Corte Costituzionale di Karlsruhe. Sul secondo questa cosa non si fa, non si esce dall’area di manovra e non ci si lega in questo modo le mani.

Proviamo ad essere tedeschi. La sentenza è in linea con una lunga giurisprudenza dell’organo e interpreta in modo piuttosto preciso la Costituzione tedesca stessa. Lo scontro principale è con la Bce (la Corte ha dichiarato verfassungswidrig, ovvero incostituzionali, illegittime le sue scelte recenti circa gli acquisti dissimmetrici che stava da tempo facendo sui programmi PSPP), ma quello secondario è niente di meno che con la Corte di Giustizia Europea.

L'attacco principale è volto a neutralizzare quell'autentico scandalo per la logica stessa della costruzione germanica della Ue, che è la riduzione per via politica dei differenziali di costo del denaro tra i diversi paesi. Questa azione, per la quale la Bce (e quindi anche la Bundesbank) compra titoli di stato sul mercato secondario, dalle banche, non in proporzione alla forza delle economie dei membri, ma secondo la necessità di tenere sotto controllo i tassi sui mercati, viene correttamente interpretata come una forma di sostegno alla politica economica e fiscale degli stati, e quindi come la rimozione dell'effetto disciplinante dei “mercati” sugli stessi. Proviamo ad essere più chiari: il prezzo dei titoli, a meno di manipolazioni episodiche, si forma sul mercato in funzione del grado di fiducia che questo ha nella possibilità che alla scadenza sia ripagato interamente. Se il mercato ha una fiducia piena compra i titoli anche a tassi molto bassi, se ne ha meno chiede tassi più alti. Quindi la forza relativa delle diverse economie (o, meglio dei paesi) si traduce nei cosiddetti “spread”. Nelle condizioni attuali, quando il caso greco ha mostrato a tutti che i titoli possono essere deprezzati, il mercato tende a chiedere tassi più alti ai titoli dei paesi deboli e bassissimi a quelli forti. Ciò è l’ovvia conseguenza del fatto che i Bund sono considerati “beni rifugio”. Quindi accade che i rendimenti vadano sotto zero, e le rendite con essi.

Ci sono due lati della cosa, come accade sempre, il sign. Schmidt, di Amburgo, vede che il suo portafogli titoli non rende più nulla, il governo tedesco paga nulla il debito che accende. Ma rischia di pagare moltissimo se qualche banca (ad esempio la Deutsche Bank) fallisce.

Se ci spostiamo a Roma, Madrid o anche Parigi, accade invece che lasciare il mercato libero di fare il prezzo implica sì che gli investitori guadagnano, ma anche che lo stato deve pagare sempre di più per il servizio del suo debito. Quindi è un meccanismo che induce spostamenti di risorse verso i renditieri (aumentando l’ineguaglianza), togliendole ai lavoratori, e, al contempo, fa crescere continuamente il debito. C’è un punto nel quale potrebbe diventare incontrollabile. Per l’Italia si era stimato in passato tale livello tra il 130 ed il 150% del debito su Pil, ma poi, ovviamente dipenderà da tanti fattori.

Allora che sta facendo, dal tempo di Draghi, la Banca Centrale? Quando questo differenziale sale troppo compra. Ma se compra uniformemente spinge in basso i tassi dei paesi in difficoltà senza far salire quelli dei paesi “forti”. Lo ‘spread’ è un problema non solo per il costo per i relativi governi, ma anche per l’esistenza stessa di un’area monetaria, perché in effetti non c’è lo stesso costo del denaro, cosa che significa che non c’è veramente una sola moneta. A lungo questo è un problema. Allora la Bce, per evitarlo, compra in modo dissimmetrico, molto più da alcuni e quindi meno da altri. In queste ultime aste ha comprato il doppio almeno dei titoli italiani, rispetto al 15% che dovrebbe, e spagnoli, oltre che francesi, e ha comprato molto meno titoli tedeschi e olandesi. I rappresentanti tedeschi ed olandese erano contrari, ma hanno dovuto accettare la maggioranza.

Se la Bce cessa di comprare i titoli accadrà qualcosa di molto grave ed immediato: la speculazione internazionale attaccherà quello che reputa il più debole, e poi, via via gli altri. E’ già successo negli anni novanta ed allora cadde lo Sme (anche allora per colpa dei tedeschi che guardavano solo ai fatti loro). Sotto attacco, se la Banca Centrale Europea non interviene non resterà altra via che uscire dall’Euro.

In sostanza la moneta unica, del resto, già non ci sarebbe più. Dunque, l'ortodossia che si esprime tramite la Corte sta dicendo che è meglio non avere un’Unione europea che averne una la quale sostiene gli stati nelle loro azioni (fossero anche quelle di salvare delle vite in questo contesto di assoluta emergenza).

In linea teorica, se ci fosse tempo (e non c’è), e se questa strada viene sbarrata, resterebbe solo quella di mettere in comune le risorse degli Stati ed emettere debito comune in misura enorme (almeno pari a quello americano, con il Tesoro che in questi giorni emette 3.000 miliardi). Tutti sanno che non è possibile per il quadro legislativo, istituzionale e gli equilibri di potere (con paralisi reciproca) europei. E, del resto, è ovvio, per i termini stessi della sentenza anche questo sarebbe dichiarato incostituzionale dalla Corte tedesca.

Il secondo attacco è anche più profondo. Si tratta di un attacco, frontale e determinato, alla Corte di Giustizia Europea, che, per il modo in cui è condotto e la sua estensione, toglie letteralmente la pietra angolare della costruzione. Se passa la linea che la giurisprudenza della Corte Europea è sottoposta a quella degli Stati il crollo è a questo punto solo questione di tempo.

E', chiaramente, il “liberi tutti”.

Andiamo a guardare più attentamente.

Nel comunicato[1] che la Corte tedesca ha emanato, si legge che (2) la Corte di Giustizia della Ue supera il suo mandato giudiziario, come conferito dall'art 19 par.1 del Trattato[2] (il quale recita “assicura il rispetto del diritto nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati”). La formula della Corte è radicale e durissima: “un'interpretazione dei trattati non è comprensiva e deve pertanto essere considerata arbitraria da una prospettiva oggettiva”. Cioè oggettivamente “arbitraria”. La conseguenza è esplicita: “se la Corte di giustizia dell'Ue oltrepassa tale limite, le sue decisioni non sono più coperte dall'art 19, par.1, del trattato... almeno per quanto riguarda la Germania queste decisioni mancano del minimo di legittimazione democratica necessari ai sensi dell'art. 20, par. 1 e 2 e 79” della Costituzione stessa.

Il punto è che senza la pietra d'angolo della Corte di Giustizia Europea, che rende uniforme surrettiziamente la legislazione europea, pur senza aver fatto un vero stato europeo, cadrà tutto. Essa agisce da tempo in questa surroga della decisionalità democratica, oltrepassando ampiamente la lettera dei Trattati, ed è letteralmente il vero guardiano della costituzione liberale dell'Europa a partire da alcune drastiche sentenze del 1960 (la seconda delle quali afferma la supremazia dell'ordinamento giuridico europeo sui diritti degli stati membri) o con la Formula Dassonville del 1974, o la Formula Cassis che estende i poteri della Corte anche in settori non delegati, le sentenze Oliver/Roth del 2004, il caso Gebhard del 1995, e via dicendo.

Sia chiaro, la Corte tedesca ha ragione[3]. Ha totalmente e pienamente ragione.

Di seguito scrive infatti una serie (3, 4, 5, 6a) di proposizioni notevoli e convincenti sul deficit di democrazia della Ue e la priorità della forma democratica nazionale, poi, al punto 6b e 7 inizia l'attacco ai programmi della Bce.

Su questo piano (l’attacco alla Bce), è altrettanto radicale. Al punto 8 della dichiarazione afferma essere incostituzionale, ai sensi dell'art 79 par.3 della Costituzione tedesca, ogni assunzione di responsabilità della Germania per decisione prese da terzi.

Un principio che spazza via, letteralmente, ogni ipotesi di accordo sovranazionale. In quanto qualsiasi forma di cooperazione multilivello fa sì che il livello “rialzato di un piano” assuma decisioni anche per il livello “abbassato di un piano”. Ovvero spazza via la costruzione europea, ma dal tempo del Trattato di Roma.

Se, infatti, è in linea generale incompatibile con la Costituzione Tedesca qualsiasi assunzione di responsabilità con impatto sulla responsabilità di bilancio del Parlamento, per decisioni prese da terzi (dove questi “terzi” sono anche gli organi statutari della Ue, come la Bce -ma lo stesso principio potrebbe valere per gli altri-) allora ci sono solo due strade:

1- si smantellano i “terzi”, ovvero la Bce e la Ue,

2- si cambia la Costituzione Tedesca.

Ora facciamo i latini.

La Corte tedesca ha ragione, come abbiamo detto. Ma in questo momento non abbiamo il tempo di rimetterci al tavolo di progettazione, entrare nel merito del nesso tra le costituzioni e la costruzione europea, decidere se la vogliamo confederale o federale, e via dicendo. Non lo abbiamo fatto quando tutto andava più o meno, come faremmo a farlo mentre il Pil precipita di dieci punti, milioni di disoccupati aspettano risposte immediate, le imprese chiudono, e i tamburi di guerra si odono all’orizzonte? Ora bisogna adattarsi al meglio possibile.

La parte italiana dei latini fa questo ragionamento in modo particolarmente volgare, ipotizzando di accettare tutto e bevendo ogni calice gli si proponga, a partire dal Mes fintamente “alleggerito”[4]. La parte spagnola sembra appena più attenta e quella francese sembra voler dare battaglia per continuare con il progetto europeo, ma prendendone la guida.

Vediamo allora la battaglia per l’Europa che si è aperta.

- La Francia, Francois Villeroy de Galhau membro del Consiglio Direttivo della Bce per la Francia ha dichiarato alla Commissione Finanze dell'Assemblea Nazionale francese, quindi in una sede assolutamente istituzionale ed al massimo livello, che la sentenza della Corte Costituzionale tedesca mette in discussione l'indipendenza della Banca Centrale, la quale risponde esclusivamente alla Corte di Giustizia Europea. Inoltre, ha confermato che le politiche monetarie della Banca, sulle quali essa sola può entrare nel merito, sono quanto basta flessibili ed innovative. Lo scopo è impedire “aumenti dei tassi ingiustificati” in alcuni paesi e garantire che l'inflazione resti vicino al 2%. Dato che è in corso la crisi da coronavirus e anche prezzi anormalmente bassi del petrolio queste misure andranno al contrario aumentate.

Molto probabilmente la Bce, quindi, “dovrà andare oltre”. La stessa Banca, ha aggiunto, ha una base legale adeguata e sufficiente nel mandato sull'inflazione, il controllo della Corte di Giustizia. Il Ministro delle Finanze Bruno Le Maire ha aggiunto, con i giornalisti, che la sentenza non è positiva per la stabilità e che l'indipendenza della Bce non può essere messa in questione.

- La Spagna, il rappresentante spagnolo presso la Bce ha confermato esattamente la linea francese.

- La Bce, Christine Lagarde ha dichiarato che rende conto solo al Parlamento europeo e ricade sotto la giurisdizione solo della Corte di giustizia europea. Inoltre, ha confermato che “Continueremo a fare tutto ciò che è necessario per soddisfare il nostro mandato. E proseguiremo così”. Precisamente, che le misure continueranno ad essere “calibrate e proporzionali rispetto alle circostanze, che sono eccezionali”. A chi non capisse ha aggiunto: “stanno fronteggiando circostanze eccezionali, uno shock senza precedenti che non avremmo potuto immaginare. In queste situazioni occorre andare oltre gli strumenti ordinari con soluzioni di natura eccezionale, progettate col giusto grado di deviazione e spazio di manovra… lo stiamo facendo e continueremo a farlo”[5].

- La Corte di giustizia europea. Ha dichiarato in modo netto che “solo un’istituzione europea può giudicare se un atto è contrario al diritto dell’Unione”. E prosegue con un contrattacco frontale e in profondità: “Eventuali divergenze tra i giudici degli Stati membri in merito alla validità di atti del genere potrebbero compromettere infatti l'unità dell'ordinamento giuridico dell'Unione e pregiudicare la certezza del diritto” … quindi, “al pari di altre autorità degli Stati membri, i giudici nazionali sono obbligati a garantire la piena efficacia del diritto dell'Unione. Solo in questo modo può essere garantita l'uguaglianza degli Stati membri nell'Unione da essi creata”.

- La Commissione europea, ha fatto presente che potrebbe aprire una procedura di infrazione per la Germania.

- La Germania. Qui si assiste alla divaricazione, il Presidente della repubblica federale, Frank-Walter Steinmeier, venerdì ha ribadito la necessità di tenere insieme la Ue, e Schauble è intervenuto contro la sentenza della Corte costituzionale[6]. Ma nel Bundestag ci sono anche voci che vorrebbero che fosse implementata. Molti articoli temono la rottura definitiva.

Quale può essere il meccanismo di trasmissione del crollo? Se la Bce, come sembra, non risponderà per non legittimare la domanda (e per certo non lo farà più la Corte europea), la prima ambiguità che sarà sul tavolo è se la Bundesbank risponde alla Bce o alla sua Corte Costituzionale. Una situazione senza precedenti. Se non lo farà, come dovrebbe, sarà chiaro a tutti i tedeschi il segreto meglio conservato dai loro politici: non hanno più una Banca centrale. Noi italiani lo sappiamo, ma loro no.

Nell’area Euro l’alleanza stabilita nella lettera di qualche settimana fa, tra Francia, Italia, Spagna ed altri sette paesi dell’eurogruppo, è assoluta maggioranza. Quindi la lega anseatica (Danimarca, Svezia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania e Irlanda[7]), che si sta formando a nord, più l’Olanda, e la stessa Germania rischiano di restare a margine e perdere il controllo delle relative Banche Centrali.

Politicamente questa consapevolezza sarebbe insopportabile, ed obbligherebbe, in tempi davvero brevi (soprattutto se nel frattempo proseguirà la “monetizzazione” asimmetrica di fatto), i rispettivi paesi ad uscire dall’area euro. Ma, non essendoci il meccanismo giuridico dovrebbero uscire dalla Ue, attivando l’art. 50.

Se rispondesse, invece, si aprirebbe un conflitto dall’altro lato e la Bce sarebbe di fatto resa inefficace. Da quel momento ogni Banca Centrale andrebbe per conto proprio. Anche per questa via, anche se meno formalmente, l’euro sarebbe di fatto terminato. Solo questione di tempo.

Ci sarebbe da scegliere solo quanti mesi ancora durerà.

- O si andrà fino in fondo, e la Germania attiverà l'art 50.

- Oppure questa volta i tedeschi perderanno e si ritireranno, allora durerà un poco di più, fino alla prossima volta.

- Infine, se saranno i latini a ripiegare ci penserà il capitalismo finanziario, non più trattenuto, a strappare pezzi di carne dall'organismo europeo, uno alla volta (il primo saremo noi).

Non sembra ci siano vie di uscita. Il progetto europeo è stato solo un enorme equivoco e sta finendo.

Si tratta di capire in quanto tempo e con quanta sofferenza.


Note
[1] - Si veda questo link.
[2] - Si veda questo link.
[3] - Si veda questo paper, o il post sul paper di Scharpf di qualche anno fa.
[4] - Per questa lettura rinvio all’utile articolo di Stefano Fassina, che ben conosce l’argomento.
[5] . Si veda questo link.
[6] - Ha precisamente dichiarato: “Può succedere che in altri paesi membri dell’Ue venga messa in discussione l’esistenza dell’euro, perché ogni Corte costituzionale nazionale può giudicare per sé. La situazione non fa piacere a nessuno”, quindi “bisogna fare anche di più a livello politico per rafforzare l’Europa”. “È noto che da ministro non sono sempre stato d’accordo con le decisioni della Bce, con tutto il rispetto per la sua indipendenza. Istituzioni indipendenti, che non sono legittimate e controllate democraticamente, devono limitarsi strettamente al loro mandato”. “Il giudizio della Bce quindi non è facile da confutare”. Infine ha sottolineato “la difficile situazione che si crea se la corte costituzionale tedesca non può riconoscere una decisione della Corte di giustizia europea come vincolante”.
[7] - Che un giornale tedesco dichiara essere “discretamente funzionante”.

Comments

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maurizio chindamo
Thursday, 14 May 2020 18:41
Pienamente d'accordo con lei. Un solo appunto. Non è vero che il prezzo dei titoli nel mercato è in funzione del grado di rischio che i debiti sovrani non siano ripagati. Lo spread non prezza il rischio di default ma il rischio di ridenominazione della moneta. La pne (posizione netta sull'estero) dell'Italia è tra le migliori della Ue , meglio della Francia e enormemente meglio ella Spagna . E la pne è esattamente l'indice della possibilità che un paese ha di uscire dalla ue senza shock drammatici. I mercati lo sanno e sanno quindi che l'Italia può permettersi l'uscita e quindi stimano come molto più probabile la ridenominazione, (inevitabile in caso di Italexit) per l'Italia che non per la Spagna (che questa uscita non se la può permettere) . E lo spread vola. Per il resto condivido in pieno. Non è "se" usciamo il problema , ma "quando" e "come".
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