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Quell'oscuro essere in cerca della sua rivoluzione

Augusto Illuminati

marxheidMarx dopo Heidegger. La rivoluzione senza soggetto di Giovanni Leone (Mimesis, pp. 144, euro 15) prende le mosse da interrogativi che si sono largamente diffusi con la crisi del marxismo: è possibile una tensione anticapitalistica senza soggetto rivoluzionario? Si può sottrarre Marx alla filosofia dialettica della storia e a una metafisica «necessarista» e finalista? Lo stesso superamento del termine comunismo, al di là del facile opportunismo di chi cambia nome per ragioni di mercato, non indica l'esigenza di distinguersi da un riferimento alla comunità, sia astratta che concreta, che Marx stesso ripetutamente sconfessa? Le argomentazioni di Leone sono indubbiamente valide e ricorrono spesso nel marxismo critico a partire dagli anni Sessanta dello scorso secolo: pensiamo alla polemica contro lo sviluppismo etnocentrico, il primato delle forze produttive sui rapporti di produzione, l'impianto dialettico sostanzialmente hegeliano, il retaggio feuerbachiano della «Specie Umana» o «Uomo Produttore» svuotati dall'alienazione e da restaurare in un nuovo comunitarismo.

Anche l'enfasi sulla prassi è stata tendenzialmente depurata dagli aspetti più smaccatamente produttivistici ed umanistici.

La riflessione heideggeriana sulla tecnica ha svolto un ruolo in tale rimodulazione, sia indirettamente attraverso la Scuola di Francoforte e Herbert Marcuse, sia direttamente con la tacita ma drastica mediazione di Louis Althusser. Il filosofo francese ha costruito un programma di reinterpretazione della storia come processo senza origine, soggetto e finalità, proponendo una lettura sintomale di Marx e individuando i punti di cesura fra il seguace di Hegel e Feuerbach e gli sviluppi più originali del suo pensiero.

L'opzione antiproduttivistica e antiumanistica non si è però fatta carico della differenza ontologica e del conseguente ascolto dell'Essere, come sembra proporsi Leone. Anche la critica del soggettivismo si è mossa su una lunghezza d'onda differente dalla mera constatazione della dimenticanza della differenza fra «Essere» e «ente», puntando piuttosto sull'eccedenza dei rapporti di produzione sui semplici rapporti intersoggettivi. La non-immanenza della comunità nel comunismo (Jean-Luc Nancy) ne scorpora un tratto heideggeriano spostandolo in altro contesto.

Se il comunismo come apertura delle possibilità, l'individuo sociale come non-comunità e il proletariato come non-classe potrebbero tradursi, con qualche forzatura, in una terminologia heideggeriana, difficilmente un partito rivoluzionario potrebbe però intendersi come «il contrario della volontà», intesa da Leone quale dominio del disponibile, manipolazione della presenza. L'agire infatti - e comunque si riformuli il concetto di partito esso avrà a che fare con l'azione collettiva - resta forcluso nell'analitica esistenziale di Essere e tempo. Basti pensare a quanto Hannah Arendt, pur partendo di lì, abbia dovuto fuoriuscirne per restituire al «con-esserci» (Mit-dasein) una dimensione positiva, che non slittasse continuamente nel «si» impersonale e in una svalutazione della democrazia e della politica. Non si trattava soltanto della cieca ostilità all'esperienza della repubbblica di di Weimar, che sarebbe poi culminata nel discorso di rettorato e nella temporanea adesione al nazismo (dunque un errore dell'uomo), ma di un blocco profondo del filosofo.

Proprio la difficoltà radicale di Heidegger a pensare la dimensione politica rende difficile, pur accogliendo certi suoi approcci all'impostazione del problema, installare l'Ereignis fra le soluzioni. Altrimenti detto: fin quando si obbietta alla riduzione del comunismo a progetto totale e si valorizza il suo margine di indeterminatezza, il carattere di scommessa non programmabile, possiamo riconoscere esigenze che nascono dalla dissoluzione delle vecchie certezze, ma se vogliamo pensare un reale avanzamento quelle istanze vengono a mancare. E infatti l'uso che di Heidegger (e Lacan) hanno fatto i filosofi Slavoj Zizek o Alain Badiou è arduo quando sostanzialmente infedele.
 

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