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sinistra

Dalla nipote di Mubarak al povero torturatore vittima di un “mandato di cattura” internazionale redatto in un inglese maldestramente confuso

di Luca Benedini

Passano gli anni ma in Italia i parlamentari di centro-destra mantengono la loro ormai consueta mancanza di dignità

w 2600 h 1732Nel numero di luglio-agosto 2011 di quella bellissima esperienza di giornalismo locale che è stata in Lombardia il mensile La Civetta, sotto la direzione di Claudio Morselli (tra la metà degli scorsi anni ’90 e una dozzina d’anni fa, prima di soccombere – come tante altre esperienze – all’aspra recessione economica internazionale seguita alla “crisi dei mutui”), si scriveva nella seconda parte dell’articolo La deriva leghista-berlusconiana - La scomparsa del federalismo inteso come progresso sociale, a proposito del “caso Ruby” avviatosi il 27 maggio 2010 con una serie di telefonate del premier Berlusconi alla Questura milanese, miranti a salvaguardare dall’interessamento della polizia una minorenne straniera nota appunto come Ruby: «Il trionfo dei “governicchi ad personam” [messi tipicamente in piedi da Berlusconi nel corso degli anni, N.d.R.] è stato forse raggiunto il 3 febbraio e il 5 aprile [di quel 2011, N.d.R.], quando alla Camera 315 deputati la prima volta (su 614 presenti) e 314 la seconda (su 616) hanno approvato delle deliberazioni indirizzate alla magistratura di Milano e incentrate sullo spiegare le ormai famose telefonate che hanno avviato il “caso Ruby” (rivolte alla Questura di Milano dal premier e da suoi incaricati) come un’iniziativa “governativa” a tutela delle relazioni tra Italia ed Egitto, anziché come un’iniziativa personale di Berlusconi allo scopo di evitare che emergesse il suo coinvolgimento in cose come la prostituzione minorile. Tutti questi “onorevoli” hanno così sottoscritto la tesi che il premier pensasse davvero che la minorenne marocchina invitata col nome di Ruby ai party notturni di Berlusconi (dei quali è ormai notorio lo sfondo sessuale) fosse una nipote del premier egiziano Mubarak. Peccato che la tesi sia apertamente incompatibile con quanto è successo dopo quelle telefonate: quando la Questura ha aderito alle ripetute richieste di Berlusconi di affidare la ragazza (accusata di furto) non ai servizi sociali ma a un’inviata personale del premier stesso, cioè la consigliera regionale del Pdl Nicole Minetti, quest’ultima non ha fatto che “consegnare” la minorenne Ruby a una prostituta brasiliana maggiorenne la cui professione era ben nota a Milano. Il premier era ovviamente a conoscenza di queste vicende (in seguito ampiamente documentate e rese pubbliche dagli apparati giudiziari), ma non disse alla Minetti di fare altrimenti, né l’ha criticata per queste sue azioni; anzi, più volte l’ha lodata pubblicamente per le sue grandi capacità...

Come può ciò conciliarsi con l’idea secondo cui Berlusconi allora riteneva che Ruby non c’entrasse col “sesso a pagamento” e fosse di grande importanza per le relazioni italo-egiziane in quanto imparentata con Mubarak...?

«Nella versione del premier vi sono pure molte altre brucianti incongruità, su cui la maggioranza dei deputati ha tenuto sempre gli occhi serrati. In breve, col 3 febbraio è stato chiarito a tutti che siamo governati da un’accolita di comici degni del più banale avanspettacolo novecentesco (del resto, Berlusconi stesso fu anche cabarettista prima di entrare misteriosamente nel mondo dei grandi affari e poi in politica) e che per i berluscones il Parlamento ha ormai lo stesso valore di un cabaret...»

Ora assistiamo ad assurdità del tutto analoghe. Il ministro della Giustizia dichiara ufficialmente in Parlamento di aver ricevuto pienamente in tempo tutte le carte giudiziarie relative all’arresto – che era stato appena effettuato a Milano – del criminale libico colonnello Al Masri (il quale in pratica stava facendo il turista in vari paesi europei), carte appena emesse dalla Corte Penale Internazionale (Cpi): una dichiarazione contraria, oltre tutto, a quanto dichiarato pubblicamente in precedenza dal ministro stesso e da vari politici del centro-destra, e cioè che vi era stato un colpevole ritardo della magistratura italiana nell’occuparsi del “caso Al Masri”, ritardo che aveva portato all’inevitabile scarcerazione di questi senza che i ministri e il governo potessero far nulla.... Ma, sempre in Parlamento, il medesimo ministro sostiene di aver deciso personalmente lui la scarcerazione di Al Masri perché il mandato di cattura redatto dalla Cpi era redatto in inglese ed era scritto confusamente. Ora – visto che il mandato si riferiva a un'ampia quantità di crimini come torture, stupri e altre forme di violenza e di sequestro – come minimo un ministro della Giustizia che fatichi a comprendere bene un mandato di cattura emesso dalla Cpi (perché appunto scritto in inglese e forse non perfettamente integrato nelle sue varie parti, magari anche in quanto emesso con una certa fretta, come può capitare di fronte a reati così gravi) e che non sia del tutto convinto del contenuto di tale mandato dovrebbe contattare la Cpi per chiedere precisazioni ed approfondimenti, prima di prendere una qualsiasi decisione.... Invece il “nostro” ministro decide in quattro e quattr’otto che i magistrati internazionali della Cpi (alla quale l’Italia aderisce pienamente) sono indiscutibilmente dei maldestri e inaffidabili incompetenti e che le accuse ad Al Masri sono tutte indegne di attenzione, e conseguentemente decide che quel povero sfortunato vittima di una palese persecuzione giudiziaria va scarcerato e quindi rimesso in libertà....

A quel punto interviene in Parlamento anche l’altro ministro, quello dell’Interno. E che dice ufficialmente? Dice che, essendo indubbiamente persona estremamente pericolosa questo Al Masri, il governo italiano ha pensato di impedire la sua permanenza in libertà nel territorio italiano e dopo la sua scarcerazione l’ha messo immediatamente su un aereo militare italiano e l’ha fatto riportare a casa sua a spese degli italiani. Così non vi è stato nessun pericolo per la popolazione italiana e il governo ha fatto pienamente il suo compito proteggendola da ogni rischio.... Oltre al fatto che il governo italiano avrebbe potuto depositare Al Masri anche presso la Cpi che appunto ne aveva richiesto l’arresto e che ha sede in Olanda (fatto emerso subito in Parlamento grazie agli interventi dei partiti di opposizione nel dibattito), in Parlamento pochi minuti prima di queste “spiegazioni” del ministro dell’Interno il ministro della Giustizia non aveva presentato Al Masri come una povera vittima di una evidente e indiscutibile persecuzione ad opera di magistrati chiaramente incapaci di fare il loro mestiere...? Com’è che il ministro dell’Interno crede pienamente alla pericolosità del colonnello libico sostenuta dalla Cpi (e agisce di conseguenza), mentre il ministro della Giustizia tuona il contrario (e agisce anche lui di conseguenza) e i due assieme vanno in Parlamento a dire sottobraccio che il governo opera come un tutt’uno e fa benissimo il suo lavoro, benché i due abbiano fatto riguardo ad Al Masri l’uno il contrario dell’altro...? Tra l’altro, nessuno sembra ricordare più che per giorni i ministri – e il centro-destra in generale – nei loro interventi pubblici avevano dato aggressivamente e punitivamente la colpa della liberazione di Al Masri alla magistratura, mentre ora ammettono ufficialmente di aver fatto tutto loro.... Anche per tutta questa falsità, ipocrisia, arroganza e pretenziosità l’attuale ministro della Giustizia meriterebbe pienamente il titolo di “ministro dell’Ingiustizia”....

E i parlamentari del centro-destra applaudono – tutti uniti tra loro – questi due ministri e attraverso varie voci affermano che i due hanno operato benissimo e per il bene degli italiani.... Come se non bastasse, il primo ministro stesso, Giorgia Meloni, che nei giorni precedenti aveva sottoscritto e ulteriormente rafforzato le affermazioni dei suoi ministri che accusavano la magistratura (affermazioni che i ministri stessi hanno poi smentito di fatto in Parlamento), fa finta di niente, se ne sta dietro le quinte tentando probabilmente di schivare qualsiasi discussione seria, e non contesta minimamente le immense contraddizioni che ci sono nel comportamento tenuto dai suoi ministri in queste settimane.... Addirittura il ministro degli Esteri Tajani, solitamente molto misurato nei suoi interventi, ha affermato pubblicamente che sostanzialmente bisognerebbe indagare sulla Cpi perché funziona troppo male.... Insomma, la “difesa d’ufficio” di Al Masri ad opera del governo italiano arriva persino a sostenere che bisognerebbe indagare i magistrati della Cpi che hanno osato mettere Al Masri sotto accusa.... Peccato che quando il ministro dell’Interno ha dichiarato l’estrema pericolosità di Al Masri (pericolosità con cui è stato appunto giustificato l’immediato rimpatrio del colonnello in Libia a spese italiane) tutto il centro-destra si sia detto d’accordo e abbia plaudito alla lungimiranza e all’accortezza del ministro dell’Interno....

Siamo di nuovo al teatrino più assurdo e beckettiano.... È evidente che tutto il centro-destra crede alla sostanza delle accuse formulate dalla Cpi, altrimenti accuserebbe il ministro dell’Interno Piantedosi di aver sprecato i soldi degli italiani rimandando a spese nostre Al Masri subito a casa sua, però tutti (inclusa la premier Meloni) sostengono sia il ministro della Giustizia Nordio che irride e sbeffeggia la Cpi e tutti i magistrati sia Tajani che addirittura la minaccia.... È passata una quindicina d’anni dal “caso Ruby” (e dalle numerose e quanto mai evidenti leggi ad personam che Berlusconi un anno dopo l’altro propose in Parlamento e che il centro-destra quasi sempre approvò senza batter ciglio), ma per i parlamentari del centro-destra il tempo non è passato: sono ancora tutti lì a comportarsi come «un’accolita di comici degni del più banale avanspettacolo novecentesco» e a dimostrare che per loro «il Parlamento ha ormai lo stesso valore di un cabaret...».

 

Prese in giro vecchie e nuove

Dal punto di vista mediatico quel “caso Ruby” non finì semplicemente con quelle deliberazioni della Camera dei deputati. A sorpresa, il 26 settembre 2011 l’ex ministro berlusconiano Giuliano Ferrara – sulla prima pagina del quotidiano Il Foglio di cui era allora direttore – ammise senza mezzi termini di sapere benissimo che quando il 27 maggio 2010 Berlusconi in veste di premier telefonò ripetutamente alla Questura milanese lo fece «inventandosi la geniale trovata alla Totò della nipote di Mubarak».... Peccato che da quel maggio in poi il premier, i suoi legali e i deputati della maggioranza avessero ufficialmente incentrato con assoluta costanza i loro rapporti con la Questura e con la magistratura di Milano riguardo al “caso Ruby” proprio su quella “trovata alla Totò” presentata come una cosa seria, sulla cui base avanzarono anche la richiesta ufficiale di togliere da Milano il procedimento penale inerente al caso e di trasferirlo al Tribunale dei ministri.... In altre parole, Ferrara in quell’occasione ha ammesso che, sia per quanto riguarda le originarie dichiarazioni sull’esistenza di una parentela tra Ruby e Mubarak sia per quanto riguarda le successive dichiarazioni sul fatto che all’epoca Berlusconi credesse davvero a tale parentela, si è sempre trattato di affermazioni consapevolmente e deliberatamente false (a dispetto del loro essere state fatte in veste ufficiale e successivamente anche in atti pubblici utilizzati, tra le altre cose, per avviare una serie di complicate istanze presso vari livelli della magistratura italiana...). Ferrara – che nel 2011 era uno dei più vicini collaboratori di Berlusconi, il quale non a caso in quell’anno gli fece affidare una rubrica televisiva plurisettimanale in primissima serata su Rai1 – intitolò quel proprio articolo La politica è in rivolta contro il Cav., la morale lo adora, ad attestazione del fatto che a ogni modo lui riteneva eticamente del tutto accettabili e validi questi comportamenti di Berlusconi (al quale si faceva frequentemente riferimento mediante appunto la sua carica onorifica di cavaliere). Da parte del premier nessuna smentita fece seguito a quell’articolo – peraltro di tono decisamente affettuoso – che Ferrara volle pubblicare in una posizione di primissimo piano.

L’articolo del direttore del Foglio nacque evidentemente dalla consapevolezza che le dichiarazioni ufficiali di Berlusconi e dei suoi a proposito di Ruby e di Mubarak erano divenute ormai talmente assurde, paradossali, incongrue e ridicole che voler continuare a difenderle pubblicamente a tutti i costi e in tutte le sedi sarebbe stato controproducente per il premier stesso e per il suo partito. Ciò non toglie che davanti alla magistratura Berlusconi e i suoi legali non abbiano mai cambiato di una virgola la loro posizione, a ennesima dimostrazione di come il Cavaliere e i suoi non avessero alcuna remora a giocare contemporaneamente su più tavoli, e con carte diverse.... Il disinteresse pressoché assoluto che l’area politica berlusconiana aveva per la legalità, per la giustizia e per il ruolo della magistratura viene rivelato anche da tutti questi particolari. E, per inciso, il riferimento di Ferrara al più geniale comico italiano della seconda metà del ’900 (Totò appunto, al secolo Antonio de Curtis) è tra le righe una conferma anche del fatto che ormai per quell’area Parlamento e cabaret erano sostanzialmente dei sinonimi....

Oggi tale area politica corrisponde chiaramente al centro-destra nella sua interezza. E l’attuale “vicenda Al Masri”, con le sue varie e contraddittorie circonvoluzioni sempre però approvate e plaudite dall’intero centro-destra con lo stesso identico automatismo “trinariciuto” – e apparentemente decerebrato – che Giovannino Guareschi una settantina d’anni fa attribuiva agli stalinisti, sta proprio qui a dimostrarlo anche a coloro che vorrebbero proprio non vedere....

Se dietro a questa vicenda c’è davvero il “segreto di Stato” accennato recentemente da Michelangelo Severgnini (e cioè il contrabbando di petrolio libico da parte di milizie del luogo e gli interessi italiani di tipo mafioso destinatari di tale contrabbando e aiutati dal nostro mondo politico in questo traffico) [1], si spera che la questione possa essere chiarita ulteriormente in futuro, ma comunque – indipendentemente da tale questione – non vi è dubbio sul vero e proprio disprezzo che da tempo i politici del centro-destra hanno per la giustizia, per la legalità, per la trasparenza e per il ruolo nodale che la magistratura dovrebbe avere secondo la Costituzione italiana e il vigente diritto internazionale. È, del resto, ciò che esprimono oggi anche Trump e il suo partito negli Usa, Netanyahu e la sua coalizione in Israele, Milei e la sua in Argentina, Modi e la sua in India, molti dei politici o burocrati che occupano poltrone nell’UE e in altri organismi sovranazionali come specialmente il Fondo monetario internazionale e l’Organizzazione mondiale del commercio, persino Macron e il suo partito (oltre che Marine Le Pen e il suo) in Francia, e via dicendo, per non parlare dei Putin, dei Lukashenko, ecc..... È una malattia ormai comune tra i politici del centro-destra: una volta venivano proposte le dittature, le monarchie assolutistiche, ecc.; oggi invece – invece...? – le pubbliche istituzioni originariamente democratiche vengono trasformate in teatrini pieni di yes-man sempre d’accordo con i loro leader di partito e/o di coalizione (come quei pupazzetti che si mettono nelle auto e intanto che si va la loro testa oscilla e dice sempre di sì... ).


Note
[1] Cfr. “https://www.sinistrainrete.info/politica-italiana/29790-michelangelo-severgnini-una-strega-due-spergiuri-e-il-segreto-di-stato-su-al-masri.html”.
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