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vocidallestero

Abbiamo finito con la crisi siriana provocata dagli USA e dal Regno Unito?

di Paul Craig Roberts

Paul Craig Roberts commenta a caldo sul suo blog l’attacco missilistico contro la Siria: poco più di un aggressione dimostrativa, accuratamente calibrata per scongiurare una reazione da parte dei Russi. Ma non per questo c’è da pensare che abbia prevalso il buon senso. Piuttosto, la paura di subire come ritorsione un colpo pesante contro la flottiglia statunitense. “Sarebbe un errore concludere che la diplomazia ha avuto la meglio e che è tornato il buon senso a Washington. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Il problema non è risolto. La guerra rimane sul nostro orizzonte”. E il motivo, per Paul Craig Roberts, non è certo la presunta volontà di difendere le vittime dei dittatori. Tutt’altro: è che gli Usa non tollerano che nessun Paese abbia una politica estera o economica indipendente.

Basandosi sull’attacco missilistico molto limitato da parte degli Stati Uniti, gran parte del quale è stato intercettato e distrutto dalle difese aeree siriane, sembra che i militari americani abbiano avuto la meglio sul folle John Bolton e abbiano saggiamente evitato un attacco che avrebbe prodotto una risposta russa. Sembra che non sia stato preso di mira nessun sito significativo siriano, e nessun russo è stato messo in pericolo.

L’ambasciatore americano in Russia ha detto che l’attacco statunitense è stato coordinato con la Russia per evitare un confronto tra grandi potenze. Russia Insider conclude che sia stato un esercizio per salvare la faccia a Trump.

L’effetto principale sembra essere che Trump ha gettato ulteriore discredito su se stesso e sugli USA, violando la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale e commettendo un atto di aggressione, che è un crimine di guerra per il quale furono giustiziati ufficiali militari e funzionari civili nazisti. Il presidente russo Putin ha dichiarato che l’illegale e arbitrario uso della forza da parte di Washington ha avuto “un impatto devastante sull’intero sistema delle relazioni internazionali” e ha richiesto una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Anche la Cina ha condannato l’attacco illegale degli USA.

Come è stato evitato il temuto confronto tra gli Stati Uniti e la Russia? Da quello che ho potuto apprendere, lo Stato Maggiore congiunto statunitense non potrebbe accettare il rischio di un conflitto con la Russia. La ragione non è che lo Stato Maggiore congiunto ha più principi morali, ha più a cuore le morti e le ferite che ne risulterebbero, o è meno incline ad andare in guerra per delle menzogne. La loro obiezione era basata sul fatto che manca protezione alle navi della Marina statunitense, di fronte ai nuovi sistemi d’arma russi. Un attacco che portasse a una risposta russa potrebbe affondare la flottiglia americana e infliggere agli USA una sconfitta umiliante che screditerebbe il valore militare americano.

La posizione di Bolton è che Putin è una fighetta che, come in ogni occasione precedente, non farà nulla. La posizione di Bolton è che i russi sono così spaventati dalla potenza militare americana che non risponderanno a nessun attacco statunitense alle loro forze e a quelle siriane. I russi, dice Bolton, faranno quello che fanno sempre. Andranno a piagnucolare all’ONU per il crimine, e i media occidentali li ignoreranno come sempre.

Il Segretario alla Guerra statunitense, Mattis, rappresenta l’opinione dello Stato Maggiore congiunto. Cosa succederebbe, ha chiesto Mattis, se la Russia ne avesse avuto abbastanza e facesse quello di cui è capace e affondasse la flottiglia americana? Trump è preparato ad accettare una sconfitta progettata dal suo Consigliere della Sicurezza Nazionale? Trump è preparato per un possibile, più ampio conflitto?

Lo Stato Maggiore preferirebbe usare l’orchestrata “crisi siriana” per chiedere più soldi, non per andare in guerra, cosa che potrebbe porre fine ai loro piani per la pensione. Lo Stato Maggiore può dire al Congresso: “Non possiamo rischiare un conflitto con la Russia sulla base dell’uso di armi chimiche in Siria, perché saremmo superati in potenza di fuoco. Ci servono più soldi”. La generazione americana più vecchia ricorderà il fantasioso “divario dei missili” che fu utilizzato durante la campagna presidenziale Nixon/Kennedy per rilanciare la spesa militare statunitense.

Sarebbe un errore concludere che ha prevalso il buon senso e che il conflitto è stato risolto. Ciò che ha prevalso è la paura della sconfitta dello Stato Maggiore. La prossima crisi che Washington orchestrerà sarà in termini meno favorevoli alle armi russe.

Bolton, i neoconservatori e gli interessi israeliani che rappresentano si metteranno a lavoro su Mattis e i generali dissenzienti. Sui media prezzolati compariranno fughe di notizie ideate per screditare Mattis e alimentare i sospetti di Trump. I neoconservatori faranno avanzare in posizioni all’interno dello Stato Maggiore militari più in linea con la loro aggressività.

La questione siriana non riguarda l’uso di qualche arma chimica. Ahmet Uzumcu, direttore generale dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, riferisce che tutte le armi chimiche in Siria sono state rimosse. “Mai prima era stato rimosso un intero arsenale di una categoria di armi di distruzione di massa da un paese che stava vivendo uno stato di conflitto armato interno, e questo è stato fatto in un intervallo temporale stretto e davvero impegnativo”.

La questione siriana non riguarda la dittatura o la costruzione della democrazia. Non riguarda le 70 vittime presunte delle armi chimiche. Sarebbe da veri idioti credere che Washington e i suoi vassalli europei, che hanno ucciso, mutilato, reso orfani e sfollato milioni di mussulmani in sette paesi negli ultimi 17 anni, siano così turbati dalla morte di 70 mussulmani da voler rischiare la guerra contro la Russia.

Siria e Iran sono un problema, perché la Siria e l’Iran riforniscono la milizia libanese, Hezbollah, con armi e denaro. Questo sostegno della Siria e dell’Iran dà a Hezbollah la capacità di impedire l’occupazione e l’annessione israeliana del Libano del sud, le cui risorse idriche Israele brama.

Il lodato esercito israeliano è stato cacciato due volte dal Libano per mano di Hezbollah. La reputazione militare di Israele non può rischiare una terza sconfitta da parte di una semplice milizia, così Israele si sta servendo del suo controllo sulla politica estera americana e della sua alleanza solida come la roccia con i neoconservatori per usare l’esercito statunitense per destabilizzare Siria e Iran, come gli USA hanno fatto con l’Iraq e la Libia.

In più, c’è la folle ideologia neoconservatrice dell’egemonia globale statunitense. Gli interessi di Russia e Cina si contrappongono all’egemonia americana. Inoltre, questi due paesi sono definiti come “minacce”. Russia e Cina non sono minacce perché intendono attaccare gli USA, cosa che nessuno dei due ha mai mostrato intenzione di fare. Sono minacce perché si oppongono all’unilateralismo statunitense che ignora la loro sovranità. In altre parole, per essere chiari, gli USA non possono tollerare che nessun paese abbia una politica estera o economica indipendente.

Che la Russia e la Cina abbiano politiche indipendenti è la ragione per la quale sono “minacce”.

Sarebbe un errore concludere che la diplomazia ha avuto la meglio e che è tornato il buon senso a Washington. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Il problema non è risolto. La guerra rimane sul nostro orizzonte.

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