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linterferenza

Salvini batte Di Maio

di Fabrizio Marchi

I 5 Stelle hanno preso due sonorissime legnate in Molise e soprattutto in Friuli.

Difficile pensare che sia casuale e che questo risultato sia dovuto solo a ragioni di ordine locale. Se così fosse la sconfitta sarebbe stata di misura, ma non certo dell’ordine della metà dei voti perduti rispetto alle ultime politiche.

E’ evidente, quindi, che la sconfitta del M5S alle amministrative in queste due regioni è dovuta a come hanno gestito questi due mesi di schermaglia post elettorale, e a mio parere soprattutto all’apertura al PD. Vero è che il M5S ha uno zoccolo duro di elettorato ideologizzato ma è anche vero che una gran parte non lo è affatto. E questo è quello che determina la sua affermazione o la sua sconfitta. La spregiudicatezza a volte premia in politica, ma può anche sortire l’effetto contrario. Si può infatti dare l’impressione di sbattere da una parte e dall’altra purchessia, pur di raggiungere un obiettivo.

Salvini, a mio parere, ha gestito molto meglio di Di Maio questa fase immediatamente post elettorale, offrendo l’immagine di uno che non fa alleanze con tutti (di certo non con il PD…) ma che al contempo è disposto a trattare sui contenuti, per verificare la possibilità di un possibile accordo di governo su un programma definito, mettendo anche da parte la questione legata al nome del premier.

La strategia pentastellata fondata sul superamento delle categorie di destra e sinistra, che gli consente in teoria di muoversi da una parte e dall’altra con estrema disinvoltura e spregiudicatezza, comincia a mostrare più di qualche crepa. Salvini potrebbe diventare con il tempo (ed è a questo che lui lavora), anche per ragioni anagrafiche, il leader di uno schieramento di centrodestra tout court. Altro che superamento delle categorie di destra e di sinistra! Altro che superamento delle ideologie! Salvini va nella direzione opposta e fa bene, dal suo punto di vista.

Il mio uccellino birichino ormai in servizio permanente (una sorta di variante del corvo di Pasolini su Uccellacci e uccellini, con la differenza che io lo lascio chiacchierare…) mi dice che Salvini sta lavorando, soprattutto ideologicamente, oltre che politicamente, su un piano esattamente opposto a quello di Di Maio e compagni. Sta cioè lavorando a rafforzare l’identità della Lega e in prospettiva di un centrodestra “rinnovato” che con il tempo potrebbe arrivare ad egemonizzare, ovviamente anche limando qualcosa, ma questo fa parte della politica. Del resto, è riuscito a trasformare un partito di “padani” in un partito nazionale e popolare; operazione niente affatto facile considerando l’humus dal quale partiva. Figuriamoci se non sarà in grado di trovare una sintesi che possa “unificare” il popolo del centrodestra…

E’ presto, ovviamente, per tirare le somme, però non c’è dubbio che un “nuovo” centrodestra a guida Salvini potrebbe anche rappresentare una credibile alternativa di governo sia a ciò che resta del PD che a un M5S che, nonostante l’affermazione del 4 marzo, rischia di indebolirsi fortemente, se non riuscirà a darsi un’identità più precisa e quindi ad avere fondamenta più solide.  Diciamo, volendo utilizzare il gergo calcistico, che vedo Salvini decisamente in vantaggio su Di Maio la cui apertura al PD è costata in pochi giorni una vera e propria emorragia di voti.

La morale? Una forza politica senza una forte identità politica, valoriale, culturale e anche ideologica non ha gambe solide. Basta osservare che fine ha fatto la sinistra per rendersene conto.

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