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It’s the power, stupid

di Pierluigi Fagan

Sulla Terra siamo 7,5 miliardi e se vivessimo ancora come cacciatori e raccoglitori, il nostro fabbisogno energetico sarebbe di soli 100 watt ovvero circa 2000 calorie al giorno per persona. Ma mediamente, oggi, i 7,5 miliardi, consumano pro-capite 3000 watt giorno ovvero quello che avrebbero consumato 200 miliardi di cacciatori raccoglitori. In più, sembra che tutti vogliano migliorare le proprie condizioni di vita, personali e sistemiche, avendo grossomodo come modello, la vita media americana. Negli USA, ogni americano, consuma 100 volte il fabbisogno energetico di un cacciatore raccoglitore ovvero 11.000 watt che corrispondono al fabbisogno calorico del più grande animale del pianeta, la balenottera azzurra, quasi quattro volte la media mondiale.

Naturalmente, si potrebbe e si dovrebbe considerare l’alternativa delle energie rinnovabili per prender questa energia dello sviluppo e della crescita ma motivi di inerzia del sistema economico cosiddetto capitalistico intrecciato al sistema geopolitico, non permettono una presa di posizione politica forte in tale direzione. In pratica, stante che l’Europa non è un soggetto ma la somma raffazzonata di soggetti più piccoli e molto poco autonomi (autonomi in senso di piena sovranità politica delle scelte), la sola Cina avrebbe interesse in questo cambio di paradigma, al limite assieme all’India.

Il complesso USA – ARABIA SAUDITA – PETROMONARCHIE da una parte e RUSSIA – IRAN – VENEZUELA dall’altra con una corona di altri produttori che vanno dai brasiliani, ai norvegesi, a gli egiziani, a molti stati africani e le repubbliche centro-asiatiche, stanno tutti dalla parte del solido dominio delle energie fossili. Potenza politica ed interessi economici sia dei consumatori (aziende produttrici che non vogliono pagare incentivi alla trasformazione del paradigma), sia ovviamente dei potenti produttori, congiurano oggettivamente (cioè convergono anche senza fisicamente mettersi d’accordo) affinché l’energia di cui il mondo ha bisogno per vivere, riprodursi e crescere, rimanga quella di origine fossile.

Nel mio libro “Verso un mondo multipolare”, segnalavo che era del tutto evidente e financo esplicito che dietro l’eccentrico candidato Trump ci fosse l’industria petrolifera americana e quando una volta eletto Trump fece inaspettatamente Segretario di stato, Rex Tillerson ovvero l’ex CEO di ExxonMobil, la pistola fumò per chi aveva occhi per vedere. Poiché nel sistema “cane non mangia cane” o meglio non ci si mangia apertamente l’un l’altro davanti a gli occhi dell’opinione pubblica (sia mai che capisca come funzionano i giochi veri), nessuno segnalò il fatto, ma il fatto era lampante. Per quale altra ragione secondo voi un presidente andava a prendere un petroliere e non un diplomatico, un politico di lungo corso, un geopolitico o stratega delle relazioni internazionali, un funzionario del Dipartimento di stato? Proprio quel Tillerson che aveva comandato una joint venture russo-americana per l’estrazione di gas e petrolio nella penisola di Sakhalin, già firmatario di accordi Exxon-Putin e da sempre ed a nome della categoria, contrario alle sanzioni alla Russia?

La lotta interna a gli Stati Uniti non è solo quella tra Trump ed i liberali associati ai neocon, tra la tradizione nazionalista con disimpegno dai compiti imperiali ed i globalisti interventisti, è soprattutto quella tra l’economia delle cose e quella finanziaria, è quella tra coloro che prosperano sul capitale e basta e quelli che prosperano sul capitale che proviene e continuerà a provenire nella misura in cui gli Stati Uniti controllano direttamente o indirettamente l’energia che fa vivere e crescere il mondo, oggi e nei prossimi trenta anni ancora. It’s the power, stupid!


[Le cifre del primo paragrafo sono prese da “E’ tutta energia stupido!” nel quinto capitolo del libro di G. West, Scale, Mondadori, 2018]

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