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Su Le Scienze un Appello per la Nuova Atlantide

di Enzo Pennetta

Si chiede che il Parlamento italiano si doti di un “Comitato per la scienza e la tecnologia” che supporti le scelte politiche ma di fatto le condizionerebbe

Le intenzioni sono buone, ma lo erano anche quelle del famoso lastricato, e come scritto su Le Scienze la prima è spiegata così:

…una quantità crescente del tempo e delle attività dei parlamentari ha a che fare con temi correlati alla scienza e alla tecnologia. Non è una sorpresa. È, semplicemente, il segno dei tempi. Viviamo nella società e nell’economia della conoscenza. Viviamo nell’era della domanda crescente di nuovi diritti di cittadinanza: i diritti di cittadinanza scientifica.

Di conseguenza, le massime agorà della democrazia – i parlamenti, appunto – non possono non occuparsi di conoscenza: sia della produzione di nuova conoscenza (la scienza) sia delle applicazioni delle nuove conoscenze (l’innovazione tecnologica fondata sulla scienza).

Spiegare cosa siano i “diritti di cittadinanza scientifica” lo lasciamo ai teologi del clero accademico, di seguito riportiamo il secondo motivo:

…essere in grado di prendere decisioni ponderate su «problemi di politica pubblica che hanno a che fare con la scienza e la tecnologia», devono poter contare su «analisi indipendenti, bilanciate e accessibili» realizzate da consulenti scientifici.

Che strano, pensavo che finora quando un politico avesse voluto consultare degli esperti gli sarebbe bastato prendere contatto con docenti universitari o altri esperti e invece no, per farlo c’è bisogno di istituire un comitato parlamentare e si badi bene che …

I comitati di esperti non sostituiscono il Parlamento.

Le scelte restano responsabilità e prerogativa degli eletti dal popolo. Ma i comitati di esperti assolvono al ruolo di facilitare scelte documentate e ben fondate. Sono, in definitiva, una necessità e insieme un’espressione di una democrazia matura.

E ci mancherebbe che sostituissero il Parlamento… ma quella frase suona come un’excusatio non petita, una volta che un comitato parlamentare esprimesse un parere come potrebbe la politica fare diversamente?

Segue poi un’altra considerazione un po’ fumosa:

Nel nostro Parlamento molto – troppo – spesso i dibattiti e le decisioni tipiche della società e dell’economia della conoscenza sono poco informati, poco ponderati. Ideologici. Il paese stesso ne risente.

Infatti l’Italia stenta a entrare nella società e nell’economia della conoscenza.

I dibattiti sono ‘ideologici’ dicono per sostenere la proposta, come se ideologia e tecnica dovessero essere alternativi, ricordiamo che il capitalismo USA e il comunismo dell’URSS condividevano la stessa scienza quando c’era la corsa allo spazio e che l’unico campo in cui l’ideologia trovò luogo nella scienza fu l’evoluzione, a riprova che si tratta di un argomento ideologizzabile per eccellenza e infatti l’unico caso di contrasto alla scienza nell’URSS fu quello di Lysenko.

Insomma siamo di fronte ad una delle caratteristiche proposte del politicamente corretto davanti alle quali nessuno può dirsi contrario, chi vorrebbe mai passare per nemico della scienza?

Di fatto è un’idea che somiglia tanto all’istituzione di una “Casa di Salomone”, la struttura scientifica che all’inizio del Seicento Francis Bacon immaginava come guida della società nel suo racconto distopico “La nuova Atlantide” nel quale leggiamo:

Potrai certo capire facilmente come noi, che possediamo tante cose che, pur essendo perfettamente naturali, generano stupore, potremmo in molti casi particolari ingannare i sensi, se volessimo mascherare queste cose e farle apparire miracolose.

Ma noi odiamo ogni impostura e menzogna, tanto che è severamente proibito sotto pena di ignominia e di ammenda, a tutti noi confratelli, di alterare ed ampliare le opere che per via naturale abbiamo ottenuto, ma ci è fatto obbligo di farle conoscere nella loro realtà e senza nessuna affettazione di mistero.

“Queste sono, figlio mio, le ricchezze della Casa di Salomone”.

Al riguardo in “Inchiesta sul darwinismo" scrivevo nel 2011:

…vi è un’opera nella quale si fa riferimento a qualcosa di ben più ampio di un metodo scientifico, un’opera in cui veniva prefigurata la costituzione di una intera società basata sull’autorità della scienza: è la Nova Atalantis, dello stesso Francis Bacon, pubblicata postuma da William Rawley nel 1627.

Chi potrebbe mai dubitare degli scienziati posti alla guida della società?

Comments

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ernesto rossi
Saturday, 13 April 2019 20:09
Oggi la scienza è al servizio della Tecnica e questa al Potere è quì l'arcano che rende dubbie certe proposte, dove questo stesso dubbio si rivela certamente scientifico senza alcuna pretesa di certezza, nella quale rimase anche se con ogni buon intendimento Francesco Bacone. Magari fosse come Bacone voleva... Altra epoca, su cui bisognerà meditare molto su quanto ci ha fatto perdere l'epoca successiva.
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