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Problem solving

di Pierluigi Fagan

Il Direttore Generale del WHO, ha protestato vibratamente all’ultimo G20 di Roma. Il 75% dei vaccini sino a qui prodotti sono stati somministrati nel 10% delle nazioni del mondo e stante che queste sono 200, il 10% è appunto 20, da cui il G20. In Africa, ad esempio, è stato vaccinato solo il 2% della popolazione.

Ora, le nuove varianti del virus, buone, neutre o cattive che siano questo non si può sapere a priori, sono una percentuale di possibilità sul totale delle sue replicazioni. Quindi, più si replica il virus più possibilità ci sono di fare errori di replicazione e quindi far nascere nuove varianti. Indubbiamente quindi, per mere ragioni statistiche, i paesi in cui ci sono molti non vaccinati, sono quelli che hanno più possibilità di produrre nuove varianti.

Ad oggi, abbiamo “quattro varianti di preoccupazione”, alfa, beta, gamma, delta, rispettivamente con primo esemplare isolato in: Gran Bretagna, Sud Africa, Brasile e India. La variante mu che al momento è solo “variate di interesse” ovvero un gradino prima della preoccupazione, è stata isolata in Colombia, assieme ad altre sempre emerse in Brasile, Filippine, India e Sud America.

Ma anche quando il primo esemplare è stato isolato in un dato paese, che è spesso un paese con certi livelli tecno-sanitari anche se magari non diffusi, non si può escludere esso sia stato importato da paesi limitrofi che fanno meno controlli ed hanno minori possibilità biotecnologiche di tracciamento. Ad esempio, la Gran Bretagna è notoriamente un hub internazionale per l’Europa, così come il Brasile lo è per il Sud America, il Sud Africa per parte dell’Africa e l’India per parte dell’Asia.

Ipotesi direi fondata allora, è che il Resto del Mondo produce varianti più che altrove e i paesi industrializzati hanno così motivo di alimentare i pochi produttori di vaccini (in Occidente solo USA ed UK) con il problema di fare nuovi vaccini per nuove varianti, imponendo alle proprie popolazioni il dodicesimo richiamo, il ventiseiesimo richiamo e così via, all’infinito.

Abbiamo così risolto due problemi: alimentare le grandi compagnie farmaceutiche ed usare i vaccini in chiave geopolitica per chi ce li ha. A latere, secondo alcuni la cui opinione riporto astenendomi dal commentarla, usare lo stato di rischio permanente per trasformalo in stato di emergenza permanente. Stato di emergenza che aiuta, volendo, a proclamare lo stato d’eccezione a vari usi. Visti i tempi turbolenti non solo per problemi sanitari, la possibilità logica della “necessità” di uno stato d’eccezione non è affatto da disprezzare per dare al potere una veste di “autoritarismo condiviso”.

Certo, abbiamo risolto questi problemi proprio evitando di risolvere il problema della pandemia ovvero render pubbliche e condivise formule scientifiche e possibilità tecnologiche per una produzione ed uso gratuito globale dei vaccini.

Quando si dice “non tutti i problemi vengono per nuocere” o anche “certi problemi tali sono per alcuni, per altri sono soluzioni”.


WHO: http://www.quotidianosanita.it/governo-e.../articolo.php...
VARIANTI: https://www.internazionale.it/.../covid-variante-mu...

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