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Cs, l'anonimato, Elena Basile

di Il Chimico Scettico

Ricordo ancora un lettore della pagina fb che sognava, magari in tv, il sottocritto in un momento "Io sono Iron Man".

Ma la vita non è un film (o un cinecomic). Primum vivere, diceva uno. E se sei in un certo ramo e vuoi vivere (avere lavoro e stipendio) certe cose non le puoi dire se non da dietro una maschera. Altrimenti il rischio di perdere lavoro e stipendio non è qualcosa di peregrino, tutt'altro. Perché siamo in un mondo libero e democratico e la libertà di opinione è garantita, giusto? Al di là di considerazioni sulla libertà di opinione, esistono condizioni contrattuali in cui la comunicazione pubblica del dipendente deve essere preventivamente approvata dall'azienda o dall'agenzia. Per tacere di quelle belle leggi sui "comportamenti antiaziendali" che sono passate in Italia negli ultimi 20 anni (http://www.lavorosi.it/rapporti-di-lavoro/licenziamenti-individuali/cassazione-legittimo-il-licenziamento-del-lavoratore-che-offende-lazienda-su-facebook/).

Queste cose sono a me ben presenti, molto meno presenti erano a certi divulgatori che pensavano di sapere tutto della scienza e del mondo.

Infatti qualche anno fa in tempo di COVID una di loro mi chiese candidamente di entrare a far parte con nome e cognome in un loro gruppo di lavoro. Considerando che qua sopra avevo detto peste e corna di AIFA, con circostanziata cognizione di causa, e che all'epoca lavoravo in Italia, l'uscire con nome e cognome sarebbe stato un suicidio professionale. È una cosa che chi parlava di medicina, farmaci e scienza sui media non aveva proprio considerato (perché ne hanno sempre saputo per sentito dire nella versione "santino"). Nel mondo reale i momenti "io sono Iron Man" o "Io sono Ipazia" non sono roba da poco. Infatti a Elena Basile "Io sono Ipazia" è uscito solo dopo che lei è andata in pensione. Non faticherei a crederci se si dicesse che qualcuno in giro abbia definito questo tempismo "vigliacco". A me è parso semplicemente razionale. Per il semplice motivo che così va il mondo.

Ma pensate a quel che è successo quando la Basile ha detto di fatto "Io sono Ipazia". Il pacchetto standard di secchiate di letame, istituzionali e non. In primo luogo, pur essendo lei in pensione, "un dipendente dello Stato non può dire queste cose, è un reato". Poi "non è un'ex ambasciatrice" e tutto il resto.

Ora, guarda caso alla pensione a me mancano più di dieci anni: fatevi i vostri conti... In due anni di pandemia COVID abbiamo ben visto cosa poteva accadere a chi, dotato di un curriculum irreprensibile, non cantava nel coro: nella migliore delle ipotesi tentativi di assassinio mediatico.

Gli episodi più eclatanti riguardarono Ioannidis https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2021/03/onesta-nellopposizione-tra-opinioni.html). E questa è la cifra della barbarie contemporanea, in cui senza mezzi efficaci per controbattere una voce, un tema, ci si scaglia contro la persona, esattamente con lo stesso "odio" che poi viene stigmatizzato quando i suoi bersagli sono gli "amici", i "giusti".

Mi ricordo ancora di chi si indignava per la berlusconiana macchina del fango: archiviato il capitolo Berlusca gli stessi soggetti sono stati ben contenti di usare lo stesso tipo di macchina ai propri fini. Ma in tal caso era a fin di bene e quindi era un'opera sacrosanta. Poi tutti a rivendicare una fantomatica superiorità morale.

Vae vobis, scribae et pharisaei hypocritae, quia similes estis sepulcris dealbatis, quae a foris quidem parent speciosa, intus vero plena sunt ossibus mortuorum et omni spurcitia!

E guai a voi che sbandierando superiorità morale siete già pronti a santificare la prossima guerra.

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