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Stalin e le quattro leggi generali della dialettica

di Giovanna Melia

Nel loro stimolante saggio filosofico, intitolato Logica dialettica e l’essere del nulla (l’AD edizioni, introduzione di Giulia Bertotto), Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli contribuiscono indirettamente a riportare alla luce della teoria marxista due misconosciute leggi generali della dialettica materialista: e cioè la legge della trasformazione ininterrotta del cosmo e quella dell’interconnessione universale (la “rete di Indra”) tra i diversi enti e processi naturali.

Si tratta di una materia teoretica di notevole rilevanza anche ai nostri giorni e che era già stata sottoposta alle acute osservazioni – passate purtroppo sotto un clamoroso e quasi secolare silenzio – prodotte in precedenza da J. V. Stalin nel suo celebre scritto Materialismo dialettico e materialismo storico del 1938, il quarto capitolo del libro collettivo Storia del partito comunista (b) dell’Unione Sovietica. Breve corso.[1]

È noto che, seguendo le orme analitiche di Hegel, il grande rivoluzionario Friedrich Engels individuò tre leggi generali della dialettica, e cioè:

  • la compenetrazione di tendenze e controtendenze, di poli opposti all’interno di ogni cosa e processo materiale;
  • la trasformazione della quantità in qualità, raggiunta una determinata soglia critica e un punto nodale di accumulazione quantitativa;
  • la negazione della negazione, ossia la formazione di una nuova modalità di unità/lotta di tendenze opposte sulla base del processo ormai superato e sorpassato.[2]

Volutamente Stalin, all’inizio del suo saggio, indicò invece quattro “tratti essenziali” del metodo dialettico marxista, ossia:

  • l’interconnessione universale di “oggetti, fenomeni” che “dipendono l’uno dall’altro” (Stalin);
  • lo stato perenne di trasformazione della natura, a partire da “ciò che nasce e si sviluppa” (Stalin);
  • la trasformazione della quantità in qualità, per effetto del processo di accumulazione di “impercettibili e graduali cambiamenti qualitativi” (Stalin);
  • l’unità e lotta di tendenze opposte e di “contraddizioni interne” (Stalin) all’interno di tutti gli “oggetti e fenomeni della natura”.

Tratterò in un futuro libro la questione dei giustificati e razionali motivi che spinsero Stalin, a differenza di Engels, a inserire l’interconnessione universale e la costante trasformazione del cosmo tra le leggi generali della dialettica togliendo viceversa da esse, simultaneamente e per ottime ragioni teoriche, il processo di negazione della negazione.

Nel saggio sopracitato, Logica dialettica e l’essere del nulla, si possono in ogni caso estrapolare molti esempi concreti sulle due sopracitate leggi generali, introdotte nel 1938 da Stalin.

Ad esempio Burgio, Leoni e Sidoli a un certo punto descrivono caratteristiche speculari dei quark, dei fotoni e dei bosoni di Higgs

  1. Appena sopra il misterioso livello di esistenza/inesistenza del vuoto quantistico si riproducono, dappertutto e in ogni luogo, gli innumerevoli e basilari quark, i quali in ogni caso non sussistono in modo isolato. Anche se ciascuno di questi ultimi mantiene nel tempo, ogni secondo e microsecondo, una propria continuità ontologica e identitaria, simultaneamente e senza sosta ogni quark altresì si trasforma e cambia ininterrottamente, almeno rispetto alla propria particolare carica di colore: intendendo per quest’ultima una particolare proprietà dei quark e delle particelle che essi si scambiano (denominate gluoni), le quali consentono alle particelle nucleari e subnucleari dell’atomo di legarsi tra loro nell’interazione forte, e quindi nella più intensa e potente forza fondamentale dell’universo.

“I quark e i gluoni sono particelle dotate di carica di colore. Se le particelle dotate di carica elettrica interagiscono scambiandosi fotoni, allo stesso modo le particelle dotate di carica di colore si scambiano gluoni in interazioni forti. Così facendo, le particelle con carica di colore si “incollano” tra loro – gluone deriva dall’inglese “glue”, che significa “colla”.

La differenza principale tra l’interazione forte e quella elettromagnetica è che i mediatori dell’interazione forte (i gluoni) hanno essi stessi una carica di colore; quelli dell’interazione elettromagnetica (i fotoni), invece, non hanno carica elettrica.

Due o più quark vicini tra loro si scambiano incessantemente gluoni, creando un “campo di forza di colore” molto forte che li lega. Ci sono tre cariche di colore, e tre corrispondenti cariche di colore complementari (anti-colore). Un quark cambia continuamente la sua carica di colore dato che scambia gluoni con altri quark”.[3]

Ogni quark, dunque, “cambia continuamente” e senza sosta, senza tuttavia perdere l’identità “A” che lo compone, almeno in parte: quindi risulta e si rivela A e anche non A, in ogni dato istante.

  • Ma, si potrebbe obiettare, ogni elettrone risulta e rimane in ogni istante solo un elettrone. A = A, quindi, con gioco e partita chiusa a favore di Aristotele.

       Grave errore, invece.

La dura e dialettica realtà è che ogni elettrone “A” e ogni fotone “A”, fatto indiscutibile perché provato miriadi di volte dalla praxis scientifica, costituiscono contemporaneamente sia un’onda che un corpuscolo, allo stesso tempo e simultaneamente: come del resto hanno dimostrato anche una serie di immagini riprese nel 2015 dal Politecnico di Losanna, le quali hanno attestato ulteriormente e in modo suggestivo la fallacia del principio aristotelico di identità mostrando anche visivamente “la doppia natura della luce contemporaneamente: onde e fotoni catturati assieme”. [4]

Per quanto riguarda poi l’altrettanto importante bosone di Higgs, tale particella elementare, scalare e massiva (=A), associata al campo di Higgs, svolge su scala universale un ruolo fondamentale conferendo senza sosta la massa (= non A) e la “sostanza”, per così dire, a tutte le altre particelle elementari attraverso il fenomeno della rottura spontanea di simmetria.[5]

Sono solo spunti e fonti di riflessione, che tuttavia si possono dilatare e ampliare a piacere fino ad affrontare il livello della riproduzione delle leggi generali della filosofia materialistica, del marxismo non dogmatico e in continuo processo di sviluppo. Una praxis creativa che si può avvalere anche di segmenti poco studiati e contenuti nei geniali Quaderni filosofici di Lenin: come ad esempio le categorie teoriche del “processo infinito di approfondimento della conoscenza umana delle cose, dei fenomeni, ecc.”, della “lotta del contenuto con la forma, e viceversa “e del passaggio del “fenomeno all’essenza, dall’essenza meno profonda all’essenza più profonda”.[6]

Ancora più importante sarebbe riutilizzare la geniale frase di Lenin scritta in riferimento al campo gnoseologico e secondo la quale “la coscienza umana non solo rispecchia il mondo oggettivo, ma lo crea anche”, sempre contenuta nei Quaderni filosofici.[7]

Brilla come una supernova nel campo filosofico il nuovo concetto analitico di riproduzione creativa (tramite i sensi, la praxis, ecc.)  di un mondo oggettivo esistente indipendentemente dal genere umano: una categoria teorica di matrice leninista quasi dimenticata, ma estremamente importante e su cui si deve indagare molto attentamente e in profondità


Note
[1] F. Engels, “AntiDuhring”, pp. 50,57,68,128 e 139, Editori Riuniti; I. V. Stalin ” Questioni del leninismo”, pp. 581-582, Edizioni in lingue estere, Mosca 1946 
[2] F. Engels, “Dialettica della natura”, Editori Riuniti
[3]     “La carica di colore e il confinamento”, in infn.it
[4]      “Onde e particelle: la doppia natura della luce”, 3 marzo 2015, in focus.it
[5]    D. Bianco Laserna, “Il bosone di Higgs: la particella che dà sostanza a tutte le cose”, ed RBA
[6]    V. I. Lenin, “Quaderni filosofici “, p. 206, ed Einaudi
[7]    V. I. Lenin, “Quaderni…”, op cit, p. 206; E. Ilienkov, “Logica dialettica”, p. 257, ed Progress.
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Comments

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Vanna Melia
Saturday, 01 February 2025 14:46
Ogni "chicco d'orzo", per dirla con Engels che nel suo quasi sempre eccellente AntiDuhring descrisse il processo (raro, ma reale) della negazione della negazione, si rivela sempre e costantemente interconnesso a ogni altra cosa, ente, fenomeno e processo naturale, anche solo per quella indiscutibile legge universale della gravità che collega e unisce tra loro non solo i chicchi d'orzo, ma anche le galassie e gli ammassi cosmici con migliaia di galassie.
Ogni "chicco d' orzo" risulta altresì in continuo movimento e trasformazione, anche solo prendendo in esame la continua e crescente espansione accelerata dell'universo, l'ininterrotto processo di rotazione del nostro pianeta attorno al Sole, e così via.
Ogni "chicco d'orzo, "sempre per dirla con il grande – ma non infallibile – Engels dell'AntiDuhring del 1878, è composto da atomi e quindi anche dalla polarità dialettica tra le cariche negative degli elettroni e le cariche positive dei protoni; dai quark che si interconnettono costantemente ma in modo mutevole ad altri quark e si scambiano incessantemente gluoni, cambiando continuamente la loro carica di colore.
Per quanto riguarda invece la legge dei salti di qualità una volta raggiunto un dato livello di accumulazione quantitativa, oltre a essere stata già notata da qualunque cuoco – e da Hegel – in caso di aumento/diminuzione della temperatura dell'acqua sopra o sotto un certo limite, la scienza contemporanea ormai utilizza molto spesso alcune categorie dialettiche quali gli "equilibri punteggiati" (S. Jay Gould), i punti di rottura, le crisi di equilibrio e così via; a sua volta la dinamica della storia umana è altresì contraddistinta da svariate rivoluzioni di natura politico- sociale, tecnologica e scientifica ( Thomas Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche).
Ma lo stesso Engels ammise, sempre nel 1878, che invece proprio tra "miliardi" – parole sue – di chicchi d'orzo solo uno tra essi, e solo in condizioni favorevoli, avrebbe sviluppato realmente la "negazione della negazione" diventando prima una pianta e in seguito numerosi altri chicchi di orzo.
Manca quindi alla negazione della negazione il carattere di generalità che contraddistingue sempre ogni legge scientifica.
È assente, nella negazione della negazione, qualsiasi nesso regolare e continuo tra fenomeni che viceversa, per capirci segna e caratterizza quel continuo processo di trasformazione della massa in energia (come avviene in qualunque stella e nel nostro Sole); quella relazione E=MC al quadrato enucleata da Einstein e che ha unificato, tra l'altro, la legge fisica generale della conservazione della massa e quella, altrettanto universale, della conservazione dell'energia. Legge universale da intendersi, quindi, come regolarità costante che non sussiste certo per i "chicchi d'orzo "di Engels, oltre che per i reali ma rari fenomeni naturali e storici di negazione della negazione.
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paolobabini Paolo
Saturday, 01 February 2025 15:20
Molte grazie. Non concordo con quanto esposto ma, come detto, allo stato presente non prevedo di occuparmi della materia e quindi, di continuare a prendere parte in questo dibattito. Apprezzo anche il fatto che Vania Melli, in questo ultimo post, si astiene dal definire "furbetto" chi, come me, le ha posto una domanda cui ancora nessuno mi ha risposto, e cioè del mutamento di giudizio da parte di Mao rispetto alla legge.
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paolobabini Paolo
Saturday, 01 February 2025 12:00
No. Un poco mi allargo, citando Lenin, cosa già fatta ma forse ti è sfuggita.
Nei Quaderni filosofici Lenin scrive
“Non la nuda negazione, non la negazione irriflessa, non la negazione scettica, l’esitazione, il dubbio, sono caratteristici ed essenziali nella dialettica, - la quale contiene indubbiamente in sé l’elemento della negazione e, per giunta, come suo elemento più importante, - ma la negazione come momento della connessione, come momento di sviluppo, con la conservazione del positivo, cioè senza alcuna esitazione, senza alcun eclettismo.”[1].

Questa “nuda negazione” di cui parla Lenin è la “negazione semplice” della Scienza della logica di Hegel, su cui Lenin, nel 1914 sta prendendo appunti e facendo commenti. È quello che nel Partito dei CARC (di cui sono membro) chiamiamo limitarsi a “essere contro” (anticapitalisti, antifascisti, antimperialisti, antirazzisti, ecc.). Il Manifesto programma del (nuovo)PCI cita sempre Lenin su questo argomento:
La socialdemocrazia non ha né può avere una sola parola d’ordine “negativa”, che serva soltanto ad “acuire la coscienza del proletariato contro l’imperialismo”, senza fornire in pari tempo una risposta positiva sul modo come la socialdemocrazia risolverà il problema in causa, una volta che sia andato al potere. Una parola d’ordine “negativa”, non legata a una precisa soluzione positiva, non “acuisce”, ma ottunde la coscienza perché è una parola vuota, un puro grido, una declamazione senza contenuto. (Intorno a una caricatura del marxismo e all’”economicismo imperialista”, 1916)[2]

Accanto a questa citazione da Lenin il Manifesto programma fa riferimento a Critica sterile negativa, di Gramsci, del 1925.
Terza e ultima citazione dalla Voce del (nuovo)PCI, dall’Estremismo. Lenin scrive, nel 1924, che “in un momento rivoluzionario o quando i ricordi della rivoluzione sono ancora vivi, è più facile accostarsi alle masse con la tattica della “semplice” negazione. Ma questo non è ancora un argomento a sostegno della validità di questa tattica.”[3]
Le tre citazioni coprono un periodo di dieci anni, durante i quali Lenin mantiene ferma una linea della quale, dice, trova formulazione sintetica nella filosofia di Hegel, di cui tu parli, nella tua presentazione all’iniziativa di Trento, in contrapposizione alla filosofia di Kant.
In effetti, questo “essere contro”, questo “denunciare lo stato di cose presente” è la caratteristica di tutta la sinistra borghese, ed è anima del disfattismo e dell’attendismo. Trovare la radice di (e l’antidoto a) questi atteggiamenti che vengono sparsi come veleno tra le masse popolari è utile. Quale è stata la reazione dei presenti alla tua iniziativa rispetto a questi temi, quando ne hai parlato? Lo chiedo perché trattare di questioni teoriche nell’ambito di quelli che si dichiarano comunisti, o rivoluzionari, è una battaglia, e ancora di più lo è quando si parla di filosofia. Questo è un male particolarmente radicato in Italia, più che in altri paesi imperialisti. Non è così per i partiti che si sono costituiti in paesi imperialisti arretrati, come in Russia, o in paesi oppressi, come in Cina. L’elaborazione teorica in quei casi è stata condotta con rigore scientifico e sottoposta a sperimentazione altrettanto rigorosa. Non a caso quei partiti hanno vinto.
Un saluto a pugno chiuso,

PB
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Vanna Melia
Thursday, 30 January 2025 16:45
VANNA MELIA
Il compagno Stalin, geniale rivoluzionario e teorico, non cita mai nel suo splendido scritto del 1938 intitolato Materialismo dialettico e materialismo storico la negazione della negazione tra le leggi generali della dialettica.
È vero oppure no questo fatto, compagno Babini?
Stalin ha torto oppure ragione elencando le quattro leggi generali della dialettica ( e non comprendendo al loro interno la negazione della negazione),compagno Babini?
Stalin aveva ragione nel 1938 a comprendere e includere tra le leggi generali della dialettica sia il processo universale di trasformazione che la dinamica universale di interconnessione, compagno Babini?
Ti chiedo gentilmente tre risposte chiare e da comunisti, non da furbetti ,a tali importanti questioni.

Saluti comunisti da Vanna Melia
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paolobabini Paolo
Saturday, 01 February 2025 11:59
Non capisco il perché dici che sarei furbetto. Vediamo se mi spiego meglio illustrando il contesto. Il contesto è quello per cui, in quanto uomo di partito, ho una serie di compiti che mi impediscono di approfondire la cosa come meriterebbe. Infatti ne ho parlato con Pascale e con Sidoli, chiudendola con la semplice affermazione che non concordo con il rifiuto della legge della negazione della negazione, cosa su cui potrei scrivere molto. Il partito però mi assegna altri compiti. Perché allora non me ne son stato zitto, come faccio di solito? Perché a Barone tu dici del Mao che nega la legge e non del Mao precedente, che la sostiene. Ma soprattutto, perché ha cambiato idea dalla sera alla mattina? E infine, serve al movimento per la rivoluzione socialista dibattere sul tema? Si, secondo me quindi bene che lo facciate e buon lavoro. Auspico tu non risponda che voglio fare il furbo e scansare le questioni, cosa piuttosto offensiva e da cui astenersi, quando non si sa con chi si ha a che fare. Ripeto e chiudo: ho altre funzioni nel partito e mi dedicherò alla cosa quando il partito me lo dirà. Di nuovo buon lavoro a te e anche a Barone.
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paolobabini Paolo
Thursday, 30 January 2025 12:27
Mao cita la legge della negazione della negazione più volte

Cito da "Opere" della casa Editrice Rapporti Sociali

Volume 5

“La rivoluzionaria teoria completa della dialettica materialista fu creata da Marx e da Engels e sviluppata da Lenin. Attualmente, con la vittoria del socialismo in Unione Sovietica e data l’epoca rivoluzionaria che il mondo attraversa, questa teoria è entrata in una nuova fase di sviluppo che ha allargato e ha arricchito il suo contenuto.
I contenuti di questa teoria sono i seguenti: la legge dell’unità degli opposti; la legge della trasformazione reciproca di qualità e quantità; la legge della negazione della negazione.” (Mao, Opere, vol. 5, pag. 157)

I sostenitori della logica formale non si rendono conto che le cose e i concetti delle cose si sviluppano e che nel processo di sviluppo delle cose e dei concetti non solo emergono gli aspetti contraddittori in essi contenuti, ma questi elementi contraddittori possono essere rimossi, negati e risolti dando luogo a una terza cosa che è non-A e non-B, possono diventare una nuova e più alta cosa o concetto.
Il pensiero giusto non deve escludere il terzo, non deve escludere la legge della negazione della negazione. Secondo la legge del terzo escluso nella contraddizione tra proletariato e borghesia l’elemento giusto o è il primo o è il secondo: non ci può essere una società senza classi (pag. 232)
Anche la legge del terzo escluso propria della logica formale fa da sostegno alla sua legge di identità che ammette solo lo stato stazionario di un concetto e che contrasta con il suo sviluppo, contrasta i salti rivoluzionari e contrasta la negazione della negazione. (pag.233)


• “Il cosiddetto processo dialettico di sviluppo della realtà e della conoscenza è un processo di reciproca trasformazione di qualità e quantità, di un’unità di opposti, di negazione della negazione.
• Le parole di Engels sulle tre leggi della dialettica sono molto giuste.
• L’errore della logica formale è la percezione della negazione come negazione esteriore tra un processo e un altro, negazione che per di più è considerata come negazione assoluta. Questo approccio travisa completamente la realtà. L’opposto di questo approccio è il materialismo dialettico, ossia l’osservazione e lo studio scientifico. La realtà materiale è automovimento e per di più questo automovimento è interconnesso con altri. Ogni processo si muove in avanti a causa della lotta degli opposti e attraverso brusche trasformazioni (salti) cambia e si muove in direzione opposta. Tutta la storia dello sviluppo di un processo è fatta di una tesi, un’antitesi che nega la tesi e una sintesi che è la negazione della negazione posta dall’antitesi. La tesi contiene già la contraddizione o antitesi in se stessa, anche l’antitesi contiene la tesi in se stessa e la sintesi contiene sia la tesi sia l’antitesi. La cosiddetta negazione, come ha detto Lenin, “non è né una negazione a caso o completa, né una negazione scettica e oscillante; è piuttosto la negazione come un elemento che preserva la connessione, un elemento di affermazione, ossia senza oscillazione, senza scetticismo”. La negazione non distrugge ogni cosa e non fa piazza pulita del passato, non è assoluta. Le cose che vengono prima contengono le cose che vengono dopo, le cose che vengono dopo contengono le cose che vengono prima. Senza il movimento di negazione, non c’è movimento di affermazione. Per tutti i processi è così.
• La negazione è lo sviluppo sempre maggiore di un processo. Una negazione dialettica non costituisce una rottura completa col passato, la sua eliminazione completa. La prima negazione pone la possibilità della seconda negazione. Una negazione dialettica è la causa del movimento di un processo di sviluppo; questa negazione si manifesta in due aspetti: un aspetto è il superamento, ossia la vittoria sull’aspetto principale della vecchia cosa che non può essere preservato; l’altro aspetto è l’affermazione, ossia l’affermazione di una condizione e la preservazione di vari aspetti della vecchia cosa che temporaneamente possono ancora esistere.” (Mao, Opere, cit, pag. 241)

Volume 14
Il campo della filosofia è la lotta fra due opposti: la concezione del mondo è il risultato della lotta tra materialismo e idealismo, il metodo è il risultato della lotta tra dialettica e metafisica. L’antagonismo nell’unità esiste tra noi e Chiang Kai- shek, tra noi e i democratici. In ogni fenomeno coesistono due aspetti in contraddizione. Stalin nella dialettica ha fatto degli errori. Penso alla “negazione della negazione”. La Rivoluzione d’Ottobre ha negato il capitalismo, ma egli non riconosce che il socialismo potrebbe, a sua volta, essere negato. Noi riteniamo che il mondo è sia stabile sia instabile. Il socialismo potrebbe un giorno scomparire. Se si dice che vi è una sovrastruttura sociale che non perirà mai, questo non è marxismo, non è altro che religione. (pag. 63, gennaio 1957)
Volume 15
L’Associazione dei giornalisti ha convocato due riunioni: una ha rappresentato la negazione, l’altra la negazione della negazione; questo è successo in appena un mese o poco più ed è un riflesso dei rapidi cambiamenti avvenuti in Cina. Le riunioni sono state proficue. Alla prima, “nuvole nere incombevano sulla città minacciando di farla crollare”, secondo l’espressione usata dalla linea reazionaria borghese nel campo del giornalismo. Alla seconda, iniziata nei giorni scorsi, l’atmosfera è cambiata, gli elementi di destra hanno continuato a resistere ostinatamente, ma si può dire che la maggioranza ha trovato un orientamento corretto. (pag. 78, luglio 1957)

Volume 16
Ogni cosa che esiste genera sempre il suo contrario. La dialettica greca, la metafisica del Medioevo, il Rinascimento delle belle arti: ecco un caso di negazione della negazione.
È così anche per la Cina. All’Epoca dei Regni combattenti cento scuole gareggiavano tra loro, ciò prova che la dialettica esisteva già. I libri canonici dell’epoca feudale invece erano intrisi di metafisica. Adesso si parla di nuovo di dialettica.
Tu che conosci bene la questione, è esatto, compagno Fan Wen-lan? Secondo me, tra quindici anni saremo sicuramente pretenziosi e sciovinisti. Non ne dobbiamo aver paura. Dovremmo forse, per timore dello sciovinismo, abbando- nare la lotta per la costruzione di un grande paese socialista? Anche se diventassimo un grande paese sciovinista, ciò finirebbe per generare un effetto contrario; qualcosa di giusto sostituirà lo sciovinismo, perché dovremmo aver paura? In un paese socialista è impossibile che tutti diventino sciovinisti. La dialettica di Lenin, alcuni aspetti metafisici di Stalin e la dialettica attuale: ecco ancora la negazione della negazione. (pag. 46, maggio 1958)

Dai tempi di Shih Huang-ti18 i cinesi non hanno mai rispettato gli stranieri e un tempo li chiamavano barbari. Verso la fine della dinastia Ching19, quando gli stranieri attaccarono e penetrarono in Cina , i cinesi si spaventarono, divennero schiavi e si sentirono inferiori. Boriosi in altri tempi, siamo oggi troppo umili. Ecco la negazione della negazione. (pag. 69, maggio 1958)
Volume 19
Dobbiamo anche renderci conto dell’esistenza di una lotta tra le classi e ammettere la possibilità della restaurazione da parte delle classi reazionarie. Dobbiamo acuire la nostra vigilanza ed educare come si conviene la nostra gioventù, i quadri, le masse e i quadri a livello intermedio e di base. Anche i vecchi quadri devono studiare questi problemi ed essere educati. Altrimenti un paese come il nostro può ancora muovere verso il proprio opposto. Tuttavia anche muovere verso il proprio opposto non sarebbe tanto grave perché ci sarebbe ancora la negazione della negazione e dopo noi potremmo muovere verso il nostro opposto ancora una volta. Se la generazione dei nostri figli si avvia verso il revisionismo e si muove così verso l’opposto in modo che anche se nominalmente hanno ancora il socialismo di fatto è capitalismo, state certi che saranno allora i nostri nipoti a sollevarsi e a spodestare i loro padri, perché le masse non saranno soddisfatte. (pag. 94.settembre 1962)

Volume 22
“Engels ha parlato delle tre leggi, ma per quanto mi riguarda io non credo in due di quelle leggi della dialettica. L’unità degli opposti è la legge veramente fondamentale, la trasformazione della qualità e della quantità l’una nell’altra è l’unità degli opposti qualità e quantità e la negazione della negazione non esiste affatto. La giustapposizione sullo stesso piano della trasformazione della qualità e della quantità l’una nell’altra, della negazione della negazione e della legge dell’unità degli opposti è “triplicismo”, non monismo. La cosa veramente fondamentale è l’unità degli opposti. La trasformazione della qualità e della quantità l’una nell’altra è l’unità degli opposti qualità e quantità. Non esiste una cosa come la negazione della negazione. Affermazione, negazione, affermazione, negazione ... ogni anello della catena degli eventi nello sviluppo delle cose è sia affermazione che negazione. La società schiavista negava la società primitiva, ma in rapporto alla società feudale costituiva, a sua volta, l’affermazione. La società feudale costituiva la negazione in rapporto alla società schiavista, ma in rapporto alla società capitalista era a sua volta l’affermazione. La società capitalista era la negazione in rapporto alla società feudale, ma è a sua volta l’affermazione in rapporto alla società socialista.” (Mao, Opere, cit. vol. 22, pag. 41)

Infine

Volume 23
“CONTRADDIZIONI (30 luglio 1966) Anche il passaggio da un cambiamento quantitativo a un cambiamento qualitativo e la negazione della negazione sono entrambe unità di opposti. Comunque la mettiate, si tratta pur sempre di lotte tra opposti. La dialettica può diventare monista, non è mai pluralista. La natura e la società sono piene di contraddizioni. Appena una contraddizione viene risolta, ne sorge una nuova. Non esistono né mondi né società senza contraddizioni. Talvolta ci può capitare di non essere in grado di individuare una contraddizione specifica, ma nondime- no essa esiste. Le contraddizioni sono la forza che determina lo sviluppo di ogni cosa. Così è stato in passato, così è oggi, così sarà in futuro.” (Mao, Opere, vol, 23, cit. pag. 81)
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paolobabini Paolo
Thursday, 30 January 2025 12:22
Salve. Nel 1964 Mao Zedong rifiuta la legge della negazione, ma dal 1937 fino al 1964 la aveva sostenuta e risostenuta.
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Vanna Melia
Sunday, 12 January 2025 08:27
Legge generale dell’interconnessione universale, gravità e ammassi di galassie.

Gli ammassi di galassie sono le strutture gravitazionalmente legate più grandi e massicce presenti nell'Universo. Sono dei veri e propri laboratori per l'astrofisica in cui gli astronomi possono testare i modelli che descrivono la formazione e l'evoluzione delle galassie, la fisica dei gas nello stato di plasma e il cui numero può essere usato per testare i modelli cosmologici. In questo articolo scopriremo di cosa sono fatti gli ammassi di galassie, come si formano, come influiscono sulla evoluzione delle galassie che vi abitano, come si osservano e la loro importanza per lo studio delle galassie agli albori dell'Universo.
Cosa sono gli ammassi di galassie
Gli ammassi di galassie sono strutture formate da centinaia o migliaia di galassie tenute insieme dalla gravità. Gli ammassi di galassie hanno tipicamente dimensioni tra gli 1 e i 10 Megaparsec (1 Megaparsec equivale a 30 miliardi di miliardi di chilometri) e una massa totale fino a milioni di miliardi di volte quella del Sole. Essi si distinguono da altre strutture tenute insieme dalla gravità come i gruppi di galassie che invece sono costituiti da decine di oggetti e quindi masse un centinaio di volte minori.
Gli ammassi di galassie non sono però costituiti solo dalle galassie, come suggerisce il nome, ma anzi queste rappresentano la componente minore in massa (circa 1%). Le altre due componenti presenti sono il gas intergalattico e la materia oscura. Quest'ultima è la componente dominante, contribuendo per circa il 90% in massa. Ciò implica che la componente dominante in massa sia qualcosa che non possiamo osservare direttamente, ma solo attraverso suoi effetti gravitazionali, poiché la materia oscura non emette radiazione elettromagnetica. Il gas intergalattico si trova invece nello stato di plasma a temperature di decine di milioni di gradi e costituisce il restante 9% in massa degli ammassi di galassie.
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Luigi Ficarra
Saturday, 11 January 2025 11:06
Ritengo che quelle che viene indicata da Stalin per prima, che penso sia la quarta legge essenziale che egli avrebbe individuata, e cioè “l’interconnessione universale di “oggetti, fenomeni” che “dipendono l’uno dall’altro”, sia una legge affermata già dal pensiero buddista.
Luigi Ficarra
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Vanna Melia
Friday, 20 December 2024 08:41
Presentiamo alcuni pezzi, messi di seguito, dal nostro libro “Logica dialettica e l’essere del nulla” (introduzione di Giulia Bertotto, LAD Edizioni) relativi al principio fondamentale della logica dialettica secondo cui A = A e simultaneamente non A: ossia secondo il quale tutti gli oggetti e i processi naturali dell'universo sono simultaneamente, ogni nanosecondo, se stessi e altro.
Buona lettura da
Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli.
1) Appena sopra il misterioso livello di esistenza/inesistenza del vuoto quantistico si riproducono, dappertutto e in ogni luogo, gli innumerevoli e basilari quark, i quali in ogni caso non sussistono in modo isolato. Anche se ciascuno di questi ultimi mantiene nel tempo, ogni secondo e microsecondo, una propria continuità ontologica e identitaria, simultaneamente e senza sosta ogni quark altresì si trasforma e cambia ininterrottamente, almeno rispetto alla propria particolare carica di colore: intendendo per quest’ultima una particolare proprietà dei quark e delle particelle che essi si scambiano (denominate gluoni), le quali consentono alle particelle nucleari e subnucleari dell’atomo di legarsi tra loro nell’interazione forte, e quindi nella più intensa e potente forza fondamentale dell’universo.
“I quark e i gluoni sono particelle dotate di carica di colore. Se le particelle dotate di carica elettrica interagiscono scambiandosi fotoni, allo stesso modo le particelle dotate di carica di colore si scambiano gluoni in interazioni forti. Così facendo, le particelle con carica di colore si "incollano" tra loro – gluone deriva dall'inglese "glue", che significa "colla".
La differenza principale tra l'interazione forte e quella elettromagnetica è che i mediatori dell'interazione forte (i gluoni) hanno essi stessi una carica di colore; quelli dell'interazione elettromagnetica (i fotoni), invece, non hanno carica elettrica.
Due o più quark vicini tra loro si scambiano incessantemente gluoni, creando un "campo di forza di colore" molto forte che li lega. Ci sono tre cariche di colore, e tre corrispondenti cariche di colore complementari (anti-colore). Un quark cambia continuamente la sua carica di colore dato che scambia gluoni con altri quark”. (“La carica di colore e il confinamento”, in infn.it)
Ogni quark, dunque, “cambia continuamente” e senza sosta, senza tuttavia perdere l’identità “A” che lo compone, almeno in parte: quindi risulta e si rivela A e anche non A, in ogni dato istante.
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Vanna Melia
Thursday, 19 December 2024 09:28
Presentiamo alcuni pezzi, messi di seguito, dal nostro libro “Logica dialettica e l’essere del nulla” (introduzione di Giulia Bertotto, LAD Edizioni) relativi al principio fondamentale della logica dialettica secondo cui A = A e simultaneamente non A: ossia secondo il quale tutti gli oggetti e I processi naturali dell’universo sono simultaneamente, ogni nanosecondo, se stessi e altro.
Buona lettura da
Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli


Dall’immensamente grande passiamo ora all’immensamente piccolo.
Sia l’universo nel suo complesso che ogni ente che lo compone risultano, per così dire, immersi e circondati dal vuoto quantistico: vuoto quantistico che, come si è già notato, la scienza ha dimostrato in modo indiscutibile (effetto Casimir, ecc.) viene formato e composto sia dal vuoto totale che da coppie di particelle e antiparticelle virtuali, le quali si annichiliscono a vicenda ogni microistante.
Ancora una volta, quindi, Super A (universo osservabile attualmente, più universo “oscuro” di materia ed energia oscura) risulta simultaneamente anche vuoto quantistico, con le sue particelle e antiparticelle virtuali che appaiono e scompaiono senza sosta, durante ogni singolo istante e microistante della sua esistenza: un “Nuovo Super A”, quindi. Lo stesso risultato si verifica anche nei singoli oggetti e anche nei diversi processi materiali che formano il “Nuovo-Super A”, ivi compresi ovviamente gli esseri umani: sono sicuramente reali, ma simultaneamente anche vuoto quantistico. Anche “nulla”. Anche niente.
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Vanna Melia
Wednesday, 18 December 2024 07:37
Presentiamo alcuni pezzi, messi di seguito, dal nostro nuovo libro “Logica dialettica e l’essere del nulla” (introduzione di Giulia Bertotto, LAD Edizioni) relativi al principio fondamentale della logica dialettica secondo cui A = A e simultaneamente non A: ossia secondo il quale tutti gli oggetti e i processi naturali dell’universo sono simultaneamente, ogni nanosecondo, se stessi e altro.

Buona lettura da

Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli


Non solo.
L’universo osservabile attualmente dalla scienza, ossia Super A, convive e coesiste in ogni istante o microistante con la materia oscura e l’energia oscura: elementi ancora ignoti ma che, stando a quasi tutti gli scienziati e alle stime più prudenti, formano almeno e come minimo quattro quinti dell’intera massa/energia del cosmo.
Visto che tale materia/energia oscura per così dire circonda e avvolge sia l’universo che ogni suo singolo componente, ne deriva inevitabilmente che l’universo Super A risulta simultaneamente sia “Super A” che la materia/energia oscura, in ogni attimo e in qualunque microsecondo del suo processo di riproduzione; e a cascata, ne consegue che qualunque ente che compone l’universo Super A è allo stesso tempo A e non A, intendendo questa volta non A come la materia/energia oscura.
Si tratta di un campo scientifico con ancora molti misteri e nuove realtà da scoprire.
“È al momento senza spiegazione l’enigma della galassia NGC 1277: questo oggetto, molto più massiccio della Via Lattea, sembra infatti essere del tutto privo di materia oscura, la misteriosa componente che costituisce circa il 25% dell’universo e che, per una galassia così grande, dovrebbe invece formare dal 10% al 70% della sua massa".
La scoperta, pubblicata sulla rivista Astronomy and Astrophysics da un gruppo guidato dall’Istituto di Astrofisica delle Canarie, sfida dunque le attuali teorie che spiegano il cosmo, il cosiddetto modello cosmologico standard”. (“Scovata una galassia priva di materia oscura, è un enigma”, 24 luglio 2023, in ansa.it)
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Vanna Melia
Tuesday, 17 December 2024 13:35
Presentiamo alcuni pezzi messi di seguito, dal nostro libro “Logica dialettica e l'essere del nulla. (introduzione Giulia Bertotto, LAD Edizioni).

Relativi al principio fondamentale della logica dialettica secondo cui A= A e simultaneamente non A: ossia secondo il quale tutti gli oggetti e i processi naturali dell'universo sono simultaneamente, ogni nanosecondo se stessi e altro.

Buona lettura da
Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli

1) Oltre che all’interno dell’onnipresente movimento nello spazio, il principio di unità e lotta tra continuità e discontinuità nell’identità di qualunque ente si rivela e si manifesta anche in altri processi di trasformazione, che interessano costantemente ogni ente naturale a partire dal più grande.
Infatti l’universo nel suo complesso, ossia il sopracitato “Super A” formato come minimo da cento miliardi di galassie, a loro volta composte ciascuna da miliardi di stelle e di sistemi solari, in ogni secondo, microsecondo e micro-microsecondo della sua esistenza produce infatti senza sosta innumerevoli e continue trasformazioni interne, a volte anche radicali come l’esplosione di una supernova, all’interno della miriade di proteiformi enti materiali che lo compongono, partendo dagli ammassi di galassie fino ad arrivare ai singoli atomi e ai quark.
Quindi Super A = Super A e anche non Super A, intendendo per non Super A tutte le trasformazioni istantanee e microistantanee che interessano senza sosta il nostro cosmo.
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Enea Bontempi
Monday, 16 December 2024 11:04
Seguendo questo interessante dibattito sulla dialettica marxista, vedo che Vanna Melia cita i "Quaderni filosofici" di Lenin da un'edizione Einaudi (senza data), di cui non ho trovato, dopo un'attenta ricerca in Internet, alcuna traccia. Le edizioni disponibili dell'opera filosofica in parola sono quelle degli Editori Riuniti, della Feltrinelli e della PGreco. Che potesse esistere un'edizione Einaudi dei "Quaderni filosofici" di Lenin mi è subito sembrato uno sbaglio (il che la dice lunga sulla serietà filologica di certe citazioni), in quanto la funzione ideologica fondamentale svolta da tale casa editrice è sempre stata, dagli anni Sessanta in poi, quella di filtro revisionista e anticomunista della produzione intellettuale marxista rivolta al pubblico borghese e
piccolo-borghese italiano...
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Vanna Melia
Monday, 16 December 2024 09:09
Cari compagni, un altro frammento del nuovo mio futuro scritto intitolato “Ancora su Stalin e le quattro leggi generali della dialettica”.
Ultima materia di discussione filosofica: sussiste davvero una legge principale della natura e della dialettica, tra le quattro correttamente individuate e descritte da Stalin nel 1938, con estrema e ammirevole sinteticità?
Sia Lenin che Mao Zedong avevano in merito la stessa opinione, tanto che il grande rivoluzionario cinese nel 1937 e nel suo splendido scritto “Sulla contraddizione” affermò chiaramente che "la legge della contraddizione inerente alle cose, ossia la legge dell'unità di opposti, è la legge fondamentale della dialettica materialistica"; e subito dopo egli citò, a sostegno di tale tesi, il Lenin dei Quaderni filosofici nei quali, più di due decenni prima, il geniale teorico russo aveva scritto che "nel senso proprio della parola la dialettica è lo studio delle contraddizioni, nell'essenza stessa degli oggetti ". ( Mao Zedong, "Sulla contraddizione", agosto 1937; V. I. Lenin, "Schema del libro di Hegel Lezioni di storia della filosofia, vol. 1, La scuola eleatica")
Come hanno affermato Burgio, Leoni e Sidoli nel loro libro "Logica dialettica e l'essere del nulla", la pratica scientifica contemporanea ha dimostrato a modo suo la veridicità della tesi leninista sul primato della legge generale dell'unità-lotta tra gli opposti, indicando con fatti concretissimi (effetto Casimir, ecc.) che essa – e solo essa – si rivela ed emerge come reale dal processo di analisi del vuoto quantistico, da intendersi come unità e lotta tra il nulla da un lato, e dall'altro le particelle-antiparticelle virtuali che si annullano reciprocamente e istantaneamente al suo interno. ( D. Burgio, M. Leoni e R. Sidoli, "Logica dialettica e l'essere del nulla", LAD Edizioni)
Come hanno sintetizzato efficacemente gli scienziati N. deGrasse Tyson e D. Goldsmith, una "parte centrale della teoria quantistica ci dice che quello che chiamiamo spazio vuoto brulica in realtà di "particelle virtuali", che appaiono e scompaiono così rapidamente che risulta impossibile intercettarle direttamente o rivelarle con il più sensibile degli strumenti, anche se ne possiamo studiare gli effetti osservabili. Il loro continuo materializzarsi e smaterializzarsi (le cosiddette "fluttuazioni quantistiche del vuoto", per quelli che apprezzano una bella frase di fisica) conferisce energia allo spazio vuoto ". ( N. deGrasse Tyson e D. Goldsmith, "Origini", p.164, ed. Cortina; "Effetto Casimir", in wikipedia.it)
Ormai una pratica multiforme e plurisecolare, scientifica ( che non si riduce certo alle fluttuazioni quantistiche e all' effetto Casimir) e politico-sociale ( politico- economica, politico - militare, ecc),indica chiaramente come la legge fondamentale che agisce all' interno dei diversi livelli di organizzazione della materia, ivi incluso quello estremamente particolare del vuoto quantistico , consista nell' unità e lotta tra opposti, nell' unità e lotta reciproca tra tendenze e controtendenze operanti in ciascuno dei fenomeni, enti e processi dell' universo.( V. I. Lenin, Quaderni filosofici ", p. 216, ed Einaudi; D. Burgio, M. Leoni e R. Sidoli, op. cit.)

Saluti comunisti da Vanna
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Eros Barone
Sunday, 15 December 2024 21:42
Quando ho affermato, nella polemica intercorsa con Vanna Melia, che questa studiosa dovrebbe chiarirsi le idee su Aristotele, così come sulla dialettica, ho usato chiaramente una litote, perché in realtà avrei dovuto dire che l’interpretazione basata sullo schematico irrigidimento del cosiddetto “principio d’ identità”, attribuito volgarmente ad Aristotele, è una vera calunnia, dovuta forse, nel caso della Melia, alla persistenza, nella sua mente, di quei mal digeriti ricordi scolastici in virtù dei quali sbrigativamente, senza tener conto sia del ‘vero’ che del ‘certo, si procede ad una schematica assiomatizzazione dei tre princìpi (di identità, di non-contraddizione e del terzo escluso), scambiando (non solo la scuola ma anche) la Scolastica come autentiche e rigorose esposizioni del pensiero dello Stagirita. Sennonché del “principio d’identità”, come pure del celeberrimo “terzo escluso”, giustamente un grande storico del pensiero antico mette in luce la vera origine. Sono tra i frutti della pratica, ampiamente diffusa nel mondo greco, di dibattiti su temi giuridici, politici e filosofici. Scrive Gomperz (“Pensatori greci”, IV, La Nuova Italia, Firenze 1967, p. 105): «Il principio d’identità «suona subito come un ammonimento ai partecipanti ad un dibattito dialettico», affinché nessuno dei due interlocutori, quando sia messo con le spalle al muro, cambi le carte in tavola; altrimenti, «è, per così dire, trattenuto per la falda dell’abito dal principio d’identità: il quale lo richiama al punto realmente in discussione quando egli tenta di sostituirgliene uno uguale in apparenza, diverso in realtà». Orbene, la questione verte, nel nostro caso, sulla legge della negazione della negazione, che io ritengo parte integrante della dialettica, mentre Vanna Melia, sulle orme di Stalin, la ritiene un retaggio caduco del pensiero hegeliano, trasmigrato attraverso la mediazione di Engels e di Lenin nel pensiero marxiano e marxista. Per quanto riguarda un classico (e cofondatore) del marxismo, quale è Engels, va detto allora che non si insisterà mai abbastanza sul fatto che la ‘separazione’ rispetto alla società e alle altre branche del sapere, intervenuta nella figura sociale dello scienziato a causa della divisione capitalistica del lavoro, è ciò che spinge Engels ad utilizzare in modo nuovo la logica di Hegel. Questa rielaborazione della logica hegeliana può essere esemplificata riflettendo sulla differenza tra i concetti di ‘salto’, ‘negazione dialettica’ e ‘soluzione delle contraddizioni’. In effetti, questi concetti (come ha ben rilevato Lenin nella sua tassonomia) sono tutti relativi ad uno stesso processo, e precisamente al processo di trasformazione di questo o quell’oggetto in un altro. Tuttavia, anche se sono relativi ad uno stesso processo, essi ne rispecchiano lati diversi. Il concetto di “soluzione delle contraddizioni”, ad esempio, indica che la trasformazione di una cosa in un’altra avviene come risultato della lotta degli opposti, della loro conversione reciproca e della soppressione di un’unità contraddittoria. Il concetto di “salto” significa che questo processo avviene mediante la conversione della quantità in qualità. Il concetto di “negazione dialettica” (ovvero di “negazione della negazione”) rispecchia il fatto che la trasformazione di una cosa in un’altra avviene sopprimendo in questa cosa ciò che non corrisponde alle mutate condizioni di esistenza, conservando e sviluppando nel nuovo fenomeno, che sorge sulla base della negazione del vecchio, ciò che vi è di positivo, ciò che corrisponde alle nuove condizioni e alle nuove tendenze di sviluppo. Quindi, a differenza del concetto di “soluzione delle contraddizioni”, il quale, evocando la soppressione di questa o quella unità contraddittoria, pone l’accento sulla “finità dell’essere”, il concetto di “negazione dialettica”, evocando la liquidazione di questo o quell’oggetto, di questo o quello stato qualitativo, pone l’accento sull’“infinità dell’essere”. Inoltre, a differenza del concetto di “salto”, che evoca il momento della soluzione di continuità nell’esistenza di questo o quell’oggetto, di questo o quello stato qualitativo, il concetto di negazione dialettica esprime il momento della continuità dell’essere, il momento della connessione fra ciò che viene negato e ciò che nega. Si veda, a questo proposito, il par. 3 (“La legge della negazione della negazione”) del cap. VII (“Le leggi fondamentali della dialettica”) del libro di A. Sceptulin, “La filosofia marxista-leninista”, Edizioni Progress, Mosca 1977, pp. 214-220. Si tratta di un’esposizione chiara e sintetica sia di tutto il sistema delle categorie del materialismo dialettico e storico, sia dei singoli problemi teorici e metodologici, esaminati alla luce delle acquisizioni delle scienze naturali e sociali moderne.
Nel corso della negazione dialettica di alcuni fenomeni o stati qualitativi da parte di altri giunge il momento in cui i fenomeni o gli stati qualitativi, che sorgono ‘ex novo’, ripetono questa o quella tappa già percorsa. Si tratta di una ripetizione parziale, che investe non l’essenza, ma la forma del fenomeno o dello stato qualitativo. Come tale, essa è stata già individuata da Engels, il quale nell’“Antidühring” e nella “Dialettica della natura” ne fornisce numerose esemplificazioni tratte sia dalle scienze naturali che dalle scienze sociali. Ma, come ho fatto notare nel mio secondo intervento, è stato Lenin colui che, analizzando la negazione della negazione, ha parlato non di un ritorno reale al passato, ma di un “presunto ritorno”, per cui il fenomeno o lo stato qualitativo che sorge ‘ex novo’ ripete la tappa già percorsa ad un livello nuovo, più alto (cfr. i “Quaderni filosofici” in V. I. Lenin, Opere complete, vol. XXXVIII, Editori Riuniti, Roma 1969, pp. 205-206). La ripetizione del passato nel corso della negazione di alcuni oggetti o di alcuni stati qualitativi da parte di altri non è un fenomeno casuale, ma una legge universale di sviluppo. In conclusione, un tratto specifico della legge della negazione della negazione è la ripetizione del passato su una base nuova, per dirla con Lenin “il presunto ritorno al vecchio”. Donde consegue necessariamente che, se il ritorno indietro e la ripetizione del passato costituiscono una legge universale di sviluppo, quest’ultimo non può essere rettilineo: è uno sviluppo a spirale.
Siccome la mia interlocutrice si compiace di contrapporre il (suo?) “marxismo creativo” al “marxismo dogmatico”, di cui io sarei un’incarnazione, concludo questo terzo intervento con alcune considerazioni generali e di metodo. In effetti, è un classico ‘topos’ della cultura borghese, del quale anche la Melia è pienamente tributaria, distinguere tra un marxismo creativo (e presumibilmente ‘aperto’) e un marxismo ‘dogmatico’ (e presumibilmente ‘chiuso’). Un buon numero di marxisti, che io definirei ‘a mezzo servizio’, hanno assunto e fatto propria questa distinzione senza basarla sui propri princìpi, cioè ridefinendola, bensì mutuandone tutto il contenuto ideologico di origine: ciò è avvenuto non solo in Occidente, ma anche negli stessi paesi socialisti, quantunque lì la ricezione del ‘topos’ sia avvenuta ‘a posteriori’, cioè per opporre il nuovo ‘Diamat’ al vecchio ‘Diamat’. In realtà, la suddetta ricezione si è sempre realizzata, in un senso o nell’altro, sull’onda di una qualche ‘criticità’ del pensiero borghese, da integrare in quello marxista. La categoria filosofica della ‘critica’, infatti, è nata con la borghesia, ma i suoi contenuti sono così poco immutabili (essendo determinati dagli stadi del modo di produzione capitalistico e dal conflitto tra le classi) che, nel passaggio dalla fase rivoluzionaria della borghesia a quella imperialista, si sono quasi completamente rovesciati. Pertanto, la principale conseguenza dell’‘apertura’ della teoria verso le ‘criticità’ proprie del pensiero borghese è stata l’immediata dissoluzione dei princìpi di sistematicità propri di una teoria scientifica, quale è e vuole essere la teoria marxista. In questo senso, si potrebbe affermare, sotto il profilo epistemologico, che questo è il punto di partenza di quel processo teorico, ideologico, politico e culturale in cui consiste il revisionismo. Se la teoria marxista cessa di essere scientifica perché irrigidisce ‘dogmaticamente’ i princìpi (ma oggi la situazione è proprio quella opposta), non meno cessa di essere scientifica la teoria marxista che adotta come prassi il ‘metodo delle etero-integrazioni’ e il ‘liberalismo dei princìpi’, ossia l’accoglimento di princìpi che sul piano sistematico si elidono a vicenda o, per meglio dire, elidono quelli propri della teoria marxista. A questo primo effetto della ‘creatività’ – cioè la disposizione a trattare per principio relativisticamente e dubitativamente i propri princìpi e quindi ad accoglierne ‘liberalmente’ di nuovi, per lo più distruttivi dei primi – se ne aggiunge e connette un secondo più specifico: l’assorbimento degli elementi antimaterialistici e antidialettici che nel pensiero borghese sono sottesi a quella categoria. Si tratta chiaramente di una posizione teorica revisionista, il cui fondamento filosofico è lo storicismo, inteso (non come riconoscimento di una storicità correlata alla dinamica differenziale dei modi di produzione e della lotta fra le classi ma) come forma di relativizzazione e liquidazione dei princìpi teorici del marxismo-leninismo. La versione ormai classica di questo storicismo, la cui origine risale al famoso saggio di Vincenzo Cuoco sulla rivoluzione partenopea del 1799, è quella che ha caratterizzato il “moderno revisionismo”, i cui amari frutti (istituzionali, politici e culturali) stiamo gustando, come militanti della sinistra di classe, da alcuni decenni. Infine, affinché non vi siano equivoci sul mio giudizio, che chi frequenta questo sito ben conosce, circa la figura e l’operato di Giuseppe Stalin, mi permetto di rinviare al seguente articolo: https://sinistrainrete.info/teoria/14680-eros-barone-nove-volte-stalin.html.
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Vanna Melia
Sunday, 15 December 2024 13:24
Una diversa sezione del mio futuro saggio “Ancora su Stalin e le quattro leggi generali della dialettica” può interessare tutti i compagni che, come Stalin nell'agosto 1917 al sesto congresso del partito bolscevico, seguono apertamente il marxismo creativo contro quello di matrice dogmatica.
Quarto interrogativo: Stalin era nel giusto quando non accettò la negazione della negazione come legge generale della dialettica?
Per negazione della negazione Marx ed Engels intendevano che ogni processo costituiva la tesi di un nuovo polo dialettico che avrebbe dato luogo a una nuova sintesi, risolvendo le contraddizioni precedenti ma producendone di nuove a un livello più alto.
"Prendiamo un chicco d'orzo", scrisse Engels nel 1878.
"Miliardi di tali chicchi di orzo vengono macinati, bolliti e usati per fare la birra, e quindi consumati". Riguardo a miliardi di chicchi di orzo, quindi non vi è alcun processo di negazione della negazione secondo lo stesso Engels.
"Ma se un tale chicco di orzo trova le condizioni per esso normali, se cade su un terreno favorevole, sotto l'influsso del calore e dell'umidità subisce un'alterazione specifica, cioè germina il chicco come tale muore, viene negato, e al suo posto spunta la pianta che esso ha generata, la negazione del chicco. Ma qual è il corso normale della vita di questa pianta? Essa cresce, fiorisce viene fecondata e infine a sua volta produce dei chicchi di orzo e non appena questi sono maturati, lo stelo muore, viene a sua volta negato.
Come risultato di questa negazione della negazione abbiamo di nuovo l'originario chicco di orzo, non però semplice, ma moltiplicato per dieci, per venti, per trenta". (F. Engels, "AntiDuhring" p. 144, Editori Riuniti.)
Il processo di negazione della negazione del chicco di orzo risulta in ogni caso, stando allo stesso Engels, una rara eccezione e un evento insolito: un solo chicco "di orzo riesce nell'impresa, rispetto invece a "miliardi" (Engels) di chicchi di orzo "macinati, bolliti" e così via.
Si tratta quindi di un evento reale ma raro, come del resto quel processo di "espropriazione degli espropriatori che porta al socialismo-comunismo sviluppato secondo Marx. E cioè quella particolare negazione della negazione descritta da Marx nel primo libro del Capitale e che "non ristabilisce la proprietà privata, ma invece la proprietà individuale" (esistente prima del capitalismo) "fondata sulla conquista dell'era capitalistica, sulla cooperazione e sul possesso collettivo della terra e dei mezzi di produzione prodotti dal lavoro stesso”. (K. Marx, "Il Capitale", libro primo, cap. 24, paragrafo 7)
Vengono descritti processi reali ma rari: dinamiche reali ma rare, non certo leggi generali in grado di dominare costantemente lo spazio tempo dei processi materiali, siano essi dei chicchi di orzo o la formazione economico-sociale plurisecolare di matrice capitalistica: quindi non agisce alcuna legge generale della negazione della negazione, mancando il carattere distintivo e universale dell'universalità, del nesso causale della generalità.
Tutto cambia e si trasforma, affermava giustamente il grande filosofo greco Eraclito più di due millenni fa: regola universale che vale anche per il marxismo, da intendersi come processo in continua evoluzione.

Si tratta di una visione generale ispirata dal marxismo creativo (Stalin, agosto 1917, sesto congresso del partito bolscevico) e non certo di quello dogmatico, Incarnato nel caso specifico da posizioni simili o quasi identiche a quelle espresse da Eros Barone sul materialismo dialettico.
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Eros Barone
Sunday, 15 December 2024 00:41
Nei "Quaderni filosofici" (1914-1915) Lenin delinea il suo contributo alla dialettica materialistica (cfr. Lenin, "Opere complete", vol. 38, Editori Riuniti, Roma 1969, pp. 83-376), distinguendo in essa, innanzitutto, ben sedici significati differenti ma interconnessi e perciò dotati di valore nodale: «1) oggettività dell’esame (non esempi, non digressioni, ma la cosa stessa) - 2) tutto l’insieme delle molteplici relazioni di questa cosa con le altre – 2) lo sviluppo di questa cosa (respective del fenomeno), il suo proprio movimento, la sua propria vita – 4) le tendenze (e i lati) internamente contraddittorie in questa cosa – 5) la cosa (fenomeno, ecc.) come somma e unità degli opposti – 6) la lotta (respective il dispiegarsi di queste opposizioni, tendenze contraddittorie, ecc.) - 7) la connessione dell’analisi e della sintesi, la scomposizione delle singole parti e l’insieme, la somma di queste parti – 8) i rapporti di ogni cosa (fenomeno, ecc.) non sono soltanto molteplici, ma generali, universali. Ogni cosa è connessa con ogni altra – 9) non soltanto unità degli opposti, ma anche trapasso di ogni determinazione, qualità, tratto, lato, proprietà in ogni altra [nel suo opposto?] – 10) il processo infinito di scoperta di nuovi lati, rapporti, ecc. – 11) il processo infinito di approfondimento della conoscenza umana delle cose, dei fenomeni, dei processi, ecc., che muove dal fenomeno all’essenza, dall’essenza meno profonda all’essenza più profonda – 12) dalla coesistenza alla causalità, da una forma di connessione e reciproca dipendenza a un’altra più profonda e più universale – 13) la ripetizione in uno stadio più alto di certi tratti, proprietà, ecc. dello stadio inferiore e – 14) il presunto ritorno al vecchio (negazione della negazione) – 15) la lotta del contenuto con la forma e viceversa. Rigetto della forma, rielaborazione del contenuto – 16) il passaggio della quantità nella qualità e viceversa (15 e 16 sono esempi di 9)» (Ibidem, pp. 205-206). I “tratti essenziali” del metodo dialettico individuati da Stalin nel Breve corso corrispondono, rispettivamente, al significato 8, ai significati 3/16 e ai significati 4/5/6 della tassonomia semantica elaborata da Lenin. È da notare che nella classificazione dei significati del termine ‘dialettica’ non viene affatto tralasciata la negazione della negazione. Da questo punto di vista, è poi utile chiarire il differente ruolo dialettico svolto dai concetti di ‘negazione della negazione’ (o ‘negazione dialettica’) e di ‘soluzione delle contraddizioni’, per cui mi permetto di rinviare al paragrafo 8 del saggio dello scrivente, “La Dialettica della natura di Engels”: https://www.sinistrainrete.info/marxismo/16031-eros-barone-la-dialettica-della-natura-di-engels.html. Tornando alla concezione leniniana della dialettica, vale la pena di sottolineare che l’ampiezza, la complessità e la dinamicità della definizione fornita dal pensatore e rivoluzionario russo gli permette di elencare anche un certo numero di relazioni tra cui intercede un’identità (o analogia o somiglianza) strutturale. Ecco, ad esempio, l’insieme delle “identità degli opposti” esemplificato, sulle orme della engelsiana “compenetrazione degli opposti”, dal geniale marxista russo: «Nella matematica + e -. Differenziale e integrale. Nella meccanica azione e reazione. Nella fisica elettricità positiva e negativa. Nella chimica associazione e dissociazione degli atomi. Nella scienza sociale lotta di classe» (ibidem,p. 361-362). Può apparire paradossale, in questo elenco, l’inclusione della lotta di classe assieme alla relazione “+ e –” della matematica, ma si deve tener conto che in questo passo dei suoi appunti Lenin, procedendo per approssimazioni successive e applicando i significati 5, 6 e 9 della definizione della dialettica or ora riportata, pone in risalto quel carattere dinamico e trasformativo delle relazioni che sfugge inevitabilmente allo schematismo di tipo scolastico: «L’identità degli opposti (o, forse, è meglio dire: la loro “unità”? Benché la differenza tra i termini “identità” e “unità” non assuma qui particolare importanza. In un certo senso, sono entrambi esatti) è il riconoscimento (la scoperta) di tendenze contraddittorie, che si escludono reciprocamente, opposte, in tutti i fenomeni e processi della natura (spirito e società compresi). Condizione della conoscenza di tutti i processi del mondo nel loro “automovimento”, nel loro sviluppo spontaneo, nella loro vivente realtà, è la conoscenza di essi come unità degli opposti». Laddove è opportuno soffermarsi sull’espressione “in un certo senso, sono entrambi esatti”, il cui vero significato è che l’“identità degli opposti” o l’“unità degli opposti”, da un lato, possono essere ravvisate in contesti diversi e, dall’altro, possono convertirsi l’una nell’altra. In senso stretto, tuttavia, un’opposizione è una relazione tra elementi o sistemi in cui gli elementi e i sistemi si trovano allo stesso livello logico e ontologico. Si può allora convenire, al fine di mantenere una sia pur relativa coerenza nell’impiego di questi termini, che il termine ‘contraddizione’ vada riservato al tipo speciale di opposizione che si verifica tra i livelli di vari sistemi. Ad esempio, si afferma comunemente che esiste un’opposizione tra natura e società o tra uomo e donna (nelle società occidentali); sennonché ognuna di queste relazioni è in realtà asimmetrica, in quanto i due termini non appartengono allo stesso livello logico o reale. La società è inserita nella (e subordinata alla) natura; negli attuali sistemi sociali l’uomo domina sulla donna (ma vi è chi sostiene che i rapporti si sono invertiti). Di conseguenza, se si vogliono descrivere con precisione gli attuali conflitti esistenti tra questi sottosistemi o gruppi che si còllocano nell’àmbito del più grande sistema della società o in quello della biosfera, si devono individuare le reali asimmetrie implicate. Si definiranno quindi le relazioni di natura antagonistica in gioco come contraddizioni al fine di disinnescare la comune implicazione ideologica per cui si tratterebbe di opposti correlativi simmetrici che si pongono sullo stesso piano. Riguardo alla meccanica quantistica, risulta centrale, come è noto, il dualismo onda-particella che il grande fisico materialista De Broglie estese nel 1924 a tutte le particelle elementari: dualismo successivamente comprovato con esperimenti ottici. Sennonché una spiegazione di tale dualismo non può essere fornita, se non si riconosce la contraddittorietà e il movimento della materia, della natura stessa, contrariamente al principio di “complementarità” di Bohr, per cui l’entità fisica è una cosa oppure un’altra, ma non la loro unità di opposti. Il modello atomico a orbite quantizzate, d’altra parte, ha spiegato le proprietà chimiche di atomi e molecole riducendo la chimica ad una branca della meccanica quantistica. Se questo è un indubbio successo, non mancano però le perplessità sul valore epistemologico della meccanica quantistica, una delle quali è il principio di indeterminazione di Heisenberg, fomite di non poche elucubrazioni di stampo irrazionalistico. Secondo tale principio, che deriva per un verso dalla quantizzazione delle grandezze e, per un altro verso, dalla non eliminabile interferenza dello strumento di misurazione, che agisce esso stesso per via elettromagnetica, è impossibile ottenere un risultato certo quando si va a misurare una coppia di grandezze correlate ad una particella, ad esempio posizione e velocità, ma anche tempo ed energia. Da questo principio deriva un’interpretazione probabilistica, che rifiuta la ricerca di nessi di causa ed effetto nel variare delle grandezze associate ad un’orbita elettronica. Contro questa interpretazione probabilistica dell’infinitamente piccolo insorse, innanzitutto, Einstein, al quale si unirono Schroedinger e De Broglie. Einstein propose il famoso “esperimento mentale” noto come paradosso EPR, in cui dimostrò che l’indeterminazione portava alla non località, fenomeno non compatibile con la teoria della relatività. Propose quindi di ricercare spiegazioni più profonde, da estendere a tutta la disciplina fisica giudicata incompleta, per esempio sviluppando l’idea della presenza di variabili nascoste che possano agire ripristinando il determinismo. In quanto marxisti, non attribuiamo un valore “assoluto” alle teorie scientifiche (la materia ha una profondità illimitata ed è inesauribile, ma è dotata anche di una sua profonda unità), e siamo nemici di ogni dogma. Pertanto, ogni progresso della scienza, ogni importante scoperta in questo campo è pur sempre un’approssimazione, un avvicinamento alla verità, che richiede l’arricchimento e il cambiamento della forma del materialismo, come affermavano Engels e Lenin. In definitiva, la meccanica quantistica descrive il comportamento dei fenomeni fisici, ma non li spiega. Vi sono ricerche sulle applicazioni pratiche della correlazione a distanza fra particelle, ma ciò non implica affatto che vi sia energia o informazione trasmessa fra particelle ad una velocità superiore della luce, il che è impossibile secondo le leggi della fisica.
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Vanna Melia
Saturday, 14 December 2024 17:54
Cari compagni, vi anticipo una parte del mio futuro articolo che si intitolerà “Ancora su Stalin e le quattro leggi generali della dialettica”.
" Primo interrogativo teorico sorto in campo ontologico: nel 1938 Stalin realmente escluse la negazione della negazione dalle leggi generali della dialettica e dai "tratti fondamentali della dialettica" per usare la terminologia adottata dal leader comunista georgiano nel suo scritto "Materialismo dialettico e materialismo storico"?
Il filosofo francese Louis Althusser, nel suo libro “Per Marx”, al capitolo 6 e alla nota 41 di quest'ultimo scrisse, senza manifestare alcun dubbio, sull'esistenza molto concreta del ripudio da parte di Stalin della legge della negazione, sostenendo altresì che tale rifiuto sarebbe stato riconosciuto come un atto teorico di saggezza del leader comunista georgiano; a sua volta il teorico antistalinista Adrian Johnston, ancora all'inizio del 2017, riconobbe come un dato di fatto sicuro l'eliminazione da parte di Stalin della negazione della negazione dal novero delle leggi generali della dialettica. (L. Althusser, "Per Marx", Editori Riuniti; A. Johnston, "Holding Lenin together: hegelianism and dialectical materialism", in crisiscritique.org, 1 marzo 2017)
Si può del resto rileggere 10, 100, 1000 volte il pezzo in oggetto di Stalin rispetto ai tratti fondamentali della dialettica, ma non si troverà mai e poi mai alcun accenno, qualunque riferimento alla negazione della negazione al suo interno.
Secondo problema: Stalin nel 1938 aggiunse due nuove leggi generali alla dialettica marxista, incrementandone quindi il numero di leggi generali e di "tratti fondamentali" fino a quattro?
Rileggiamo assieme il passaggio decisivo di Stalin in questo senso, contenuto nel suo scritto sopracitato del 1938.
1) Il metodo dialettico marxista è caratterizzato dai seguenti tratti essenziali.
a) contrariamente alla metafisica, la dialettica considera la natura, non come un ammasso casuale di oggetti, di fenomeni, staccati gli uni dagli altri, isolati e indipendenti gli uni dagli altri, ma come un tutto coerente unico, nel quale gli oggetti, i fenomeni sono organicamente collegati fra di loro, dipendono l'uno dall'altro e si condizionano reciprocamente...
b) contrariamente alla metafisica, la dialettica considera la natura non come uno stato di riposo e di immobilità, di stagnazione e di immobilità, ma come uno stato di movimento e di cambiamenti perpetui, di rinnovamento e sviluppo incessanti, dove sempre qualche cosa nasce e si sviluppa, qualche cosa si disgrega e scompare.
Perciò il metodo dialettico esige che i fenomeni vengano considerati non solo dal punto di vista dei loro mutui legami e del loro condizionamento reciproco, ma anche dal punto di vista del loro movimento, del loro cambiamento e del loro sviluppo, dal punto di vista del loro sorgere e del loro sparire.
Per il metodo dialettico è soprattutto importante, non già ciò che, a un dato momento, sembra stabile, ma già incomincia a deperire, bensì ciò che nasce e si sviluppa, anche se, nel momento dato, sembra instabile, poiché, per il metodo dialettico, solo ciò che nasce e si sviluppa è invincibile". ( I. V. Stalin "Materialismo dialettico e materialismo storico", in marxists.org; A. Zhdanov, "O marxismo è a Revolucao
na filosofia" in marxists.org)
Stalin continuò la sua lucida esposizione mettendo subito dopo in risalto altri due tratti fondamentali e leggi generali della dialettica, anche se per così dire "tradizionali" e dati per scontati da alcuni decenni da parte dei marxisti: e cioè i salti di qualità determinati da accumulazioni di quantità giunte a un determinato punto critico e, infine, l'unità-lotta reciproca tra opposti, tra tendenze e controtendenze all'interno degli stessi enti, cose e processi materiali.
Terza questione: Stalin aveva ragione ad enucleare le due sopracitate e nuove leggi della dialettica?
La risposta è sicuramente positiva.
La "rete di Indra", la legge dell'interconnessione universale genialmente delineata da Stalin per il materialismo dialettico costituisce una realtà concretissima e multiforme.
Tale dinamica di valore cosmico ha infatti trovato una tra le sue innumerevoli conferme nella realtà del livello di materia più piccolo e subatomico, attraverso il fenomeno dell'entanglement quantistico, accertato ormai da molti decenni dalla praxis scientifica: è un processo globale per cui due o più sistemi fisici, di regola due particelle, costituiscono dei sottoinsiemi correlati di un sistema più ampio, nel quale la misura dinamica grandezza di un sottoinsieme (una particella, ecc.) determina simultaneamente anche il valore dell' altro-degli altri sottosistemi, indipendentemente dalla separazione spaziale (anche enorme) esistente tra di essi.
" Oltre 12 miliardi di anni fa, della luce venne emessa da un oggetto celeste estremamente luminoso detto quasar e iniziò un lungo viaggio verso un pianeta che non esisteva ancora. Più di 4 miliardi di anni dopo, altri fotoni lasciarono un altro quasar per intraprendere un percorso simile. Mentre si formavano la Terra e il suo sistema solare, la vita evolveva e gli esseri umani cominciavano a studiare fisica, le particelle proseguirono per la loro strada. Giunsero, infine, sull’isola La Palma delle Canarie, in un paio di telescopi disposti per un esperimento volto a verificare la natura stessa della realtà.
L’esperimento era stato concepito per studiare l’entanglement quantistico, un fenomeno che connette i sistemi quantistici in modi che risultano impossibili nel mondo classico delle grandi dimensioni. Quando due particelle, come una coppia di elettroni, sono “entangled” (il termine inglese è ormai di uso comune per descrivere sistemi correlati quantisticamente, N.d.T.), è impossibile misurarne una senza ricavare qualche informazione sull’altra. Le loro proprietà, quali momento e posizione, sono inestricabilmente legate.
“L’entanglement quantistico comporta l’impossibilità di rappresentare un sistema quantistico composto in termini di descrizioni meramente locali, una per ciascun sistema”, spiega Michael Hall, fisico teorico dell’Australian National University.
Il fenomeno comparve per la prima volta nel corso di un esperimento mentale elaborato niente meno che da Albert Einstein. In un articolo del 1935, Einstein e due suoi colleghi mostrarono che se la meccanica quantistica descriveva pienamente la realtà, eseguire una misurazione su una parte di un sistema entangled avrebbe istantaneamente influenzato la nostra conoscenza delle future misurazioni dell’altra parte, verosimilmente inviando informazioni a velocità maggiore di quella della luce, cosa impossibile secondo la fisica conosciuta. Einstein parlò di “spettrale azione a distanza”, che implicava ci fosse qualcosa di fondamentalmente sbagliato nella nascente meccanica quantistica.
A decenni di distanza, l’entanglement quantistico è stato più volte confermato sperimentalmente. Mentre i fisici hanno imparato a controllarlo e a studiarlo, non hanno però ancora trovato un meccanismo per spiegarlo o raggiunto un accordo circa le sue implicazioni sulla natura della realtà.
“L’entanglement in sé e stato verificato da molti decenni” afferma Andrew Friedman, astrofisico della University of California di San Diego, il quale ha lavorato all’esperimento quasar, anche noto come “test di Bell cosmico”. “La vera sfida è che, pur sapendo che si tratta di una realtà sperimentale, non abbiamo una storia credibile su come funzioni effettivamente”.
“Nessuna informazione può viaggiare da un punto a un altro istantaneamente, ma interpretazioni diverse della meccanica quantistica accetterebbero o meno una qualche influenza nascosta”, dice Gabriela Barreto Lemos, ricercatrice post-doc presso l’International Institute of Physics in Brasile. “Ma qualcosa su cui possiamo essere d’accordo è questa definizione in termini di correlazione e statistica”. ("Alla ricerca dell’“entanglement", 14 gennaio 2019, in w3.inf.infin.it, traduzione di C. P. Maglione)
Per quanto riguarda invece il nostro pianeta, è invece il famoso scienziato Frank Raes a dichiarare che "tutto è interconnesso. E questo è facile da capire; basta guardarsi intorno: il mondo vivente, inclusi noi umani, e il mondo non vivente, sono interconnessi e fanno parte di un unico sistema che gli scienziati chiamano Sistema Terra. Negli ultimi 50 anni, la ricerca scientifica ha capito in dettaglio come funzionano queste interconnessioni, dal ciclo dell’acqua al ciclo del carbonio, fino al ciclo di tutte le sostanze presenti sulla Terra.
Il fatto che tutto sia interconnesso è meraviglioso, ma anche preoccupante. Perché se noi, esseri umani, iniziamo a causare danni in una parte del Sistema Terra, questi danni, a causa delle connessioni, possono facilmente estendersi ad altre parti del sistema”.( G. Malagola, "Tutto è interconnesso, anche il clima", 8 settembre 2020, in pressenza.com)
Parliamo finalmente di pratica.
Parliamo finalmente di scienza e risultati scientifici, compagni.
Solo in tal modo potremo parlare di logica dialettica, con il suo principio generale enuncleato da Burgio, Leoni e Sidoli ("Logica dialettica e l’essere del nulla") e secondo cui A = A e simultaneamente non A; solo in tal modo potremo anche comprendere la genialità di Stalin nel formulare e sintetizzare, nel suo scritto del 1938, le quattro leggi generali della dialettica.

Saluti comunisti da Vanna Melia
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Eros Barone
Saturday, 14 December 2024 12:05
Su Aristotele, sul principio di non-contraddizione e sulla dialettica sarebbe meglio che Vanna Melia si chiarisse le idee. In questa controreplica mi concentro invece sulla concezione della dialettica che è propria di Mao Tse-tung e, in particolare, sul concetto fondamentale di negazione della negazione. Orbene, secondo alcuni interpreti, Mao non avrebbe mai fatto uso dello schema triadico; per di più sembra anche averlo esplicitamente negato nel "Discorso filosofico" del 1964: «Engels ha parlato delle tre categorie ma per quanto mi riguarda io non credo in due di queste categorie. L’unità degli opposti è la legge veramente fondamentale, la trasformazione della qualità e della quantità l’una nell’altra è l’unità degli opposti ‘qualità e quantità’, e la negazione della negazione non esiste affatto» .
Andando avanti nella lettura del passo si comprende che questo rifiuto della negazione della negazione involge un’interpretazione della dialettica come serie di negazioni a catena del tipo: A è negato da B, che poi a sua volta è negato da C e così via: «Affermazione, negazione, affermazione, negazione. Ogni anello della catena degli eventi nello sviluppo delle cose è sia affermazione che negazione. La società schiavista negava la società primitiva, ma in rapporto alla società feudale era a sua volta l’affermazione. La società capitalista era la negazione in rapporto alla società feudale, ma è a sua volta l’affermazione in rapporto alla società socialista… In una parola, uno divora l’altro, uno spodesta l’altro; eliminata una classe, un’altra avanza; eliminata una società, un’altra avanza».
La famosa immagine del “divorare” viene qui usata come sinonimo della negazione e sembra inglobare il tema della sintesi, benché quest’ultima non venga intesa, come ordinariamente avviene nel linguaggio dialettico, quale sinonimo della negazione della negazione. Il divorare, tuttavia, esprime una sintesi nel senso che chi divora qualcosa anche se ne nutre, ne conserva qualche elemento o aspetto. Dice infatti Mao, nei già citati "Discorsi inediti", che analisi e sintesi sono indivisibili, trattandosi di un caso di unità degli opposti: «Sintetizzare il nemico vuol dire mangiarselo. Come abbiamo sintetizzato il Kuomintang? Non lo abbiamo forse fatto appropriandoci del materiale del nemico e trasformandolo? […] Anche il processo di mangiare è un processo di analisi e sintesi. Per esempio si mangia la polpa ma non il guscio del granchio. Lo stomaco poi assorbe la parte nutritiva e si libera della parte inutile. […] Marx ha tolto il guscio della filosofia di Hegel e ha assorbito la parte interna utile trasformandola nel materialismo dialettico».
In base a tutto questo non sembra perciò di dover opporre, come fanno taluni studiosi, lo schema binario di Mao a presunti resti di idealismo hegeliano impliciti nello schema, comprendente la negazione della negazione, ancora usato da Marx e da Engels. È il caso, tra gli altri, di Riccardo Guastini, autore di una saggio "Sulla dialettica", pubblicato in «Rivista di filosofia», 1, 1975, pp. 113-130. Non meraviglia che il rifiuto, prima, del concetto di negazione della negazione e poi della stessa dialettica, entrambe liquidate come superfetazioni di un caduco retaggio hegeliano, sia sfociato nell’adesione di questo studioso, un tempo marxista, ad un piatto positivismo. Occorre, semmai, tenere conto della diversità dei contesti. Per esempio, Marx nel "Capitale" dice che il capitalismo nega il possesso delle condizioni di lavoro da parte del lavoratore, mentre il comunismo nega il capitalismo riportando il possesso delle condizioni di lavoro al lavoratore, ma non più nella forma individuale precedente bensì in quella socializzata; e tutto questo viene espresso appropriatamente come negazione della negazione. Lo stesso dicasi per lo schema
dell’"Anti-Dühring" di Engels: comunismo primitivo-società classiste-comunismo moderno.
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Vanna Melia
Friday, 13 December 2024 18:28
È Eros Barone ad essere in grave errore.
Nella sua Metafisica, infatti, Aristotele espresse il principio di non contraddizione (A = A) in due modi, di cui il principale è
- "è impossibile che la stessa cosa sia insieme non sia".
Per quanto riguarda poi la questione del revisionismo, il compagno Stalin non era certo un revisionista ma, al contrario di Eros Barone, non accettava tra le leggi generali della dialettica la negazione della negazione.
Penso che Stalin avesse ragione, e invece torto Eros Barone.
Il compagno Mao Zedong, a sua volta, ritenne inesistente la negazione della negazione nei suoi Discorsi filosofici del 1964 (che sicuramente Eros Barone non conosce): ma Mao Zedong non era certo un revisionista, neanche nel 1964.
Penso che Mao Zedong avesse ragione a rifiutare come legge generale la negazione della negazione, e invece torto Eros Barone su questa rilevante questione teorica del materialismo dialettico.
Saluti comunisti da Vanna Melia
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paolobabini Paolo
Thursday, 30 January 2025 12:38
Quoting Vanna Melia:
È Eros Barone ad essere in grave errore.
Nella sua Metafisica, infatti, Aristotele espresse il principio di non contraddizione (A = A) in due modi, di cui il principale è
- "è impossibile che la stessa cosa sia insieme non sia".
Per quanto riguarda poi la questione del revisionismo, il compagno Stalin non era certo un revisionista ma, al contrario di Eros Barone, non accettava tra le leggi generali della dialettica la negazione della negazione.
Penso che Stalin avesse ragione, e invece torto Eros Barone.
Il compagno Mao Zedong, a sua volta, ritenne inesistente la negazione della negazione nei suoi Discorsi filosofici del 1964 (che sicuramente Eros Barone non conosce): ma Mao Zedong non era certo un revisionista, neanche nel 1964.
Penso che Mao Zedong avesse ragione a rifiutare come legge generale la negazione della negazione, e invece torto Eros Barone su questa rilevante questione teorica del materialismo dialettico.
Saluti comunisti da Vanna Melia



Mao cita la legge della negazione della negazione più volte, ma solo negli ultimi scritti la rifiuta. In quelli precedenti la afferma con la massima convinzione. Cito dalle "Opere" delle Ed. Rapporti Sociali, Milano, 1993


Volume 5

“La rivoluzionaria teoria completa della dialettica materialista fu creata da Marx e da Engels e sviluppata da Lenin. Attualmente, con la vittoria del socialismo in Unione Sovietica e data l’epoca rivoluzionaria che il mondo attraversa, questa teoria è entrata in una nuova fase di sviluppo che ha allargato e ha arricchito il suo contenuto.
I contenuti di questa teoria sono i seguenti: la legge dell’unità degli opposti; la legge della trasformazione reciproca di qualità e quantità; la legge della negazione della negazione.” (Mao, Opere, vol. 5, pag. 157)

I sostenitori della logica formale non si rendono conto che le cose e i concetti delle cose si sviluppano e che nel processo di sviluppo delle cose e dei concetti non solo emergono gli aspetti contraddittori in essi contenuti, ma questi elementi contraddittori possono essere rimossi, negati e risolti dando luogo a una terza cosa che è non-A e non-B, possono diventare una nuova e più alta cosa o concetto.
Il pensiero giusto non deve escludere il terzo, non deve escludere la legge della negazione della negazione. Secondo la legge del terzo escluso nella contraddizione tra proletariato e borghesia l’elemento giusto o è il primo o è il secondo: non ci può essere una società senza classi (pag. 232)
Anche la legge del terzo escluso propria della logica formale fa da sostegno alla sua legge di identità che ammette solo lo stato stazionario di un concetto e che contrasta con il suo sviluppo, contrasta i salti rivoluzionari e contrasta la negazione della negazione. (pag.233)


• “Il cosiddetto processo dialettico di sviluppo della realtà e della conoscenza è un processo di reciproca trasformazione di qualità e quantità, di un’unità di opposti, di negazione della negazione.
• Le parole di Engels sulle tre leggi della dialettica sono molto giuste.
• L’errore della logica formale è la percezione della negazione come negazione esteriore tra un processo e un altro, negazione che per di più è considerata come negazione assoluta. Questo approccio travisa completamente la realtà. L’opposto di questo approccio è il materialismo dialettico, ossia l’osservazione e lo studio scientifico. La realtà materiale è automovimento e per di più questo automovimento è interconnesso con altri. Ogni processo si muove in avanti a causa della lotta degli opposti e attraverso brusche trasformazioni (salti) cambia e si muove in direzione opposta. Tutta la storia dello sviluppo di un processo è fatta di una tesi, un’antitesi che nega la tesi e una sintesi che è la negazione della negazione posta dall’antitesi. La tesi contiene già la contraddizione o antitesi in se stessa, anche l’antitesi contiene la tesi in se stessa e la sintesi contiene sia la tesi sia l’antitesi. La cosiddetta negazione, come ha detto Lenin, “non è né una negazione a caso o completa, né una negazione scettica e oscillante; è piuttosto la negazione come un elemento che preserva la connessione, un elemento di affermazione, ossia senza oscillazione, senza scetticismo”. La negazione non distrugge ogni cosa e non fa piazza pulita del passato, non è assoluta. Le cose che vengono prima contengono le cose che vengono dopo, le cose che vengono dopo contengono le cose che vengono prima. Senza il movimento di negazione, non c’è movimento di affermazione. Per tutti i processi è così.
• La negazione è lo sviluppo sempre maggiore di un processo. Una negazione dialettica non costituisce una rottura completa col passato, la sua eliminazione completa. La prima negazione pone la possibilità della seconda negazione. Una negazione dialettica è la causa del movimento di un processo di sviluppo; questa negazione si manifesta in due aspetti: un aspetto è il superamento, ossia la vittoria sull’aspetto principale della vecchia cosa che non può essere preservato; l’altro aspetto è l’affermazione, ossia l’affermazione di una condizione e la preservazione di vari aspetti della vecchia cosa che temporaneamente possono ancora esistere.” (Mao, Opere, cit, pag. 241)

Volume 14
Il campo della filosofia è la lotta fra due opposti: la concezione del mondo è il risultato della lotta tra materialismo e idealismo, il metodo è il risultato della lotta tra dialettica e metafisica. L’antagonismo nell’unità esiste tra noi e Chiang Kai- shek, tra noi e i democratici. In ogni fenomeno coesistono due aspetti in contraddizione. Stalin nella dialettica ha fatto degli errori. Penso alla “negazione della negazione”. La Rivoluzione d’Ottobre ha negato il capitalismo, ma egli non riconosce che il socialismo potrebbe, a sua volta, essere negato. Noi riteniamo che il mondo è sia stabile sia instabile. Il socialismo potrebbe un giorno scomparire. Se si dice che vi è una sovrastruttura sociale che non perirà mai, questo non è marxismo, non è altro che religione. (pag. 63, gennaio 1957)
Volume 15
L’Associazione dei giornalisti ha convocato due riunioni: una ha rappresentato la negazione, l’altra la negazione della negazione; questo è successo in appena un mese o poco più ed è un riflesso dei rapidi cambiamenti avvenuti in Cina. Le riunioni sono state proficue. Alla prima, “nuvole nere incombevano sulla città minacciando di farla crollare”, secondo l’espressione usata dalla linea reazionaria borghese nel campo del giornalismo. Alla seconda, iniziata nei giorni scorsi, l’atmosfera è cambiata, gli elementi di destra hanno continuato a resistere ostinatamente, ma si può dire che la maggioranza ha trovato un orientamento corretto. (pag. 78, luglio 1957)

Volume 16
Ogni cosa che esiste genera sempre il suo contrario. La dialettica greca, la metafisica del Medioevo, il Rinascimento delle belle arti: ecco un caso di negazione della negazione.
È così anche per la Cina. All’Epoca dei Regni combattenti cento scuole gareggiavano tra loro, ciò prova che la dialettica esisteva già. I libri canonici dell’epoca feudale invece erano intrisi di metafisica. Adesso si parla di nuovo di dialettica.
Tu che conosci bene la questione, è esatto, compagno Fan Wen-lan? Secondo me, tra quindici anni saremo sicuramente pretenziosi e sciovinisti. Non ne dobbiamo aver paura. Dovremmo forse, per timore dello sciovinismo, abbando- nare la lotta per la costruzione di un grande paese socialista? Anche se diventassimo un grande paese sciovinista, ciò finirebbe per generare un effetto contrario; qualcosa di giusto sostituirà lo sciovinismo, perché dovremmo aver paura? In un paese socialista è impossibile che tutti diventino sciovinisti. La dialettica di Lenin, alcuni aspetti metafisici di Stalin e la dialettica attuale: ecco ancora la negazione della negazione. (pag. 46, maggio 1958)

Dai tempi di Shih Huang-ti18 i cinesi non hanno mai rispettato gli stranieri e un tempo li chiamavano barbari. Verso la fine della dinastia Ching19, quando gli stranieri attaccarono e penetrarono in Cina , i cinesi si spaventarono, divennero schiavi e si sentirono inferiori. Boriosi in altri tempi, siamo oggi troppo umili. Ecco la negazione della negazione. (pag. 69, maggio 1958)
Volume 19
Dobbiamo anche renderci conto dell’esistenza di una lotta tra le classi e ammettere la possibilità della restaurazione da parte delle classi reazionarie. Dobbiamo acuire la nostra vigilanza ed educare come si conviene la nostra gioventù, i quadri, le masse e i quadri a livello intermedio e di base. Anche i vecchi quadri devono studiare questi problemi ed essere educati. Altrimenti un paese come il nostro può ancora muovere verso il proprio opposto. Tuttavia anche muovere verso il proprio opposto non sarebbe tanto grave perché ci sarebbe ancora la negazione della negazione e dopo noi potremmo muovere verso il nostro opposto ancora una volta. Se la generazione dei nostri figli si avvia verso il revisionismo e si muove così verso l’opposto in modo che anche se nominalmente hanno ancora il socialismo di fatto è capitalismo, state certi che saranno allora i nostri nipoti a sollevarsi e a spodestare i loro padri, perché le masse non saranno soddisfatte. (pag. 94.settembre 1962)

Volume 22
“Engels ha parlato delle tre leggi, ma per quanto mi riguarda io non credo in due di quelle leggi della dialettica. L’unità degli opposti è la legge veramente fondamentale, la trasformazione della qualità e della quantità l’una nell’altra è l’unità degli opposti qualità e quantità e la negazione della negazione non esiste affatto. La giustapposizione sullo stesso piano della trasformazione della qualità e della quantità l’una nell’altra, della negazione della negazione e della legge dell’unità degli opposti è “triplicismo”, non monismo. La cosa veramente fondamentale è l’unità degli opposti. La trasformazione della qualità e della quantità l’una nell’altra è l’unità degli opposti qualità e quantità. Non esiste una cosa come la negazione della negazione. Affermazione, negazione, affermazione, negazione ... ogni anello della catena degli eventi nello sviluppo delle cose è sia affermazione che negazione. La società schiavista negava la società primitiva, ma in rapporto alla società feudale costituiva, a sua volta, l’affermazione. La società feudale costituiva la negazione in rapporto alla società schiavista, ma in rapporto alla società capitalista era a sua volta l’affermazione. La società capitalista era la negazione in rapporto alla società feudale, ma è a sua volta l’affermazione in rapporto alla società socialista.” (Mao, Opere, cit. vol. 22, pag. 41)

Infine

Volume 23
“CONTRADDIZIONI (30 luglio 1966) Anche il passaggio da un cambiamento quantitativo a un cambiamento qualitativo e la negazione della negazione sono entrambe unità di opposti. Comunque la mettiate, si tratta pur sempre di lotte tra opposti. La dialettica può diventare monista, non è mai pluralista. La natura e la società sono piene di contraddizioni. Appena una contraddizione viene risolta, ne sorge una nuova. Non esistono né mondi né società senza contraddizioni. Talvolta ci può capitare di non essere in grado di individuare una contraddizione specifica, ma nondime- no essa esiste. Le contraddizioni sono la forza che determina lo sviluppo di ogni cosa. Così è stato in passato, così è oggi, così sarà in futuro.” (Mao, Opere, vol, 23, cit. pag. 81)
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Eros Barone
Thursday, 12 December 2024 23:46
L'autrice dell'articolo commette un grave errore attribuendo ad Aristotele lo schemino steretipo della tautologica relazione A = A. Al contrario, Aristotele è certamente tra i massimi teorici del divenire del reale e della sua sintesi dinamica nel pensiero. Non a caso, nella "Metafisica" (1054b, 25 sgg.) Aristotele scrive quanto segue: "...ciò che è differente da qualcosa è sempre differente per qualche cosa, tanto che necessariamente ci deve essere qualcosa di identico, per cui sono differenti". Anche nella negazione e nella negazione della negazione si manifesta il carattere intrinsecamente positivo della dialettica, che sta dunque nel non condurre mai al nulla, ma sempre e solo a risultati. Naturale quindi che sia positiva, e nel contempo drammatica, la negazione della negazione, cioè lo sviluppo e l'approfondimento del movimento. Così, il capitalismo industriale moderno nacque per mezzo di una terrificante negazione di massa, opera non di un singolo oppressore e sfruttatore e nemmeno della volontà diabolica di molti, o anche tutti i capitalisti, bensì di una forza oggettiva, immanente ai processi di produzione, invincibile, che portò al potere il capitalista collettivo. Di fronte a questo processo oggettivo, non c'è revisione dei princìpi del marxismo che tenga: princìpi che accade di sentir spregiati come "dogmi", quasi bastasse l'ingiuria a cancellarne il carattere necessario di leggi formulate con rigore analitico. Tuttavia, anche se teoricamente fragile, il revisionismo è una realtà meno profonda del movimento oggettivo della storia: "La produzione capitalistica - scrive Marx nel "Capitale" (libro I, Einaudi, Torino 1975, p. 937) - genera essa stessa, con l'neluttabilità di un processo naturale, la propria negazione. E' la negazione della negazione", che dà luogo ad una formazione sociale qualitativamente nuova.
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paolobabini Paolo
Thursday, 30 January 2025 12:43
Quoting Eros Barone:
L'autrice dell'articolo commette un grave errore attribuendo ad Aristotele lo schemino steretipo della tautologica relazione A = A. Al contrario, Aristotele è certamente tra i massimi teorici del divenire del reale e della sua sintesi dinamica nel pensiero. Non a caso, nella "Metafisica" (1054b, 25 sgg.) Aristotele scrive quanto segue: "...ciò che è differente da qualcosa è sempre differente per qualche cosa, tanto che necessariamente ci deve essere qualcosa di identico, per cui sono differenti". Anche nella negazione e nella negazione della negazione si manifesta il carattere intrinsecamente positivo della dialettica, che sta dunque nel non condurre mai al nulla, ma sempre e solo a risultati. Naturale quindi che sia positiva, e nel contempo drammatica, la negazione della negazione, cioè lo sviluppo e l'approfondimento del movimento. Così, il capitalismo industriale moderno nacque per mezzo di una terrificante negazione di massa, opera non di un singolo oppressore e sfruttatore e nemmeno della volontà diabolica di molti, o anche tutti i capitalisti, bensì di una forza oggettiva, immanente ai processi di produzione, invincibile, che portò al potere il capitalista collettivo. Di fronte a questo processo oggettivo, non c'è revisione dei princìpi del marxismo che tenga: princìpi che accade di sentir spregiati come "dogmi", quasi bastasse l'ingiuria a cancellarne il carattere necessario di leggi formulate con rigore analitico. Tuttavia, anche se teoricamente fragile, il revisionismo è una realtà meno profonda del movimento oggettivo della storia: "La produzione capitalistica - scrive Marx nel "Capitale" (libro I, Einaudi, Torino 1975, p. 937) - genera essa stessa, con l'neluttabilità di un processo naturale, la propria negazione. E' la negazione della negazione", che dà luogo ad una formazione sociale qualitativamente nuova.


La questione, sul piano politico, sta nel fatto che la negazione semplice corrisponde a tutti quelli che sono "anti", che sono contro lo stato di cose esistente, mentre la negazione della negazione corrisponde a chi non si limita a criticare l'esistente, ma costruisce. E' la differenza tra essere contro qualcosa ed essere per qualcosa. La negazione semplice è astratta, la negazione della negazione è concreta.. Il passo di Lenin dei Quaderni filosofici citato anche da Mao prima che cambiasse idea sulla materia è cruciale.
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