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L'ascesa cinese: Boldrin guarda il dito e non vede la luna

di Paolo Baldi

nvòoisdofhbHo visto il video di Michele Boldrin “Le cause della crescita cinese”. L’ho visto una sola volta, senza l’intenzione di scriverci qualcosa sopra ma condividendo i miei pensieri nella chat di amici in cui il video era stato inoltrato. Non voglio fare una risposta puntuale del video: guardare i video di Michele Boldrin può causare forte emicrania e reflusso gastrico, figuratevi guardare due volte lo stesso video!

Tralasciando le battute, voglio solo gettare luce su ciò che Michele Boldrin ha omesso per due motivi:

  • Michele Boldrin è un opinion leader. La sua opinione trascende la sua persona. Le sue opinioni hanno una certa rilevanza in quel poco di dibattito pubblico che esiste in Italia. Sarebbe interessante instaurare un dialogo sul come dobbiamo rapportarci con la Cina. Michele Boldrin - per quanto guardi il dito e non veda la luna - ha intavolato il discorso con un approccio realista e concreto. Quest'approccio può portare a una maggiore comprensione reciproca, il che è fondamentale di questi tempi. Questo è l’aspetto positivo del video e dobbiamo lavorare per approfondire dibattiti sul tema.
  • È importante capire che spesso la falsa coscienza e le narrazioni parziali vengono costruite attraverso certi frame interpretativi che, seppur senza ricorrere a menzogne, non mostrano la realtà complessiva. Omissione e ripetizione sono le parole d’ordine della falsa coscienza.[1]

Michele Boldrin è un economista. Il suo frame interpretativo è economicistico e omette (volontariamente) la sfera politica, sociale e ideologica. Ma ciò che rende l’ascesa economica cinese unica è il suo rapporto con la sovrastruttura politica e ideologica. Per questo dico che Michele Boldrin guarda il dito (economia) ma non vede la luna (politica).

L’argomentazione di Michele Boldrin si può riassumere così: l’ascesa economica cinese non ha nulla di speciale. La leadership cinese ha usufruito dei vantaggi comparati derivati dall’avere un enorme forza lavoro estremamente povera e quindi disposta a essere sfruttata dai capitalisti occidentali (in quanto lo stipendio da loro offerto era comunque molto maggiore rispetto alle altre opportunità di lavoro).

In cambio i cinesi hanno voluto la conoscenza tecnologica occidentale e i lavoratori cinesi hanno sviluppato un grande know-how dei processi produttivi. Lo statalismo in economia è tipico di ogni economia in ascesa e non una caratteristica tipica dell’ascesa cinese. La numerosità della classe lavoratrice cinese e il grande valore attribuito allo studio (e, aggiungo io, al merito) della cultura cinese spiegano perché questo sviluppo economico sia più duraturo di altri. Quindi, lo sviluppo economico cinese non è che l’applicazione delle teorie economiche in una società che valorizza molto il capitale sociale.

Sorgono delle riflessioni:

Il fattore culturale può spiegare le differenze tra sviluppo cinese e sviluppo italiano, ma la cultura cinese e giapponese sono decisamente piú affini e il tracollo dell’economia giapponese è difficilmente spiegabile all’interno del ragionamento di Michele Boldrin.

Michele Boldrin scopre l’acqua calda dicendo che la crescita economica cinese è l’applicazione delle teorie economiche. La crescita economica non può che conformarsi alle teorie economiche. Se non lo facesse, sarebbero le teorie ad essere sbagliate. Quindi è la crescita empirica a stabilire quali sono le leggi della crescita economica. I cinesi hanno imparato dagli esempi empirici di crescita economica e adattato le teorie alla loro situazione concreta.

Detto questo, passiamo all’aspetto politico. Mao ha inteso la rivoluzione come una trasvalutazione di tutti i valori. Una battaglia permanente, tanto strutturale quanto sovrastrutturale, tra socialismo e capitalismo, tra sfruttati e sfruttatori, tra popolo e nemici del popolo. Ma i cinesi venivano dal secolo di umiliazione, la Rivoluzione repubblicana del 1911, il caos dei governi dei signori della guerra, la guerra di Resistenza contro il Giappone, la guerra civile tra nazionalisti e comunisti, il grande balzo in avanti e la rivoluzione culturale. Ciò che volevano era la stabilità e lo sviluppo economico. Se il Partito Comunista Cinese non fosse stato in grado di garantirglieli, avrebbe perso “il cuore e le menti” del popolo e quindi la legittimità a governare.

Quindi Deng Xiaoping e i suoi successori modellano il Partito Comunista Cinese al fine di renderlo l'avanguardia che garantisca la crescita economica e la stabilità. Ciò ha comportato una selezione dei vertici del Partito incentrata sulla competenza tecnica nel creare crescita economica più che sulla fedeltà politica al marxismo e il suo studio. Ai dirigenti locali è stato permesso di “emancipare l’ideologia (o il pensiero)” e sperimentare. I dirigenti delle zone con la maggiore crescita economica venivano promossi ai vertici del Partito.

“Non importa se il gatto è bianco o nero, purché catturi i topi” significa che una volta che il Partito abbia stabilito che la prosperità materiale della popolazione è l’obiettivo, ogni modo per raggiungerlo è lecito. Ciò può sembrare una bestemmia ai marxisti meccanicisti, cioè coloro che pensano che la creazione del mercato provochi meccanicamente il dominio del capitale nella sfera ideologica e politica. Questi non comprendono la natura dialettica del rapporto tra struttura e sovrastruttura: le due sfere si influenzano reciprocamente.

Deng Xiaoping era consapevole che questi cambiamenti nella struttura economica avrebbero inevitabilmente influenzato la sfera politica e ideologica, quindi insieme alle quattro modernizzazioni economiche ha stabilito i quattro principi cardinali:

  1. Aderire alla via socialista
  2. Aderire alla dittatura del proletariato (in seguito ribattezzata "dittatura democratica del popolo")
  3. Aderire alla leadership del Partito comunista
  4. Aderire al marxismo-leninismo e al Pensiero di Mao Zedong.

Essere consapevoli delle tendenze sovrastrutturali generate dalla struttura economica permette di contrastarle coscientemente. La stabilità è la precondizione dello sviluppo e lo sviluppo genera stabilità.

Seppur contrastate, queste tendenze rischiavano di evolversi in una direzione che avrebbe fatto perdere al Partito Comunista Cinese “i cuori e le menti” (noi diremmo “l’egemonia”) del popolo e quindi, sotto la leadership di Xi Jinping, l’economia politica marxista e la lotta ideologica vanno di pari passo. La contraddizione principale muta e il Partito deve lavorare per uno sviluppo complessivo, materiale e spirituale, equo e sostenibile. Quindi, nella selezione dei vertici del Partito torna centrale lo studio del marxismo. La campagna anti-povertà e la politica di prosperità condivisa sono rese possibili dalla campagna anti-corruzione e di rettificazione ideologica del Partito. Senza un approccio olistico è impossibile comprendere la linea del Partito Comunista Cinese.

Dopo questo brevissimo riassunto dell’aspetto politico, organizzativo e ideologico dell’ascesa economica cinese, cosa la rende unica?

È la prima volta che un Paese sfida l’ordine internazionale unipolare all’interno delle sue regole e pacificamente rimanendo indipendente:

  • L’Unione Sovietica ha creato un blocco contrapposto. Ciò ha portato la competizione con gli Usa sul piano militare. Ovvero hanno sfidato il nemico sul suo punto di forza. Se dovessi battere uno sportivo, preferirei sfidarlo in una competizione culturale piuttosto che in una atletica. Questo è il ragionamento alla base dello scontro asimmetrico. L’Unione Sovietica si è scontrata simmetricamente con gli Stati Uniti nel campo in cui questi erano imbattibili.
  • La Germania, l’Italia e il Giappone hanno avuto un’ascesa pacifica. Infatti, Michele Boldrin dice che il ruolo dello Stato cinese è stato speculare a quello dello Stato italiano durante il suo sviluppo economico. Sono d’accordo sul fatto che il mercato non sia affatto naturale ma il frutto di un grande lavoro di interconnessione materiale che può compiersi solo sotto una direzione politica centralizzata ed efficiente.
  • Ma adesso arriviamo alla luna, alla grande omissione di Michele Boldrin. A differenza di Germania, Italia e Giappone, lo sviluppo pacifico cinese è avvenuto mantenendo l’indipendenza politica. Questi tre paesi si sono sviluppati perché il loro sviluppo economico era favorito dagli Stati Uniti per ragioni geopolitiche.

Per esempio l’Italia era l’ago della bilancia europea tra comunismo e capitalismo, quindi il suo sviluppo economico è stato strumentale a tenere fermamente gli italiani nel campo del capitalismo. Una volta crollata l’Unione Sovietica, la nostra classe politica è stata sostituita da una banda di lacchè e svendipatria, eliminando ogni possibilità di ulteriore progresso.

Ciò è potuto avvenire perché non eravamo e non siamo un Paese indipendente e sovrano.

La Cina lo è. Anche lo sviluppo cinese è stato reso possibile dagli Usa in funzione anti-sovietica. Ma i comunisti cinesi, “attraversando il fiume testando le pietre” hanno saputo salvaguardare la propria indipendenza. Xi Jinping ha ereditato una Cina ricca come non mai, avendo la possibilità di concentrare la sua attività sul ristabilimento del controllo del Partito Comunista Cinese sull’economia e sulla sfera ideologica. I Cinesi hanno visto il crollo dell’Occidente: crisi finanziaria, populismo, pessima gestione della pandemia, polarizzazione politica, de-industrializzazione, crescente militarismo ecc e questo li ha resi ancora piú sicuri delle proprie possibilità e volenterosi di preservare le proprie tradizioni culturali.

Ci troviamo di fronte a una Cina che punta a diventare forte economicamente senza tralasciare la sfera spirituale. Il marxismo sinificato è il carburante spirituale del popolo cinese. La cultura cinese laica riesce a rimanere al passo con i tempi e formare un benefico sincretismo con il marxismo dal quale dovremmo imparare. L’occidente nichilista è sfidato da un popolo guidato dai valori marxisti e confuciani (ma non solo). Alla faccia della fine delle ideologie! Non vedere la centralità dell’ideologia nella Cina di Xi Jinping significa guardare il dito e non vedere la luna.

La rinascita della nazione cinese non si limita al sincretismo tra valori marxisti e valori umanisti della tradizione cinese ma è un progetto complessivo che mira a scardinare il primato tecnologico statunitense attraverso una competizione asimmetrica. Il saldo controllo del Partito sull’economia è strumentale alla direzione dell’innovazione tecnologica verso i settori della nuova rivoluzione tecnologica.

Il programma “Made in China 2025”, lanciato nel 2015, identifica i settori chiave in cui la Cina può diventare leader globale dell’innovazione: tecnologie dell'informazione (ICT), robotica e macchine avanzate, aeronautica e spaziale, veicoli a nuova energia, nuovi materiali, biomedicina, macchine agricole, apparecchiature navali high-tech, elettrodomestici intelligenti e l'innovazione verde e la produzione intelligente.

Questo è il motivo della crescente ostilità occidentale nei confronti della Cina, come ammesso anche dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale: “L’impatto ottenuto sull’economia mondiale da MIC 2025 è stato tale da influenzare le relazioni globali nel decennio successivo e da farne lo spauracchio per l’Occidente, mettendo in discussione il primato tecnologico e dunque economico sulla Cina che veniva considerato un fatto acquisito e praticamente insormontabile. Il piano è stato così la causa delle chiusure economiche verso la Cina dal 2017 in poi, tanto che i cinesi hanno smesso di utilizzare ufficialmente il nome, pur portandone avanti le politiche.”[2]

E adesso la Cina lavora per sviluppare le nuove forze produttive di qualità. Ha un tasso record di investimenti sul Pil: 58% rispetto alla media Ocse del 22%. La voce “ricerca e sviluppo” è passata da rappresentare l’1,91% del Pil nel 2012 al 2,68% del Pil del 2024. La quota sul Pil è cresciuta mentre il Pil cresceva, rendendo questo incremento di dimensioni strabilianti. L’ascesa cinese è destinata a non fermarsi.

Questa visione e pianificazione strategica è resa possibile dal fatto che la classe politica cinese lavora per servire il popolo cinese: questa è l’essenza della linea di massa, teorizzata da Mao e rispolverata da Xi Jinping. La fedeltà al marxismo ha permesso di mettere sempre al centro l’economia reale, cioè il lavoro.

La fedeltà al leninsmo ha permesso di ristabilire la disciplina nel Partito e quindi il controllo del Partito sull’economia e la tecnologia, dirigendola verso la direzione dell’indipendenza e della creazione di catene del valore indipendenti da quelle controllate dalla finanza statunitense. Made in China 2025 e la Belt and Road Initiative sono parte di un progetto complessivo di ampio respiro, in linea con la politica dell’economia duale: aumento dei consumi interni tramite la riduzione delle disuguaglianze per essere meno dipendenti dalle esportazioni, visto il crescente protezionismo dell’economia globale. Aumenteranno le importazioni dei beni ad alta intensità di lavoro insieme alle esportazioni dei beni ad alto valore aggiunto (ecco il ruolo dell’innovazione), in risposta al calo demografico (minore forza lavoro) e alla sempre maggiore istruzione del popolo cinese.

Quindi, se lo sviluppo economico italiano e cinese possono avere delle similitudini, omettere il fatto che lo sviluppo cinese non ha compromesso la stabilità del suo sistema e la sua indipendenza e sovranità significa guardare il dito e non vedere la luna.

Ecco il motivo per cui l’enfasi cinese sulla sicurezza è interpretata in Occidente come autoritarismo, mentre per i comunisti cinesi è la pre-condizione dello sviluppo, nonché il suo risultato. Il patto sociale tra la leadership cinese e il suo popolo è ben chiaro: il popolo deve avere assoluta fiducia nella leadership del Partito e il Partito deve servire il popolo. Sono i fatti a dimostrare che il Partito Comunista Cinese lavora duramente per servire il popolo, il resto sono inutili chiacchiere.


Note
[1] https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-generazione_antidiplomatica__come_la_narrazione_bellicista_ha_sconfitto_il_pacifismo/56812_57697/
[2] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/made-in-china-2035-sfida-finale-hi-tech-202053
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Comments

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Michelangelo Tumini
Tuesday, 09 September 2025 17:46
Finalmente un articolo che ha creato una discussione storiografica e non solo. Ma la domanda che mi sono posto dopo la lettura del testo a firma Baldi è la seguente è Boldrini che ha visto soltanto il dito, oppure Baldi che si diletta a vedere solo la luna rappresentando un Paese come la Cina, la cui realtà economica e sociale in particolare, almeno per me, è veramente molto difficile fare un'analisi appropriata. Nonostante l'indubbia capacità per quel Paese di essere diventato molto attraente per tantissime ragioni, forse anche per merito di dirigenti politici che hanno tenuto la barra dritta su un obiettivo ed usare la mano ferma ed oserei anche dire anche pesante sulle scelte economiche, che sono senza ombra di dubbio "monopoliste". Intese queste nella loro accezione tanto sul piano dell'uso delle risorse naturali, che su quelle umane, che nel tempo si sono rivelate concorrenziali. Non a caso tanto le nostre imprese delocalizzano le loro produzioni, depauperando le nostre regalando agli altri Paesi e tra essi anche la Cina di fatto i nostri mercati. Scelte che costrinsero a chiusure di interi settori produttivi, con riduzione di personale e ricorso alla cassa integrazione per ore infinite addossandole il costo al debito pubblico ed altri settori produttivi. Tanto che il Sindacato si è dovuto riconvertire dalla tutela del lavoro a garantire servizi, invece, come ripetevo in tante assemblee, di allargare i diritti da noi conquistati con lo Statuto dei diritti dei lavoratori, anche ai lavoratori di quelle nazioni in cui avevamo delocalizzato Cina Compresa. Boldrini si è limitato ad evidenziare l'uso capitalista dei mezzi di produzione nell'economia cinese, io chiedo a Baldi ed a tutti gli altri, analizziamo con laicità i danni prodotti dalle scelte politiche fatte dopo lo sviluppo economico creato in Italia ed in Europa tra gli anni 50 e fine anni 70, ed in particolare dopo la morte di Berlinguer. Per comprendere quanti e quali danni ha prodotto una errata applicazione delle indicazioni politiche che Berlinguer in parte attuate tra il 75 ed 80 del 1900 e l'uso strumentale delle fantomatiche Brigate Rosse.
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Alfred
Tuesday, 09 September 2025 23:36
Quando scrive
analizziamo con laicità i danni prodotti dalle scelte politiche fatte dopo lo sviluppo economico creato in Italia ed in Europa tra gli anni 50 e fine anni 70,

Ha presente che l'italia era in europa ok e... nel mondo? Dal 79 la tatcher inizia a essere primo ministro uk, nei primi 80' Reagan porta l'edonismo reganiano anche nelle colonie europee. Quello che si muove negli egemoni si trasmette agli egemonizzati. Non tutto e' partorito in Italia. Dal 91 con crollo urss ha inizio la fine della storia... possiamo estrapolare l'italia da quello che accade nel mondo? Dal non esiste la societa', ma solo gli individui? L'italia viveva in una bolla? Quando poi nel 95 arriva il wto e' la festa dell'organizzazione del commercio basata sulle regol...pardon, sulle delocalizzazioni, sugli arbitrati che strozzano le legislazioni di tutela dei paesi meno forti (e quindi danno scorrazzare quelli piu forti, l'occidente collettivo, il padrone dell'occidente collettivo), la pacchia delle regole del neoliberismo, sfrenato che celebra la sua vittoria, il dumping salariale la finanziarizzazione e si fottano gli operai che finalmente si produce in Turchia, in Messico e ovunque e a loro restano i servizi (spesso quelli igienici, da pulire) e salari da fame, preferibilmenre in nero. Non solo in italia. Nel 2004 in Usa si pubblicava il libro "Una paga da fame" Come (Non) Si Arriva A Fine Mese Nel Paese Più Ricco Del Mondo di Barbara Ehrenreich. ogni tanto mi torna in mente quando sento paghe di tre euro ora, giornate di 12 ore nella ristorazione, in agricoltura, in officina, nei cantieri ecc
Dal 2004 era gia cosi in casa del nostro padrone che detta la linea. Possiamo parlare di sola italia e dinamiche italiane? Della sola Grecia senza la troika europea? Delle meraviglie dell'Ue e dei suoi burocrati non eletti? Lo chiedo perche' i nostri politici e le nostre politiche anche industriali oltre che incompetenti sembrano in forma di zerbino e non da oggi...
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Michele Castaldo
Monday, 08 September 2025 08:26
Ai bambini si racconta che la befana, una vecchia che trasvola pel cielo a cavallo di una scopa, con due sacchi uno con carbone e uno con dolciumi da immettere nei comignoli per i bambini buoni e quelli cattivi.
Un tempo forse certi bambini potevano anche crederci.
Allo stesso modo Paolo Baldi crede e da' da credere che la Cina stia procedendo il suo cammino verso il socialismo col Partito che ha saputo attraversare l'insidiosa fase dell'accumulazione forzata per uscire dall'arretratezza rispetto al l'Occidente.
Paolo Baldi conosce poco la storia e ancor meno ne sa di leggi dell'economia.
Per la storia andrebbe ricordato che la Russia fu indotta, dall'avanzare della rivoluzione industriale, nel 1861, alla riforma che libero' dalla schiavitù della gleba i braccianti agricoli, renderli "liberi" e offrirli al capitale europeo a prezzi inferiori dei loro lavoratori autoctoni.
La Cina di Den Xiao ha dovuto fare la stessa cosa, con una differenza temporale, dunque storica, dopo poco più di 100 anni.
La differenza fra le due fasi è nota, per chi è in grado di cogliere non solo la progressione storica, ma anche le conseguenze che comportano.
La Russia arretrata ma ricca di materie prime fu indotta a sviluppare un potenziale straordinario difensivo contro i continui tentativi di aggressione da parte dell'Occidente, cercando di sopravvivere di rendita vendendo le materie prime. E nel 1905 subi la famosa rivolta degli operai impiegati nelle aziende europee e schiavizzati. Fu una rivolta contro il capitale straniero cui segui la famosa domenica di sangue. Una decina di anni dopo, lo zar subi lo smacco di essere aggredito dall'esterno e - di conseguenze - da una prima rivoluzione interna, febbraio-marzo 1917. In novembre ci fu la famosa rivoluzione fatta dai braccianti e contadini poveri e medi, che scappavano da fronte di guerra per occupare le Terre, che rivendicavano il diritto alla proprietà.
Poi quella rivoluzione è stata romanzata piuttosto che essere storicizzata, cioè sulle cause che l'avevano provocata. Pazienza.
La Cina degli anni '70 fu obbligata ad accogliere gli ingenti capitali americani per accelerare la necessità storica di passare da una economia agricola artigianale a un poderoso sviluppo industriale. Gli americani si comportarono da apprendisti stregoni finanziando quelli che sarebbero diventati i loro peggiori concorrenti.
Tanto gli uni, gli americani che avevano estrema necessità di valorizzare oltremodo la loro l'accumulazione, quanto gli altri, i cinesi che avevano necessità di capitali per valorizzare il proprio sviluppo dovettero convenire a nozze a tappe forzate.
Den Xiao ping fu Il prodotto oggettivo di una necessità storica che le leggi dell'economia obbligavano, come detto.
Oggi la Cina è uno spietato concorrente capitalistico dell'Occidente e in primo luogo degli USA, mentre c'è chi crede alla befana che svolazza per il cielo per sviluppare il comunismo.
Avrebbe detto il grande Toto': il comunismo in Cina? Ma mi faccia il piacere!
La Cina è costretta a tentare di tenere un certo controllo governativo sulle grandi e grandissime imprese per evitare di disgregarsi per le conseguenze delle sue leggi impersonali. Ma nel contempo deve fare i conti con la decrescita della popolazione e l'agguerrita concorrenza internazionale delle sue merci. Ed ha tentato - per la prima volta nella sua millenaria storia - di mostrare i muscoli nei confronti di chi la minaccia, cioè gli USA, e nel farlo si è rivolta ai suoi prossimi confinanti: l'India, la Russia la Corea del nord oltre gli altri.
Ma attenzione: è un segno di forza e di debolezza nel contempo: di forza per quantità di popolazione e anche di armamenti, ma anche di debolezza, perché la crisi generale della produzione di valore e il calo demografico cominciano a mordere le caviglie anche dell'Asia.
Dunque: sveglia! Ragazzi, altro che comunismo cinese e sogni vari. È un mondo in subbuglio, dovuto a una crisi generale del modo di produzione capitalistico.
Michele Castaldo
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Alfred
Monday, 08 September 2025 12:00
Attenzione ai dettagli, please. I cinesi non fecero entrare i capitali esteri 'ndo ciapa ciapa.
I cinesi allestirono zone economiche speciali dove questi capitali potevano entrare e la Cina (il partito, i burocrati) osservare e modulare le dinamiche. La Cina non ha subito l'impatto che nel '91 ha subito la russia perche' ha programmato la gestione di uno sviluppo in cui la manodopera a basso costo era una componente, non quella fondamentale. I cinesi hanno sempre imposto, anche e soprattutto quando zona economica dpeciale e' diventata l'intera Cina, che le aziende straniere fossero affiancate da aziende locali e condividessero le tecnologie. Solo dei coglioni avidi come gli statunitensi potevano pensare che stavano usando i cinesi. I cinesi stavano usando loro e tutti gli altri. Vendevano la manodopera, incameravano tecnologia. Ma non si limitavano a questo. Laureano ogni anno oltre 12 milioni di persone in scuole che sono diventate di eccellenza mondiale e studiano le tecnologie che arrivano per migliorarle, sorpassarle, competere sui mercati. Potevano fare diversamente? Sapevano che era impossibile, le occupazioni occidentali sarebbero riprese e per motivi analoghi a quelli per cui avevano regalato loro il secolo coloniale. Credo che le dirigenze cinesi si siano rese conto che o diventavano Potenza o sarebbero stati sbranati da altre Potenze. In qualche modo non avevano scelta.
Che poi a me questo piaccia o no o sia marxista o no, non credo che avrei mai convinto i cinesi. Oltre questo si ricordi che nella Cina imperiale (qualche millennio) i sovrani sono stati giudicati dai popoli in base alla prosperita' che assicuravano. Niente prosperita' niente mandato del cielo ... morto un imperatore se ne fa un altro. Vale a dire che forse non era lontano un tempo in cui confrontando le loro vite con quelle esterne i
cinesi avrebbero potuto partorire un ingenuo gorbaciov. E' andata cosi e a chi oggi pensa alla denatalita' di un paese di un miliardo e 400 milioni direi che e' meglio guardare in casa. Moltissimi cinesi lavorano in Italia e nel mondo, se si creano condizioni favorevoli in Cina molti rientreranno e in ogni caso non mi sembra che ci sia un immediato dimezzamento della popolazione, che resterebbe sempre di 700 milioni, non bruscolini.
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Nicolai
Saturday, 06 September 2025 16:27
Importante analisi. Vorrei rilevare che lo scontro con gli Usa e il capitale mondiale ha avuto anche una base economica e politica. Cioè il capitale mondiale contava sul fatto che insieme allo sviluppo dell'industria si sarebbe sviluppato anche il capitale finanziario. Dunque per mezzo del potere finanziario avrebbero potuto controllare la Cina cosi come gli Usa hanno fatto e fanno col resto del mondo. Ovvero immettere dollari a buon mercato per un periodo per poi ritirare la emissione di dollari creando crisi negli altri Paesi. La Cina non si e' appunto sottomessa a questo sistema e non ha permesso alla finanza mondiale di dettare le condizioni per lo sviluppo economico. E' ciò che provoca l'irritazione degli Usa e Gb, perché non possono controllare la Cina per mezzo del potere finanziario. Come fecero col Giappone, ad esempio, con l'accordo del Plaza del 1985.
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Alfred
Saturday, 06 September 2025 08:14
Questa svendita è caduta su un popolo predisposto dal punto di vista razziale

Sorvolo sul resto, ma resto affascinato da questo dettaglio: la razza.
Puo' dettagliare?
E' affascinante scoprire dei neuroni prescientifici che blaterano di razza, ma mai dire mai, dettagli, la prego. La sua alta competenza in merito potrebbe dirci molto su come lei vede il mondo e sulla struttura e versione delle razze. Visto che e' cultore della materia (non e' la prima volta accenna, ammicca) immagino conosca a menadito le pubblicazioni nazi fasciste in merito. Ci dica, ci dica delle razze.
Lei di che razza e'?
Premetto che sono di razza umana, immagino lei sia di razza celestiale o, al minimo, Superiore.
Una curiosita' infantile la mia, che lei non vorra' deludere.
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Alfred
Saturday, 06 September 2025 08:15
Rispondevo a Lorenzo, sorry
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Lorenzo
Saturday, 06 September 2025 01:12
La Cina è uno stato confuciano che ha poco o nulla a che vedere col marxismo e altre categorie occidentali. Lo stesso Mao era confuciano e poi si convertì al marxismo coll'evidente scopo di fruire dell'aiuto sovietico e di crearsi appoggi nella sinistra occidentale.

Dietro il suo vertiginoso sviluppo economico c'è il suicidio delle plutocrazie occidentali, le cui classi dirigenti hanno realizzato utili immensi regalando all'ex-terzo mondo la nostra industria e la nostra tecnologia (processo che voi avete sostenuto di cuore salvo scandalizzarvi oggi se i lavoratori italiani si ritrovano in mutande).

Questa svendita è caduta su un popolo predisposto dal punto di vista razziale ( [CENSURATO CAUSA LEGGE MANCINO, QUELLA DA VOI SOSTENUTA CON ENTUSIASMO SALVO ALZARE ALTI LAI QUANDO IL REGIME TAPPA LA BOCCA ANCHE A VOI] ) e culturale (perché proviene dalla miseria più nera ed è quindi dotato di grande spirito di sacrificio).

Per quanto riguarda l'Italia il paragone è senza senso. Siamo un satellite conquistato e occupato militarmente, che sta all'impero americano come la Bielorussia alla Russia. Che volete parlare di sovranità e indipendenza?
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