Print Friendly, PDF & Email

linterferenza

Non ci sono vie di mezzo

Ugo Boghetta, Carlo Formenti, Mimmo Porcaro

euro fine1

Mentre scriviamo si sta insediando un governo che è espressione di una coalizione sociale instabile e che è destinato a sua volta a generare instabilità. La coalizione sociale va dalle medie e piccole imprese ai professionisti, dagli operai ai disoccupati e precari. L’egemonia spetta allo strato superiore, quello più direttamente favorito dalla flat tax. Ma questo strato, per recuperare quanto perduto a seguito della globalizzazione, deve necessariamente appoggiarsi allo strato inferiore e quindi abbozzare una redistribuzione di ricchezza. Da ciò nasce un programma che è un mix di reaganismo (taglio delle tasse) e di politica espansiva, una politica che, anche se non può affatto dirsi keynesiana (il deficit serve in gran parte a compensare il minore introito fiscale, l’occupazione è pensata come effetto indiretto della detassazione e degli incentivi alle imprese…) è comunque sufficiente a mettere in allarme la Commissione europea. Quanto maggiore sarà la redistribuzione verso il basso, tanto maggiore sarà l’urto con l’Unione europea. Al contrario, più il governo sarà accomodante con Bruxelles, più entrerà in conflitto coi suoi elettori: e non sarà sufficiente, a quel punto, dirottare la rabbia verso gli immigrati e verso tutte le altre “classi pericolose”. Il dominio incontrastato della borghesia transnazionale ha subito una battuta d’arresto: domani forse riuscirà ad assorbire la defezione della borghesia nazionale, ma per adesso l’acuta sofferenza degli strati popolari e delle piccole imprese fa sì che il governo debba accentuare l’instabilità e mettere sul tavolo, finalmente, le vere questioni. In prospettiva a pesare non sarà tanto quanto scritto nel programma ma l’andamento reale delle contraddizioni e l’emergere della vera natura dei soggetti della coalizione.

 

2

E’ per questo che, anche se negli ultimi giorni tutto è sembrato volgersi in commedia, la “crisi di maggio” ha rivelato la natura intimamente drammatica della politica italiana. Ed anche se il governo formato in extremis sembra aver rammendato gli strappi, esso sarà in realtà teatro ed attore di contrasti durissimi: tra le due componenti della maggioranza, tra il governo e l’Europa, oppure tra il governo e gli elettori.

Il fatto è che il centrismo, morto il 4 marzo, è stato definitivamente sepolto da Sergio Mattarella il 27 maggio. Il 4 marzo i bisogni, spesso disperati, di gran parte della popolazione italiana si sono espressi con nettezza e sembravano aver trovato un governo disposto, per amore o per forza, a rispondervi. Ma un’adeguata risposta metterebbe in crisi il rapporto dell’Italia con l’Unione europea: il 27 maggio la contraddizione principale del nostro paese è quindi esplosa direttamente. Innescata dagli scontri tattici di oggi l’esplosione ha rivelato in un lampo gli scontri strategici di domani. Certo, anche dopo la sepoltura il fantasma del centrismo continuerà a svolazzare qua e là, suggerendo moderazione e mezze misure: ma chiunque lo seguirà andrà incontro ad una sconfitta.

 

3

Tra le varie mosse dei protagonisti di questi giorni (non tutte geniali, bisogna dirlo) spicca quella di Sergio Mattarella. Inopinatamente (e, pensiamo, suscitando perplessità sia nei partiti amici che nei partner internazionali), il nostro non soltanto ha scelto di drammatizzare lo scontro in modi che non hanno precedenti, ma ha scelto anche di dire, e da subito, l’indicibile verità: e cioè che l’Unione europea e l’euro sono nemici della democrazia e della giustizia sociale. E’ difficile che siano state Berlino e Parigi a suggerire una mossa così scopertamente autolesionista. E’ più probabile che si tratti del panico di una classe dirigente che sta in piedi ormai solo grazie alla connivenza con l’Unione stessa e grazie alla tipica minaccia di tutti i “legittimisti”: dopo di noi il diluvio.

Com’è come non è, sta di fatto che il Presidente della Repubblica ha dichiarato che Bruxelles non consente nemmeno una parziale revisione della legge Fornero e nemmeno un timido abbozzo di sostegno al reddito. E che, se si deve scegliere, il Presidente della Repubblica sta con Bruxelles e non coi poveracci che devono fare un lavoro di merda fino a 67 anni o con quelli che un lavoro non ce l’hanno, nemmeno di merda. Questo, al di là del contenuto esplicito del discorso, è il significato implicito che gli italiani hanno colto benissimo. Che l’euro sia incompatibile con la democrazia e con la giustizia sociale, oltre che con una ragionevole logica economica, non lo dicono ormai solo i Giacché, i Bagnai, i Cesaratto, e non lo diciamo soltanto noi: lo dichiara ufficialmente la più alta autorità dello stato. Non appena l’idea della rottura dell’euro è passata dal regno della speculazione intellettuale a quello della pur remota eventualità politica, la risposta di fatto (per quanto mascherata con la burla Cottarelli) è stata lo scioglimento del Parlamento. Per tacere del riferimento “ai mercati” come fattore condizionante e ineludibile. Il secondo incarico a Conte, sembra togliere per il momento tutti d’impiccio, ma non può far dimenticare quel che si è visto.

 

4

E’ impossibile non comprendere la natura di questo passaggio e le sue conseguenze irreversibili su tutte le forze politiche italiane. Per la prima volta, ad una esplicita richiesta popolare di inversione di tendenza (poco importa, qui, se affidata a partiti che quasi certamente non sapranno realizzarla), avanzata nella forma più “solenne” possibile, ossia come scelta elettorale, è stata esplicitamente opposta l’indiscutibile “legge” dell’Unione europea, dell’euro e della Finanza: “mercati insegneranno agli italiani come votare” ha detto il commissario europeo. Per questo, d’ora in poi, chi non sostiene la necessità della rottura dell’Unione europea e dell’euro si pone di fatto sulla linea di Mattarella, e quindi non è più semplicemente un indeciso, un ignavo, un opportunista: è un reazionario. E chi, pur sostenendo quella necessità, non prende sul serio il problema dell’ interesse nazionale, declinandolo dal punto di vista delle classi subalterne e perseguendolo con la più ampia alleanza sociale, non è più un utopista o un inconseguente: è un pericoloso sbruffone. Nessuna delle attuali o eventuali aggregazioni della sinistra radicale, ammesso che abbia un senso, può avere un minimo di efficacia se non parte dalle premesse poste dalla “crisi di maggio”. Non è più il tempo dei Varoufakis, degli Tsipras. Non è più il tempo delle lucide analisi antieuropeiste recitate in ambienti ultraeuropeisti. Non è più il tempo dell’estremismo moderato che vuole stracciare i trattati europei ma guarda caso non vuole parlare di exit. Non è più il tempo del “né con questo, né con quello”. Chi in questa crisi ha sostenuto Mattarella sta con il grande capitale transnazionale ed è suo servo. Chi ha criticato Mattarella sta invece già, di fatto, con la borghesia nazionale e con le larghissime fasce di popolo che al momento le si sono aggregate (dicono in tanti:“ abbiamo provato gli altri, ora mettiamo alla prova questi) e i cui bisogni radicali fanno sì che tutto si radicalizzi.

 

5

Ma per continuare con lucidità sono necessarie due condizioni:

Prima di tutto, data l’attuale mancanza di credibili alternative, allo stato dei fatti bisogna modulare l’atteggiamento nei confronti del governo gialloverde. Ossia criticarlo sui punti inaccettabili, incalzarlo sugli obiettivi di redistribuzione, sostenerlo nel caso di duri attacchi europeisti (che certamente verranno più per l’ “eurofobia” che per la xenofobia), proporre, se ne siamo capaci, un più efficace modo di conflitto con l’Unione europea. Se non si fa questo si cade nell’orbita del Pd, di Berlusconi, dell’eurismo.

Ma d’altra parte, e questa è forse la cosa più importante, bisogna essere ben più radicali di Salvini e Di Maio, e quindi assumere direttamente e senza alcun dubbio la questione dell’exit come piano A. E poi elaborare, diffondere, spiegare un programma tendenzialmente socialista, ossia fondato non semplicemente su un aumento del deficit, ma sulla presenza di un nuovo apparato bancario-industriale pubblico, e sottoposto al controllo civico, che persegua direttamente la piena occupazione e l’ammodernamento tecnologico (condizione per diminuire la dipendenza del paese) e che oltretutto sia capace di far fronte, meglio di quanto riuscirebbe il semi statalismo della Lega e del M5S, alle inevitabili e dure reazioni politiche e finanziarie all’exit. Se non si fa questo si resta alla coda di Salvini e Di Maio. Senza una prospettiva socialista non si ricostruisce capacità egemonica dei confronti delle masse che hanno votato per i gialloverdi e si rischia al contrario di aumentare la presa popolare di questo governo.

 

6

Non si tratta, al momento, né di costruire il fronte popolare, né di costruire il CLN: nell’area che viene dalla sinistra e che cerca faticosamente di creare una nuova prospettiva socialista non esiste nessuno che sia in grado di proporsi come alleato paritario (o comunque non succube) della Lega e del M5S. Si tratta piuttosto di far nascere e crescere dentro questa dura crisi politica un raggruppamento socialista che guadagni man mano capacità di direzione e di influenza politica. Sembra poco, ma nel tempo accelerato di oggi può essere molto.

Per quanto ci riguarda, insieme ad altri compagni, abbiamo iniziato a lavorare in questa direzione a Bologna, il 15 aprile scorso (sulla base di questo documento, largamente condiviso dai presenti). Continueremo a Milano il 9 giugno, a partire dalle 10, presso l’Arci di via Bellezza 16/A (ed il presente articolo è da intendersi anche come nostro contributo a quell’incontro), discutendo della fase politica, delle iniziative da prendere e del profilo organizzativo da darci. Chi si vuole unire è benvenuto. Chi vuol fare le stesse cose in altro modo sarà benvenuto domani. L’importante è capire che il 27 maggio non ha svelato solo la natura dell’europeismo, ma ha chiarito anche ai sordi e ai ciechi che la sinistra italiana (schierata in larghissima maggioranza dietro Mattarella), rotto da tempo ogni rapporto col comunismo e col socialismo è tornata ad essere quello che normalmente è: una delle frazioni politiche delle classi dominanti, generalmente legata alle industrie emergenti, ogni tanto protezionista, ogni tanto liberista, a volte progressiva, a volte, come oggi, puramente reazionaria. Comunque vada, un movimento socialista in Italia si costruirà contro la destra e contro la sinistra.

Comments

Search Reset
0
Fred
Friday, 15 June 2018 07:12
ottimo! :)
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Franco Romanò
Thursday, 07 June 2018 15:39
Non risulta l'evento di sabato nella pagina del Bellezza. La riunione è confermata a partire dalle 10? Dura anche nel pomeriggio?
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Franco Romanò
Thursday, 07 June 2018 15:37
Da nessuna arte negli eventi del Bellezza risulta la riunione di sabato. E' confermata?
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Fred
Thursday, 07 June 2018 06:34
ooops! mannaggia, me ne scuso! chissà se la sua ministra, ormai ex, Fedeli, lei si taroccatrice di curriculum, avrebbe saputo correggere ...!
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Eros Barone
Wednesday, 06 June 2018 22:17
"Pars construens", caro Fred, non "costruens".
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Clau
Wednesday, 06 June 2018 15:46
Nel mio commento del 4 u.s. sono stato totalmente infelice e magari avrò dato addito a qualche fallace interpretazione. Con quel commento non intendevo fare aperture alla nuova compagine di governo, che non può che essere ancor più radicalmente antiproletaria, antioperaia ed anti immigrati di quelle che l’hanno preceduta. Intendevo soltanto provare a mettermi molto modestamente dalla parte di quei diseredati che ingenuamente hanno votato 5Stelle, per fargli capire che attraverso il voto non ci possono essere attenuazioni al sistema di supersfruttamento della forza-lavoro e di sempre più dilagante ingiustizia sociale, fino ad arrivare a giustificare veri e propri assassini d’immigrati super sfruttati e trattati peggio degli animali. Chiarito ciò, chiedo scusa per quello che può essere stato interpretato come un ambiguo commento.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Mario Galati
Wednesday, 06 June 2018 15:25
M5S e Lega si muoveranno in ambito NATO e, con la loro mentalità e cultura piccolo borghese non hanno coscienza dei rapporti imperialistici di oppressione e sfruttamento. In ogni caso, non hanno la forza, né la base sociale, per cambiare rotta e rendersi indipendenti dal sistema imperialista, perché ciò significa andare contro il capitalismo. Solo un processo rivoluzionario può avere la forza di combattere. E parlo di "processo" rivoluzionario, del quale non so indicare tempi e modi precisi.
Si inizia raccogliendo le forze e si comincia ad agire.
Ma che un governo eletto in una tornata elettorale che ha raccolto il malcontento dei "cittadini", incentrato su due organizzazioni come Lega e 5S, pur volendolo (ma non ci pensa minimamente) possa operare una svolta di questo genere, non è pensabile.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Fred
Wednesday, 06 June 2018 13:13
Gentile Sig. Galati, la ringrazio per l'attenzione che rivolge ai miei commenti. Forse con "aiutiamoli a casa loro" intendo che le varie organizzazioni umanitarie, ormai acclarato il loro coinvolgimento nel decidere modalità, tempi e costi degli approdi, vengano messe definitivamente sotto accusa e sollevate a forza da questo "servizio". Stop immediato alle offensive di guerra. Investimenti e nuove strategie di sviluppo nei paesi da cui provengono i flussi, sono processi a breve e a lungo termine e come ogni attività umana è migliorabile. Questo tipo di politica ha prodotto ottimi risultati non solo cattivi esempi come lei scrive. D'altronde è proprio il sistema capitalistico, lo stesso che lei vede soffiare ora alle spalle della lega e che invece in Italia ha avuto durante gli ultimi 25 anni governi a dir poco amici, che alimentando "le rivoluzioni colorate" e le "guerre a scopo umanitario" ha prodotto guerre e distruzione di paesi sovrani. Oggi è proprio da quei luoghi che si fugge da guerra, povertà, crisi occupazionale e futuro incerto. Purtroppo la stessa borghesia, lo stesso potere delle élite, delle banche e della politica ad essi asservita in carica in questo paese negli ultimi 25 anni che ha prodotto la crisi che stiamo vivendo, e rispondendo al Sig. Barone, ucciso Soumaila Sacko! Quei politici e statisti che ora con l'aiuto anche di Soros dovranno impegnarsi per non cadere nell'oblio!
Per quanto al latino gentile Sig. Barone non tema, alla attuale pars destruens seguirà anche per la pars costruens.
Saluti
Fred
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Eros Barone
Tuesday, 05 June 2018 23:22
Fermo restando ciò che Galati osserva, da un punto di vista marxista e comunista, circa il carattere socialimperialistico della parola d'ordine che suona "aiutiamoli a casa loro" (e..."assassiniamoli a casa nostra", come è accaduto, per mano mafiosa e padronale, dopo che qualcuno ha strillato che "la pacchia è finita", con l'uccisione del sindacalista di colore Soumaila Sacko a Rosarno) e, più in generale, circa la radicale opposizione al centrosinistra e ai suoi passati governi per le politiche antioperaie e antipopolari che li hanno caratterizzati, dal canto mio osservo che gli argomenti con cui Fred si ingegna di valorizzare il neonato governo Di Maio-Salvini non mi paiono granché dissimili dal seguente sillogismo, che Michel de Montaigne evoca nei suoi “Essais” come esempio, ahinoi sempre attuale, di discorso volto a fini di edulcorazione e imbonimento: il salame fa bere, il bere disseta, dunque il salame disseta. Traduzione: il governo pentastellato-leghista vuole difendere i diritti sociali con la 'flat tax' e il ripristino dei 'voucher', con il reddito di cittadinanza e il "salario minimo" (tanto che Giulio Sapelli, economista amico dell'attuale governo, ha già coniato per questa politica la definizione di "patriottismo laburista"...), avendo in realtà come scopo quello di dividere i lavoratori, di prevenire la formazione di un fronte comune di lotta e di confinarli nella gabbia del "capitalismo compassionevole"; dunque, la politica del neonato governo è... una politica di progresso sociale. Forse sarò prevenuto, ma rispetto a questo governo ritengo che valga l'ammonimento virgiliano: "Timeo Danaos et dona ferentes".
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Mario Galati
Tuesday, 05 June 2018 20:53
Ma io condivido il suo giudizio sulle forze politiche di centrosinistra e di centrodestra. E mi rallegro anch'io che sia stata scalzata la sinistra imperial-liberista, autentica nemica dei lavoratori e forza reazionaria. Solo non ho alcuna intenzione di fare la minima apertura di credito alle forze piccolo-borghesi e reazionarie, anch'esse al guinzaglio di altri settori borghesi e altrettanto nemiche dei lavoratori. L'unica cosa di buono che trovo nelle ultime elezioni, a parte il crollo PD e FI, è che si è intaccato il dogma europeista. Ma questo non risolve ancora nulla. Un'uscita da destra dal quadro attuale non è auspicabile.
Quanto all'esportazione di capitale, intendo dire che una delle cause della distruzione dei paesi da cui partono i migranti sono proprio gli investimenti capitalistici occidentali che dominano le loro economie e i loro stati (pensi alla Shell che "investe" in Nigeria. Pensi al microcredito, uno dei modi "solidali" di "aiutarli" a casa loro, che alimenta ulteriore dipendenza, sottosviluppo e conservazione per loro, e profitti per noi).
Ho l'impressione che l'"aiutiamoli a casa loro" significa mettere ancora il naso a casa loro per trarre ulteriori profitti. Secondo lei una forza come la Lega, ma in generale il sistema capitalistico, intende veramente aiutarli a casa loro?
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Fred
Tuesday, 05 June 2018 15:48
Buonasera Sig. Galati, forse è come dice lei eppure sono un fatto certo invece i tagli al salario indiretto da parte dei governi detti di centrosinistra che hanno massacrato le classi che le stanno così al cuore e mi chiedo come faccia a non vederli. Non mi permetto di farle esempi ma Le suggerisco di andare a vedere a fronte di quei piccolissimi passi in avanti del pil di questo paese chi nello stesso periodo ha guadagnato e chi ha perso in termini economici. Scoprirà chi ha davvero tagliato il salario differito. Scoprirà invece in tasca a chi è andato il saggio di profitto!
Le liberalizzazioni che teme sono già andate in scena, fu Prodi e poi gli altri a vendere ovvero svendere.
Favori al padronato? ha già dimenticato i voucher?
Nel quadro di un maggior sostegno allo sviluppo economico e di infrastrutture nei paesi coinvolti dai flussi migratori verso l'Italia come mezzo di contrasto ai flussi migratori che il governo in carica suggerisce, cosa significa esattamente quello che lei scrive "esportazione imperialista di capitale"? Secondo me il sostegno dato dal nostro paese alle rivoluzioni e alle guerre che hanno o che stanno insanguinando quei luoghi favoriscono i flussi, anzi sono necessari alle politiche di imperialismo e neocolonialismo e quindi al capitale! Come ho già scritto, in concreto io, non avendo votato il 4 marzo non sostengo né la lega né il m5s ma piuttosto mi rallegro del fatto che chi ha fatto scempio dei diritti dei lavoratori, di chi studia, della sanità e della giustizia sia ora all'opposizione o quasi non conti più un fico secco! Come lei ho dei dubbi sulla nuova classe dirigente al potere ma già sapere che quella vecchia non c'è mi fa vedere il futuro con maggiore ottimismo.
Saluti
Fred
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Mario Galati
Tuesday, 05 June 2018 12:55
Se attenueranno gli effetti della legge Fornero non si sciopererà certo contro questa singola misura. Il fatto è che queste singole misure saranno pagate sempre dai lavoratori e non intaccheranno minimamente il rapporto padroni/lavoratori. Tagli salariali mascherati, tagli al salario indiretto, reddito di cittadinanza gravante sulla fiscalità generale e a favore del padronato, repressione anti immigrati (che è repressione contro lavoratori), privatizzazioni ulteriori, e così via. Le solite politiche neoliberiste, anche se in salsa sovranista e demagogica-populista.
Quanto agli "investimenti nei paesi di provenienza in contrasto flussi migratori", si spaccia una delle cause dell'immigrazione (l'esportazione imperialista di capitale) per un rimedio, colorandolo con una maschera di aiuto e solidarietà.
E poi, questi continueranno nel quadro NATO.
Per quanto riguarda i diritti delle persone, forse si intende più attenzione ai diritti sociali rispetto a quelli civili. Ma non è contrapponendo i diritti civili a quelli sociali che se ne esce.
Non è che aiutiamo i lavoratori togliendo diritti agli omosessuali.
Questa è la classica demagogia insinuata dalla destra: false contrapposizioni e divisioni; falsi obiettivi.
Nel mio intervento precedente c'è un altro errore: "socialismo destrorso" invce che, correttamente, "sovranismo destrorso". Soliti stravolgimenti del t9.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Fred
Tuesday, 05 June 2018 07:08
Gentile Sig. Barone, in estrema sintesi lei suggerisce quindi scioperi, scioperi e nella speranza che l'opposizione alle ventilata quota 100, agli investimenti nei paesi di provenienza in contrasto flussi migratori, la restituzione di quote di diritti alle persone e non solo alle famiglie lgbt cada sotto le proteste delle classi subalterne in sciopero permanente. Vede queste sono le ultime uscite del nuovo governo appena insediato, quello che al momento è "a la une" ed io non so se questo è il governo più a destra della storia della repubblica italiana, se più di quello di Scelba o ancora più a destra di quelli degli ultimi 25 anni. Se lo chieda Lei, è interessante saperlo, seguirò la Sua ricerca e tuttavia Le assicuro che non avendo visto andare in scena scioperi di massa e a oltranza per le riforme di destra che ci hanno ridotto a queste condizioni sono certo che non ne vedremo per il momento specialmente con queste premesse, perché sono giuste! Flat-tax e reddito di cittadinanza non lo sono? Può darsi, ma come mi permettevo di suggerirle mi basta avere il PD,Leu,FI, Renzi, Monti, Fornero; Cottarelli, Alfano, Fedeli e devo continuare? all'opposizione. Loro si sono la destra. Quella Europeista, progressista, globalista, mercantilista, pidduista, classista, che ci ha impoverito e ridotto allo stato in cui siamo.

Cordialità
Fred
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Eros Barone
Monday, 04 June 2018 22:07
@ Fred
Ribadisco quanto già esposto in altri interventi - 'repetita juvant' - anche a costo di stufare - 'continuata secant' - chi, come Lei, ha la gentilezza e l'interesse di leggere le mie analisi della fase politica. Orbene, la prima cosa da ripetere, giacché forse non è così scontata come dovrebbe essere tra i frequentatori di questo sito, la lucidità di alcuni dei quali sembra essere un tantino offuscata dalla polvere di pimperimpera del populismo, è che il governo Di Maio-Salvini è un governo delle classi proprietarie e sfruttatrici contro il proletariato e i popoli oppressi.
Si tratta infatti di un governo decisamente antioperaio e antipopolare, probabilmente ancora più a destra di quello che è passato alla storia come il governo più a destra nella storia della repubblica (mi riferisco al governo Tambroni del 1960). A livello delle dichiarazioni, chi rende esplicita la natura forcaiola e il programma istituzionalmente razzista di tale governo è sicuramente Salvini (tanto che lo stesso Maroni lo ha esortato ad abbassare i toni). Ma il carattere antipopolare e atlantista degli altri rappresentanti è altrettanto evidente: esponenti della Confindustria, ideologi neoliberisti, azzeccagarbugli di regime, mediatori del complesso militare-industriale, mestatori populisti (costoro sono i peggiori nemici del popolo) e, 'last but not least', un ministro dell'istruzione che, memore forse del binomio 'libro-moschetto', si propone di fare dell'educazione fisica l'asse della riforma scolastica. La verità è questa: non vi è alcun membro del governo/contratto Lega-M5S (un 'monstrum' anticostituzionale) che abbia un legame, sia pur labile, con il movimento operaio e con le migliori tradizioni della sinistra (nel criticare con la massima durezza, come è giusto, i cedimenti, i trasformismi e le capitolazioni della quale occorre fare, tuttavia, attenzione a non gettare via il bambino con l'acqua sporca). Il contratto firmato da Di Maio e Salvini, con il prof. Conte quale garante e/o esecutore, è un 'mix' di sciovinismo e autoritarismo borghese, di misure antioperaie e bellicismo, di xenofobia e repressione.
Il “contratto di governo” prevede il rafforzamento dell'industria bellica e la chiusura di fabbriche come l’Ilva, la reintroduzione dei 'voucher', il 'monstrum' anticostituzionale della 'flat tax', la riduzione generalizzata del salario e la distruzione dei contratti collettivi (attraverso il “salario minimo” per legge), la demolizione dei diritti dei lavoratori (assenti nel programma, come la sicurezza sul lavoro), il salvataggio delle banche con fondi pubblici, le stragi in mare e la detenzione nei lager per i migranti, una politica di guerra più vicina all’“interesse nazionale”.
Riguardo all'illusione che il M5S possa svolgere anche soltanto una funzione di presidio democratico-borghese, l'evidenza è inequivocabile: il M5S è la scala per l’ascesa al potere della destra xenofoba e fascista.
Ciò detto, anzi ripetuto, l'amico Fred mi pone giustamente la classica domanda: che fare? Rispondo che è necessario rilanciare da subito la mobilitazione di massa contro i licenziamenti e le misure a favore dei padroni, per la cancellazione della legge Fornero e del 'Jobs Act', contro la xenofobia e la repressione, per por fine alla politica di guerra imperialista. Il governo Salvini-Di Maio va rovesciato costruendo un vasto fronte di lotta su queste rivendicazioni di classe. Occorre dunque lanciare la parola d'ordine dello sciopero generale, in modo da orientare in una direzione precisa la resistenza delle masse e da far cadere il prima possibile nelle fabbriche e nelle piazze il governo nazionalista e populista di M5S–Lega.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Mario Galati
Monday, 04 June 2018 16:45
N"non significa abbandonare la critica all'UE e non spingere per la sua rottura" è la frase corretta.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Mario Galati
Monday, 04 June 2018 16:41
Il ragionamento di Eros Barone non fa una piega. Ma, scusate se mi permetto di interpretare, gli autori dell'articolo non stanno dicendo di mettersi alla coda del socialismo destrorso, piccolo borghese e di una frazione della borghesia. Prendono atto della rottura della religione europeista e della confusa intuizione popolare, piccolo borghese e proletaria, del nesso tra crisi, peggioramento delle condizioni di vita e UE. Di conseguenza, suggeriscono di incunearsi per raccogliere forze e favorire un'uscita da sinistra.
Se si leggono l'articolo di Paccosi e gli avvertimenti di Azzará, si nota, in effetti, che questa posizione sovranista rischia di essere egemonizzata dagli USA, nella loro guerra commerciale contro la Germania. La quale Germania, a sua volta, è entrata in rapporti con la Cina, con le esportazioni di mezzi di produzione, e con la Russia, per un importante gasdotto. In tal modo rischiamo di fare gli utili idioti per gli USA, i quali, dopo aver favorito la nascita dell'area economica europea per mantenere un blocco antisovietico unito sotto il controllo Nato e Americano, vogliono ora disfarsene per i loro mutati interessi economici e strategici (pensano di poter controllare meglio singoli stati e una Germania indeboliti).
In sostanza, la rottura dell'euro potrebbe svolgere una funzione anticinese e antirussa, a favore del capitalismo e imperialismo USA.
Aggiungendo ciò a quanto detto da Eros Barone, è evidente che bisogna andare cauti.
Ma andare cauti non significa abbandonare la critica all'UE e spingere per la sua rottura. Non possiamo fare da supporto al polo imperialista europeo, in funzione antiUSA e proCina e proRussia. Non possiamo accettare la subordinazione alla Germania, attraverso l'UE, per contrastare l'egemonia USA pensando di favorire un polo Germania-Cina-Russia.
Tra l'altro, il conflitto USA-UE, dollaro-euro, segue delle linee tattiche di conflitto economico e di dipendenza dalla struttura politico-militare NATO (USA), che fornisce la tutela all'intero sistema imperialista e all'UE, condizionandone le velleità.
La strada è rompere l'euro e l'UE, ma anche il quadro NATO.
Come ha fatto notare Manlio Dinucci, Lega e 5S mettono in discussione l'UE ma non la NATO, a conferma di quanto detto. Non c'è da meravigliarsi. Essi esprimono la visione della piccola borghesia e di una frazione della media e alta borghesia (affine a quella trumpiana). Sul piano internazionale propongono una subordinazione agli USA-NATO. Sul piano sociale non gli concederei la minima apertura di credito, come fanno gli autori dell'articolo, convinti della necessità di qualche concessione compromissoria da parte del nuovo governo.
Per capire l'aria che tira, l'assassinio di San Ferdinando può dirci qualcosa.
Dunque, all'uscita in senso socialista occorre aggiungere l'uscita in senso antimperialista.
Ma certamente hanno ragione gli autori dell'articolo nel sostenere che posizioni moderate e mezzane non hanno spazio.
Il nostro compito è favorire una forza autonoma.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Clau
Monday, 04 June 2018 10:15
Come andrà a finire non lo so, sta di fatto che con le elezioni del 4/3 è stato gettato un sasso nello stagno del marcio sistema italiano ed europeo, e tutto ciò che fino ieri sembrava intoccabile, ora se ne può anche discutere, e questo è un modestissimo passo in avanti, dal quale non trarre false illusioni. Infatti, l’attuale sistema sociale è in profonda crisi a livello globale, e rimanendo tale, le condizioni di vita delle classi subordinate non potranno che peggiorare ulteriormente. Di fatto, anche volendolo, ammesso e non concesso che lo voglia, il nuovo governo non sarà in grado di eliminare quel cancrenoso intreccio tra politica, partiti e sindacati, nell’esclusivo interesse del padronato, grande o piccolo che sia. Quindi, se le cose per le classi subordinate, com’è altamente probabile, peggioreranno ,sarebbe ancor più lampante che questo sistema, basato sullo sfruttamento della forza-lavoro e sul sistema di mercato e la moneta (non ha alcuna importanza se son euro, dollari o lire), non è migliorabile, come pretendono, invece, questi reazionari di “sinistra”, che si richiamano al “socialismo nazionale”, una formula globalmente fallita da un bel pezzo! Questi ultraopportunisti sono specialisti nell’indicare falsi obiettivi, per distrarre ulteriormente le masse, ed evitare che si metta in discussione il sistema capitalistico di produzione, con tutte le sue regole anti classi subordinate, sistema che va superato. E’ questa la sintesi storica. Ma per poter aspirare a tale superamento, occorre mettere in piedi una coesa organizzazione politica marxista, con chiari obbiettivi e a carattere internazionale, altrimenti si va incontro ad un nuovo, sicuro e drammatico fallimento, dal quale sarebbe molto più difficile rimettersi in piedi.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Fred
Monday, 04 June 2018 09:26
Gentile Sig. Barone, leggo spesso i suoi commenti e li ho anzi molto spesso cercati, i suoi ed anche quelli del Sig. Galati con cui spesso Lei intrattiene i lettori di questo sito web con interessantissime analisi degli articoli che vengono pubblicati. Le riconosco non solo a livello culturale, ma soprattutto a livello politico una conoscenza e capacità non comuni. Condivido molto di quello che questo articolo e i suoi estensori si propongono, purtroppo mi rallegra già il solo fatto che ai miei occhi e a quelli dell'opinione pubblica i mandanti delle giravolte compiute da Mattarella siano stati messi in luce, che il leitmotiv "ce lo impone l'Europa" abbia finalmente svelato ai più il suo vero significato, che l'ottuagenario "sexualaddicted" sia ormai politicamente defunto, che la dittatura dell'austerity ed in particolare chi ha legiferato negli ultimi 20 anni, protagonisti dello sfacelo in cui questo paese si ritrova, siano ormai all'opposizione che ho gioito alla nascita del nuovo esecutivo. Specie dopo essere sfuggiti alla nuova cura "Cottarelli" che gli stessi, leggi sopra, ci stavano riservando. Ora non so cosa aspettarmi. Mi auguro revisione Art. 18 e tutte le riforme sul lavoro da Biagi a Sacconi al jobs act., Invalsi e alternanza scuola lavoro, i patronati e il pizzo che gli devi, Tav. Ceta, TTTIP come ogni altro trattato firmato dai porci e sotto ricatto UE fino al rigetto dei trattati europei stessi, senza dimenticare la revisione dei contratti firmati con tutte quelle cooperative che hanno collaborato con quelli di prima...pensi a che punto mi fido di quelli! Ora tornando alla Sua analisi, siccome questo che scrivo credo sia il pensiero di molti, forse di quasi tutti quelli che sono andati a votare ma che non hanno votato PD,LEU,FI, cosa si dovrebbe fare secondo il suo punto di vista perché parte, se non tutto ciò che è stato scritto dai governi di centro-sinistra/destra degli ultimi 25 anni venga rivisto?
Grazie per una Sua cortese risposta e mi scusi la confusione
Cordialmente
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
antonio guida
Monday, 04 June 2018 08:51
Finalmente un manifesto e non solo analisi, ma chiarezza. Finalmente si definiscono i termini di un impazzimento che parte dal presupposto che il popolo è allo stremo, come in Venezuela. Finalmente si proclama il tanto peggio tanto meglio sulla pelle, questo dovremmo saperlo, di quel popolo che sarà poi chiamato a pagare il conto e a versare lacrime e sangue.
l'importante per voi è appoggiare gli interessi delle borghesie nazionali i cui tratti comportamentali e ideologici sono fascisti.
Auguri per il vostro viaggio con Meloni, Salvini e Di Maio. Quanta intelligenza sprecata!
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Eros Barone
Saturday, 02 June 2018 23:40
I comunisti sono ovviamente contro l'Unione Europea e contro l'euro, perché entrambi rappresentano oggi gli strumenti di dominio del capitale monopolistico, perché all'interno della UE non è possibile alcun reale processo di emancipazione delle classi subalterne e perché, 'a fortiori', non è possibile costruire il socialismo. Sennonché occorre chiedersi, se non si gioca al massacro e non si segue il principio del "tanto peggio tanto meglio", quale beneficio immediato ritrarrebbero la classe operaia e le masse popolari da un'ipotetica fuoriuscita dall'euro gestita da personaggi come Salvini, Di Maio e Savona, cioè dalla destra nazionalista e populista. Temo nessuno, mancando alcune condizioni che sono necessarie per imprimere a tale fuoriuscita un carattere progressivo, quali la socializzazione delle maggiori imprese capitalistiche, la nazionalizzazione delle banche e il potere dei lavoratori (che è cosa ben diversa dalla loro attuale subordinazione politica e ideologica al blocco neocorporativo piccolo-borghese). Quindi, è altamente probabile che tanto la fuoriuscita gestita da questo blocco quanto il sistema di una moneta unica a due velocità (Sud e Nord Europa) teorizzato da alcuni economisti conducano unicamente ad un immediato peggioramento delle condizioni materiali dei lavoratori, scaricando su di essi i costi della crisi e offrendo al capitale nuovi margini di competitività e di sfruttamento, ancorché mediati da un altro tipo di moneta. E' questa la soluzione gattopardesca del "cambiare tutto, affinché nulla cambi". Che questa soluzione possa essere gradita da alcune frazioni della borghesia capitalistica si capisce facilmente, mentre non è altrettanto facile capire perché sia propugnata da alcuni movimenti di sinistra come quello cui appartengono gli estensori del presente articolo. In assenza di una propria autonoma visione della società, la classe operaia non può adottare un programma politico e rivendicativo che la pone inevitabilmente alla coda delle rivendicazioni e della politica di questa o quella frazione del capitale. In altri termini, nelle equazioni dei sovranisti, siano essi di destra o di sinistra, non compare mai, perché 'ex definitione' non può figurarvi, il valore dell'autonomia di classe operaia e proletaria. Ma questo, se rivela la natura profonda del nazionalismo in un contesto
inter-imperialistico, dimostra anche quanto sia fallace un presupposto che noi spesso assumiamo implicitamente, e cioè che ogni 'critica' della società sia rivoluzionaria e, per converso, che ogni 'critica rivoluzionaria' sia marxista. Il che non è sempre esatto, o per lo meno non lo è sempre completamente, né in pratica né in teoria. Non sempre, infatti, la critica marxista alla società è stata, soprattutto in questi ultimi decenni, rivoluzionaria; come non sempre una critica rivoluzionaria alla società è stata marxista. Continuando a declinare il rapporto tra questi due termini, è doveroso osservare che in certi casi, ad esempio, c'era rivoluzione ma non classe operaia; in altri, c'era marxismo ma non rivoluzione, e così via. Questo intreccio di posizioni dimostra che le potenzialità rivoluzionarie sono più numerose di quante gli schemi ne abbiano indicate; ma dimostra anche la necessità, più attuale che mai, di seguire ciascuno di questi processi nel suo pratico farsi e nelle conclusioni politico-ideologiche, cui approda, senza dare per scontato che là dove ci sia movimento non ci sia bisogno di critica, o viceversa.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote

Add comment

Submit