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cumpanis

Trump, Fort Detrick e il Covid 19

Il colpevole silenzio degli Stati Uniti sulla vera origine del coronavirus

di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli

Schermata del 2021 06 02 19 45 35 2 1 pdfTutta una serie di variegate informazioni e di fatti concreti, combinati strettamente tra loro a partire da alcune clamorose anomalie, provano e attestano oltre ogni dubbio che:

1. Il coronavirus ha iniziato a contagiare e devastare il mondo trovando il suo luogo di origine e di propagazione nella base militare e nel laboratorio batteriologico di Fort Detrick, collocato nello stato del Maryland degli Stati Uniti, fin dal luglio del 2019 e quindi più di tre mesi in anticipo rispetto ai casi riportati a Wuhan e in Cina;

2. Il governo Trump, gli apparati statali americani e l’amministrazione Biden in carica dal gennaio del 2021, hanno via via cercato, coscientemente e costantemente, di coprire e nascondere tale gravissimo evento di contaminazione durante il periodo compreso tra il luglio del 2019 e il presente, ossia per due lunghi e sanguinosi anni: una menzogna permanente e perfettamente consapevole di Washington che ha direttamente causato e prodotto il dilagare della paurosa strage di più di tre milioni di esseri umani, insanguinando dall’estate del 2019 quasi tutto il nostro pianeta e provocando circa 600.000 vittime innocenti nella stessa America.

Fin dal 1943 e senza soluzione di continuità uno dei principali siti militari statunitensi per la guerra batteriologica, Fort Detrick, registrò al suo interno una prima e innegabile “fuga” verso il mondo esterno del batterio che causa l’antrace (una gravissima infezione, con sintomi molto simili a quelli creati dalla polmonite) già il 18 settembre 2001, ossia solo una settimana dopo gli attentati dell’11 settembre.1

Dopo questo pessimo precedente, è sicuro e attestato senza ombra di dubbio persino da un articolo dell’insospettabile New York Times del 5 agosto 2019 che durante la seconda metà di luglio del 2019 l’attività di ricerca batteriologica di Fort Detrick venne chiusa: quest’ultima serrò dunque i battenti nel luglio del 2019 in modo improvviso, rimanendo non operativa per molti mesi e riavviando completamente la sua attività solo a fine marzo 2020.2

Al di là delle spiegazioni ufficiali del Pentagono rispetto a tale prolungata serrata, relative a un problema delle acque reflue, si registra dunque un’anomalia made in USA, allo stesso tempo clamorosa e incontrovertibile, fuori discussione e inattaccabile: ma qual era la vera ragione della singolare, eclatante e improvvisa chiusura delle ricerche batteriologiche a Fort Detrick?

Un’embrionale risposta venne fornita quasi subito da un lucido articolo dell’insospettabile e anticomunista quotidiano inglese Indipendent, il quale già il 6 agosto del 2019 notò che

«al principale laboratorio di guerra batteriologica dell‘America era allora stato ordinato di interrompere tutte le ricerche sui più letali virus e agenti patogeni per il timore che le scorie tossiche potessero uscire dalla struttura. Sin dall’inizio della Guerra Fredda, Fort Detrick in Maryland è stato l’epicentro della ricerca di armi batteriologiche dell’Esercito USA. Il mese scorso [ossia il luglio 2019, ndr] il Centro per il Controllo e la Prevenzione di malattie (l’organismo governativo di salute pubblica) ha privato il laboratorio della sua licenza per gestire “agenti patogeni selezionati” altamente riservati che includono ebola, vaiolo e antrace. L’inusuale mossa è seguita ad una ispezione del CDC a Fort Detrick che ha scoperto gravi problemi nelle nuove procedure utilizzate per decontaminare gli scarti liquidi. Per anni la struttura ha fatto uso di un impianto di sterilizzazione a vapore per trattare l’acqua contaminata, ma lo scorso anno, in seguito a una tempesta che ha allagato e distrutto il macchinario, Fort Detrick ha iniziato a utilizzare un sistema chimico di decontaminazione. Nonostante ciò, gli ispettori del CDC hanno trovato che le nuove procedure non erano sufficienti e che entrambi i guasti meccanici fossero causa di perdite e che i ricercatori avrebbero fallito a seguire propriamente il regolamento. Come risultato l’organizzazione ha mandato un provvedimento di sospensione ordinando a Fort Detrick di sospendere tutte le ricerche sugli agenti selezionati».3

Il mistero della sostanziale chiusura della base di Fort Detrick è stato in ogni caso risolto in modo indiscutibile da una seconda e sicura anomalia, sempre avvenuta in terra statunitense e verificatasi guarda caso a ridosso della serrata estiva della base militare del Maryland: ossia la “misteriosa” epidemia di polmonite acuta che colpì gli Stati Uniti, a partire proprio dal luglio del 2019. Su Internet si poteva tranquillamente leggere, fin dall’inizio di settembre del 2019, pertanto almeno due mesi prima dei primordi dell’epidemia di coronavirus a Wuhan e in Cina, tutta una serie di articoli e notizie eclatanti come quelle che seguono e che riguardavano proprio l’America:

«Da quest’estate [del 2019, ndr] oltre 200 persone, perlopiù giovani, sono finite in ospedale in queste condizioni. Agli esami i polmoni appaiono come colpiti da un‘infezione molto aggressiva di cui i dottori non conoscono la causa. Gli Stati Uniti registrano altre due vittime (il totale sale così a tre) di una ancora misteriosa patologia polmonare legata allo svapo. Il secondo decesso – riferisce il New York Times – è avvenuto a luglio, un mese prima della persona che ha perso la vita in Illinois per lo stesso problema. Ma solo giovedì Ann Thomas, funzionario per la sanità dell‘Oregon e pediatra, ha reso nota la notizia. Thomas non ha voluto rivelare né il nome, né l‘età e il sesso della vittima, ma ha assicurato che la morte è stata causata dalla crisi respiratoria innescata dalla patologia legata allo svapo. “Appena arrivata in ospedale, la persona è stata ricoverata e attaccata al respiratore”. Dopo qualche settimana, i dottori hanno costatato che l‘infezione polmonare era arrivata a livelli irreversibili. La vittima aveva acquistato un prodotto per le sigarette elettroniche in un marjuana shop. Il terzo decesso è stato confermato in data 5 settembre dai funzionari sanitari dell’Indiana. Si tratta di “una persona di età superiore ai 18 anni”, ha dichiarato il Dipartimento della Salute dello Stato in una nota. Nello Stato, in particolare, sono in esame 30 casi di gravi lesioni polmonari legate allo svapo [l’inalazione tramite sigarette elettroniche, ndr]. Da quest’estate oltre 200 persone, perlopiù giovani, sono finite in ospedale in queste condizioni. Tutti sono svapatori. Vengono ricoverati per fiato corto, crisi respiratoria, diarrea, vertigini, vomito. Agli esami tomografici i polmoni appaiono come colpiti da un‘infezione molto aggressiva di cui i dottori non conoscono la causa».4

Dopo aver notato di sfuggita come agli inizi di settembre del 2019 proprio il Maryland, ossia lo stato federale nel quale è collocato Fort Detrick, stesse valutando se prendere delle misure per frenare l’uso delle peraltro inoffensive (in assenza di Covid-19) sigarette elettroniche, ritenute allora la causa della misteriosa “polmonite” iniziata negli USA nell’estate del 2019, va sottolineato che i sintomi della suddetta epidemia che colpì allora l’America, in concomitanza con la quasi simultanea chiusura della “biologica” Fort Detrick, furono identici alla malattia che in seguito venne identificata, e non certo da Washington, come coronavirus: del resto lo stesso Robert Redfield, in qualità di direttore del centro statunitense per il controllo e la prevenzione delle malattie, in seguito e all’inizio del 2020 ammise parzialmente che alcuni casi di Covid-19 si erano verificati all’interno degli Stati Uniti già nel corso del 2019, ma vennero diagnosticati come “influenza”, come riferì anche il giornale The Guardian.5

Dopo la chiusura di Fort Detrick a fine luglio del 2019 e l’epidemia misteriosa di “polmonite” nella stessa estate, emerse comunque una terza singolarità in terra statunitense sempre in quel periodo: infatti le autorità governative e sanitarie del paese per alcuni mesi attribuirono, in modo illogico, le morti per le strane polmoniti che si stavano verificando negli Stati Uniti nell’estate del 2019 all’innocuo e ormai decennale consumo di sigarette elettroniche (innocuo, ovviamente, in assenza di coronavirus), creando una colossale e governativa fake news. Si trattò di un’assurdità incredibile visto che per dodici anni, dal lontano 2007, le sigarette elettroniche erano state utilizzate su larga scala da milioni e milioni di cittadini degli Stati Uniti: durante i lunghi mesi che separano il 2007 dal luglio del 2019 tale consumo non ha creato alcun problema sanitario serio, né soprattutto polmoniti gravi, mentre risultava chiaro che il presunto effetto nocivo delle sigarette elettroniche era, in modo incredibile, limitato e circoscritto solo agli USA e non coinvolgeva in alcun modo il resto del mondo, dove pure il fumo elettrico era diffuso da un decennio. Fin dal settembre del 2019 alcuni studi medici hanno mano a mano dimostrato l’assenza di qualunque collegamento diretto tra “svapare”, cioè inalare da sigarette elettroniche, e le “polmoniti” del 2019: ma se il governo Trump e le autorità statunitensi non parlarono in alcun modo di quello che era successo a Fort Detrick, viceversa esse fino all’ottobre 2019 lasciarono tranquillamente che per alcuni mesi si propagassero le false informazioni sull’inesistente legame tra la nuova e “misteriosa” (misteriosa, ma non certo a Fort Detrick) malattia polmonare e le sigarette elettroniche.6

Siamo in presenza di fatti eclatanti e innegabili, che a questo punto vanno collegati con un’ennesima anomalia avente per oggetto questa volta il mistero dei giochi militari di Wuhan: a tal proposito l’insospettabile, filoamericano e anticomunista quotidiano Il Messaggero ha pubblicato nel 2020 un articolo intitolato Primi casi ai giochi mondiali militari di Wuhan 2019:

«Vuoi vedere che il coronavirus era nell‟aria di Wuhan già in ottobre, un mese in anticipo rispetto al primo caso ufficiale riscontrato sul suolo cinese e datato 17 novembre? Verso questa possibile conclusione potrebbero condurre alcune testimonianze di atleti recatasi nella località cinese, per prendere parte ai Giochi Mondiali militari, i quali sia in Cina sia al ritorno in patria hanno manifestato i sintomi di quella malattia, che alcuni mesi dopo, avrebbe scombussolato il mondo intero. Alla rassegna degli sportivi in divisa, celebratasi nel capoluogo della provincia di Hubei dal 18 al 27 ottobre, hanno preso parte 10mila atleti provenienti da un centinaio di paesi. Tra di loro c‘erano anche due pentatleti francesi, Valentin Belaud e Elodie Clouvel, che al quotidiano l‟Equipe, hanno raccontato di essersi ammalati ed essere stati costretti a saltare gli allenamenti in Cina, accusando problemi mai avuti in precedenza. In più la coppia, nel momento in cui ha comunicato il problema allo staff medico, ha appreso che anche altri membri della delegazione transalpina si erano ammalati. Pure sul fronte italiano, i racconti degli azzurri presenti in Cina condurrebbero alla stessa conclusione. Tra gli altri lo spadista Matteo Tagliariol, olimpionico a Pechino 2008, che a Wuhan ha gareggiato nella prova a squadre insieme a Paolo Pizzo e Lorenzo Buzzi, ha ricordato di essere stato malato per diversi giorni, soffrendo soprattutto di una fastidiosissima tosse, e che nel centro medico del villaggio le aspirine erano esaurite, a causa dell‘elevato numero di malati. Poi al rientro in Italia, il 37enne Tagliariol ha avuto la febbre e dopo la sua guarigione si sono ammalati pure la compagna, la fiorettista Martina Batini, e il figlio di due anni. “Ai mondiali militari di Wuhan ci siamo ammalati tutti, 6 su 6 nell’appartamento e moltissimi anche di altre delegazioni. Tanto che al presidio medico avevano quasi finito le scorte di medicine”, ha detto Tagliariol».7

Sappiamo con assoluta certezza che i giochi militari mondiali di Wuhan, collegati ovviamente con l’arrivo in Cina di migliaia di militari occidentali e di centinaia di atleti USA, non avvennero nel giugno 2019, ma a partire dal 18 ottobre 2019: dunque a tre mesi di distanza e circa cento giorni dopo i primi casi negli Stati Uniti, verificatisi a partire dal luglio 2019, e tra l’altro sessanta giorni dopo i primi casi di coronavirus a Milano e in Lombardia. Vista la presenza innegabile del Covid-19 negli USA già durante l’estate del 2019, quindi, furono gli atleti statunitensi a esportare involontariamente il coronavirus in Cina a Wuhan, non il contrario, senza comunque che il governo degli Stati Uniti avvertisse in alcun modo le autorità cinesi dell’epidemia di “polmonite” in corso nella nazione americana. Di fronte a questo quadro risulta perfettamente chiaro perché i ricercatori dell’autorevole Organizzazione Mondiale della Sanità, un ente dell’ONU, al termine di una serie di ispezioni effettuate all’inizio del 2021 a Wuhan, abbiano definito chiaramente e senza mezzi termini “altamente improbabile” che il coronavirus sia fuoriuscito dal laboratorio di ricerche di Wuhan.8

La quinta anomalia ha per oggetto la particolare, inquietante e maligna “simulazione di scenario” pubblicato nell’ottobre del 2019 dal John Hopkins Center for Health Security assieme ad altre due organizzazioni statunitensi, relativa allo scoppio di una pandemia di “coronavirus immaginario”, originatasi in un ipotetico allevamento di maiali del Brasile: una simulazione a tavolino che stranamente si stava già trasformando in realtà, in terra statunitense.

«Eric Toner è uno scienziato americano del John Hopkins Center for Health Security, e a ottobre scorso aveva simulato una pandemia di coronavirus. Tre mesi fa, infatti, il centro di ricerca di New York ha condotto un esperimento insieme al World Economic Forum e la Bill and Melinda Gates Foundation, per dimostrare l‘importanza della partnership tra istituzioni pubbliche e enti privati nel far fronte a pandemie globali. Lo studio ha simulato una pandemia di coronavirus immaginario originato negli allevamenti di suini del Brasile e un‘espansione in quasi tutti i Paesi del mondo nell‘arco di 6 mesi. Secondo l‘impressionante simulazione, nell‘arco di 18 mesi 65 milioni di persone sarebbero morte. Come ha precisato il John Hopkins Center, l‘esperimento e i risultati relativi al numero di vittime non corrispondevano in nessun modo a previsione, ma a una semplice simulazione».9

Questa “semplice simulazione” venne pubblicata guarda caso nell’ottobre del 2019: ossia proprio dopo che negli USA era stata chiusa da circa tre mesi la base militare di Fort Detrick, dopo lo scoppio dell’epidemia di polmoniti e dopo l’allarme per il presunto effetto nocivo delle innocue sigarette elettroniche in terra americana. Un’ultima anomalia, che rafforza ancora di più la “teoria Fort Detrick”, ha per oggetto invece l’enorme numero di vittime purtroppo avvenute sempre negli Stati Uniti a causa dell‘“influenza” che colpì il paese dal novembre 2019 (quando a Wuhan stavano iniziando solo i primi sporadici casi…) fino al febbraio 2020, determinando la cifra impressionante di quasi ventimila morti.

Non a caso già nel febbraio 2020, in modo responsabile e onesto,

«il Prof. Edward Livingston ed i suoi colleghi, in questa infografica pubblicata il 26 Febbraio su JAMA, sottolineano come, sebbene vi sia una grande attenzione all‟epidemia della malattia di coronavirus 2019 (COVID-19), tuttavia questa condizione costituisce un problema rilevante in un‟area della Cina e sembra avere ramificazioni cliniche limitate al di fuori di quella regione. Sta di fatto che gli Stati Uniti stanno vivendo una grave stagione influenzale che ha già provocato più di 16.000 morti. L‘infografica pubblicata su JAMA mette a confronto i tassi di incidenza e mortalità per le 2 malattie virali delle vie respiratorie. Nel periodo sino al 24 Febbraio 2020, negli Stati Uniti, relativamente al COVID- 19, sono stati registrati 14 casi diagnosticati dal sistema sanitario statunitense, 39 casi tra i cittadini statunitensi rimpatriati. Non sono stati segnalati morti, né pazienti critici e non ci sono evidenze di trasmissione, negli Stati Uniti, in una ampia comunità. Analizzando parallelamente i dati sull‘influenza, negli Stati Uniti, al 15 Febbraio 2020, i CDC stimano che si siano ammalate almeno 29 milioni di persone, che siano state effettuate almeno 13 milioni di visite mediche, almeno 280.000 ospedalizzazioni e che i morti siano stati almeno 16.000, da sottolineare le 105 morti pediatriche correlate all‘influenza. Pertanto gli Autori ritengono che, sulla base di questi dati, da un punto di vista della sanità pubblica le persone dovrebbero focalizzare la loro attenzione sull‘influenza ed adottare le misure preventive che includono, nel caso dell‘influenza, anche la possibilità del vaccino, oltre a quelle più volte ricordate per tutti i virus respiratori».10

Ma non si trattava certo solo di “influenza”, come ha dimostrato la prima “pistola fumante” in questo particolare intrigo e giallo di portata planetaria: si tratta della scrupolosa attività dell’insospettabile Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, che ha attestato e dimostrato nell’ottobre del 2020 come il coronavirus fosse senza alcun dubbio presente in Lombardia e alcune altre regioni di Italia fin dal settembre del 2019, ossia almeno due mesi prima dell’inizio dell’epidemia a Wuhan e in Cina.

«Il virus SarsCov2 circolava in Italia già a settembre 2019, dunque ben prima di quanto si è pensato finora. La conferma arriva da uno studio dell’Istituto dei tumori di Milano e dell’università di Siena, che ha come primo firmatario il direttore scientifico Giovanni Apolone, pubblicato sulla rivista Tumori Journal. Analizzando i campioni di 959 persone, tutte asintomatiche, che avevano partecipato agli screening per il tumore al polmone tra settembre 2019 e marzo 2020, l’11,6% (111 su 959) di queste persone aveva gli anticorpi al coronavirus, di cui il 14% già a settembre, il 30% nella seconda settimana di febbraio 2020, e il maggior numero (53,2%) in Lombardia».11

Si tratta di una notizia clamorosa, oltre che indiscutibile e sicura: essa dimostra che l’allora “misteriosa” epidemia polmonare, sviluppatasi negli Stati Uniti dal luglio del 2019, si era estesa sicuramente dall’America all’Italia trasferendosi di luogo e nazione all’interno del mondo occidentale, e non certo in quello asiatico…

A questo punto va fatta emergere una seconda superprova: uno studio accurato dell’insospettabile ente statunitense denominato “Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie” (CDC), pubblicato purtroppo molto in ritardo (solo alla fine del 2020), ha rilevato come ben 39 campioni di sangue, presi tra il 13 e il 16 dicembre del 2019 in California, Oregon e Washington, fossero risultati positivi agli anticorpi del coronavirus: dimostrando quindi in modo indiscutibile che la quarantina di persone coinvolte era stata infettata dal Covid-19 già nelle settimane precedenti allo scoppio su vasta scala dell’epidemia di Wuhan.12

Si può inoltre congiungere tale elemento indiscutibile a una terza e formidabile superprova, che fa luce definitivamente sul caso in oggetto. Infatti ormai è sicura l’identità del “paziente zero”, anzi dei numerosi pazienti zero del Covid di natura civile: gli sfortunati pensionati di una casa di riposo di Green Spring, in Virginia e nella contea di Fairfax, collocata per loro sfortuna vicino a Fort Belvoir, un ospedale destinato ai militari statunitensi che assiste anche i ricoverandi in arrivo da Fort Detrick.13

La sera dell’11 luglio del 2019, infatti, più di tre mesi prima dei giochi militari di Wuhan, l’insospettabile e anticomunista rete televisiva “ABC” raccontò che in quei giorni, almeno quattro mesi prima dei casi iniziali a Wuhan,

«“[…] una malattia mortale in Virginia ha portato due morti e dozzine di residenti infettati di una malattia respiratoria qui nella comunità di pensionamento di Green Spring. Negli ultimi 11 giorni, 54 persone si sono ammalate con sintomi che vanno da una brutta tosse alla polmonite, senza indizi chiave su come sia scoppiata la malattia improvvisa”. Passano due giorni e la strana epidemia compare anche in un‟altra casa di riposo li vicino. È sempre il tg [statunitense dell’ABC, ndr] a raccontarlo: “Un misterioso virus respiratorio ha colpito una seconda casa di riposo nella contea di Fairfax”. L‟unica cosa chiara al momento è che, due giorni dopo la seconda epidemia a poche decine di miglia di distanza, con un ordine del Cdc, il laboratorio di sicurezza biologica livello 4 di Usamriid, a Fort Detrick nel Maryland, viene chiuso per un incidente di biocontenimento. È sempre il tg a raccontare le paure degli abitanti di quella zona: “Gli abitanti che vivono vicino a Fort Detrick vogliono sapere perché il laboratorio top di Army Germ, uno dei più noti, è stato chiuso così velocemente”».

Era ed è tuttora un’ottima domanda, un eccellente interrogativo.

«A Fort Detrick infatti gli scienziati Usa gestiscono alcuni degli agenti biologici più sensibili e conducono ricerche mediche all‘interno di esso. Ricerche anche su cellule virali molto pericolose, come Ebola e Antrace. […] E allora non possiamo che porci una domanda: c‘è forse una correlazione tra la fuga di biocontenimento di Fort Detrick e le epidemie anomale dentro le due case di riposo di Green Spring? È sufficiente osservare la mappa per vedere che vicinissima alle due case di riposo c‘è Fort Belvoir, un ospedale per i militari che tra gli altri assiste anche quelli di Fort Detrick. Ma come sarebbe arrivato il contagio da Fort Belvoir alle due case di riposo? Il fatto è che proprio questo ospedale assiste anche i veterani di guerra delle forze armate americane, che vivono anche dentro le due case di riposo. Vi mostriamo alcune immagini, nelle quali si vedono i marines festeggiare nella casa di riposo di Burke i numerosi veterani della seconda guerra mondiale per l‘anniversario di fondazione del loro corpo. Può dunque esistere un filo che lega l‘incidente di biocontenimento di Fort Detrick, l‘ospedale militare di Fort Belvoir e le case di riposo in cui si manifesta l‘anomala epidemia di luglio?»14

Tra l’altro proprio il sito della contea virginiana di Fairfax, in data 26 luglio 2019, sottolineò che ben 63 residenti della casa di riposo di Green Spring erano stati sottoposti in loco a «numerosi esami», ma anche dopo di essi «nessun specifico agente patogeno era stato identificato come causa dell‟epidemia».15 Se si considerano le altre due “pistole fumanti” e le sopracitate anomalie (le “pericolosissime” sigarette elettroniche made in USA, ecc.), il “filo” che lega Fort Detrick e il Covid è indiscutibile.

 

Tiriamo le conclusioni.

Tutti i fatti riportati escludono, in modo sicuro e categorico, che l’epidemia di coronavirus si sia sviluppata a partire dalla Cina e da Wuhan, dalla fine di ottobre del 2019; essa invece era virulenta e attiva in Virginia e negli Stati Uniti fin dal luglio del 2019, quindi almeno tre mesi prima dell’inizio della pandemia in Cina.

Come andarono realmente le cose, per la genesi della tragedia del Covid?

Fase uno: verso la fine di giugno del 2019 e a Fort Detrick, si verifica una contaminazione di personale militare statunitense attraverso il coronavirus contenuto nei laboratori della base.

Fase due: una parte del personale infettato viene portato all’ospedale militare di Fort Belvoir, in Virginia.

Fase tre: attorno al 4 luglio 2019, festa nazionale degli USA, involontariamente alcuni marines di Fort Belvoir contagiati dal Covid-19 portano e distribuiscono a piene mani la malattia nella casa di riposo di Green Spring, oltre che in giro per il Maryland e la Virginia.

Fase quattro: dopo un’incubazione di una settimana, scoppia purtroppo una prima epidemia nella casa di riposo di Green Spring con i suoi 263 residenti: due muoiono, i primi caduti dei futuri tre milioni di morti per la pandemia di coronavirus, mentre il Covid-19 raggiunge con la sua marcia mortale un’altra casa di riposo vicino a Green Spring.

Fase cinque: dopo alcuni giorni il Pentagono inizia a preoccuparsi, ordinando la chiusura di tutte le attività di ricerca batteriologica a Fort Detrick, a metà luglio.

Fase sei: dalla metà di luglio all’inizio di ottobre del 2019 l’epidemia via via si espande sia negli Stati Uniti che all’estero, arrivando sicuramente a Milano e in Lombardia all’inizio di settembre del 2019, come provato dall’Istituto dei Tumori di Milano.

Fase sette: le olimpiadi militari mondiali di Wuhan. A tal proposito l’insospettabile e anticomunista sito intitolato Le Iene ha riportato che

«le autorità cinesi hanno più volte sostenuto che l‘epidemia sarebbe arrivata a Wuhan con i militari dell‘esercito americano che partecipavano alle gare del “World Military Games 2019”, in programma dal 12 al 28 ottobre. Noi ovviamente non lo sappiamo, ma dal periodico delle forze armate americane scopriamo che alcuni militari di Fort Belvoir hanno partecipato a quei Giochi. Tra questi il sergente di prima classe Maatje Benassi e il capitano dell’esercito Justine Stremick, che serve come medico di medicina di emergenza dell’esercito a Fort Belvoir in Virginia. Quindi almeno due atleti dell‟ospedale militare situato vicino alle case di riposo dove c‟è stata l‟epidemia sospetta di luglio sarebbero andati a Wuhan per le olimpiadi di ottobre 2019».16

La “fase otto”, che seguì l’inizio di novembre del 2019 e che arriva fino a oggi, risulta purtroppo fin troppo ben conosciuta a livello mondiale…

Le conseguenze della tesi in oggetto dimostrata da numerosi fatti testardi sono fin troppo chiare. Chiediamo innanzitutto all’Organizzazione Mondiale della Sanità, ente dell’ONU che del resto ha già effettuato un’ispezione accurata a Wuhan in Cina verso l’inizio del 2021, di compiere celermente un’analoga e altrettanto approfondita inchiesta anche rispetto a Fort Detrick, all’ospedale militare di Fort Belvoir e alla casa di riposo di Green Spring in Virginia, al fine di far luce finalmente sulla reale origine dell’epidemia di coronavirus a partire dall’estate del 2019. Al mondo serve verità, non menzogne a stelle e strisce.

Può sembrare strano ma anche la precedente e famigerata epidemia di “spagnola”, una gravissima forma di influenza che uccise come minimo cinquanta milioni di persone tra il 1918 e il 1920, non nacque e non si sviluppò certo in Spagna, ma viceversa negli Stati Uniti e in Kansas all’inizio del 1918. Non solo: la cosiddetta epidemia “spagnola” inizialmente venne alla luce e si propagò da una base militare statunitense, anche se quella volta non si trattò di Fort Detrick bensì di Fort Reiley, collocato per l’appunto nel Kansas. Anche in quel caso le menzogne furono molte.

È stato notato, in modo lucido e veritiero, che «ogni epidemia ha la sua infodemia, un alone tossico di panzane e disinformazione. Sentite cosa scriveva il quotidiano americano The Washington Times il 6 ottobre 1918: “Anzitutto bisogna dire che il termine ‘influenza spagnola’ è chiaramente un errore, e che il nome dovrebbe essere ‘influenza tedesca’, perché l‘indagine prova che la malattia ha avuto inizio nelle trincee germaniche. Dopodiché ha compiuto un giro dell‘intero mondo civilizzato, nel corso del quale è esplosa con particolare virulenza in Spagna, a causa di certe condizioni locali”. Sono i giorni di picco dell‘infezione che farà 50, forse 100 milioni di morti in tutto il mondo, un numero cinque o dieci volte superiore alle vittime della Grande Guerra che sta per finire, e l‘anonimo articolista ha ragione a dire che la Spagna non c‘entra. Ma è altrettanto ingiusto buttare la croce addosso agli odiati crucchi. I primi casi, in primavera, non si sono registrati nelle trincee del Kaiser, ma proprio in America, per l‘esattezza a Fort Riley nel Kansas, in un campo militare di quasi centomila metri quadri, dove più di mille reclute sono rimaste contagiate. Da quando, nell‟aprile del 1917, gli Stati Uniti sono scesi in guerra, il loro esercito è salito di colpo da 190 mila uomini a più di due milioni. E in maggioranza sono ragazzi alle prime armi, come il soldatino Charlot di Shoulder Arms. Molti di loro vengono da zone rurali dove vivevano in stretto contatto con polli o maiali: niente di più facile che il virus sia arrivato da lì, e che abbia fatto il salto dagli animali all‘uomo proprio in qualche fattoria del Kansas. Non influenza spagnola, dunque, e nemmeno tedesca: semmai americana. Ma non contento di dare in pasto al pubblico questa fake news, il Washington Times ne lancia anche un‘altra, e ben più colossale: “Che i germi dell‘influenza siano stati segretamente disseminati in questo Paese da sommergibili tedeschi è un‘accusa difficile da provare, ma i loro attacchi coi gas contro gli equipaggi dei nostri fari e navi-faro sono validi indizi contro di loro”. L‘epidemia, insomma, non ha nulla di naturale. All‘origine di tutto ci sarebbe un complotto criminale, la guerra biologica ordita dai servizi segreti di Guglielmo II ai danni degli Stati Uniti e dei loro alleati europei. È curioso che a propagare questa bufala sia una testata con lo stesso nome (The Washington Times) di quella che un secolo dopo, allo scoppio del Coronavirus Covid-19, ha messo in giro la leggenda del microrganismo ingegnerizzato uscito da un laboratorio militare di Wuhan. Ieri gli elmetti chiodati, oggi gli untori cinesi. Nel 1918 non c‘erano Facebook e Whatsapp, e neppure il TgCom24 di Paolo Liguori, pronto a dare per certa la notizia, “confermata da fonte attendibilissima”. In compenso c‘era un conflitto mondiale, quel mostruoso mattatoio che abbiamo visto nel film di Sam Mendes, una corsa forsennata all‟annientamento reciproco dove tutto sembra ammesso, compreso il cloro per gasare le trincee opposte, ma anche una macchina dell‘odio che fabbrica a ciclo continuo le dicerie più assurde, ingigantite dalla cappa di censura sui mezzi di informazione. Un mese prima dell‘articolo sul Washington Times era stata un‟autorità come il colonnello Philip Doane, responsabile della sezione sanitaria della marina mercantile Usa, ad accreditare le tesi cospirazioniste: “Sarebbe molto facile per uno di questi agenti del Kaiser rilasciare germi dell‟influenza in un teatro o in qualche altro posto dove si radunano grandi assembramenti di persone. I tedeschi hanno iniziato le epidemie in Europa, e non c‘è motivo per cui debbano essere particolarmente gentili con l‘America”». 17

A volte la storia si ripete e a una vecchia tragedia se ne aggiunge una nuova, anche se accompagnata da menzogne abbastanza simili a quelle di un secolo fa.

* * * *

PETIZIONE ALL’OMS PER INDAGARE SULL’ORIGINE DEL CORONAVIRUS

Petizione popolare per chiedere all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di aprire un’indagine su Fort Detrick (USA) riguardo l’origine del coronavirus.

Alla luce della ricostruzione complessiva svolta nell’articolo Trump, Fort Detrick e il Covid-19. Il colpevole silenzio degli Stati Uniti sulla vera origine del coronavirus;

viste le informazioni ormai acquisite su un’epidemia di polmonite verificatasi all’inizio di luglio 2019 in una casa di riposo di Green Spring, Virginia (USA);

vista l’anomala chiusura dei laboratori batteriologici di Fort Detrick (USA), proprio nella seconda metà di luglio del 2019 e durata per alcuni mesi;

visto il ritrovamento del coronavirus in Italia, in Lombardia e in altre regioni, fin dall’inizio di settembre del 2019, ossia almeno due mesi prima della genesi dell’epidemia di Covid-19 a Wuhan in Cina;

visto il ritrovamento innegabile del coronavirus anche in un centinaio di cittadini statunitensi già all’inizio di dicembre del 2019;

chiediamo all’Organizzazione Mondiale della Sanità di compiere un’accurata indagine, come quella del resto già avviata a Wuhan all’inizio del 2021, riguardo a Fort Detrick, all’ospedale militare di Fort Belvoir e alla casa di riposo Green Spring, con l’obiettivo di appurare se il coronavirus possa essere stato originato nel territorio degli Stati Uniti d’America.

Aderisci anche tu firmando la petizione su Change.org

Primi Firmatari

Daniele Burgio, Massimo Leoni, Roberto Sidoli, studiosi di politica internazionale, estensori dell’articolo Trump, Fort Detrick e il Covid-19. Il colpevole silenzio degli Stati Uniti sulla vera origine del coronavirus

Nunzia Augeri, saggista, Milano

Laura Baldelli, docente di Letteratura e Storia, Ancona

Alessandro Belfiore, Comitato No Guerra NO Nato

Maurizio Belligoni, già Direttore Generale Agenzia Sanitaria Regione Marche; primario di psichiatra

Fulvio Bellini, ricercatore politico, Milano

Ascanio Bernardeschi, redazione del giornale comunista on-line “La Città Futura

Giambattista Cadoppi, saggista, specialista di politica internazionale

Domenico Carofiglio, operaio, attivista FIOM Wirlphool Fabriano

Bruno Casati, Presidente Centro Culturale “Concetto Marchesi” di Milano

Luigi Cavalli, regista cinematografico (ultimo film, 2019, “Mon cochon et moi”, protagonista Gerard Depardieu)

Geraldina Colotti, giornalista, corrispondente in Europa di Resumen LatinoAmericano

Marcello Concialdi, docente ed editore, Torino

Luigi Curcetti, Esecutivo Regionale Marche Unità Sindacale di Base (USB)

Manlio Dinucci, geografo e saggista

Salvatore Distefano, docente di Filosofia e storico del movimento operaio, Catania

Lorenzo Fascì, avvocato, Reggio Calabria;

Salvatore Fedele, chirurgo e già responsabile dipartimento Emergenze ospedale Acqui Terme, Alessandria

Carlo Formenti, giornalista e saggista, già caporedattore di “Alfabeta” e ricercatore presso l’Università di Lecce

Federico Fioranelli, docente di Economia e Diritto

Rolando Giai-Levra, direttore di “Gramsci Oggi”

Fosco Giannini, già Senatore della Repubblica, direttore di “Cumpanis”

Alberto Lombardo, professore ordinario di Statistica Università di Palermo e direttore de “La Riscossa”

Mario Marcucci, docente a contratto di Tecnica Farmaceutica all’Università “La Sapienza di Roma”; già primario di Farmacia

Vladimiro Merlin, delegato RSU FLC- CGIL; già Consigliere Comunale Milano

Alfredo Novarini, già amministratore del P.C.I; membro del Centro Culturale Concetto Marchesi.

Alessandro Pascale, insegnante, saggista e direttore di Storiauniversale.it

Fabio Pasquinelli, avvocato, Osimo (Ancona)

Marco Pondrelli, direttore di “Marx21”

Giorgio Racchicini, docente di Letteratura e Storia, Fermo

Nicola Romana, docente di Diritto Dip. Scienze Economiche, Aziendali e Statistiche all’Università di Palermo

Onofrio Romano, professore associato di sociologia generale all’Università di Bari

Marino Severini, “voce” e chitarra de La Gang;

Alberto Sgalla, docente di Diritto e scrittore;

Luca Stocchi, Presidente Centro Culturale “Cumpanis” Genova

Alessandro Testa, musicista e studioso di estetica musicale

Roberto Vallepiano, scrittore

Fabrizio Verde, direttore de “L’AntiDiplomatico”

Alessandro Visalli, architetto e dottore di ricerca in pianificazione territoriale, esperto scienze del territorio e ambiente

Alessandro Volponi, docente di filosofia, Fermo

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Roberto
Friday, 18 June 2021 11:17
Covid, diverse prove hanno mostrato che il virus era comparso negli USA prima del Natale 2019
2021-06-17 21:09:07
Secondo quanto appreso il 16 giugno dall’Associated Press, le ricerche ed analisi più recenti e su maggiore scala effettuate su campioni di sangue raccolti all’inizio dell’anno scorso nel territorio degli USA tra oltre 24 mila cittadini hanno dimostrato che il virus del Covid era già comparso a dicembre del 2019 negli USA, parecchie settimane prima della conferma da parte dei funzionari di sanità della scoperta del primo caso di infezione.

Benché alcuni esperti esprimano ancora riserve, i funzionari sanitari federali hanno cominciato ad accettare il dato di fatto che una nuova infezione da coronavirus dalle cause sconosciute potrebbe aver fatto la sua apparizione negli Stati Uniti prima che tutto il mondo si accorgesse del nuovo pericoloso focolaio del virus in Cina.

Natalie Thornburg, capo ricercatrice immunologa ed esperta di virus respiratori del CDC (Centers for Disease Control and Prevention) degli Stati Uniti ha affermato: “Qui ci possono essere stati casi rari e sporadici apparsi prima di quanto potessimo sapere. Non è stata una situazione diffusa almeno fino alla terza decade di febbraio”. Ella ha aggiunto che tali risultati hanno dimostrato che per i vari paesi è necessario collaborare e coordinarsi il più rapidamente possibile per identificare nuovi virus.

I funzionari del CDC degli USA hanno affermato che la scintilla che ha innescato l’epidemia nel Paese è emersa nelle 3 settimane tra la metà di gennaio e l’inizio di febbraio. Tuttavia in accordo alle ricerche successive, comprese quelle compiute dallo stesso CDC, hanno provato che un numero ridotto di casi di contagio domestici erano apparsi molto prima.

http://italian.cri.cn/notizie/cina/3204/20210617/677574.html
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Daniele
Thursday, 17 June 2021 22:01
ARMI BATTERIOLOGICHE DEL PENTAGONO.
Un dossier estremamente riservato, di evidenza pubblica ma sepolto negli archivi dell’UNODA, Ufficio per gli Affari del Disarmo delle Nazioni Unite di Ginevra, aumenta i sospetti nei confronti degli USA per la pandemia da SARS-COV-2 esplosa nel contesto di una guerra biologica di potentati finanziari, massonici, militari e di intelligence di un Deep State transnazionale.

Soltanto nell’anno 2015, durante l’amministrazione di Barack Obama, il Governo a stelle e strisce ha stanziato per lo studio di armi biologiche $824 milioni destinati a 28 laboratori BLS di livello 2,3 o 4 operativi sul territorio nazionale. Senza considerare i finanziamenti sconosciuti per gli altri 25 laboratori sparsi nel mondo. Questo dato lo scopriamo grazie al rapporto Biological Weapons Convention 2015 di cui siamo venuti in possesso: l’unico rintracciabile da una fonte OSINT sul web perché quelli degli anni successivi non sono disponibili (ma abbiamo già trovato ed elaboreremo a breve quelli del Regno Unito).

I tre principali gestori di quei fondi sono stati il Dipartimento della Difesa (DOD) con $593 milioni, il Dipartimento della Salute (HHS) con $109 milioni, attraverso il NIAID, Istituto Nazionale di Allergia e Malattie Infettive, diretto dal famoso dottor Antonio Fauci, che aveva potere di controllo anche su alcuni centri di ricerca del Pentagono ma pure su altri finanziati dal Dipartimento di Sicurezza Nazionale (DHS) con $103 milioni.

Tutti gli studi sono stati, ovviamente, condotti per la bio-difesa ma essendo stati realizzati in gran parte in siti militari come il famigerato Fort Detrick, parzialmente chiuso per perdite di bio-sicurezza nel luglio 2019, o i meno noti Fort Collins e Kirtland Air Force Base, non si potrà mai essere certi delle loro effettive finalità.

Soprattutto perchè anche il dossier ufficiale BWC depositato da Washington all’UNODA di Ginevra nell’aprile 2016 ha molte zone d’ombra sulle attività di alcune strutture, su alcune ricerche mantenute segrete dal Pentagono e persino sull’esistenza di alcuni laboratori come il Walter Reed Army Institute of Research di Silver Spring, in Maryland. Nella Biological Weapons Convention (BCW) esso non è nemmeno menzionato nonostante sia specializzato nell’U.S. Military HIV Research Program e sia stato uno dei primi centri a sperimentare nel 2019 un vaccino contro la MERS, la variante Mediorientale della Sindrome Respiratoria SARS originata da uno dei tanti ceppi di CoronaVirus.

Ad esempio non si sa quali siano le strutture sovvenzionate con $8,5 milioni dall’Evinronmental Protection Agency (EPA) del Centro di Ricerca della Sicurezza Nazionale (NHSRC) dipendente dal DHS per i rischi di contaminazione chimica, batteriologica, radiologica e nucleare (CBRN) di aria e acqua. Mentre tra gli studi citati, accanto ai numerosissimi su Antrace, Botulino, Ebola e Marburg, non mancano quelli per un vaccino sull’HIV e sulla SARS del 2003 e sulla MERS del 2014.

Ci sono inoltre almeno 5 esperimenti sui ceppi di CoronaVirus condotti con il cosiddetto pericoloso “guadagno di funzione” che ha una valenza “dual use” farmaco-arma, ed altri sui virus “ricombinanti” ovvero gli agenti geneticamente modificati in laboratorio, costruiti per sviluppare vaccini, con l’introduzione di sequenze genetiche di altri patogeni come, secondo il virologo Luc Montagnier sarebbe avvenuto per la SARS-CoV-2.

Nei filamenti di RNA di questo nuovo ceppo di CoronaVirus, infatti, il professore francese ha individuato di recente tracce dell’HIV, il principio virale dell’AIDS che lui stesso scoprì tanto da vincere il Nobel per la Medicina nel 2008. Quella sarebbe la prova che il Covid-19 è stato costruito articifialmente dall’uomo con la bio-ingegneria genetica, a giudizio del famoso accademico che ha riaccreditato lo studio indiano pubblicato e poi misteriosamente ritirato dalla Kuzuma School of Biology di New Delhi.

Per la Casa Bianca le colpe del virus che ha già ucciso più di 257mila nel mondo e oltre 73mila solo negli Usa vanno cercate in Cina. Il presidente americano Donald Trump ed il Segretario di Stato Mike Pompeo sostengono che l’agente patogeno è uscito da un laboratorio e continuano a puntare il dito contro l’Istituto di Virologia di Wuhan, nell’area del primo focolaio dell’epidemia in Asia.
Ora anche molti atleti europei dicono di aver contratto lì una misteriosa e potentissima influenza già nell’ottobre 2019 durante i World Military Games tenutisi proprio a Wuhan che accrescono gli indizi sulla diffusione dell’epidemia antecedente alla sua ufficiale scoperta a dicembre.
Ma Trump e Pompeo non forniscono prove e soprattutto non dicono tutta la verità. L’Iran, infatti, nell’oscuramento dei big media, aveva chiamato in causa Washington come ha cercato di fare anche Pechino prima di trincerarsi nel silenzio con cui sta censurando ogni ricerca scientifica e le misteriosi morti di alcuni scienziati implicati negli studi.
Le accuse della Casa Bianca si sono però ritorte contro gli stessi USA dopo che varie inchieste giornalistiche hanno dimostrato che l’Istituto Virologico cinese fu in realtà finanziato dal NIAID di Fauci con $3,7 milioni attraverso il progetto USAID, l’agenzia governativa di Washington che è braccio operativo della Central Intelligence Agency nei progetti di sviluppo internazionale e sovente è stata utilizzata per finanziare i regime-change nel mondo (come in Siria e Venezuela).
Lo stesso professor Montagnier, ora ricercatore e docente accademico a Shangai, ha sostenuto che la pandemia è “un affare tra Cina e USA”. Alla luce di tutto ciò appaiono pertanto ridicole le smentite dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, del direttore dell’Istituto Nazionale della Salute americano e del CDC Anthony Fauci, e dell’intelligence Usa che continuano a sostenere l’origine naturale del virus ben sapendo, in caso contrario, di essere i principali sospettati di un complotto ben orchestrato e ancor meglio occultato.
Come abbiamo dimostrato negli ultimi due reportages Wuhangate 4 e 5, infatti, sotto l’egida del progetto PREDICT 2 finanziato da USAID sono state condotte ricerche sui CoronaVirus in tutto il mondo nelle quali erano global partner proprio OMS, CDC e NIAID.
Tra gli studi più inquietanti quello del supervirus chimerico SHC014-MA15 sviluppato con la bioingegneria genetica manipolando un ceppo di SARS dei pipistrelli a ferro di cavallo dall’Università della Nord Carolina a Chapel Hill con l’aiuto degli scienziati e del laboratorio di Wuhan sempre nell’ambito dei progetti USAID-PREDICT 2 avviati nel 2009 dall’amministrazione di Barack Obama. Questa clamorosa ricerca, finita sotto i riflettori dei media, prova l’effettiva capacità di costruire un virus altamente letale e senza antidoto per finalità “Dual Use” ovvero sia per la ricerca di un vaccino che per un’arma batteriologica.

Per farlo sono indispensabili laboratori di biosicurezza di livello 3 o 4 con scienziati esperti di biologia molecolare e qualche ingegnere per la manipolazione di DNA o RNA con il kit di editing genetico Crispr-Cas9.
Nei reportages 1 e 7 sulla teoria della Bio-Arma CoronaVirus e in Wuhangate 5 abbiamo visto gli esperimenti sospetti e in alcuni casi mortali condotti dall’agenzia DTRA del Dipartimento della Difesa (DoD) USA in alcuni dei 25 bio-laboratori gestiti nei paesi stranieri, soprattutto in Georgia con l’aiuto della Big Pharma americana Gilead, grazie ai progetti USAID.

Ora, grazie al rapporto Biological Weapons Convention (BWC) depositato UNODA nel 2016, analizziamo i 28 laboratori degli Stati Uniti che nel 2015 furono finanziati e controllati da Pentagono, NIAID e CDC (Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie) allora diretto da Tom Frieden, già funzionario OMS in India, che nel 2017 ha lasciato il CDC per fondare a New York la sua ONG “Resolve to Save Lives”.

L’ente del medico Frieden è finalizzato a prevenire malattie cardiovascolari ed epidemie: è stato finanziato da Bloomberg Philanthropies, Chan Zuckerberg Initiative e dall’immancabile Bill & Melinda Gates Foundation in un eclatante intreccio tra big media, social network e promoter di vaccini di forte impronta politica Dem.

Ben 20 di quei centri di ricerca nel 2015 erano dotati di un’equipe specializzata in biologia molecolare in grado di condurre studi su virus e prioni, sui simulanti (repliche biochimiche degli agenti senza virulenza patogena) e potevano contare su un esercito di 149 ingegneri capaci di qualsiasi manipolazione batteriologica. Ovviamente ciò non è sufficiente a provare che qualcuno di quegli scienziati abbia davvero messo la sua mano nella costruzione del CoVid-19.

Cosa sia stato fatto e perché possono dirlo solo il dottor Fauci e il presidente Obama poiché nel rapporto di 164 pagine sono pubblicate soltanto le ricerche pubblicate negli ultimi 12 mesi. Ma quelle di alcuni laboratori gestiti direttamente dal Pentagono o dal Dipartimento di Sicurezza Nazionale sono state considerate “top-secret” e pertanto nemmeno segnalate all’ONU.

Ciò assume una rilevanza inquietante se si rammenta che nell’anno cui si riferisce questa relazione era vice consigliere alla Sicurezza Nazionale della Casa Bianca l’avvocatessa Avril Haines, in precedenza consulente di Joe Biden nei Democratici al Congresso e quindi nominata da Obama vice direttore della CIA, divenuta esperta di bio-armi per il NTI (un istituto privato di ricerca americano di area Dem).

Dopo il cambio di amministrazione l’avvocatessa Haines ha fatto carriera come ricercatrice alla Columbia University e al John Hopkins Health & Security Center (presso la Bloomberg School di Baltimora) dove nell’ottobre 2019 fu protagonista dell’esercitazione Event 201 sulla pandemia da CoronaVirus finanziata da Bill Gates che ebbe la facoltà profetica di prevederla già nel 2015. Mentre la Haines la predisse in una conferenza pubblica a Camden nel 2018, quando predicò anche la necessità di “ordine mondiale” per prevenire le pandemie da infezioni respiratorie…

Abbiamo sintetizzato la relazione BWC 2016 in un dossier di 36 pagine (consultabile in pdf a fondo pagina, l’originale BWC di 164 pagine disponibile su richiesta via email a solo accettando l’iscrizione alla Newsletter Gospa News) e pertanto analizzeremo in questo articolo solo i laboratori più strategici ed interessanti, cominciando ovviamente da Fort Detrick, nel Maryland, forse la più imponente struttura sulle armi batteriologiche del mondo con 4 differenti centri di ricerca.
Il National Biodefense Analysis and Countermeasures Center (NBACC) di Fort Detrick gestito dal contractor Battelle
Ben due di essi sono gestiti da Battelle National Biodefense Institute LLC, un contractor privato di Columbus (Ohio) finito nel mirino dei media per gli esperimenti misteriosi e sospetti condotti insieme alla CIA nella fortezza inavvicinabile del Lugar Center in Georgia, nell’ex Unione Sovietica, dopo la Rivoluzione delle Rose finanziata da un altro donor dei Dem, George Soros.

Al Lugar Center, come evidenziato in Wuhangate 5, lavorò anche la multinazionale farmaceutica Gilead con un progetto di immunizzazione antivirale contro l’epatite C che ebbe conseguenze drammatiche causando la morte di 79 cavie umane e destando le accuse di sperimentazione di armi biologiche da parte della Russia.

Battelle è ormai di fatto un’appendice del Dipartimento di Sicurezza Nazionale che fu solo parzialmente penalizzata dalla moratoria del 2014 con cui l’amministrazione Obama manifestò l’intenzione di porre un freno agli esperimenti “Dual Use” finalizzati al Guadagno di Funzione (GOF), ovvero il potenziamento in laboratorio degli agenti patogeni batteriologici simile al principio dell’arricchimento dell’uranio per le armi nucleari.

Obama interruppe i finanziamenti a tali ricerche con la moratoria del 2014 ma non la vietò. Ciò consentì al National Institute of Health di concedere la deroga agli scienziati di Chapel Hill e Wuhan per portare a termine la costruzione del pericolosissimo supervirus chimerico SHC014-MA15. Molto simile al CoVid-19 dell’attuale epidemia ma non identico…

Pertanto non esiste prova alcuna che siano stati davvero interrotti tutti gli studi GOF nei laboratori top-secret del Pentagono che finanzia genericamente le agenzie governative DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), operativa soprattutto negli USA, e DTRA (Defense Threat Reduction Agency), responsabile delle missioni nei 25 centri di ricerca all’estero. Mentre, come abbiamo scoperto, esiste la certezza che almeno 5 pericolose ricerche “dual-use” siano proseguite proprio in relazione al CoronaVirus…

Trump nel 2017 ha interrotto tale moratoria di dubbia efficacia consentendo quindi la ripresa degli esperimenti biologici GOF anche con eventuali fini militari ma in compenso nel novembre 2019 ha poi messo fine al progetto PREDICT 2 di USAID annullando un finanziamento di 200 milioni di dollari con le vibranti proteste dell’organizzazione EcoHealthAlliance di New York, il partner privato del piano supportato da big pharma dai lunghi precedenti giudiziari come Johnson&Johnson e da università americane, cinesi e persino saudite, come riferito nel reportage Wuhangate 1.

Battelle nel 2015 si vide ridurre dai $344 milioni del piano (2009-2016) a $17,3 milioni (2015-2026) il suo contratto con la Casa Bianca ma ha mantenuto la gestione del National Biodefense Analysis and Countermeasures Center (NBACC) di Fort Detrick, finanziato da tre dipartimenti strategici come Difesa, Sicurezza Nazionale e Giustizia che nel 2015 operava in un’area di totale 4826 m2 di laboratori BSL 3 e 4, ma anche in quelli dell’Integrated Research Facility (IRF) Frederick (2183 m2), controllato da NIAID. In quell’anno ricevette complessivamente fondi per 40 milioni di dollari.
«Scienziati di IRF-NIAID coordinano e facilitano la ricerca preclinica sulle malattie infettive per lo sviluppo di contromisure mediche per agenti patogeni ad alte conseguenze. Questa è l’unico laboratorio di massimo contenimento nel mondo dove le apparecchiature di imaging medico convenzionale e molecolare sono integrate nella progettazione della struttura. Questo capacità fornisce agli investigatori strumenti unici per dissezionare la patogenesi della malattia, valutare la capacità dei modelli animali di ricapitolare le malattie umane e testare contromisure del candidato. È importante sottolineare che l’imaging molecolare avanzato ha il potenziale per fornire termini alternativi alla letalità».
E’ quanto riporta una ricerca ufficiale pubblicata nel 2014 dal centro di ricerca gestito da Battelle in cui si specifica che tale tecnica MI consente di utilizzare meno cavie animali. Tra gli esperimenti menzionati ce n’è uno condotto sui macachi proprio in relazione a un ceppo di CoronaVirus.

«Attraverso l’MI, gli scienziati dell’IRF stanno già studiando lo sviluppo di consolidamenti nei polmoni di primati non-umani infetti da Sindrome Respiratoria Mediorientale Coronavirus (MERS-CoV). Con l’MI, gli scienziati sono in grado di farlo tracciare lo sviluppo e la quantificazione delle lesioni polmonari – si legge nella conclusione – I dati generati da questi esperimenti non solo avanzeranno la nostra comprensione delle malattie emergenti, ma consentiranno lo sviluppo di contromisure e cliniche paradigmi di cura precedentemente considerati impossibili».

A giudicare dal numero dei morti di CoVid-19 negli Usa si può dire con certezza che il sacrificio di quelle povere scimmie da laboratorio non è servito a nulla…

Ma nello studio del NBACC. l’altro laboratorio Battelle, intitolato “Ingegneria una risposta globale alle malattie infettive” si sostiene che «andando oltre il rilevamento di focolai di malattie si desidera poter valutare e prevedere i rischi di malattia» e che «sono in corso più iniziative che getteranno le basi e rafforzeranno la scienza alla radice» attraverso «gli approcci a una nuova ingegneria che raggiungeranno i maggiori obiettivi per la gestione di una malattia infettiva».
Per quanto gli scienziati ribadiscano nei loro studi il dovere di un’analisi nei rapporti “benefici/rischi” il confine rimane così opinabile che per il bene dell’umanità – della filantropia vaccinale di Bill Gates – tutto pare concesso…


Integrated Research Facility IRF Frederick di Fort Detrick
All’IRF Frederick di Fort Detrick si sono sviluppati almeno 6 studi sui vari ceppi conosciuti di CoronaVirus. Uno dei più rilevanti è quello su un vaccino MERS-CoV cui hanno lavorato gli scienziati di vari laboratori americani, molti dei quali di nazionalità cinese.

Al medico IRF Joshua Johnson si sono affiancati infatti il capofila della ricerca Lingshu Wang del Vaccine Research Center e altri colleghi dei laboratori del NIAID-NIH di Bethesda (MD), delle strutture private M. Jackson Foundation for the Advancement of Military Medicine (stessa località), della big pharma Sanofi-Aventis di Cambridge (Massachusetts), e dell’University Medical Center di Nashville (Tennessee).

Tra i ricercatori compare anche Kayvon Modjarrad del VRC di Bethesda che fa parte anche del Military HIV Research Program del fantomatico Walter Reed Army Institute of Research di Silver Spring, non menzionato dalla relazione BWC 2015, sebbene abbia svolto numerose ricerche anche sul CoronaVirus oltrechè ovviamente sull’HIV.

Modjarrad è l’autore di una ricerca sul Guadagno di Funzione, da cui deriva il rischio “Dual Use” vaccino-arma, che comprova la dubbia valenza della moratoria di Obama del 17 ottobre 2014, by-passata per portare a termine i già citati esperimenti della Nord Carolina University e dell’Istituto di Virologia di Wuhan sul supervirus di cui abbiamo ampiamente parlato nel reportage Bio-Arma 9.
Nello studio condotto con Andy Kilianski dell’Edgewood Chemical Biological Center (ECBC) di Aberdeen Proving Ground (MD) e Jennifer B. Nuzzo del Medical Center for Health Security della Pittsburgh University di Baltimore fa una rivelazione che dinnanzi alla pandemia di oggi assume una sconcertante rilevanza.

«Il 15 e 16 dicembre 2014, la National Academy of Sciences, il National Research Council e l’Institute of Medicine hanno convocato esperti delle discipline delle malattie infettive, dell’etica della ricerca e della politica scientifica per discutere i potenziali rischi e benefici della ricerca GOF in un forum pubblico aiutare a informare il governo federale sul modo migliore di procedere nella regolamentazione della ricerca del GOF su agenti biologici potenzialmente pericolosi. Poco dopo l’incontro, l’NIH ha notificato a un sottogruppo di ricercatori interessati dalla pausa di ricerca che il loro lavoro potrebbe riprendere. In particolare, 5 progetti di ricerca sullo sviluppo del modello animale MERS-CoV e 2 sull’HPAI (influenza aviaria altamente patologica) sono stati autorizzati a proseguire».

«La ricerca GOF svolge un ruolo significativo nel garantire che i medici dispongano degli strumenti di cui hanno bisogno per rispondere alle epidemie di malattie infettive. Pertanto, la comunità clinica è direttamente influenzata dalle decisioni politiche su quali tipi di ricerca sono e non possono continuare. Ci sono anche rischi associati alla ricerca GOF, di cui la comunità clinica dovrà essere molto consapevole. Come hanno dimostrato le recenti cadute in laboratori di alto profilo, rimane il potenziale che i ceppi batterici e virali possano sfuggire anche agli ambienti più sicuri. In caso di fuga di un agente patogeno, sia esso naturale o prodotto dalla ricerca del GOF, la comunità clinica avrà un ruolo importante nel rilevare e rispondere a tali incidenti».

Le parole scritte dai tre scienziati Modjarrad, Kilianski e Nuzzo appaiono profetiche dopo le clamorose rivelazioni del professor Montagnier sul virus SARS-CoV-2 manipolato e, nella sua clemente ipotesi, sfuggito da un laboratorio.

SIMULANTI, RICOMBINANTI E STUDI TOP-SECRET
Proprio per evitare spiacevoli conseguenze i ricercatori hanno sperimentato un escamotage: la creazione dei “simulanti”. Possono essere paragonati ai “proiettili a salve” usati durante un’esercitazione militare. Ecco cosa spiega una ricerca del NBACC condotta insieme a scienziati del Naval Medical Research Center di Silver Spring (non menzionato nel BWC 2015 come il Walter Reed Institute che controlla).

«I virus patogeni umani ad alta conseguenza devono essere gestiti a livello di biosicurezza 2, 3 o 4 e devono essere resi non infettivi prima di poter essere utilizzati per applicazioni molecolari o immunologiche a livelli di biosicurezza inferiori. Qui valutiamo Arena-, Bunya-, Corona-, Filo-, Flavi- e Orthomyxovirus inattivati ​​dallo psoralene per la loro idoneità come antigene nei processi immunologici e come modello per la PCR e il sequenziamento della trascrizione inversa. Il metodo di inattivazione del virus usando una molecola di psoralene sembra avere ampia applicabilità ai virus dell’RNA e lasciare intatti sia la particella che l’RNA del virus trattato, rendendo il virus non infettivo». Mentre tutt’altra cosa sono i “ricombinanti” ben approfonditi in uno studio del NIAID di Bethesida pubblicato il 3 novembre 2015 nella PMC Library of Medicine del NIH.

https://www.databaseitalia.it/armi-batteriologiche-del-pentagono-dossier-su-tutti-i-laboratori-militari-usa-che-creano-virus/
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Daniele
Wednesday, 16 June 2021 07:50
Covid in America prima che in Cina? Lo studio che ribalta tutto
Anche negli Usa è emersa la presenza del virus già prima di Natale 2019, rilanciando dubbi e accuse incrociate.

Da dove origina il virus? Il mercato cinese di Wuhan è davvero una certezza nel momento in cui si susseguono studi scientifici che dimostrano come il Covid-19 fosse già presente in altre zone del mondo ben prima di gennaio 2020? Dubbi che permangono e che gettano ovviamente un’ombra anche sui rapporti fra paesi, Usa e Cina in primis.

Perché la questione non riguarda tanto l’origine ‘tecnica’ del virus – se sia la conseguenza di uno spillover da pipistrello, come evidenziato, o se si sia trattato di qualche ‘errore’ di laboratorio – ma proprio sull’origine geografica dello stesso.

Si sono già registrati diversi studi che dimostrano come il virus circolasse in Europa ben prima del Natale scorso. In Italia, il Coronavirus circolava in modo asintomatico ben prima non solo dell’ormai famoso paziente 1 Mattia del 21 febbraio, dunque, ma anche prima di dicembre, mese che era stato indicato dall’Istituto Superiore di Sanità sulla base dei risultati di una ricerca condotta sulle acque reflue di Milano e Torino.

Il Covid circolava dunque in Italia in modo asintomatico già a settembre 2019. Lo studio dell’Istituto Tumori di Milano in collaborazione con l’Università di Siena ha analizzato i campioni di sangue prelevati tra settembre 2019 e marzo 2020 ai partecipanti ad uno screening sul tumore al polmone, per monitorare la data di insorgenza, la frequenza e le variazioni temporali e geografiche nelle Regioni italiane.

Risultati simili da uno studio francese, che testimonia come la vera prima ondata Oltralpe sia avvenuta nel dicembre 2019. E ci sono ricerche simili anche in Spagna, Regno Unito, Brasile.

Lo studio americano della CDC, pubblicato lunedì, ha rivelato che 39 campioni di sangue presi tra il 13 e il 16 dicembre dello scorso anno in California, Oregon e Washington, sono risultati positivi agli anticorpi del Coronavirus, significa che le persone erano state infettate nelle settimane precedenti.

Si tratta della prima traccia del virus sul suolo statunitense, e altri 67 campioni tra il 30 dicembre e il 17 gennaio sono risultati positivi in Connecticut, Iowa, Massachusetts, Michigan, Rhode Island e Wisconsin. Dunque ben prima dell’allarme Wuhan.

https://quifinanza.it/soldi/covid-in-america-prima-che-in-cina-lo-studio-che-ribalta-tutto/438680/
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Massimo
Tuesday, 15 June 2021 21:44
Covid in Italia già da settembre 2019, lo dice uno studio dell'Istituto dei tumori di Milano
Trovati anticorpi in un gruppo di screening per il tumore al polmone

https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2020/11/15/covid-in-italia-gia-da-settembre-2019-lo-dice-uno-studio-dellistituto-dei-tumori-di-milano_ab96846e-18e6-4ab6-abf6-93d697ca9e6c.html

Il coronavirus circolava silente in Italia già da settembre 2019, ben prima non solo dell'ormai famoso paziente 1 del 21 febbraio, ma anche prima di dicembre, come indicato dallo studio dell'Istituto superiore di sanità sulle acque reflue di Milano e Torino. La dimostrazione arriva da una ricerca dell'Istituto dei tumori di Milano e dell'università di Siena che, analizzando i campioni di sangue prelevati tra settembre 2019 e marzo 2020 ai partecipanti ad uno screening sul tumore al polmone, hanno trovato gli anticorpi al SarsCov2 nell'11,6%, di cui il 14% già a settembre.

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Una conferma che si aggiunge alle altre emerse in questi mesi che il coronavirus si è diffuso in Italia e nel mondo ben prima dei dati ufficiali comunicati dalla Cina. "Tra marzo e aprile abbiamo iniziato a riflettere, anche sulla base di altri lavori scientifici, se il coronavirus in Italia avesse iniziato a circolare prima della data ufficiale. Così abbiamo pensato di usare i campioni di sangue raccolti nell'ambito dello studio Smile, iniziato a settembre 2019 e poi interrotto a marzo 2020 per l'epidemia", spiega Giovanni Apolone, direttore scientifico dell'Istituto dei tumori. Allo screening hanno partecipato 959 persone tra i 55 e 65 anni di età, tutti gran fumatori, di cui il 60% uomini e il 50% residenti in Lombardia.

Con una certa sorpresa dei ricercatori, è emerso che l'11,6% (111 su 959) di queste persone aveva gli anticorpi al coronavirus, di cui il 14% già a settembre, il 30% nella seconda settimana di febbraio 2020, e il maggior numero (53,2%) in Lombardia. A settembre il virus era già presente nei campioni di pazienti residenti in 5 regioni e, nell'analisi complessiva dei campioni da settembre a marzo, e' risultato almeno un caso di paziente positivo proveniente da 13 regioni. Due i picchi di positività emersi per gli anticorpi: il primo tra la fine di settembre e la seconda-terza settimana di ottobre, il secondo nella seconda settimana di febbraio. "Le analisi condotte dal gruppo di Emanuele Montomoli dell'università di Siena, che hanno lavorato con noi - continua - hanno identificato la presenza di anticorpi neutralizzanti in vivo, cioè ancora capaci di uccidere il virus, in 6 persone su 111, di cui 4 già a ottobre". In particolare, secondo i dati pubblicati nello studio, i primi campioni positivi registrati a settembre appartengono a persone che vivevano in Veneto (3), Emilia Romagna (1), Liguria (1), Lombardia (2) e Lazio (1).
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Roberto
Tuesday, 15 June 2021 08:00
Alcuni scienziati avevano simulato l’arrivo di un coronavirus e 65 milioni di morti in 18 mesi

27 Gen. 2020

LA SIMULAZIONE DELL’EPIDEMIA DI CORONAVIRUS A OTTOBRE 2019
Eric Toner è uno scienziato americano del John Hopkins Center for Health Security, e a ottobre scorso aveva simulato una pandemia di coronavirus.

Tre mesi fa, infatti, il centro di ricerca di New York ha condotto un esperimento insieme al World Economic Forum e la Bill and Melinda Gate Foundation per dimostrare l’importanza della partnership tra istituzioni pubbliche e enti privati nel far fronte a pandemie globali.

Lo studio ha simulato una pandemia di coronavirus immaginario originato negli allevamenti di suini del Brasile e un’espansione in quasi tutti i Paesi del mondo nell’arco di 6 mesi. Secondo l’impressionante simulazione, nell’arco di 18 mesi 65 milioni di persone sarebbero morte.

Come ha precisato il John Hopkins Center, l’esperimento e i risultati relativi al numero di vittime non corrispondevano in nessun modo a previsione, ma a una semplice simulazione.

L’epidemia immaginata da Toner prevedeva che il virus, resistente a tutti i vaccini e trasmissibile tramite una semplice influenza, si diffondesse dalle zone rurali ai centri urbani più popolati del sud America, per cui le prenotazioni di viaggio sarebbero diminuite del 45 per cento e ci sarebbe stata una crisi finanziaria globale: i mercati azionari sarebbero scesi dal 20 al 40 per cento e il prodotto interno lordo globale sarebbe precipitato dell’11 per cento. La simulazione, inoltre, mostrava come i social media avrebbero contribuito a un’informazione scorretta sulla malattia.

“Non sappiamo ancora quanto questo coronavirus sia contagioso. Sappiamo che si sta diffondendo da persona a persona, ma non sappiamo fino a che punto”, ha detto Toner sul “vero” virus che si sta diffondendo a macchia d’olio in Cina in un’intervista al Business Insider.

“Una prima impressione è che questo virus è significativamente più mite della SARS. Questo è rassicurante. D’altra parte, potrebbe essere più facilmente trasmissibile della SARS, almeno in ambito comunitario”.

L’epidemia di Wuhan non è ancora considerata una pandemia, e fino ad ora ha ucciso 65 persone in Cina. La presenza del virus è stata segnalata anche in Usa, Francia, Australia, Tailandia, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Vietnam, Singapore e Arabia Saudita.

Dei nuovi decessi, 13 si sono verificati nella provincia di Hubei, che comprende la città di Wuhan, considerata l’epicentro dell’epidemia.

Pechino, intanto, ha annunciato un divieto temporaneo al commercio di animali selvatici. L’allevamento, il trasporto o la vendita di tutte le specie animali selvatici è vietato sino a quando non sarà finita “la situazione epidemica nazionale”.

Il nuovo coronavirus, infatti, si ritiene sia stato generato in un mercato che vendeva animali selvatici come cibo.

www.tpi.it/esteri/coronavirus-epidemia-simulazione-
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Massimo
Monday, 14 June 2021 20:42
Dall'antrace al coronavirus, le vie di Fort Detrick
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Robert Redfield

“Potrebbe essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan”. Così il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian. Una riflessione nata dopo l’audizione al Congresso degli Stati Uniti del direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, Robert Redfield, nella quale ha riconosciuto che alcune persone morte negli Usa di recente causa polmonite sarebbero invece decedute per COVID-19 non diagnosticato.
Il mistero del paziente zero
“È stato trovato il paziente zero negli Stati Uniti?” Ha rincarato la dose Lijian. “Quante sono le persone infette? Come si chiamano gli ospedali? Potrebbe essere l’esercito americano che ha portato l’epidemia a Wuhan. Sii trasparente! Rendi pubblici i tuoi dati! Gli Stati Uniti ci devono una spiegazione!”
La vicenda è riportata da The Hill, che spiega come ciò sia parte di una narrativa cospirativa che circola sul web, e che vede il virus portato in Cina dagli atleti americani, e loro numeroso seguito, che si sono recati a Whuan per partecipare ai Giochi mondiali militari, che si sono svolti tra il 18 e il 27 ottobre 2019, praticamente quando è iniziata l’epidemia.
Non necessariamente un atto criminogeno, ma una trasmissione involontaria: gli atleti Usa, o il seguito, sarebbero stati già infetti da coronavirus.
La tesi sarebbe sostenuta da una coincidenza: cinque atleti di nazionalità ancora ignota sarebbero stati ricoverati in un ospedale locale per virus ignoto. Vero il ricovero, spiega il Global Times, ma si trattava del ben noto colera.
La polmonite da “svapo”
E, però, la domanda posta resta. Secondo Global Research, già ad agosto, un medico di Taiwan avrebbe avvertito gli Stati Uniti che alcuni decessi per polmonite attribuiti alle sigarette elettroniche, le “svapo”, erano in realtà da attribuire a un nuovo coronavirus.
Repubblica, a settembre, riferiva di 550 ammalati con problematiche polmonari, che avevano portato ad alcuni decessi. Conto più che approssimativo, se si tiene conto di cosa sia la sanità americana, che all’inizio dell’epidemia, ad esempio, ha negato il tampone a cittadini di ritorno dalla Cina perché non avevano i soldi per pagarli (qualcosa sta cambiando, vedi il Washington Post).
Certo, la vicenda “svapo” va vista nell’ottica di una guerra mossa dalle potenti industrie del tabacco alla concorrenza, ma è pur vero che non si sono registrati analoghi disturbi in altre aree del mondo, come l’Italia, dove lo “svapo” aveva preso piede.
Ad alimentare la possibilità che la polemica impegnata da Zhao Lijian abbia una sua plausibilità, è anche il fatto che il cosiddetto “paziente zero” di Whuan, da cui è nata l’epidemia, sia ancora causa di controversie.
Cattive acque
Così andiamo a qualcosa di più inquietante, forse collegato, forse no: il 5 agosto il New York Times riportava la notizia che il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti aveva intimato al laboratorio di armi batteriologiche di Fort Detrick di “cessare ogni attività” perché il sistema di filtraggio delle acque reflue non era sicuro.
Un po’ quanto viene descritto nel Film “Cattive acque“, uscito tre settimane fa in Italia (tempestività di Hollywood), che racconta la storia vera della battaglia giudiziaria intrapresa da un avvocato americano contro l’azienda chimica Dupont, i cui scarichi hanno avvelenato, e continuano ad avvelenare, migliaia di persone (non solo, spiega anche dell’avvelenamento da sostanze chimiche di circa il 90% dell’umanità… da vedere, in Streaming, dato che i cinema son chiusi).
Ovviamente si disse che nessuna sostanza pericolosa era effettivamente fuoriuscita da Fort Detrick, che però è stato chiuso in via preventiva.
In altra nota, avevamo accennato come a luglio 2019, cioè poco prima della chiusura di Fort Detrick, la Camera degli Stati Uniti aveva chiesto formalmente al Pentagono se avesse testato e usato armi chimiche tra gli anni ’50 e gli anni ’70 (Piccolenote).
Una richiesta insolita e non motivata da problematiche d’attualità. La cui spiegazione potrebbe essere proprio la contaminazione causata da Fort Detrick, notizia che presumibilmente circolava in alcuni ambiti. Un modo per far pressione, in maniera indiretta come si usa in tali casi, sulla vicenda, perché si chiudesse senza suscitare polveroni sull’Us Army.
L’antrace di Fort Detrick
Al di là delle domande, si può notare come l’episodio di cronaca nera – che, ripetiamo, non necessariamente ha a che vedere col coronavirus – abbia come focus Fort Detrick, sito che richiama alla memoria altro ed oscuro. Qualcuno ricorderà il panico che per diversi mesi attanagliò il mondo dopo l’11 settembre a causa della diffusione di missive contenenti antrace, letale arma batteriologica.
La responsabilità dell’invio della posta avvelenata, indirizzata a personalità importanti e non d’America e del mondo, fu attribuita all’Agenzia terrorista nota come al Qaeda (il Segretario di Stato americano Colin Powell usò tale minaccia per convincere il mondo della necessità di attaccare l’Iraq, che avrebbe avuto magazzini pieni di antrace).
L’Fbi scoprì poi che l’antrace che aveva terrorizzato il mondo proveniva dall’America, da Fort Detrick appunto (Wikipedia). La vicenda si chiuse individuando anche un possibile untore, un ignoto ricercatore che prestava la sua opera in quel laboratorio strategico. Che, ovviamente, non avrebbe mai potuto far tutto quel pandemonio globale da solo… tant’è. Morì suicida, tutto insabbiato.

https://piccolenote.ilgiornale.it/44403/antrace-coronavirus-portano-fort-derrick
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Daniele
Monday, 14 June 2021 09:04
Marco D'Eramo: USA. L'antrace colpisce ancora

05/08/2008

Sette anni dopo aver gettato nel panico l'America intera, l'antrace continua a mietere vittime. Stavolta a soccombere è stato uno scienziato che del bacillo del carbonchio era uno dei massimi specialisti: Bruce Ivins, 62 anni, un dottorato in microbiologia presso l'università dell'Ohio alle spalle, per 18 anni impiegato civile del centro militare di guerra biologica degli Stati uniti (Us Army Medical Research Institute of Infectious Deseases, ovvero Usamriid) nei laboratori ultrasegreti di Fort Detrick in Maryland.
Figlio di un farmacista laureato a Princeton, Ivins è morto martedì nel Frederick Memorial Hospital (Maryland) dopo aver ingerito una dose massiccia di Tylenol (potente antidepressivo) e codeina. Secondo il ‟Los Angeles Times”, Ivins si sarebbe suicidato perché stava per essere incriminato per l'ondata di lettere al carbonchio che dal settembre al novembre 2001 avevano fatto cinque vittime e avvelenato altre 17 persone.
La prima vittima era stata il responsabile fotografico di un tabloid (il ‟Sun”) di Boca Raton, in Florida: era il 5 ottobre 2001, solo 24 giorni dopo l'attentato al World Trade Center dell'11 settembre. Poi l'antrace fece la sua apparizione in lettere indirizzate a due noti presentatori televisivi, di cui uno era Tom Brokaw delle Nbc News. Lettere arrivarono anche a Patrick J. Leahy, senatore democratico del Vermont, e al capogruppo dei senatori democratici Tom Daschle (del sud Dakota). Tutte e due le buste erano accompagnate da un identico messaggio: ‟Abbiamo quest'antrace. Adesso sarete voi a morire. Siete spaventati? Morte all'America. Morte a Israele. Allah è grande”.
Oggi facciamo fatica a ricordare il clima di terrore che queste buste provocarono negli Stati uniti. Fu chiuso il Parlamento e tutti gli uffici statali di Washington furono evacuati. Nessuno aveva più il coraggio di aprire la propria posta. Anche perché i destinatari del veleno sembravano casuali. Comprensibilmente due delle cinque vittime furono postini, ma morirono di antrace anche un infermiere 61-enne di New York e una 94-enne vedova in un paesetto del Connecticut che il 21 novembre del 2001 fu l'ultima vittima. Antrace fu trovato in uffici postali in California, Utah, Missouri, nell'ufficio del governatore dello stato di New York, George Pataki, e nell'ufficio del cancelliere tedesco Gerhard Schroeder a Berlino. La stampa era scatenata. Le consegne a domicilio, il nucleo pulsante del commercio al dettaglio statunitense, erano bloccate. La multinazionale farmaceutica Bayer chiedeva cifre folli per accelerare la fabbricazione del suo vaccino Cipro.
Naturalmente, investito della sua funzione di comandante in capo nella ‟guerra al terrore”, il presidente George Bush tuonava contro al Qaida ritenuta responsabile di quest'attacco biologico: ‟Siamo vigilanti, siamo determinati”. Ma non c'era nulla che Bush potesse fare. L'antrace può essere prodotto a casa con materiale comprabile in qualunque supermercato. Finché un bel giorno le lettere all'antrace smisero di arrivare (e non sono mai più tornate).
Placata l'isteria, l'Fbi si decise a usare per una volta il rasoio di Occam, e cioè a cercare la soluzione concettualmente più semplice: in fin dei conti l'istituzione che produce più carbonchio al mondo a scopi militari è proprio l'esercito statunitense nel suo dipartimento di guerra biologica. Non solo, ma tutti i dipendenti dell'Usamriid erano stati vaccinati contro l'antrace già nel 1999 ed erano quindi tra coloro che potevano maneggiarlo senza timore. Fu così che nel febbraio 2002 l'Fbi lasciò filtrare alla stampa (al ‟Baltimore Sun” e al columnist del ‟New York Times” Nicholas Kristof) il nome di un sospetto, Steven Hatfill, un personaggio che sembra uscito di sana pianta da un film di spionaggio: addestrato nei commandos, laureato in medicina, specializzato in guerra biologica, il suo profilo combaciava perfettamente con quello dell'ipotetico attentatore. Durante tutta l'indagine Hatfill fu l'unico a essere definito dall'Fbi ‟persona d'interesse”. Però gli anni passavano e i sospetti su di lui non si concretizzavano mai e la sua pista si rivelava un binario morto. Così a fine 2006 l'Fbi decise di riesaminare da capo tutta la documentazione, prendendo in considerazione tutti gli altri 125 ricercatori di Fort Detrick.
Fu allora che cominciarono a saltare fuori incongruenze su Bruce Ivins, uno dei più stimati scienziati al servizio della guerra biologica, autore di numerosi articoli sull'antrace (l'ultimo è apparso il 7 luglio scorso sulla rivista ‟Antimicrobial Agents and Chemiotherapy”), che nel 2003 aveva addirittura ricevuto, insieme a due colleghi dell'Usamriid, la più alta onorificenza attribuita dal Pentagono ai suoi impiegati civili, per aver contribuito a risolvere problemi tecnici nella produzione di un vaccino contro l'antrace.
Risultò che già prima del maggio 2002 Ivins aveva ammesso con gli ispettori dell'esercito di aver trovato nel proprio ufficio tracce di contaminazione di arsenico, di avere passato allo strofinaccio e alla candeggina più di 20 aree che sospettava fossero state contaminate da un trascurato tecnico di laboratorio e di aver taciuto questa contaminazione per più di due mesi. Il problema è che qualunque specialista di guerra batteriologica sa che un'area contaminata va disinfettata due volte, mentre Ivins dichiarò sotto giuramento che non ricordava di averla ripassata una seconda volta come da manuale. All'epoca Ivins non fu punito per quest'omissione (l'esercito non voleva incoraggiare rapporti su fuoriuscite accidentali di sostanze tossiche). Ma nel 2006 le lacune del racconto di Ivins apparvero molto più sospette. L'Fbi cominciò a interrogare colleghi e parenti, compreso, l'anno scorso il suo fratello minore. Nel frattempo nuove analisi di laboratorio dell'antrace trovato sulle lettere avevano raffinato la sua struttura e ristretto le possibili aree di provenienza. Fattostà che una settimana fa il direttore dell'Fbi, Robert Mueller, aveva annunciato alla Cnn ‟grandi progressi nell'indagine”: apparentemente un controsenso, visto che il 27 giugno il ministero della Giustizia aveva appena accettato di pagare a Steven Hatfill ben 5,82 milioni di dollari come risarcimento per aver invaso la sua privacy e rovinato la sua carriera: ed è rarissimo che lo Stato americano acconsenta a risarcimenti in casi giudiziari.
Ma proprio il concordato con Hatfill ha segnato l'inizio della fine per Ivins: secondo quanto riferisce il ‟Los Angeles Times”, fu allora che la sua depressione si aggravò. Gli fu comunicato che sarebbe stato messo in pensione anticipata a settembre. Poco dopo gli fu negato l'accesso alle aree segrete e gli fu tolta la security clearance (l'accesso ai documenti e ai dati riservati). Confessò al suo terapista di pensare al suicidio. Fu ricoverato nella clinica interna a Fort Detrick per il trattamento della depressione. Il 24 luglio fu dimesso dalla clinica. Cinque giorni dopo Burce Ivins, specialista di antrace per l'esercito americano, moriva. Non sapremo mai se era davvero lui il responsabile delle morti di sette anni fa, e soprattutto ignoreremo per sempre il perché.
https://www.feltrinellieditore.it/news/2008/08/05/marco-deramo-usa--lantrace-colpisce-ancora-10065/
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Eros Barone
Sunday, 13 June 2021 22:53
Ma è proprio la tesi dell’origine artificiale del virus che non sta in piedi, giacché si tratta, come ampiamente dimostrato, di un’origine zoonosica. Infatti i coronavirus sono veicolati dai pipistrelli, il che è stato fra l’altro accertato proprio da ricercatori cinesi. Così, a partire da un’origine naturale del virus, il ruolo predominante è stato quello dei fattori antropici, sociali e culturali, legato all’interazione, particolarmente sviluppata in Cina, tra le persone e gli animali selvatici come i pipistrelli e tanti altri tipi di animali. Sennonché occorre distinguere con cura tra la corresponsabilità umana e culturale, per quanto grave, e la produzione del virus in un laboratorio e la sua diffusione intenzionale. Fra le possibili ipotesi relative a un’origine umana del virus occorre ancora distinguere diversi piani interpretativi: quello relativo all’origine del virus, secondo cui sarebbe stato creato in laboratorio, e quello relativo alla diffusione, piano che si sdoppia in due ulteriori possibilità: quella secondo cui il virus sarebbe, per così dire, scappato di mano ai suoi creatori e quella secondo cui sarebbe stato propagato intenzionalmente da questa o da quella potenza. Orbene, rispetto all’idea di un virus ‘assemblato’ in un laboratorio a me sembra molto più plausibile l’idea contraria, ossia quella per cui il virus è naturale e l’origine della sua diffusione è dovuta alla coesistenza e conseguente interazione di diversi animali selvatici, tra cui i pipistrelli, che sono state descritte come la caratteristica del mercato di Wuhan. Se invece si assume che il virus sia stato assemblato, va detto che questa ipotesi ‘intenzionalista’ viene esclusa dalla maggioranza degli scienziati che lavorano nei laboratori, i quali non hanno rilevato nei loro esami della struttura del virus segni di assemblaggio. L’idea invece del virus semplicemente scappato di mano, che dal laboratorio si diffonde in giro per il mondo, non ha molto senso, poiché i laboratori in cui si studiano questi virus sono superprotetti, dato che i primi a rimetterci la pelle in caso di incidente sono quelli che ci lavorano, e questo non risulta che sia successo. In una prospettiva complottistica resta da esaminare l’idea di un piano, nei confronti della quale la prima obiezione che avanzerei è che resta molto difficile accettare che ci sia qualcuno così malefico da cercare di diffondere un virus che potrà fare milioni e milioni di morti. D’accordo, la storia con i campi di concentramento e le bombe atomiche ci dimostra il contrario; però bisognerebbe chiarire quale sarebbe esattamente, in questo caso, l’obiettivo dei presunti cospiratori e quali la tattica e la strategia per conseguirlo. Ridurre la popolazione umana non può essere un obiettivo plausibile sia perché questo accadrebbe solo se un virus causasse almeno un miliardo di morti, il che non rientra nel potenziale che questo virus è in grado di dispiegare; in secondo luogo, chiunque abbia potuto concepire un piano del genere evidentemente ignora che le attuali tendenze demografiche mostrano che la popolazione della Terra tende a ridursi da sola a causa della transizione demografica da un regime di decrescente mortalità e alta natalità ad un regime di bassa natalità e crescente mortalità. Ma l’ipotesi in questione, oltre che malefica, sarebbe folle, perché un virus, una volta diffuso, non fa distinzioni tra le sue vittime. Circa poi il carattere salvifico dei vaccini sono leciti parecchi dubbi, perché rispetto alla ‘lepre-virus’ con i suoi continui cambiamenti la ‘tartaruga-vaccino’ sarà sempre destinata a rimanere indietro. Riguardo infine alle tesi cospirazioniste finora esposte, è sufficiente osservare che si elidono l’una con l’altra, poiché non sono sostenute da argomenti probanti e sono tra di loro inconciliabili. Basti pensare che in un primo tempo si era detto che responsabili della diffusione del virus erano stati i militari statunitensi in visita a Wuhan alla vigilia del capodanno cinese, per colpire la Cina, nuovo grande avversario degli USA (tesi ora ripresa nell’articolo qui discusso). Un mese dopo, essendo stata apparentemente domata l’epidemia in Cina, ecco che le teorie complottiste si rovesciano: ‘il virus è stato propagato dai cinesi ai quali non importa niente della vita umana, e in cambio di qualche migliaio di morti tra i loro connazionali fanno crollare le grandi economie mondiali, comprando le grandi aziende per quattro soldi e diventando i padroni del mondo!’. Sennonché ora, con l’epidemia che sta tornando in Cina vi è bisogno di una terza teoria complottista… Si vede bene che, assecondando questa deriva di carattere interpretativo, si finisce, in una sorta di ‘folie à deux’ fatta di ‘escamotage’ retorico-propagandistici, con l’oscurare completamente la realtà, la quale è invece molto semplice: la natura è più potente dell’uomo e, per dirla con Marx, “lo spirito della produzione capitalistica è antitetico alle generazioni che si succedono”: a Wuhan come a Fort Detrick.
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Mario M
Monday, 14 June 2021 12:44
Il virus sarscov2 come agente patogeno non è stato isolato, così come non sono stati isolati tutti gli altri supposti virus. Quello che passa come isolamento è un sequenziamento di nucleotidi di materiale cellulare, con alti livelli di arbitrarietà.

Stefan Lanka ha addirittura offerto 100 mila euro a chi gli dimostrava l'isolamento e la natura patogena del virus del morbillo. A chi reclamava la cifra con una supposta documentazione, Lanka ha fatto appello alla Corte Suprema tedesca che gli ha dato ragione con una sentenza.
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Mario M
Sunday, 13 June 2021 16:23
Ecco un altro articolo per intorbidire le acque, per confondere le menti, per allontanare l'attenzione dal cuore del problema, perfino inserendo elementi risibili: addirittura si parla del paziente zero, come a suo tempo con l'Aids, un'altra clamorosa mistificazione scientifica realizzata dalla bio-politica al soldo di vari interessi.

Non c'è sta alcuna pandemia, o meglio c'è stata una questione politica con risvolti sanitari che ha generato un'infodemia - questa sì, che ha procurato gravissimi danni alla salute e all'economia, che era l'obiettivo dei nostri governanti, e quello degli altri paesi. Moltissime attività sono state chiuse, principalmente quelle collegate alla socializzazione. Purtroppo questa follia medico-governativa ha colpito - io penso deliberatamente - il settore sanitario: sono stati smantellati reparti ospedalieri e sono state drasticamente ridotte le prestazioni per le malattie gravi, quali le cardiopatie e le neoplasie. Gli anziani nelle case di riposo sono stati crudelmente isolati. Sono state impedite le cure domiciliari, anzi aggravate da quel consiglio malvagio: tachipirina e vigile attesa. Era ovvio che la mortalità sarebbe salita, e che questo dato - centomila centomila!- sarebbe servito ai criminali che siedono al governo per sbandierare il tributo versato al virus che occorre ancora combattere.

Il virus ha fatto comodo a molti. Teniamo presente che in Cina, a Wuhan e a Hong Kong, c'erano state imponenti manifestazione prima della comparsa del cosiddetto virus, in Francia da tempo andava avanti la protesta dei gilet gialli, in America Trump era favorito. Insomma un virus giusto al momento giusto.
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Mario Galati
Sunday, 13 June 2021 14:25
A me sembra che il senso di questo articolo non abbia nulla a che fare con il complottismo, i no vax e i no mask. Dovrebbe essere abbastanza semplice capire che viene pubblicato in risposta proprio al complottismo anticinese e solo in questo contesto di ripresa della propaganda anticinese sul cosiddetto virus artificiale. Se il virus è artificiale, allora occorre vagliare tutte le ipotesi, tra cui quella esposta. È un ragionamento che oppone un argomento fondato su di un metodo comparativo ai sinofobi.
Ma, evidentemente, per cogliere questo senso dell'articolo bisognerebbe avere un qualche interesse a contrastare la vergognosa propaganda contro la la Cina e il partito comunista cinese. Se questo interesse non c'è o, peggio, si partecipa alla diffusione di questa propaganda, allora questo senso non si può cogliere.
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Luciano Pietropaolo
Sunday, 13 June 2021 21:15
Quoto Mario Galati:

" Ma, evidentemente, per cogliere questo senso dell'articolo bisognerebbe avere un qualche interesse a contrastare la vergognosa propaganda contro la la Cina e il partito comunista cinese. Se questo interesse non c'è o, peggio, si partecipa alla diffusione di questa propaganda, allora questo senso non si può cogliere."

Certi comunisti, quanto piú sono "puri" tanto piú sono ingenui, quindi pericolosi...
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Eros Barone
Sunday, 13 June 2021 13:51
Chiedo scusa per l'omissione che pregiudica il senso della citazione del passo di Tucidide. La citazione va così integrata: "... e dapprima contagiò gli uomini al Pireo, sì che dagli Ateniesi si disse anche che i Peloponnesi avevano gettato dei veleni nelle cisterne".
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Eros Barone
Sunday, 13 June 2021 13:46
Già Tucidide nelle "Storie o Guerra del Peloponneso" (l. II, capp. 47-53), rifuggendo dal complottismo plebeo, liquida con laica sobrietà la tesi dell'origine artificiale della peste che infierì su Atene tra il 430 e il 429 a. C.: "Ad Atene, piombò improvvisamente, e dapprima contagiò gli uomini al Pireo [...] Si dica su questo argomento quello che ciascuno pensa, sia medico sia profano [...] Io dirò di che genere essa sia stata, e mostrerò quei sintomi che uno potrà considerare e tener presenti per riconoscere la malattia stessa, caso mai scoppiasse una seconda volta. Giacché io stesso ne fui affetto e vidi altri malati". Aggiungo soltanto che questo articolo, che trasforma impressioni personali in indizi e indizi in teoremi, non solo si situa al di sotto del livello di coscienza raggiunto dal grande storico greco quasi duemilacinquecento anni fa, ma veicola una sorta di apologia indiretta dell'imperialismo nordamericano descrivendolo come una potenza del male il cui 'modus operandi' sfugge alle comuni leggi della logica e del buon senso. In realtà, la spiegazione è molto più semplice dei vari barbatrucchi escogitati da chi pensa di saperla più lunga: la natura è più potente dell'uomo, come dimostrano i virus e, alla faccia di Greta, lo scorso mese di maggio, il più freddo degli ultimi decenni. Una dura lezione per il prometeismo: sia quello celebrativo e cinico dei produttivisti e dei tecnocrati sia quello depressivo e paranoico degli ecologisti, dei complottisti, dei 'no-mask' e dei 'no-vax'. Una conferma, invece, della razionalità di Tucidide, di Leopardi, di Engels e di Lenin.
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Paolo Selmi
Sunday, 13 June 2021 10:23
Quello che non mi convince di tutto questo ragionamento, e non solo, è come mai da luglio fino agli inizi dell'anno dopo gli Stati Uniti non siano stati impestati di Covid andando quei militari in giro senza mascherine, senza distanziamento, senza sanificazione... considerando sia i sintomatici che gli ASINTOMATICI, anche loro con famiglie, amici, parenti e conoscenti e fattori di contagio che, senza andare tanto lontano, nel nostro belpaese l'anno scorso hanno rimescolato le carte e hanno portato un virus diffuso prevalentemente al nord su scala nazionale. Tutto questo mentre a Wuhan in occasione di quei giochi hanno impestato il nemico cinese... e non solo.

Quello che non mi convince di tutto questo ragionamento, e non solo, è come mai, un Paese sotto attacco esterno nega il problema per tre mesi, mette dentro chi lo denuncia come sobillatore dell'ordine tutto e poi, quando non può più negarlo, alza le braccia e mette tutto il Paese in quarantena come se niente fosse. Se hai qualcosa da nascondere che non siano le tue mancanze denunci. Ma stiamo parlando dello stesso Paese dove il contatore dei morti è fermo all'anno scorso a 4836 e il porto di Yantian, TERZO porto per importanza della Cina, è stato appena fermato per Covid. Una decisione peggiore di quella di Suez, in termini economici, con 23 mila container fuori dal porto in attesa di entrare e molti di più bloccati dentro. Una situazione del genere di inaudita gravità porterebbe il contatore a +1? +2? Dai concediamoli sù, col mio amico infermiere in rianimazione in Fiera Milano che ancora non si capacita di come, con mascherine-distanziamento-scuole chiuse-tutto chiuso-sanificazione ancora in inverno gli morivano così tante persone tra le braccia! Invece no...

Quello che non mi convince di questo ragionamento, e non solo, è perché una OMS che è stata a Wuhan un mese di cui 15 giorni chiusa in albergo per quarantena e altri 15 a vedere "scortata" quello che gli han voluto far vedere, A UN ANNO di distanza dagli eventi, ora dovrebbe condurre un'indagine imparziale in una base militare USA...

Preferisco chiudere qui. Saluti da Yantian e
Buona domenica a tutti.
Paolo
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