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Giovani challenge

di Alba Vastano

cellulare follaUna Lamborghini sfreccia ad alta velocità mangiando la strada di CasalPalocco, frazione del X municipio della Capitale. Nella lussuosa e luccicante fuoriserie, presa a noleggio, ci sono dei giovanissimi youtuber. Sono conosciuti su Tik Tox come i The borderline, appellativo che si confà allo stile di vita intrapreso dalla giovanissima gang. Stavano portando avanti da ore una ‘challenge’, che si sarebbe dovuta concludere al termine delle 50 ore, tempo stabilito di permanenza nel bolide azzurro. Era il loro obiettivo per completare la challenge. Ben 50 ore senza mai scendere dal Suv. In diretta Tik tok, per la gioia delle migliaia di followers, attratti dalle sfide dei loro beniamini fuori di testa.

Quel 14 giugno la Lamborghini, gasata al massimo dall’euforia dei viaggiatori, caracolla con un impatto forte, troppo forte, su un’utilitaria, che, malauguratamente, intreccia il percorso del bolide. La challenge si trasforma in tragedia. La vittima è un bambino di appena 5 anni. Vittima della stupidità e della follia. I borderline, di nome e di fatto, perdono quota, soldi, credibilità fra i loro followers. Per loro finisce il tempo dell’immortalità, quel tempo di follie, di sfide estreme che li induce a prendersi gioco della vita propria, ma anche di quella degli altri.

 

Palermo, gennaio 2021

Una bimba di 10 anni viene ricoverata in condizioni critiche in rianimazione all’ospedale “G. Di Cristina” di Palermo. La bambina è arrivata in ospedale, accompagnata dai genitori, in arresto cardiocircolatorio dovuto a un’asfissia prolungata. Secondo una prima ricostruzione, per partecipare a una sfida social estrema, la “Black out challenge”, si era legata una cintura alla gola. La piccola non ce l’ha fatta. Espianto degli organi disposto dalla famiglia.

Sul caso di Palermo la domanda sorge spontanea: ma dove erano i genitori, mentre la figlia si infliggeva questa challenge mortale? Nessuno guardava il suo telefonino? Quante ore di solitudine ha trascorso davanti al monitor del cellulare, prima di decidere il gioco perverso legato a quel gesto estremo?

Sul caso di Roma ci si domanda: Quanta responsabilità è da addebitare alle famiglie del capetto borderline e dei suoi gregari? Famiglie che erano consapevoli non solo delle balzane prodezze dei figli, ma anche del lauto ricavo (200 mila euro in un anno), derivante dagli sponsor per le migliaia di visualizzazioni sui video YouTube, riproposti su Tik Tok.

È l’orrore. Non è solo colpa delle challenge astruse che sono sempre esistite, specie in fase adolescenziale. E non è vero che siano tutte pericolose, spesso sono innocue quando si realizzano in una dimensione ludico o sportiva. È oggetto di studio degli esperti nel campo della psicopedagogia dell’età evolutiva che sia peculiare dell’età adolescenziale sfidare i pericoli, porsi in situazioni di rischio, senza aver timore dell’incognito.

L’imprudenza è propria dell’età. Il problema dell’attuale rischio che corrono i giovanissimi frequentatori dei social network è dovuto agli strumenti informatici di larghissimo uso, ormai sdoganati anche in età neonatale, ai contenuti delle app di grande impatto visivo e di contestuale diffusione su migliaia di contatti, fino a diventare virali nel tempo di un flash. Resta da comprendere, anche se non è di difficile intuizione all’attento educatore, quali siano le motivazioni così attraenti da trainare migliaia di rappresentanti della generazione Zeta, in particolare, in un mondo virtuale, illusorio, privo di senso, portando la challenge all’estremo rischio. Tanto da arrivare a minare l’incolumità psicofisica dei protagonisti e, a volte, come i fatti in cronaca ci riportano, a perdere la vita per uno stupido e perverso gioco online.

 

Come eravamo…..

Nell’ultimo ventennio la frequentazione dei social network è corsa al ritmo di migliaia di utenti iscritti al nano secondo, fino a diventare milioni, e oggi miliardi di internauti. I Boomers vi si sono affacciati con iniziali riserve e incredulità, diventandone via via sempre più fruitori, ma non passivi, forti di una storia fatta di comunicazioni intermediate da relazioni sociali reali in cui era predominante lo spazio culturale, politico, sociale, ma anche musicale con le nostre band che segnavano il tempo, le lotte e gli amori della nostra gioventù. Erano spazi e tempi di vita in cui era dominante lo scambio di pensieri, idee e opinioni.

Quel tempo, senza social network, si riempiva di vita vissuta ad incontrarsi per confrontarsi, scontrarsi, parlare all’infinito, ridere, seguire le band musicali più gettonate, creare collettività dando libero spazio al pensiero critico. Anche allora c’erano le baby gang, ma erano fenomeni rari e isolati. Oggi, per i nativi digitali, sparite le intermediazioni del secolo scorso, le prodezze al limite della follia sono diventate le attrattive da sballo, a volte irrinunciabili per sentirsi potenti. Oggi chi lancia sfide folli tramite Tik Tok, l’ultimo network alle luci della ribalta è il mentore da seguire, nelle nuove vesti dell’influencer. È lo strano che tira dentro il tunnel della follia.

 

Il pensiero del sociologo Franco Ferrarotti

… fra la realtà virtuale e quella reale. Fra rischio e simulazione

Perché la stranezza che diventa pericolo è così attraente per migliaia e miglia di followers giovanissimi iscritti sulla piattaforma Tik Tok? Qual è il senso e il valore della vita per i nostri giovanissimi amici, figli, nipoti, studenti? E quanto ha inciso l’ultimo isolamento forzato, dovuto al biennio di pandemia, nella frequentazione assidua dei social network da parte dei giovanissimi, a discapito della socialità reale?

Il decano dei sociologi italiani, Franco Ferrarotti, ex parlamentare negli anni sessanta, lancia un allarme : “Si dovrebbero muovere i governi e addirittura le Nazioni Unite, ove mai ne fossero capaci: occorre intervenire, non basta più solo denunciare questa ricaduta sociale e psicologica degli strumenti tecnologici di comunicazione, che specie negli individui più giovani, come nel caso della bambina di Palermo ancora in età prepuberale (https://www.palermotoday.it/cronaca/gioco-tiktok-bambina-morta-antonella-sicomero.html) fanno venir meno la distinzione precisa fra realtà reale e virtuale, fra rischio e simulazione, inducendo ad agire senza pensare”.

E riguardo il pericolo conseguente alla lusinga di certi giochi online, le cosiddette challenge (sfide estreme) su una personalità acerba, che non ha ancora acquisito autonomia decisionale e non ha strumenti culturali importanti che gli diano la possibilità di valutare il pericolo che la sfida comporta, si esprime così il sociologo Ferrarotti: “Specie nelle sfide fra coetanei come il ‘blackout challenge’ che presuppone una sfida a chi resiste per più tempo, si cancella la linea che separa la vita dalla morte. Il torrente di comunicazioni che oggi investe i giovani, l’abbondanza degli stimoli digitali, sono tutti fattori di deconcentrazione che tolgono senso ai rapporti reali e alla percezione della realtà: è pericolosissimo, non solo dal punto di vista della mancanza di concentrazione ma anche di riflessione, di senso critico”.

 

Tik tok, le origini

Il dominio della piattaforma è della società cinese Bytedance ed è guidata dall’imprenditore cinese Zhang Yiming. Nel 2017 la piattaforma Tik Tok non era così frequentata come oggi. I gestori la fondono con l’app musicale Ivy. I giovani lasciano il socialnetwork Facebook, si trasferiscono su Instagram e planano, infine, su Tik Tok.

L’app è attiva in 141 paesi, in 39 lingue ed ha oltre un miliardo di visualizzazioni quotidiane. Sono clip video di massimo 60 secondi. In quel minuto scorrono agli occhi del visitatore immagini di vario genere condite da effetti speciali. Il tutto all’insegna di chi ‘la fa più strana ed estrema’.

La piattaforma è sicuramente la più frequentata dalla generazione Z. L’età minima per accedervi è appena sopra l’infanzia: 13 anni. Dopo i 16 si possono registrare video. Ma chi controlla l’età degli utilizzatori? Una delle prove che non sempre il limite anagrafico è applicabile e monitorabile è il caso tragico della bimba decenne di Palermo.

 

Tik Tok e le challenge

Le challenge non le ha inventate Tik Tok, ovvio. Essendo una sfida l’idea è vecchia come il mondo. Basterebbe pensare ai duelli dei cavalieri medievali o nella mitologia greca, ad esempio, ‘le dodici fatiche di Ercole’. E milioni di sfide anche con effetti mortali di cui sono colmi i testi di storia antica, moderna, contemporanea e di epica.

Cosa c’è di nuovo nelle challenge di Tik Tok così diverse dalle precedenti e così euforizzanti, specie per i nativi digitali? Anzitutto sono facilissime da raggiungere, basta un click. Non ci sono censori, quindi. Si potrebbe affermare d’emblée che la maggioranza dei contenuti dei video sono davvero stupidi, che non hanno un senso, che non hanno un obiettivo, se non quello dello sballo e , soprattutto, che hanno sostituito quelle sane sfide dei tempi che furono. Sfide quali le lotte per l’autonomia personale, la costruzione di una società migliore e così via.? il vuoto di senso e la mancanza di pensiero critico che incombe sui nostri giovanissimi. Vuoto a cui occorre porre rimedio con la comunicazione, tentando di destrutturarne le motivazioni che spingono le nuove generazioni a lasciarsi travolgere dal nulla cosmico, rischiando la propria incolumità psico- fisica. Così come ci segnalano i casi di cronaca, ormai ogni giorno.

 

Il sonno della ragione genera mostri (Goya)

Alcune sfide sull’app Tik Tok si basano sull’incitamento e l’istigazione ad assumere comportamenti lesivi per la dignità, ma anche estremi, perché pongono a rischio la vita. Perché una bambina di 10 anni, un giovanissimo di 18 si pongono in una condizione di rischio che può diventare estremo? A questi interrogativi occorrerebbe che rispondessero, utilizzando lo stesso Tik Tok e h.24, gli educatori, i sociologi, gli psicologi dell’età evolutiva, le famiglie. A contraltare l’uso della rete, occorrerebbe trovare spazi e tempi reali per dialogare all’infinito con i nativi digitali della generazione Z e anche con quelli della generazione Alpha, ancora più avvezzi all’uso della rete, come l’avessero incorporata nel Dna. Dialogare con loro, creature smarrite in questo oceano di superficialità e di follia, per far comprendere loro le loro stesse fragilità e come superarle. Per comprendere anche i motivi dei nostri fallimenti, data la perdita di fiducia da parte delle nuove generazioni verso la società, la politica e gli educatori.

 

Tik Tok, Fra le challenge estreme

Blackout challenge

In questa challenge ci si deve collegare in live streaming e poi trattenere il respiro fino a perdere conoscenza (da qui il black out).

Train Surfing challenge

Uno dei trend più pericolosi. Consiste nel salire su un tetto di un treno e cercare di rimanere in piedi, in equilibrio, dopo la partenza.

Silhouette challenge

La sfida prevede il ricorso ad un filtro di Snapchat, ripostandolo su Tik Tok, per evidenziare la forma del corpo in controluce. Il rischio risiede nel fatto che ormai esistono diversi modi per rimuovere il filtro e mostrare l’immagine completa del corpo (spesso femminile). Il rischio è sulla privacy e tutela della propria intimità.

Fire challenge

Si tratta di una prova che consiste nel dare fuoco ad un oggetto o incendiare un getto di liquido infiammabile per poi mostrare il proprio “coraggio” giocando con le fiamme. Un quattordicenne di Arezzo con questa challenge si è procurato gravissime ustioni.

Skullbreaker

Lo skullbreaker (“spaccacranio”) prevede la presenza di tre persone. Si prova un balletto tutti insieme e poi due dei partecipanti, complici tra loro, fanno uno sgambetto al terzo.

Penny challenge

Si collega un adattatore alla presa di corrente, ma solo a metà, mantenendo parte degli spinotti esposti. Con un penny si toccano gli spinotti dell’alimentatore. Il rischio consiste nella probabilità di provocare un incendio o di morire istantaneamente folgorati dalla corrente.

Cracking alla schiena

La challenge prevede il blocco delle braccia da parte di uno dei due sfidanti che si posiziona schiena contro schiena.. Bloccate le braccia ci si allunga il più possibile in avanti fino a sentire lo scricchiolio della schiena dell’altro sfidante. Il rischio è facilmente intuibile e può portare alla frattura delle vertebre o di peggio.

La challenge del sale

La salt challenge implica il versarsi del sale in bocca, cercando di ingoiarlo tutto insieme senza tossire, né stozzarsi. ( n.d.r., questa challenge necessita di un altissimo grado di stupidità, ma le altre non sono certo da meno).

Tutto ciò fa accapponare la pelle, solo a prenderne conoscenza. Si ipotizza che il pericolo potrebbe non essere così estremo, invece lo è. I video lo dimostrano. Una tragica realtà da addebitare all’assenza delle istituzioni quali la famiglia, la scuola e la politica nella vita dei giovanissimi nativi digitali. E nondimeno ne è complice la deriva del pensiero autonomo e critico, potenzialità che fa prendere le distanze dalle omologazioni tossiche. Un forte contributo alla perdita del senno, fino alle challenge di cui sopra, lo ha fornito l’incalzare della tecnologia e dei social network che hanno preso il posto, lasciato vuoto da molto tempo, delle sane intermediazioni del secolo scorso e dalla assenza delle istituzioni nella vita dei nativi digitali. Pesa l’assenza delle collettività reali di un tempo con un forte appeal educativo.

Collettività che costituivano un freno importante alla perdita del buonsenso e un sostegno alle fragilità. Quelle collettività che, nel confronto diretto, diventano sostanza vera, danno forma e fanno prender coscienza dei veri valori della vita, suscitando anche sane emozioni e sentimenti di affettività. E c’è anche da considerare che tutto quanto fa profitto è manovrato dal capitalismo che regna ovunque e si è insediato nella rete, affinché milioni di frequentatori, ormai in fase di totale dipendenza dai social, diventino merce umana da sacrificare sull’altare del profitto.

Come salvare quella parte della generazione Z persa e stordita dal mare della stupidità in cui gravita e dal rischio estremo che deriva delle challenge prodotte nelle app? Una possibile soluzione sarebbe bloccare Tik Tok e riattivare le sane collettività, ove la challenge ha la sola finalità della costruzione di progetti per favorire il bene comune e i diritti paritari. La sfida più efficace occorrerebbe veicolarla contro i potentati economici delle multinazionali del mercato delle innovazioni tecnologiche. Sarebbe una svolta, ma….


Fonti:
https://www.istitutopsicoterapie.com/il-lato-oscuro-dei-social-network/
La sociologia del potere. Autore : Franco Ferrarotti. Ed. Universale La terza
https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/i-social-tiktok-fanno-male-ai-ragazzi-evidenze-scientifiche-e-soluzioni/
https://www.greenme.it/lifestyle/bambini/palermo-bimba-morta-tik-tok/.
https://www.fanpage.it/attualita/palermo-si-lega-una-cintura-al-collo-per-una-challenge-su-tiktok-grave-bimba-di-10-anni/
https://www.ilmattino.it/societa/persone/salt_challenge_tik_tok_coma_morte-5080833.html
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/23_giugno_16/bimbo-ucciso-in-auto-da-youtuber-di-pietro-e-i-suoi-amici-
Alba Vastano: Giornalista. Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute

Articolo nel numero 7 di luglio 2023 in fase di stampa

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