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sinistra

Per la rinascita della sinistra

di Fabio Petri

Autori vari*: Controvento. Contributi per la rinascita della Sinistra. Il patriottismo costituzionale, editore Imprimatur, pp. 192, prezzo € 15,00

Presso la casa editrice Imprimatur è uscito Controvento, un volume che raccoglie, con una introduzione di Stefano Fassina, sette saggi per un rinnovamento programmatico della sinistra a sinistra del PD. I saggi, presentati a un convegno a settembre 2017, sono di Michele Prospero, Massimo D’Angelillo & Leonardo Paggi, Geminello Preterossi, Grazia Francescato, Sergio Cesaratto, Massimo D’Antoni, Antonella Stirati.

Fassina apre la sua introduzione affermando la previa necessità, per una proposta politica all’altezza della fase attuale, di “un’analisi seria delle discon­tinuità a scala globale; il riconoscimento delle correnti fondative e strutturali dell’Unione europea e dell’Eurozona; la lettura condivisa delle ragioni di fondo del­la deriva italiana; uno sguardo lucido e coraggioso al trentennio alle nostre spalle”. E prosegue sollevando una questione centrale: come mai elettoralmente la sinistra storica stia andando male dovunque e la destra, in Italia come in USA, ottenga voti operai. Fassina dà la sua risposta: le fasce meno ricche della popolazione, la base tradizionale della sinistra, “sono state abbandonate da chi avrebbe dovuto difenderle”. Risposta ovvia, direi, che non aiuta se non la si completa con un’analisi del perché.

Bisognerebbe capire se non ci sia qualche ragione profonda, strutturale, che spieghi questo abbandono, legata a mutamenti dei rapporti di forza tra classi e magari delle classi stesse nel capitalismo degli ultimi decenni; o se la ragione principale sia ‘sovrastrutturale’, di diffusione di idee erronee (ad es. accettazione di teorie economiche dominanti ma false). Fassina non prova a rispondere; contraddicendo la sua stessa iniziale dichiarazione di previa necessità di analisi, procede a proporre una serie di politiche, insomma un programma, proprio quello che aveva dichiarato non doversi fare senza prima approfondite analisi.

I saggi che seguono non tentano di rispondere alla grande questione del perché la crisi della sinistra. L’attenzione prevalente è al che fare, una sorta di “cosa farei io se fossi al potere” – di fatto, proposte per un programma elettorale. (Fa eccezione il saggio di Prospero che ha taglio più storico, discute a lungo il disastroso dominio dell’ “ideologia del fallimento assoluto del pubblico” nell’Italia degli anni ’70 e seguenti.) Ne segue che le varie proposte, pur condivisibili qualora ci fosse la forza per attuarle (ad es. Prospero: politica industriale; D’Angelillo e Paggi: tasse di successione, tassa sulla prima casa, rimodulazione delle quote IRPEF, investimenti pubblici; Stirati: basta sussidi alle imprese o riduzione del cuneo fiscale, piuttosto più spesa pubblica), non mi sembra giungano a essere un programma politico, cioè parte di un progetto mirante a costruire su un arco temporale inevitabilmente lungo una nuova alleanza sociale capace di portare al potere un programma alternativo all’attuale neoliberismo. In questi saggi non si trova l’analisi sociologica approfondita sugli interessi dei vari gruppi sociali in Italia, e sulla loro permeabilità a quali tipi di messaggi politici, da cui si potrebbe concludere che una nuova alleanza sociale è un progetto realistico anche se difficile. Su questi temi, il volume offre solo:

(i) una proposta di Fassina di una coalizione politica elettorale di chi è interessato a una espansione del mercato nazionale: artigiani, commercianti, professionisti, piccole imprese e connessi lavori subordinati (anche Prospero suggerisce qualcosa di simile), ma senza alcuna analisi di come strapparli alla Lega, di cosa li possa rendere di sinistra quando una lunga tradizione teorica li vede come strutturalmente piuttosto di destra;

(ii) considerazioni di D’Angelillo e Paggi sui blocchi sociali contrari alla critica di Maastricht e dell’euro (i pensionati, ad esempio, per paura dell’inflazione), e sulla esistenza di forte scontento, che sono l’inizio del tipo di analisi sociologica secondo me indispensabile, ma solo l’inizio.

Tuttavia nel complesso dai saggi emerge chiaramente l’attuale pessima situazione dell’Italia, e (con due limiti che discuto tra poco) cosa la sinistra dovrebbe proporre in Italia affinché la sua base tradizionale non si sentisse più abbandonata: ripresa di politiche per l’occupazione, intervento pubblico nell’economia, sostegno a sanità scuola ricerca, redistribuzione dei redditi se si è costretti dall’euro all’austerità. In particolare il saggio della Stirati, eccellente, che già da solo giustificherebbe l’acquisto del libro, espone con chiarezza cosa la teoria economica non dogmatica dimostri, e come ne emerga l’infondatezza scientifica e il proposito anti-labour di tutto l’impianto di Maastricht, e al contrario la fattibilità di politiche keynesiane e di altri provvedimenti a favore dell’occupazione.

Però il volume resta vago sul che fare su due problemi scottanti.

Il primo, l’immigrazione, è perlopiù solo sfiorato; ma abbastanza perché emerga un chiaro consenso a frenarla. Il che significa ammettere che, a parte i toni beceri e razzisti, sull’immigrazione la destra ha ragione, e che la sinistra deve smettere di regalare alla destra questo tema – ma la cosa andrebbe detta con più forza (D’Angelillo & Paggi sono i soli a provarci), e specificando di più cosa fare in pratica.

Sull’altro problema, l’euro, il volume è abbastanza paradossale. Quasi tutti i contributi affrontano il problema, e dimostrano che l’euro e i trattati collegati stanno lentamente distruggendo l’economia e la società italiana e stanno anche fortemente riducendo la democrazia sostituendola con un ‘tecnicismo’ isolato dal voto popolare; e che non vi è alcuna speranza che le cose cambino perché troppo forte è il predominio della Germania e troppo forte il suo interesse a che le cose continuino così; per cui anche D’Antoni, in passato molto meno critico, ora conclude “che l’Europa non sia riformabile se non attraverso una rottura del suo regime monetario.” Dunque, vista la totale implausibilità di una Germania che accetti un’Europa federale con doveri di assistenza alle regioni in difficoltà, la conclusione che a me sembra chiaramente implicita è che l’Italia per interrompere il suo declino deve uscire dall’euro, almeno come piano B (quello che mancò a Tsipras) da presentare come minaccia concreta (perché fattibile, preparato con opportuni provvedimenti) qualora proposte di radicale riforma dell’euro e dei trattati venissero rifiutate. Il paradosso è che nessuno dei contributi ha il coraggio di dirlo chiaramente e di entrare nella questione se il piano B sia fattibile (come da molti anni sostiene Bagnai). Dunque su questo problema centrale, di nuovo timidezza, non volontà di pronunciarsi, una sorta di paralisi (Cesaratto addirittura rinuncia a fare proposte programmatiche perché queste seguono la politica, e lui non vede una chiara volontà politica di affrontare questo nodo cruciale). Il che lascia di nuovo alla destra il monopolio della protesta. Ulteriore paradosso: Fassina sembra sordo a quanto il resto del volume argomenta. Si schiera nettamente (e senza argomentazioni) per la difesa del Titanic Europa; propone che la BCE venga riformata e resa simile alla FED statunitense, che la direttiva Bolkenstein e quella sui posted workers vengano riviste, che si introduca una punizione per i saldi commerciali positivi – senza chiedersi se sia possibile ritenere non utopiche queste richieste, senza minimamente sentire la necessità di confrontarsi con la risposta nettamente negativa implicita nei saggi di D’Angelillo & Paggi, Cesaratto, D’Antoni. Purtroppo non è rifugiandosi nel wishful thinking che si potrà arrivare a un programma politico solido e persuasivo.


Stefano Fassina, economista, deputato e consigliere comunale di Roma; Michele Prospero, Università di Roma La Sapienza; Massimo D’Angelillo, economista; Leonardo Paggi, Università di Modena e Reggio Emilia; Grazia Francescato, ambientalista; Sergio Cesaratto, Università di Siena; Massimo D’Antoni, Università di Siena; Geminello Preterossi, Università di Salerno; Antonella Stirati, Università Roma Tre.

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