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contropiano2

Battisti e me

di Sandrone Dazieri*

Una testimonianza, quella dello scrittore milanese Sandrone Dazieri, che fa onore a chi la rende, al di là di ogni possibile differenza di opinioni o di qualche errore materiale. Un racconto che dà la misura dei guasti provocati da Cesare Battisti nel già ristretto campo di coloro che non hanno mai chiuso occhi e orecchi (e neuroni) sotto la tempesta di cazzate di dietrologi “democratici” (ma ce ne sono anche di fascisti), sbirraglia assatanata, opinionisti lecchini del potere, imbecilli di ogni ordine e grado.

Una testimonianza che descrive dal vivo la metamorfosi mostruosa del “giornalista televisivo” quando accende la telecamera e, per una volta, non deve fare solo il supporto fisico del microfono davanti al potente di turno ma, al contrario, può far vedere al potente di riferimento (quello che gli paga lo stipendio) quanto gli somiglia. Ossia quanto è infame.

Una testimonianza che nella sua disperazione misura comunque, in qualche modo, l’abisso in cui è sprofondata la cultura politica “comune” in questo paese.

*****

Ieri (qualche giorno fa, ndr) ho fatto una cosa che in vita mia non avevo mai fatto: ho cacciato due persone da casa, letteralmente. Erano una troupe del programma Non è l’Arena, che mi avevano telefonato chiedendomi un’intervista, per approfondire le mie posizioni rispetto a Battisti. Cordiali al telefono, cordiali a casa mia (diamoci del tu, prendi un caffè, dove vivevi prima…), ma quando la telecamera si è accesa, tutto è cambiato.

La giornalista comincia a chiedermi se non mi sento responsabile delle vittime di Battisti, se non voglio chiedere scusa, se non mi pento, aggiungendo idiozie come: “se uccidessero tua moglie, faresti un manifesto in solidarietà con gli assassini?” E via così. Scopro durante l’intervista che la mezz’ora di chiacchiera diventeranno tre minuti e che verranno anche ri-registrate le domande. Quindi la giornalista, che aveva un tono tra l’accusatrice e la mamma arrabbiata, potrà fingere di aver avuto un comportamento corretto.

Perché mi rompono le scatole? Perché sono l’unico, insieme a Wu Ming e pochi altri (forse uno o due) a non aver accampato scuse ridicole tipo: non lo sapevo, ha firmato mio fratello gemello eccetera. Ma capisco chi sta scappando: avere gli inquisitori in casa non è bellisssimo.
Quindi, prima di tutto, espongo quello che non sono riuscito a dire ieri, prima di chiudere per sempre i miei rapporti con stampa e televisione su questo argomento.

1) Quindici anni fa ho firmato una petizione al governo italiano e francese perché Battisti fosse considerato cambiato. A trent’anni dai fatti, era ed è un uomo diverso. Ho firmato una petizione per lui come l’avrei firmata per qualunque delinquente che avessi considerato “redento” (trovate voi il termine che vi piace di più)

2) Ho firmato perché l’avevo conosciuto, perché aveva negato gli addebiti e perché credevo che il dibattito sugli anni Settanta andasse riaperto

3) Ho firmato perché la vulgata che vede gli anni di Piombo come un centinaio di matti contro un governo democratico e immacolato è un falso storico. Perché il governo sul quale non si può discutere era il governo della strategia della tensione e delle stragi di stato, dei depistaggi, della corruzione, delle torture nelle carceri, della P2, del covo di Moro rivelato durante “una seduta spiritica”. Questo non giustifica gli omicidi, – niente lo giustifica – ma li pone in una prospettiva che non è quella della criminalità comune come si vuole raccontare.

4) Ho firmato perché no, non credo di avere responsabilità verso le vittime di Battisti o chiunque altro, se non quella di dire quello che penso. Ero e sono contro la lotta armata e il terrorismo.

5) Ho firmato perché erano passati trent’anni dai fatti e niente di quello che potevo scrivere allora avrebbe cambiato una virgola. Se grazie la mia petizione Battisti fosse scappato per ammazzare vecchiette mi sentirei in colpa, ma non di questo si tratta.

6) Ho firmato perché una petizione a trent’anni dai fatti non è un sostegno alla lotta armata, e chi lo pensa è un cretino in malafede.

7) Ho firmato perché speravo che Battisti, invece di scappare in Brasile, avrebbe affrontato la giustizia italiana, sostenendo la causa della soluzione politica. Ma è fuggito.

8) Ho firmato perché in fondo non mi interessa cosa pensa di me Battisti. Non l’ho fatto per lui. L’ho fatto per la verità. Perché l’unico modo per capire gli anni di piombo è offrire indulto in cambio di verità su quanto fatto. Sui depistaggi, le coperture, gli accordi sottobanco con servizi e mondo politico.

9) Ho firmato perché comprendo le ragioni delle vittime e perché al posto loro avrei le loro stesse posizioni. Ma ho firmato perché in nessun paese civile sono le vittime o i parenti a decidere la pena dei colpevoli. Perché quella si chiama legge del taglione. Perché sono i governi e la magistratura a stabilire pene e amnistie. Se non si potesse discutere dei fatti storici per rispetto alle vittime dovremmo rimuovere ogni analisi sul nostro passato.

10) Ho firmato perché è facile difendere Abele. Ma anche Caino è nostro fratello.

Potete non pensarla come me, anzi, ma non potete negare il mio diritto di pensarla diversamente da voi all’interno di quello che dovrebbe essere un dibattito democratico.

Detto questo, anche se mi fossi pentito amaramente, l’ultima cosa che farei sarebbe una confessione pubblica davanti alle telecamere di persone che vogliono solo il sangue e lo scandalo. Telecamere che hanno eletto a eroi ribelli ricattatori come Corona o miliardari che ballano in mutande alla faccia dei poveri cristi. Giornalisti cui non importa nulla delle ragioni di chi hanno davanti, ma che vogliono sbranarlo per il divertimento del pubblico. Programmi dove si può ironizzare su ragazzini vittime di molestie, su immigrati che annegano nel mar mediterraneo, su donne stuprate. Ma non si può avere un’opinione differente su come chiudere gli anni Settanta.

Chiedere conto a quindici anni di distanza dalla petizione (e a quarant’anni dai fatti) a chi l’aveva firmata, chiedere un’abiura pubblica pena la gogna è una caccia alle streghe. Se non possiamo dire che questo governo è fascista, possiamo però dire che il clima che si respira lo è.

Detto questo, chiudo le trasmissioni. MA ASCOLTATE LA SIGLA


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