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sinistra

Bonne Chance, Buona Fortuna al Sahel

di Mauro Armanino

Niamey, marzo 2019. Era fermo da due giorni sulla strada. Il vecchio camion pieno zeppo di legna da ardere ha avuto un guasto meccanico e si trovava in bilico tra due corsie della strada che porta alla rotonda della Francofonia di Niamey. Asfaltata da ambo i lati detta strada è molto frequentata specie nelle ore di punta. Dietro al camion bianco e verde hanno scritto a mano con la vernice rossa ‘Bonne Chance’. Di ‘Buona Fortuna’ nel Sahel ne abbiamo proprio bisogno. I camion che trasportano tonnellate di legna, in primo luogo e le persone in priorità. In attesa della riparazione, come di consueto, i giovani apprendisti, stesi su distinte stuoie sotto il camion, stavano riposando e forse sognando un TIR nuovo di zecca. Bonne Chance ai numerosi e stanchi camion che provvedono i ristoranti e le famiglie della capitale di legna per arrostire la carne lungo le strade, di sera. Il taglio degli alberi favorisce la tanto temuta desertificazione della savana che circonda la città e si avventura verso la frontiera con Burkina Faso. I camion e gli asini, ognuno con la propria identità, assicurano quotidianamente la legna per la sopravvivenza culinaria della città. Ci sarebbe anche il gas, come alternativa possibile ma è caro, spesso introvabile e comunque inadatto alla cottura della carne ovina e bovina. Bonne Chance, così come gli altri camion, viaggia per la pratica e soprattutto perchè conosce le strade della città a memoria.

Di fortuna, d’altra parte, ce ne vuole per chi viaggia coi bus delle numerose compagnie di trasporto della capitale. Quando non cedono i ponti frontalieri sul fiume Niger il rischio maggiore si nasconde nei controlli della dogana. Mercanzie senza numero, documenti dimenticati, libretti sanitari senza timbri, diplomi delle scuole elementari mai terminate, carte d’identità scadute e visti facoltativi, complicano i passaggi alle frontiere. Non sono poi neppure trascurabili gli incidenti dovuti allo stato delle strade, alla velocità eccessiva e al possibile uso di stupefacenti dei giovani autisti delle menzionate compagnie di trasporto. Non parliamo poi delle migliaia di taxi che rendono possibile la mobilità delle casalinghe, degli studenti e dei lavoratori informali che assicura il pane quotidiano ai numerosi figli parcheggiati nelle scuole private della città. Con o senza targa, col numero in serie che cambia secondo le circostanze, i taxi, malgrado i controlli e le sofisticate visite tecniche, vanno solo per la Buona Fortuna dei vigili che conoscono gli autisti. La decisione di imporre la cintura di sicurezza è passata senza difficoltà per via delle multe che per qualche giorno hanno seminato il panico tra gi autisti. Alcuni taxi sono fermi per mancanza di benzina, strettamente controllata dai proprietari, oppure dall’ultimo incidente della serie con la moticicletta che cercava di sorpassare nel senso di marcia contrario. Bonne Chance anche ai migranti.

Pedinati, accerchiati, schedati, derubati prima ancora di partire. Imprigionati se solo osano dichiararsi tali, detenuti e torturati quando occorre, messi ai lavori forzati quasi sempre, i mmigranti hanno bisogno solo di Tanta Fortuna per arrivare vivi a destinazione. Il progetto, chiamato in modo beffardo, ‘Redemtion Song’, promosso da una ONG italiana e in vista di costituire una coalizione unica, non è nè un canto e tanto meno una redenzione. Riproduce nel suo piccolo la politica italo-occidentale di repressione alla migrazione decretata ‘irregolare’. Da questo si deduce come sia necessaria una Bonne Chance per tentare ciò che oltre 50 milioni di europei hanno realizzato impunemente nel passato, migrando nelle Americhe, in altri paesi europei e in Africa durante l’epoca coloniale. Ci vuole una Buona dose di Fortuna per passare indenni dalle maglie sempre più fitte delle ONG che vogliono aiutare i migranti a riflettere sull’eventuale ritorno al Paese di origine. Da quelle che assistono i viaggi di ritorno e prendono cura dei trauma post- tortura dei centri di detenzione e delle ONG che organizzano progetti di microcredito per aiutare i migranti a tornare al nulla. Ci vuole una Bonne Chance, infine, per sposarsi visto che i matrimoni non durano che pochi mesi e per chi esce di casa e non è sicuro di tornarvi perchè rapito e poi scomparso senza lasciare traccia. Ci vuole un sacco di Buona Fortuna per terminare l’università visti gli anni accademici che possono durare decenni. Bonne Chance, il camion in panne per due giorni, ha già terminato di distribuire la legna ed è tornato a viaggiare. Nel Sahel ciò non è una sorpresa: la Bonne Chance la provvede solo Dio.

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