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La prima volta per Israele

Laura Burocco intervista Zane Dangor

Non era mai accaduto che in uno spazio internazionale su cui sono puntati gli occhi di mezzo mondo a Israele venisse chiesto di rendere conto del suo operato, dice Zane Dangor, direttore generale del Dipartimento delle Relazioni internazionali e della Cooperazione e consigliere speciale del governo sudafricano a Laura Burocco. Commentando le udienze della Corte dell’Aia e l’accusa a Israele di aver violato la Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio, Dangor precisa che il team legale sudafricano conosce bene il contesto di eccezionale “impunità istituzionale” di cui lo Stato ebraico gode e non è sorpreso neppure dal clamoroso intervento della Germania in soccorso dell’imputato: “Ce lo aspettavamo perché fa parte di un modello in cui i paesi potenti hanno sempre protetto Israele”. Eppure alla difesa dei palestinesi è stato concesso lo stesso tempo, tre ore, dato a Israele. E per la prima volta la questione palestinese veniva presentata da alcuni dei più importanti avvocati internazionali del mondo. “Ecco perché diciamo che quello a cui abbiamo assistito in questi due giorni è uno choc per il sistema”, aggiunge Dangor nell’intervista.

Raggiungiamo Zane Dangor a poche ore dalla chiusura della seconda udienza all’Aja nel caso Sudafrica vs. Israele. Dangor è direttore generale del Dipartimento delle Relazioni internazionali e della Cooperazione e consigliere speciale del ministero delle relazioni internazionali e della cooperazione del governo sudafricano.

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Quali sono gli aspetti che vuole sottolineare di questo caso?

Ciò che è importante per noi in questo caso – come il nostro team legale ha sottolineato ieri mattina in dettaglio – è il contesto. Ovvio che quello che è successo il 7 ottobre è stato atroce e da condannare. Lo diciamo da sempre, così come abbiamo fatto ieri, e continueremo a fare, ma il 7 ottobre non può essere considerato separatamente da un’occupazione bellicosa che dura da 76 anni, ed è violenta, e denota un conflitto in corso. Significa anche che Israele è una potenza occupante che per quanto possa usare i poteri della polizia dentro i limiti previsti dalle Convenzioni di Ginevra, non può usare la forza militare, non può dichiarare guerra alle persone che ha occupato e su cui ha un controllo effettivo.

Allo stesso tempo, c’è un’altra questione contestuale che abbiamo esposto ieri: Israele è uno stato “violatore del diritto internazionale”. Sappiamo che esiste un contesto descritto come ‘impunità istituzionale’ di cui Israele gode, quasi un’eccezionalità nei sui confronti, che fa si che si senta di poter violare volontariamente il diritto internazionale. Sappiamo che portare avanti un caso di genocidio contro Israele non sarà facile data l’impunità istituzionale di cui gode e il sostegno che ottiene. Abbiamo appena saputo, senza sorpresa, che la Germania interverrà al suo fianco. Ce lo aspettavamo perché fa parte di un modello in cui i paesi potenti hanno sempre protetto Israele. In gran parte è questa protezione che ha dato origine al modo, e alla ferocia con cui Israele ha sempre attaccato il popolo palestinese. Perché sanno che la difesa del popolo Palestinese è debole.

 

E di questi due giorni di udienza, specialmente con riguardo all’intento genocida?

Sappiamo che affronteremo queste sfide, ma abbiamo voluto evidenziare la forma in cui la violenza sistemica dal 7 di ottobre si sia estesa alla distruzione di persone: quindi oltre 23.000 civili uccisi, per lo più civili, oltre 8.000 se non di più bambini, e poi donne, anziani, nonostante Israele lo neghi. Abbiamo combinato queste mori civili, con la distruzione sistemica dei mezzi di sussistenza vitali come abitazioni, ospedali, cliniche e università. Abbiamo anche sottolineato gli attacchi speciali contro le donne incinte, che significano prevenzione delle nascite. Quindi stiamo evidenziando tutti i tipi di elementi dei crimini di genocidio che esistono.

Descriviamo anche molto chiaramente l’intento. La Convenzione determina che l’intento speciale deve essere in atto, affinché sia possibile configurare il genocidio. Il nostro team legale ha sottolineato come le dichiarazioni di politici di alto livello e funzionari governativi, incluso il Primo Ministro siano genocide. Questi messaggio sono stati interpretato dai soldati quando hanno ripetuto i riferimenti ad Amalek. Per quanto oggi abbiano cercato di negare la comprensione del contesto, il contesto è stato molto chiaro nel momento in cui sono state rilasciate le dichiarazioni, e quando è stato affermato che nessuno è innocente. Quando dicono di riconoscere che queste dichiarazioni sono state fatte, ma che si tratta essenzialmente di retorica senza significato. Dire che le dichiarazioni del proprio primo ministro al di fuori del gabinetto sono solo retorica, è qualcosa a cui si fatica a credere. La dichiarazione di un ministro al di fuori di più gabinetto è unica.

Quindi penso che stiano cercando di deviare dal fatto che, malgrado l’intento sia normalmente molto difficile da dimostrare, la nostra tesi in questo caso è stata quella di scegliere quali decisioni dimostrare.

 

Commenti generali e impressioni sulla risposta israeliana alle argomentazioni di ieri. Particolarmente riguardo la questione di giurisdizione e ingerenza?

Sostanzialmente hanno trascorso i primi 15 minuti dell’intervento a parlare di Hamas. A incolpare Hamas per l’uccisione dei palestinesi, e incolpare le vittime. Abbiamo anche assistito a un tentativo di diminuire i numeri, cosa che la maggior parte delle persone trova piuttosto strana perché i numeri forniti sono stati verificati dalle agenzie delle Nazioni Unite, e sono affidabili. Quindi si sono concentrati nella riduzione del danno subito dai palestinesi, e nell’incolpare Hamas di tale danno. Nessuna responsabilità riguardo l’alto numero di civili uccisi. E’come se un danno collaterale di tale portata debba essere previsto. Ascoltare esperti studiosi, giuristi internazionali, rimandare la discussione alla Convenzione di Ginevra e le leggi di guerra, è allarmante. Ma anche questo fa parte del tipo di impunità istituzionale di cui stiamo parlando.

Tornando alle morti civili, adottiamo un approccio secondo cui se Israele dice che sta prendendo di mira Hamas, ma le uccisioni di civili sono così tante, si può solo supporre che: o le forze di difesa israeliane sono incompetenti, oppure lo stanno facendo deliberatamente e consapevolmente, con cognizione di causa e intenzione. L’esercito Israeliano è tutt’altro che incompetente. Hanno alcune delle attrezzature più sofisticate al mondo. Sono il quarto miglior equipaggiato esercito al mondo. Quindi qualunque cosa stiano facendo sanno quello che fanno e lo fanno intenzionalmente come abbiamo dimostrato ieri. Quindi penso che abbiamo affrontato abbastanza bene la questione delle intenzioni. Non pensiamo che Israele si sia difeso così bene.

 

In alcuni momenti sembrava di assistere a una deviazione dei soggetti in giudizio…

Si penso che [l’attenzione ai rapporti diplomatici South Africa – Israele] sia stata una deviazione dell’attenzione. La cosa interessante di questo caso è che, per la prima volta in qualsiasi spazio internazionale, a Israele viene chiesto di renderne conto del proprio operato, per la prima volta non gli è stato dato un pass gratuito. Alle questioni palestinesi è stato concesso lo stesso tempo, tre ore ciascuna per inquadrare le questioni, che è stato dato a Israele. Per la prima volta le questioni palestinese veniva presentate da alcuni dei più importanti avvocati internazionali del mondo. Un team legale sudafricano e del Regno Unito insieme.

Quello a cui abbiamo assistito in questi due giorni è uno shock per il sistema. Il modo in cui si può sminuire quest’azione, è iniziare a parlare del perché il Sud Africa sta facendo questo, allegando che abbiamo dei doppi intenti, facendoci render conto di quello che abbiamo fatto. Ma non è solo Israele a mettere in discussione perché abbiamo portato alla corte il caso, sono in molti a usare queste azioni per scopi geopolitici, invece che occuparsi di crimini di diritto internazionale. Questa è quasi una consuetudine, e spiega la deviazione, la necessità di incolpare e attribuire intenzioni diverse da ciò per cui lo abbiamo fatto, che è l’interesse della giustizia, la ricerca di una sorta di giustizia per il popolo palestinese, e anche di rispettare i nostri obblighi ai sensi della La Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW).

 

Quali sono le aspettative riguardo la celerità della corte in emettere la richiesta per immediate misure, che poi coinciderebbe con la richiesta del cessate il fuoco? Anche alla luce del fatto che mentre oggi si argomentava alla Corte, Israele continuava a bombardare

Queste sono questioni importanti in termini di tempistiche del caso. Sappiamo che un caso di genocidio può richiedere molto tempo nel merito. Ma abbiamo anche sostenuto che mentre il merito viene dibattuto, discusso e deliberato dalla Corte, abbiamo bisogno di misure provvisorie. E le misure provvisorie servono in primo luogo a garantire che non si verifichino più danni. Ciò significa che bisognerebbe ordinare a Israele di fermare le sue attività militari che dà origine alle azioni che diciamo essere genocida. Allo stesso tempo abbiamo anche bisogno che i corridoi umanitari vengano aperti, dato che la situazione umanitaria è stata descritta dai funzionari e dai capi delle Nazioni Unite, come una delle peggiori che abbiano mai visto. Antonio Gutierrez nel parlare di bambini, ha detto che è il peggiore che abbia visto dai suoi tempi, il che significa che è un tempo molto lungo.

Riteniamo quindi che queste misure provvisorie siano urgenti e che la questione debba essere affrontata dalla Corte con la massima urgenza perché non stiamo parlando di eventi accaduti nel passato, ma di eventi che accadono oggi. Gli omicidi continuano, le preoccupazioni umanitarie continuano, la situazione può solo peggiorare.

 

Che aspettative avete sulla risposta della comunità internazionale?

L’intera Organizzazione degli Stati Islamici ha espresso sostegno; la Lega Araba, il Brasile, la Colombia, Cuba, la Malesia, l’Indonesia, paesi, grandi e piccoli. Non penso che gli Stati Uniti possano intervenire perché hanno una riserva. Dall’Africa ci aspettiamo moltissime dichiarazioni di sostegno. Sappiamo che la Giordania entrerà, e ci aspettiamo che altri si uniscano a noi subito dopo la conclusione delle udienze e la definizione delle misure provvisorie. E ci aspettiamo che più paesi firmatari che non abbiano riserve sull’articolo 9 si uniranno. Tradurremo questa dichiarazione di sostegno nel diventare uno stato che interviene a nome del Sud Africa

[Art 9. Le controversie tra le Parti contraenti, relative all’interpretazione, all’applicazione o all’esecuzione della presente Convenzione, comprese quelle relative alla responsabilità di uno Stato per atti di genocidio o per uno degli altri atti elencati nell’articolo III, saranno sottoposte alla Corte internazionale di Giustizia, su richiesta di una delle parti alla controversia].

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