Marx incostituzionale
di Nicolò Monti*
Sembrava una vittoria storica quella del “Forum serale Marxista per la politica e la cultura”, abbreviato Masch, nei confronti dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione, ma le motivazioni della sentenza del Tribunale di Amburgo hanno spazzato via il già molto cauto ottimismo. L’8 Marzo scorso l’associazione, che aveva citato in giudizio lo Stato per essere stata classificata come associazione di “estrema sinistra”, togliendole lo status di organizzazione no profit, ha ottenuto la riabilitazione e il proprio status. In un clima così fortemente anticomunista, questa sembrava davvero una bella notizia per le associazioni e le organizzazioni marxiste tedesche.
Come sappiamo però, ogni tribunale che emette una sentenza ne pubblica dopo un certo lasso di tempo le motivazioni per la quali è stata emessa. Il 6 Agosto sono arrivate e non suonano affatto come una vittoria politica, anzi. Per il Tribunale infatti l’unico motivo che ha portato a dar ragione a Marsch è stato che i membri non avevano un "atteggiamento attivo e combattivo" tale da essere pericoloso per la Costituzione. Insomma, per i giudici i militanti di Masch sono “poco attivi” per poter essere considerati una minaccia, per il momento. Oltre ciò, che già di suo farebbe sorridere se non fossero così maledettamente seri, le motivazioni arrivano al nocciolo della questione.
Prima di fare la disamina delle stesse però è necessario spiegare cosa sia Masch. L’organizzazione nasce nel 1981 ad Amburgo affiliata al DKP, Partito Comunista Tedesco, che nell’allora Germania Ovest era messo al bando e vittima di persecuzioni. Lo scopo di Masch è la formazione marxista tramite conferenze, corsi e lezioni e riprende le caratteristiche delle scuole operaie nate nel 1925 in Germania. La loro importanza negli anni 20 e 30 era tale che tra insegnanti e partecipanti ai corsi vi si poteva leggere nomi del calibro di Bertolt Brecht. Oggi continua la sua opera di formazione politica e culturale marxista, ma con una ampia autonomia dal DKP.
Tornando all’impaurito tribunale di Amburgo, nel dettaglio della sentenza si inoltra in un giudizio che ci si aspetterebbe per AFD e non per un’associazione che oltretutto si occupa di cultura e formazione. La corte mette in discussione se l'impegno nella teoria marxista sia fondamentalmente compatibile con la Costituzione della Repubblica Federale Tedesca, cioè se Marx è incostituzionale. Si legge infatti che "Le attività del ricorrente (Masch), incentrate sulle teorie di Karl Marx, sono fondamentalmente contrarie all'ordinamento fondamentale liberale e democratico". Un attacco a tutto tondo e degno del peggior McCarthy.
Per la corte incentrare le proprie attività alla lettura e all’insegnamento delle opere e delle idee di Karl Marx sia estremamente problematico, in quanto “La teoria sociale fondata da Marx è verosimilmente incompatibile, sotto aspetti essenziali, con i principi dell'ordinamento fondamentale libero e democratico". Sostiene quindi che se un gruppo legge principalmente Marx, è fondamentalmente incostituzionale. Nel caso di Masch, è accettabile solo perché il gruppo è abbastanza insignificante e non "attivamente militante". L'avvocato Ridvan Ciftci, che ha rappresentato Masch in tribunale, ha affermato, a ragione, che una sentenza simile mette in serio pericolo qualsiasi organizzazione che studia e diffonde le parole di Marx.
Si sta nei fatti prefigurando un effetto boomerang per certi versi inaspettato in un processo dove Masch si era ben difesa, e con successo, dalle accuse di essere nemica della costituzione. Non è chiaro poi cosa intenda la corte per “attivamente militante”, dato che come asserzione appare quantomeno generica e potrebbe essere usata a comodo in base all’organizzazione presa in giudizio. La sentenza inoltre ne contraddice una simile emessa dal tribunale di Berlino, che nel Luglio 2024 aveva dato ragione al quotidiano comunista Junge Welt, che aveva anch’esso fatto causa all’Ufficio Federale per la protezione della Costituzione, che aveva messo “sotto sorveglianza” redazione e giornalisti per una presunta attività atta al rovesciamento del regime democratico.
Nella sentenza berlinese infatti si legge che “il solo orientamento marxista non porta necessariamente a tentativi di violare la Legge fondamentale e che la rivoluzione può "anche essere una trasformazione radicale della società, pur rimanendo nell'ambito della Legge fondamentale". Per Amburgo invece non è affatto così e anzi i giudici sono certi che la natura marxista di Masch sia fondamentalmente eversiva e atta al raggiungimento di un colpo di stato antidemocratico e autocratico. Insomma per essi leggere Marx, studiarlo e insegnarlo significa assaltare il Bundestag. Non è dato sapere se la corte è al corrente del fatto che gli unici ad aver assaltato (bruciato) l’allora Reichstag sono stati i nazisti, che con la scusa misero migliaia di comunisti nei campi di concentramento.
La corte si inoltra anche nello specificare che il problema è insito nella questione della “dittatura del proletariato” teorizzata da Marx ed Engels ed esplicitata in vari scritti, tra i quali il Manifesto del Partito Comunista, a cui la corte di di far riferimento. Si legge nella sentenza che essa consisterebbe nell’escludere “inevitabilmente altri gruppi della popolazione dalla partecipazione al processo decisionale politico e all'esercizio indiretto del potere statale". Per i giudici di Amburgo quindi l’antidemocraticità di Marx starebbe in questa definizione da loro esplicitata. È difficile capire se si tratti di ignoranza, malafede o se i giudici siano in realtà dei quattordicenni che scrivono su X e Reddit con il santino di Ayn Rand appiccicato in fronte.
Chiunque non sia un liberale con la bava alla bocca e un complesso di inferiorità conclamato, sa cosa si intende per “Dittatura del Proletariato”. La dittatura del proletariato, in sintesi, rappresenta una fase di transizione in cui il potere politico è detenuto dai lavoratori, nella costruzione di una società senza classi, senza denaro e senza Stato. Cioè descrive la fase di transizione da socialismo a comunismo. In questa fase Il proletariato prende il potere come classe e lo usa per sovvertire i rapporti di produzioni che sono invece la caratteristica della “dittatura della borghesia”, che detiene i mezzi di produzione ed esercita il potere a favore di sé stessa contro i lavoratori. Definirla antidemocratica è intellettualmente disonesto e frutto di odio isterico.
Marx, assieme a Engels, non parla della “dittatura del proletariato” solo nel Manifesto, ma anche in altre opere dove ne amplia il significato. Ad esempio nell’opera “La Guerra Civile in Francia”, dove analizza la Comune di Parigi e la definisce come esempio concreto di dittatura proletaria, Marx descrive le caratteristiche che deve avere la “democrazia proletaria”. Difatti la fase post rivoluzionaria prevede la sostituzione del parlamentarismo e delle elezioni borghesi con l’istituzione della democrazia diretta, con la creazione dell'assemblea dei delegati eletti a suffragio universale, retribuiti con salario operaio, direttamente responsabili del loro operato e revocabili in qualsiasi momento. Altro che antidemocratico, Marx è assai più democratico di qualsiasi modello capitalista.
Lenin esplicita ancor di più questo concetto fondamentale del Marxismo, scrivendo nella sua opera “La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky” che il proletariato utilizza la sua dittatura come strumento di emancipazione dell'umanità dall'oppressione del capitale. La visione di democrazia quindi differisce totalmente da quella liberale, che gli stessi considerano come unica e senza alcuna alternativa. Per un marxista quindi non esiste un concetto universale di democrazia, ma semmai una democrazia di classe che esercita una dittatura di classe su un'altra classe. In questo caso la classe proletaria su quella borghese capitalista. Una fase comunque transitoria che prevede una democrazia diretta al posto di quella rappresentativa.
C’è un passaggio nel Manifesto del Partito Comunista, che evidentemente i giudici non hanno saputo comprendere (oppure lo hanno liberamente interpretato per darsi ragione), e recita così: “In senso proprio, il potere politico è il potere di una classe organizzato per opprimerne un'altra. Il proletariato, unendosi di necessità in classe nella lotta contro la borghesia, facendosi classe dominante attraverso una rivoluzione, e abolendo con la forza, come classe dominante, gli antichi rapporti di produzione, abolisce insieme a quei rapporti di produzione le condizioni di esistenza dell'antagonismo di classe, cioè abolisce le condizioni d'esistenza delle classi in genere, e così anche il suo proprio dominio in quanto classe. Alla vecchia società borghese con le sue classi e i suoi antagonismi fra le classi subentra una associazione in cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti”.
La sentenza di Amburgo pone altresì un’altra questione che suscita una certa inquietudine per la portata legale e politica che potrebbe avere. Infatti la corte interviene su un tema che da tempo è dibattuta in Germania, cioè se la costituzione federale stabilisce effettivamente che la Repubblica federale di Germania debba essere organizzata secondo criteri capitalistici. Masch nella sua causa ha fatto richiamo alla neutralità della costituzione su questo, ma i giudici affermano il contrario e che quindi la Germania nelle sue leggi fondamentali non sia affatto neutra ma esplicitamente capitalista. I giudici, che a questo punto non si sa se considerarli davvero tali, sbagliano ancora una volta.
La costituzione federale infatti non contiene nemmeno la parola “capitalismo” o a un qualsiasi vincolo a una economia di mercati nei suoi articoli, al contrario ci sono almeno tre di essi che danno ragione sulla sua neutralità. Nell’articolo 14 infatti si legge che la proprietà è sì garantita, ma che deve essere usata anche per il bene comune. L’articolo 15 prevede addirittura la possibilità di socializzazione di terre, risorse naturali e mezzi di produzione, seppur tramite indennizzo. Il ventesimo articolo definisce la Germania come uno Stato sociale e federale democratico. La parola sociale, come concepita nel 1949 quando è stata scritta, determina che la costituzione respinge il liberismo e prevede l’attuazione di principi sociali in economia.
Se ci pensiamo, nemmeno troppo attentamente, la struttura di questa parte della costituzione tedesca è assai simile a quella italiana. Non è affatto un caso e non deve sorprenderci, perché quelle costituzioni sono nate in un contesto storico preciso e con determinati obiettivi. Sia in Italia che in Germania le costituzioni sono il frutto di compromessi che da un lato garantiscono il diritto alla proprietà privata, ma dall’altro aprono a forme di economia collettiviste e sociali. Lo scopo era assai chiaro: contenere la possibile ascesa dei comunisti al potere. Una costituzione come la vorrebbero da sempre i liberali avrebbe sicuramente comportato una forte reazione dei partiti e dei sindacati comunisti e socialisti.
Dal 1989 in poi, con la caduta dell’URSS e dei paesi socialisti, con il passare degli anni si è fatta strada nell’aristocrazia politica europea l’idea che queste costituzioni, così “socialiste”, abbiano esaurito il loro scopo, in quando il “pericolo rosso” sarebbe scampato. Già nel 2013 la banca, tra le colpevoli più conclamate della crisi del 2008, Jp Morgan aveva definito la costituzione italiana troppo “socialista” e che fosse necessario cambiarla per “sopravvivere” alla crisi economica. Le motivazioni dei giudici di Amburgo non sono solo un caso isolato che riguarda una piccola associazione marxista colpevole di leggere e insegnare Marx, ma va inserita in un contesto più ampio che riguarda tutta Europa, a partire dalla equiparazione di nazismo e comunismo a opera del parlamento europeo.
L’emendamento approvato dal parlamento della Repubblica Ceca che criminalizza il comunismo e ogni sua espressione è solo l’ultimo degli effetti della fase storica e politica che si sta vivendo nel continente. Da una parte l’estrema destra che cresce e ottiene sempre più legittimità politica dalla classe liberale al potere, dall’altro un anticomunismo maccartista e isterico che sta riprendendo sempre più forza e promette persecuzioni vere e proprie per chiunque segua le idee di Marx, Engels e Lenin. Se però qualcuno pensa di essere testimone di azioni immediate e totalizzanti, sarà deluso. Perché questa operazione avviene da almeno tre decenni e continuerà così, a fasi alterne e soppesate. I fatti di Amburgo portano infatti a domande cruciali che valgono per la Germania ma che coinvolge tutti i paesi europei.
In base alle affermazioni della corte, cosa ci si dovrebbe aspettare riguardo a qualsiasi forum di discussione, convegno, corso, centro studi o addirittura interi corsi universitari che riguardano Marx? Il loro divieto con conseguente censura? Esattamente cosa e come si stabilisce la “pericolosità” dell’essere “attivi e militanti”? Qual è la linea di demarcazione che divide tra libertà di espressione e di pensiero e l’essere nemici dello stato? In ultimo, ma non per importanza, ci si chiede se secondo l’interpretazione dei giudici la critica sociale, ancorché radicale o “moderata”, è garantita dalla costituzione o è anch’essa nemica e quindi “legittimamente” censurata, controllata, combattuta con ogni mezzo? Masch sta organizzando un ricorso alla sentenza per avere queste risposte.
La teoria della rana bollita è una metafora che descrive l'incapacità di percepire e reagire a cambiamenti negativi quando avvengono gradualmente. Si basa sull'idea che una rana immersa in acqua fredda, se riscaldata lentamente, non salterà fuori e finirà per morire bollita, mentre se gettata direttamente in acqua bollente, salterà immediatamente per salvarsi. Prendendo esempio da questo, è necessario fare in modo che comunisti, socialisti e chiunque pensi che il capitalismo non sia la fase ultima dell’umanità, non finiscano per essere la rana. Quello che sta accadendo in Germania (e non solo) è un segnale allarmante che dovrebbe preoccuparci e non lasciare inermi. La temperatura dell’acqua sta salendo e in molti stanno già reagendo.
Comments
Nel mondo delle scimmie glabre, come ho scritto molte volte, la libertà di opinione è quella cosa per cui ogni primate si scandalizza tanto del fatto che il suo manitù venga perseguitato, quanto del fatto che quelli avversi non lo siano a sufficienza.
Avete approvato entusiasticamente la persecuzione poliziesca del pensiero fascista, nazionalsocialista, razzista e antiolocaustico, e adesso lanciate alti lai, pardon alti squittii, man mano che il regime plutocratico messo e tenuto in piedi dal conquistatore anglosassone comincia - comincia appena - ad estendere la repressione ai pregiudizi che piacciono a voi (com'era del resto facilmente prevedibile che avvenisse).
Quando a scivere la parola socialismo avrete paura di ritrovarvi la digos in casa, vi troverete a bere la minestra che avete festosamente preparato pei vostri avversari.