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Mediobanca Finanziarizzazione SSN: considerazioni e sollecitazioni

di Gianluigi Trianni* e Aldo Gazzetti**

Schermata del 2025 09 20 15 37 11.pngLo scorso 8 luglio Mediobanca ha dato notizia dell’aggiornamento 2025 del suo Report 2024 sui maggiori operatori sanitari privati in Italia (con fatturato superiore a 100 milioni) nel 2023. (1)

Il report è una vera miniera di dati e meriterebbe un seminario ad hoc, soprattutto per una analisi della finanziarizzazione della sanità in Italia, problema politico ed economico sottovalutato.

L’impostazione analitica utilizzata è quella dei settori merceologici o di settore e la finalità è la descrizione degli indicatori aziendali “classici”.

Rispetto alle precedenti edizioni vengono forniti maggiori informazioni riguardo l’internazionalizzazione espansiva di alcuni e l’origine dei finanziamenti

Rimandando ad altre occasioni l’analisi del predetto rapporto in funzione della finanziarizzazione della sanità in Italia, di seguito segnaliamo, e brevemente commentiamo, alcune evidenze a supporto dell’unico modo per sottrarsi alla progressiva privatizzazione della Sanità in Italia e della sua progressiva finanziarizzazione: il deciso investimento dello Stato sul SSN, da decenni sotto/de finanziato dalla politica neoliberale (austerity) dei governi succedutisi negli anni, oggi, per di più, in versione neoliberismo /economia di guerra.

 

Evidenze e Commenti

Aumento del giro di affari (quindi dei ricavi) e della redditività

Nel 2023 la “spesa sanitaria privata è stata pari a circa 74 miliardi di euro tra accreditamento (contratti del SSN con erogatori privati), spesa intermediata (mutue ed assicurazioni) e spesa diretta delle famiglie, ovvero 59 miliardi al netto degli acquisti di farmaci e altri presidi sanitari a carico delle famiglie. “(I)

“L’accreditamento è cresciuto dell’1,7%, grazie alla possibilità concessa alle Regioni di avvalersi di operatori accreditati per ridurre le liste d’attesa “.

In particolare, nel 2023:

a) “i ricavi dei 34 operatori sanitari privati esaminati sono stati pari a 12 miliardi di euro, in rialzo del 5,7% sul 2022 e del 15,5% sul 2019. (n.d.r. epoca pre-Covid-19) “

b) “la redditività (n.d.r. percentuale di ricavo netto dei soci, cioè dei proprietari/investitori, è tornata a crescere con un “Ebit margin” (n.d.r. rapporto % profitti prima delle tasse / fatturato) salito al 3,7% “ancora lontano dal 5,4% del 2019”. 1

Le prime evidenze per il 2024, rispetto al 2023 anno oggetto del rapporto, consentono di prevedere, per gli operatori privati esaminati, una crescita aggregata del giro d’affari pari al 4,8%, con dinamiche variabili tra i comparti / mercati considerati (ospedaliero, anziani, diagnostica, riabilitazione). (II)

Nel 2023 il 78,6% del ricavo complessivo del settore privato è originato dalle strutture pubbliche e il 21,4% (III) dai pagamenti diretti o dagli indennizzi assicurativi.

Tra il 2002 e il 2023, con l’eccezione del periodo emergenziale (Covid-19) segnato da numerose misure di potenziamento del SSN, la spesa erogata da queste ultime, mostra una crescita media annua (+3,1%) superiore a quella dei presidi pubblici (+2,5%).

 

Considerazione

In primo luogo, viene descritto e quantificato il fenomeno dell’incremento del giro d’affari del privato e della redditività relativa, in diretta e ad esso funzionale relazione con il fallimento dell’accessibilità (cfr. Liste di attesa) al SSN provocato dalle politiche che questo obbiettivo hanno millantato negli anni.

In secondo luogo, viene indicato il ruolo delle regioni, nel già menzionato incremento, tramite l’incremento dell’accreditamento a carico della loro quota di Fondo Sanitario Nazionale, per affrontare il fenomeno “liste di attesa”, confermandole, quindi, quale veicolo politico amministrativo della privatizzazione, ruolo nel quale verranno potenziate ulteriormente con la prima applicazione nei prossimi mesi dell’autonomia regionale differenziata (cfr. interviste Calderoli).

In terzo luogo, con la periodizzazione 2002 – 2023 dei relativi divari vengono, involontariamente, indicate anche sintomatologia - spesa privata in crescita più della pubblica - e terapia - misure di potenziamento come in corso di epidemia Covid-19) - indispensabili per il SSN.

Purtroppo, sintomatologia e terapia sono bellamente ignorate dal governo e dalla sua maggioranza assoluta, e troppo tardivamente proposte da un’opposizione parlamentare ormai minoranza assoluta, impossibilitata a ottenere risultati nel mero agone parlamentare, e compromessa con politiche ed attori del mondo assicurativo (UniSalute Unipol, Metasalute ecc..) o del Terzo settore. (IV)

Purtroppo, le stesse organizzazioni sindacali, confederali e no, non si pongono l’obbiettivo del superamento della copertura assicurativa nei contratti di lavoro, pur essendo a ben vedere strumento di riduzione dei livelli salariali e pensionistici, né inseriscono il potenziamento del SSN come elemento centrale del contezioso generale con il governo.

 

Aumento delle criticità di carattere macroeconomico e di settore (= fattori di riduzione dei profitti)

Pur avendo i principali operatori privati della sanità registrato ricavi superiori ai livelli del 2019 già dal 2021, nel 2023 la loro redditività, benché in aumento, rimane ancora al di sotto dei valori precedenti la crisi, a causa della persistente presenza di diverse criticità sia di carattere macroeconomico che specifiche del settore.

In particolare:

“Le pressioni sui costi operativi, alimentate dalle code della crisi sanitaria e dalle spinte inflattive emerse nel 2022 e non ancora del tutto riassorbite (rialzo delle spese energetiche e del costo del lavoro del biennio 2021/22, hanno infatti continuato a comprimere la redditività del settore. “

” le liste d’attesa che, insieme a motivi economici, hanno spinto quasi una persona su dieci nel 2024 a rinunciare a prestazioni sanitarie” (Secondo l’IPSOS, i tempi di attesa hanno spinto l’80% degli italiani a rinunciare più di una volta alle cure del SSN, con l’84% di essi che si rivolge a un privato e il 13% che rinuncia del tutto a curarsi, quota che sale al 19% tra chi è in ristrettezze economiche”).

 

Considerazioni

Sono gli stessi fattori, che, al netto di una struttura erogativa colpevolmente obsoleta per sotto-investimento e gravi errori di programmazione indotti dal contenimento della spesa pubblica invece che dall’assecondamento delle esigenze di qualità clinico organizzative dell’assistenza sanitaria (Case della Salute/comunità, continuità ospedale territorio, reti cliniche integrate ecc..) affliggono il SSN e le sue articolazioni regionali

Nell’ ottica finanziaria e imprenditoriale di “redditività di settore” la rinuncia alle cure da impoverimento per decremento da inflazione e da precarizzazione dei rapporti di lavoro dei livelli di reddito di pensionati e lavoro (dipendente in primis) configura una sorta di “crisi da sovrapproduzione relativa” di servizi per riduzione della domanda indotta.

Due le vie di uscita ipotizzabili:

Una di tipo keynesiano/socialista e di attuazione del mandato Costituzionale, con l’aumento della spesa pubblica e dei redditi del lavoro dipendente, per consentire di mantenere ed espandere la domanda, anche in sanità

L’altra di tipo neoliberale, con il non aumento, anzi l’ulteriore decremento, della spesa pubblica e la promozione di interventi di concentrazione proprietaria (consolidamento) e accrescimento degli enti privati erogatori maggiori, al fine di ridurre i costi di produzione da inflazione - +17,4% tra il 2019 e il 2023 – ed da aumento del costo del lavoro - 10% tra il 2019 e il 2024, peraltro inferiore all’inflazione trainata dall’impennata dei costi dell’energia (!) – con progressiva impossibilità di sopravvivenza della piccola imprenditoria sanitaria, professionale e strutture caritative.

Tra le due vie sono possibili “coesistenze” per “moderatismo” di entrambe, che però non risolvono il problema di impossibile accesso alle cure per la quota crescente (cfr. i più sopra Ipsos) - qui e ora” non tra cinque o dieci anni! - per la sproporzione reddito/prezzi, sempre che sia nelle intenzioni di chi governa e nelle compatibilità con l’espansione e la tutela del profitto privato risolverlo.

In sostanza è fallito la politica poli decennale di incrementi nominali contenuti, in gran parti inferiori alla crescita dell’inflazione, millantati come sufficienti e necessitati dal disavanzo del bilancio dello stato.

 

Aumento delle dimensioni e della distribuzione geografica del settore privato

Alcuni gruppi hanno una presenza geografica capillare sul territorio nazionale: KOS, Segesta, S.O. Holding e Don Gnocchi sono operativi in nove o più regioni italiane, con una presenza più marcata al Nord.

Tra i Gruppi ospedalieri si distinguono GVM e GHC con attività, rispettivamente, in dieci e otto regioni.

Tre sono anche piccole multinazionali in espansione:

  • KOS con 52 RSA in Germania da cui deriva il 29% del fatturato.
  • GVM, con 14 presidi esteri che realizzano il 14,1% dei ricavi, e
  • Papiniano per l’acquisizione delle polacche American Heart of Poland e Scanmed, e la gestione dell’ospedale iracheno di Al Najaf.

Analizzando i conti dei principali player europei della long term care, emerge l’importante salto dimensionale, sia in termini di ricavi (+43,4%) che di totale attivi (+23%) nel periodo 2019-23.

Il rapporto segnala l’intensificarsi delle acquisizioni dei Gruppi maggiori: segmenti più dinamici sono la diagnostica medica e l’assistenza agli anziani.

Nel settore diagnostico, i centri e i laboratori sono sempre più concentrati, soprattutto nel Nord, spinti da pressione sui prezzi, cambiamenti negli standard qualitativi e test di laboratorio sempre più complessi.

Normative specifiche richiedono un fatturato minimo per mantenere l’accreditamento, favorendo l’industrializzazione dei processi, la riduzione dei costi e le economie di scala.

Di conseguenza, i grandi gruppi hanno ampliato la loro presenza acquisendo numerosi laboratori di piccola-media dimensione già presenti sul mercato.

Questo aumento non è solo legato a fattori sociodemografici, ma anche alle difficoltà emerse durante la pandemia e all’impatto dell’inflazione 2022-2023, che hanno complicato la gestione di molte società.

In Italia, grandi operatori stanno acquisendo strutture di piccole-medie dimensioni in difficoltà finanziarie, temporanee o strutturali.

 

Considerazioni

Mentre nelle prossime settimane di settembre/ottobre il SSN sarà oggetto del flagello dell’autonomia regionale differenziata, non ostacolata dal ministro Schillaci e irresponsabilmente promossa dal governo Meloni e dai Presidenti delle Regioni di Centro Destra pronti a sottoscrivere accordi col governo (ministro Calderoli promoter) la sanità privata va organizzandosi su base “poli regionale”, in un evidente trend verso reti sanitarie private nazionali diffuse modello Lombardia, come teorizzato e perseguito dall’accordo Generali - San Donato nel 2024!), e come si configura nei fatti con la riorganizzazione recente della sanità cattolico/vaticana. (V)

 

Aumento degli organici

“Per le società analizzate il personale iscritto a libro matricola è aumentato del 12,6% sul 2019 e del 3,7% sul 2022, superando le 92 mila unità nel 2023.”

GVM e GHC segnano il maggior ricorso a collaboratori esterni, con gli autonomi che rappresentano, rispettivamente, il 56% ed il 49,4% della forza lavoro complessiva.

Per le società analizzate, il costo del lavoro pro-capite nel 2023 è stato pari a 42,9 mila euro, oscillando tra i 33,2 mila euro per gli operatori della long term care e i 47,6 mila dell’assistenza ospedaliera.

Questi valori contribuiscono allo scarso appeal dei reparti ospedalieri italiani e alla crescente migrazione all’estero del personale sanitario del nostro Paese.

Secondo Eurostat, le retribuzioni medie dei medici specialisti italiani, sfiorando i 120 mila dollari annui, risultano infatti inferiori del 40% rispetto ai massimi europei (toccati nei Paesi Bassi e in Germania).

Conclusioni analoghe valgono anche per gli infermieri ospedalieri, con il salario medio italiano (48 mila dollari) inferiore ai massimi europei segnati in Belgio (108 mila dollari) e Olanda (81 mila dollari).

 

Considerazioni

“Mal comune mezzo gaudio?”. No. Conferma della necessità di incrementare le retribuzioni, come a seguire discusso, e di rispettare gli accordi contrattuali sugli orari di lavoro nel privato come nel pubblico ed a combattere l’autonomia regionale differenziata.

Come non segnalare in proposito la prossima realizzazione del passaggio dalle attuali ”gabbie salariali aziendali” per le diverse consistenze dei cospicui salari accessori tra le aziende nelle stesse regioni, al vero e proprio “far west tra regioni” che, utilizzando la Autonomia regionale e le diverse potenzialità di bilancio di ciascuna, si preparano con politiche remunerative ad hoc a realizzare un mercato interno del lavoro professionale nel quale combattere per acquisire l’attività di professionisti dipendenti da altre regioni con ulteriori divisioni e corporativizzazioni dei professionisti dipendenti.

E ulteriori possibilità avranno le regioni in tal senso con il conferimento della facoltà legislativa in merito alla regolamentazione delle Professioni. 

 

Spesa sanitaria: panorama internazionale e collocazione dell’Italia

Per i Paesi OCSE la spesa sanitaria media pro-capite, somma della componente pubblica e di quella privata, è ammontata a $5.573 nel 2023 e al 9,2% sul PIL.

L’Italia è al di sotto della media sia in termini pro-capite con $4,8mila, che in rapporto al PIL (8,4%).

Per uguagliare l’incidenza raggiunta in Germania, l’Italia dovrebbe incrementare le spese nella sanità di 75 miliardi o di 70 miliardi prendendo a riferimento la Francia.

 

Considerazione

Tra i 6 mld aggiuntivi FSN per il 2026 sul 2025 promessi dal Ministro Schillaci (cfr. Intervista a “La Stampa”) e gli oltre 70/75 mld l’anno per eguagliare la spesa pubblica pro-capite della Francia e della Germania, esiste un evidente gap.

Tale gap è utilizzato dai neoliberisti, (cfr. l’autorevolissimo 20° Rapporto Crea) (2), avendo in premessa teorizzato come impossibile a realizzarsi il totale finanziamento pubblico dell’assistenza sanitaria, (quindi, di fatto anche la 833/78) ,per suggerire che “l’intervento pubblico deve allargare i suoi confini, rinunciando ad arroccarsi sull’idea di una posizione egemonica del servizio pubblico, occupandosi della governance di tutto il sistema sanitario, compresa la (rilevante) quota di servizi sanitari oggi classificati come sanità privata”,

A tal fine un documento CNEL del 25.02.02 (3) unitario di un’ampia platea di neoliberisti, compresi i tecnici PD neoliberisti, indica, non esistere alternativa al finanziamento privato, e suggerisce la “co-programmazione pubblico privato in sanità”, eufemismo per indicare un ruolo più incisivo del capitalismo sanitario professionale, imprenditoriale e finanziario, delle varie tipologie e dei vari ambiti assistenziali, nella pianificazione nazionale e nella destinazione del Fondo Sanitario Nazionale, in sostanza una spartizione/allargamento delle “quote di mercato assistenziale sociosanitario”.

Il presidente della Lombardia A. Fontana ha già raccolto il suggerimento ed ha proposto di definire una riforma del SSN, cioè il superamento della 833/78, alla Conferenza delle Regioni, la quale avrebbe deciso di istituire un tavolo di lavoro dedicato, con l’obiettivo di elaborare un documento da sottoporre al Governo!!

Va delineandosi così una iniziativa politica, neoliberista, veicolata tramite l’autonomismo regionale, per il superamento/negazione della 833/78, quindi dell’universalismo e del SSN, che si basa sull’accordo Presidenti di Regioni/Governo, con lo scavalcamento” presidenzialista” a(in) – costituzionale del ruolo legislativo del Parlamento, peraltro con una maggioranza assoluta del centrodestra neoliberista, in virtù del sistema elettorale maggioritario.

La recente proposta del PD (4) del 25.05.22 di raggiungere in cinque anni la media europea del 7,5% del Pil per il finanziamento pubblico della sanità e superare definitivamente il tetto di spesa per il personale, presentato in un Ddl in parlamento prima firma Schlein, presenta molte incongruenze.

La prima è il gradualismo in cinque anni che non tiene conto dell’ingravescente impatto del sottofinanziamento sul SSN e delle remunerazioni del personale.

Per il personale, già oggi, nel 2025, per pareggiare l’inflazione del 17% tra il 2019 ed il 2025, e diventare premianti, cosa che non era neppure prima del 2019, si dovrebbe arrivare a incrementi almeno del 20/25% delle remunerazioni nel SSN.

E si tenga conto, per di più, sia che il SSN sta funzionando in tutte le regioni con piante organiche non coperte, come necessario e contrattualmente previsto, sia che le strutture del SSN attuali sono sottodimensionate.

È il caso, ad esempio, sia delle liste di attesa e della inesistente rete delle Case della Comunità, sia dello sviluppo tecnologico della medicina contemporanea, che, lungi dal rendere non necessario il personale, ne richiede molto di più, superspecializzato e costantemente aggiornato.

La seconda è che viene indicata meccanicisticamente una percentuale sul PIL invece che la quantificazione dell’investimento finanziario per conseguire, nell’anno di riferimento, gli obbiettivi assistenziali da indicarsi dalla pianificazione nazionale convenuta con le regioni (cfr. 833’78) per il soddisfacimento dei bisogni di salute rilevati.

In proposito è da notare che, a ben vedere, i D.M.70/15 e 77/22 (5 e 6) sono figli, tecnicamente obsoleti (cfr. la programmazione ospedaliera basata sui PL del primo, e la programmazione rigida delle Case della Salute/Comunità a prescindere sia delle differenze di densità e tipologia di popolazione da assistersi tra “città delle varie dimensioni” e “campagne delle varie tipologie” (montagna, isole, pianura ecc.) di tempi di “austerity”.

In ragione di ciò entrambi delineano una architettura sottodimensionata delle strutture edili e organizzative per realizzare in maniera adeguata e indispensabile, la territorializzazione e la costruzione di reti cliniche integrate ospedale-territorio per assistenza, didattica e ricerca.

Sempre che abbia avuto voglia e possibilità di leggerli, o che qualcuno li abbia coinvolti nello specifico studio o dibattito, ciascuna lettrice o lettore si chieda se sulla base della sua esperienza personale o professionale specifica il dimensionamento ideale sia quello prospettato dai due D.M.

Quindi una programmazione da rifare sin dai criteri e dagli standard per l’intera rete ospedaliero territoriale come premessa di investimenti e incremento della spesa pubblica in sanità, senza riversare ulteriori fondi sull’accreditamento delle strutture private, ma legando l’incremento dei finanziamenti agli step annuali della programmazione del SSN, pur con criteri non obsoleti e non dettati dall’”austerity”, come più sopra sostenuto, ciò non sarebbe in se necessario.

Così facendo, infatti, si determinerebbero finanziamenti annuali, molto maggiori degli attuali, ma in misura certamente minore rispetto a quella del gap con Germania e Francia, entrambe con sistemi Bismark (assicurazione obbligatoria), nettamente meno efficienti del sistema Beveridge (assistenza sanitaria erogata direttamente dal servizio sanitario pubblico), almeno, del 4% (7).

L’attuale stasi del finanziamento in conto capitale del SSN, espresso dal clamoroso ritardo nell’utilizzo dei già sottodimensionati circa 20 mld del PNRR e spia dell’incapacità delle regioni di “mettere a terra” investimenti, contrasta con l’aumento dei flussi finanziari per investimento nel settore privato che li utilizza per “upgrade” tecnologico, contenimento dei costi ed espansione della rete erogativa e del giro di affari. (8)

“Concentrazione di capitali” e ”consolidamento” si registrano anche nel settore assicurativo sanitario, proattivo preludio all'allargamento per legge dell'assicurazione sanitaria volontaria o indotta dall'incentivazione. (9)

Non sfugga l’attuale iniziativa di acquisto di Assicurazioni Generali da parte di MPS, sostenuta da Governo e del Gruppo L. Caltagirone (finanziere di FdI)

In qualsiasi caso senza procedere sia a ulteriore prelievo fiscale a carico della grande (solo potenziale) contribuzione, altro che riduzione generalizzata delle aliquote IRPEF per i ceti medi, compresi i professionisti della SSN, e tolleranza e condoni agli evasori fiscali come il governo e la attuale maggioranza hanno fatto e vanno programmando per il 2026 ed anni a seguire, sia alla ridefinizione delle poste di Bilancio (es. meno armi, + spesa sociale).

Senza contare il ruolo che potrebbe svolgere Cassa Depositi e Prestiti, presso la quale “su una raccolta complessiva di 356 miliardi di euro gestita da Cdp, ben 291 derivano dal risparmio postale affidatole da oltre 22 milioni di cittadini.” (10).

Sembra caduto nel vuoto del governo, dell’opposizione e delle rivendicazioni sindacali, in particolare in tema di politica industriale, l’importantissimo Rapporto FnomCeo – Censis del 2023, che illustra fondati e impressionanti impatti positivi anche sull’economia italiana dei finanziamenti del SSN in termini di PIL e occupazione.

Il comunicato stampa di presentazione sintetizzava, con grande difetto: “ogni euro investito nel Servizio sanitario nazionale ne genera quasi il doppio. Investendo di più, sino a 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro”( 11), ed al cui attento studio si invitano quanti intendono occuparsi dalla parte di cittadini e lavoratori di politica ed economia sanitaria.

Tra l’altro tutto qui, sugli investimenti si gioca la competizione tra SSN pubblico e Sanità privata finanziarizzata, anche da player internazionali (12).

Alla fine con la salute dei cittadini (13) è in gioco anche l’indipendenza nazionale.

L’indagine completa è disponibile per il download sul sito www.areastudimediobanca.com ****** (€ 200 +iva)

 

Considerazione

Con Mediobanca i centri di studio privati passano a esigere compensi anche per report che sino ad ora erano offerti gratuitamente agli interessati

Un’altra barriera economica al dibattito democratico sulla politica e sull’economia sanitaria in Italia.

 

Conclusioni

“Che fare?”

È l’annosa domanda che si pone chi è vitalmente interessato all’adeguato funzionamento del SSN in funzione del socialmente necessario e giusto universalismo in tema di salute e assistenza sanitaria.

È necessario continuare a organizzare convegni sull’efficienza e l’efficacia del SSN, e, da ultimo è indispensabile anche in tema di finanziarizzazione del sistema sanitario italiano.

Ma non è sufficiente.

Come non è sufficiente la lotta politica in Parlamento, svuotato nei fatti della funzione legislativa e bloccato da maggioranza e minoranza assolute, e da un orientamento politico neoliberale che lo pervade quasi totalmente.

È indispensabile attivare una stagione di lotte sociali, come quella che in alcune regioni va organizzandosi contro le liste di attesa, e sindacali, sino allo sciopero e al rifiuto di accordi sindacali che prevedano le polizze assicurative in sanità (e nella previdenza).

Senza un autunno caldo in sanità il degrado del SSN continuerà inesorabile.


* Medico Sanità Pubblica - Medicina Democratica
** Esperto di Economia Sanitaria

Note
I In proposito appaiono singolari le tesi del recente “RAPPORTO DEL CENTRO STUDI AIOP La spesa per beni e servizi sanitari: il finanziamento da sempre ibrido del sistema salute”, che sembra cercare una sorta di mimetismo antigenico, “mimetizzando “come pubblica la spesa del SSN per l’acquisizione di prestazioni assistenziali da produttori privati accreditati e convenzionati:
  1. Le tesi sono che con il termine “privatizzazione” si può far riferimento sia a uno spa­zio progressivamente maggiore delle strutture di diritto privato all’interno del Servizio Sanitario Nazionale (e quindi a flussi mag­giori di spesa pubblica destinati ad acquistare prestazioni presso strutture private accreditate) sia a un incremento della sanità a pa­gamento (e quindi a un aumento della spesa delle famiglie per be­ni e servizi sanitari).
  2. Confondere la natura giuridica “privata” delle strutture che eroga­no prestazioni nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale con il finanziamento “privato” della sanità ha profondamente minato la fondatezza e la ragionevolezza delle varie posizioni e delle varie soluzioni prospettate sul tema delle sorti della sanità pubblica in Italia, lasciando spesso intendere che sia privatizzazione ciò che invece è una forma di rafforzamento del servizio pubblico.
  3. Conclusioni:
In conclusione, il Rapporto evidenzia che:
  • spesa sanitaria pubblica e spesa sanitaria privata coesistono con proporzioni stabili da un lungo periodo di tempo. Questo fenomeno descrive un sistema sanitario italiano struttu­ralmente duale;
  • il dualismo si conferma anche nell’esistenza di aree di sovrapposizione nella tipologia del­le prestazioni finanziate pubblicamente e privatamente, non facilmente distinguibili in ter­mini di volumi e aventi diverse matrici, più o meno eterodirette;
l’andamento della spesa sanitaria privata non è condizionato dall’andamento della spesa sanitaria pubblica, laddove la prima è sostanzialmente stabile nel tempo a valori prossimi al 2% del PIL, mentre la seconda presenta, nell’intervallo di tempo considerato, variazioni più rilevanti.
Si sottolinea, infine, che la capacità di fornire adeguate risposte ai bisogni di salute dei cittadini non dipende esclusivamente dal livello della spesa sanitaria pubblica né dal livello della spesa sanitaria totale.
l livello qualitativo e quantitativo della risposta ai bisogni sanitari è infatti almeno altrettanto condizionata da variabili organizzative e da complessi fattori motivazionali, variabili che non sono oggetto di studio di questo Rapporto.
Ne consegue che l’individuazione delle future linee di sviluppo e il contrasto alle criticità esistenti non possono prescindere da una analisi complessiva di tutte le determinanti economiche, orga­nizzative e funzionali e da una organica visione riformatrice.
Confondere la natura giuridica “privata” delle strutture che eroga­no prestazioni nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale con il finanziamento “privato” della sanità ha profondamente minato la fondatezza e la ragionevolezza delle varie posizioni e delle varie soluzioni prospettate sul tema delle sorti della sanità pubblica in Italia, lasciando spesso intendere che sia privatizzazione ciò che invece è una forma di rafforzamento del servizio pubblico.
https://www.aiop.it/Pubblicazioni/ArtMID/444/ArticleID/6834/La-spesa-per-beni-e-servizi-sanitari-il-finanziamento-da-sempre-ibrido-del-sistema-salute173 Giugno 2025
II Nel 2023, i migliori risultati economici per ROE e ROI si registrano tra Humanitas, Pro.Med, Salus e GHC nell’assistenza ospedaliera, Synlab e Affidea nella diagnostica, e S.O. Holding nell’assistenza agli anziani.
Affidea guida anche per ebit margin con il 16,4% (in calo rispetto al 18,1% del 2022), seguita da La Villa e Synlab (12,2% ciascuno), Bianalisi (10,9%), GHC (10,8%) e S.O. Holding (10,1%), tutte ben sopra il 3,7% medio aggregato.
III Tutti i Gruppi selezionati operano sia in regime di accreditamento che in solvenza; sebbene quest’ultimo segmento continui a crescere, la quota prevalente dei ricavi resta legata alle prestazioni contrattualizzate. Il Rapporto mostra la ripartizione dei fatturati per gli operatori che forniscono tale specifica informativa. Nel 2023, l’incidenza minima dell’apporto da pubblico è stata registrata dalla C.D.I., le cui attività diagnostiche sono prevalentemente intermediate da fondi integrativi e assicurazioni (45,8% dei ricavi complessivi, +11% sul 2022), seguite dal SSN (22,3%), da privati (20,3%) e da strutture e aziende (11,6%).
Tra gli altri operatori, l’“out of pocket” risulta più elevato per Lifenet (50%), Istituto Auxologico (38,5%), KOS (38%) e IEO (35,9%), mentre per ICS Maugeri e il San Raffaele di Roma l’accreditamento copre rispettivamente il 96% e il 94,6% del fatturato complessivo."
IV Tra i Gruppi considerati nel rapporto vi sono anche i no profit.
V L’analisi dell’assetto proprietario delle 34 principali imprese della sanità privata italiana evidenzia che, su 5,5 miliardi di mezzi propri a fine 2023, il 76,7% è controllato da soci italiani (4,2 miliardi).

a. Di questi, il 55,1% è a controllo familiare nazionale, con il 32,1% direttamente da persone fisiche, il 19,6% tramite società italiane e il 3,4% tramite società estere riconducibili a italiani.
b. Fondazioni private detengono il 6,6% (in particolare ICS Maugeri e Auxologico), mentre il 6,4% è riconducibile a proprietà ecclesiastica.
c. I fondi italiani di private equity possiedono il 4,8%, mentre il 3,8% è suddiviso tra il flottante di GHC (unica società quotata) e partecipazioni di azionariato diffuso. Il 23,3% residuo dei mezzi propri delle principali imprese sanitarie private italiane è detenuto da investitori esteri, tra persone giuridiche e fondi di private equity.
d. In particolare, fondi stranieri controllano interamente Segesta e la maggioranza (51%) de La Villa.
e. I fondi di private equity mostrano un forte interesse per la diagnostica medica italiana, controllando totalmente Synlab, Affidea e Alliance Medical Group. Inoltre, il fondo londinese Columna Capital possiede il 14,7% di Bianalisi, la più grande società diagnostica italiana, il cui capitale restante è detenuto principalmente da Charme Capital Partners SGR (41,2%) e Il Raccolto S.a.p.a. (40,3%).

Riferimenti
  • Area Studi Mediobanca I MAGGIORI OPERATORI PRIVATI DELLA SANITÀ IN ITALIA Milano, 8 luglio 2025
  • 20° Rapporto Crea 19.01.25 “Manutenzione o Trasformazione: l’intervento pubblico in Sanità al bivio”
  • “Principi per una riforma del Servizio Sanitario Nazionale” (documento 250202 CNEL del 25.02.02).
  • “Per il diritto alla salute Per la Sanità pubblica Dalla mobilitazione alle proposte” del 25.05.22
  • DM 2 aprile 2015, n. 70 Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera. (15G00084) (GU n.127 del 4-6-2015)
  • DM 23 maggio 2022, n. 77 Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale. (22G00085) (GU Serie Generale n.144 del 22-06-2022)
  • E. Anessi Pessina Longhi S. Beveridge vs Bismarck – Salute Internazionale - 8 Giugno 2009
  • Area Studi Mediobanca Tab.20 - I MAGGIORI OPERATORI PRIVATI DELLA SANITÀ IN ITALIA Milano, 8 luglio 2025
  • IVASS Bollettino Statistico L’attività assicurativa nel comparto salute (2018-2023) febbraio 2025
  • https://www.ivass.it/media/comunicati/documenti/2025/ivcs720.pdf
  • M. Bersani https://attac-italia.org/cassa-depositi-e-prestiti-finanzia-guerra-e-genocidio/
  • Rapporto Fnomceo-Censis. Il valore economico e sociale del Servizio sanitario italiano Rapporto finale Roma, 24 ottobre 2023
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