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lacausadellecose

Razzismo operaio: necessità di chiarezza

di Michele Castaldo

terraferma e1365262217837Non da oggi la questione degli immigrati è una questione centrale nel dibattito politico. Fiumi di inchiostro per “analizzare” il fenomeno e non mancano, ovviamente, proposte per risolvere il problema. Ma sempre dal punto di vista di chi quel fenomeno lo “subisce”. Il mio punto di vista differisce anche da chi da sinistra e dall’estrema sinistra lo affronta con la testa per terra e le gambe all’aria.

E’ noto anche a chi ha frequentato poco o per niente le università che fin dall’Impero Romano venivano fatti affluire nelle città che si espandevano centinaia di migliaia di schiavi dal Nord Africa, cioè operai che dovevano erigere opere colossali senza mai comparire per il loro contributo nella storia in quella fiorente civiltà. La cosa è proseguita per tutti i secoli successivi sempre con lo stesso criterio: pagare il meno possibile la mano d’opera perché risultasse meno costoso il prodotto finito. Citerei per tutti l’esempio di quel Brunelleschi che licenziò tutti gli operai che costruivano la cupola della Basilica di Santa Maria del Fiore a Firenze semplicemente perché chiedevano maggiore protezione per le impalcature, visto che morivano tutti i giorni per cadute dovute alle precarie condizioni di lavoro e ricevevano come premio una bara di legno per la sepoltura. Oppure il fatto che nel pieno della rivoluzione industriale in Europa e negli Stati Uniti c’era la questione degli operai – schiavi moderni, avrebbe detto poi Marx – da far affluire verso le città di maggiore industrializzazione per tenere bassi i costi della mano d’opera. Dunque non si tratta di pelosa pietà per chi scappa dalle guerre e dalla miseria, come vogliono far credere gli organi di propaganda, ma di una necessità per le moderne industrie nell’accresciuta concorrenza. Oggi più che mai si pone la necessità di chiarezza su un punto teorico di primaria importanza e per farlo prendo spunto dall’ultimo articolo pubblicato dalla redazione de "il cuneo rosso" del 29 giugno 2017 dal titolo Che spettacolo, ragazzi! A proposito degli immigrati e del M5S.

Che il M5S sia poco più poco meno che una banda di dilettanti allo sbaraglio non ci vuole molto per capirlo. Proprio per questo brancolano inebriati dai fumi del successo come chi, avvinazzato, è convinto di raddrizzare i vicoli tortuosi in cui è costretto a camminare, e così facendo sbanda da una parte all’altra. L’ho scritto più volte e qui mi ripeto: si tratta di un movimento composito di nuova generazione in un paese a capitalismo maturo in crisi nella crisi generale del modo di produzione capitalistico. Chi pertanto scopre oggi che il M5S fin dalla sua nascita era un movimento con le stimmate di destra, non aveva capito niente proprio come chi lo vedeva come un movimento con connotati di sinistra. Sbagliavano entrambi prima e continuano a sbagliare oggi di fronte alle capriole dei saltimbanchi da circo equestre.

Ribadisco: era ed è tuttora un movimento composito, dunque un coacervo di contraddizioni destinate a implodere. Chi è abituato a catalogare per impostazioni ideologiche quello che la storia volta per volta produce rimarrà al palo. Peggio ancora rimarrà chi pensa di utilizzare quel che la storia spontaneamente produce, come certe formazioni di sinistra e di “estrema” sinistra.

Veniamo perciò alla questione. Grillo e Casaleggio, Di Battista e Di Maio sono attratti da Salvini e Maroni? Che modo di ragionare è questo? Da quale cilindro saltano fuori i Salvini e i Maroni, prima, e i Casaleggio e compagnia cantante, poi? Insomma: questi personaggi esprimono sé stessi o sono il prodotto sociale maturato nelle nostre metropoli proprio come il Trump negli Usa? E per quali motivi? E chi sono, cosa rappresenta il Ku Klux Klan? Chi erano Mussolini e Hitler, il fascismo e il nazismo? Da quali cilindri balzarono agli onori della tragica storia? A meno che non si voglia sostenere che sono le personalità che fanno la storia, e allora saremmo, in questo caso, in brutte compagnie per davvero. Dunque mi limito a constatare che si tratta di incapacità a comprendere la causa delle cose, per dirla con Lucrezio. Entro perciò nel merito.

La polemica da parte del Cuneo rosso nei confronti di Contropiano, la Rete dei comunisti, della Usb e di Cremaschi, al di là della volontà dei militanti, si presenta come l’altra faccia della stessa medaglia di impostare il problema, vediamo perchè.

Scrive il Cuneo riferendosi alla Usb (Unione Sindacale di Base) «[…] nella relazione introduttiva di Leonardi al 2° Congresso troviamo, in materia, il seguente passaggio: "Una propaganda massiccia e continua in Italia e in tutta Europa sta fomentando letture reazionarie e xenofobe senza che il movimento dei lavoratori sia in grado di contenerle. Anzi è proprio dal corpo sociale dei lavoratori, dalla gente comune che sale una richiesta immotivata di ordine e sicurezza che fonda le sue ragioni sulla presenza dei migranti nel nostro Paese“».

A mio modo di vedere, e detto in modo brutale, in quello che scrive Leonardi c’è una verità intera e una mezza verità. La verità intera è la seconda parte della sua analisi «letture reazionarie e xenofobe senza che il movimento dei lavoratori sia in grado di contenerle. Anzi…». Mentre la prima parte è una mezza verità nel senso che la propaganda non blatera a vuoto come una nota stonate nel deserto, ma essa si incardina su di un tessuto sociale pronto a recepirla; dunque si tratta di una voce che nasce dalla pancia sociale ed esce dalla bocca sociale dello stesso organismo di quell’insieme sociale che va sotto il nome di modo di produzione capitalistico, impersonale e complementare. Termini molto indigesti per chi si rifà alla metafisica più che al materialismo storico. A quel punto lo stesso Leonardi dovrebbe riuscire a spiegare in che modo è possibile costruire e sviluppare un sindacato alternativo e conflittuale, visto che è lo stesso corpo sociale dei lavoratori a contenere xenofobia e razzismo. Dal momento che non è mestiere del materialista fare dietrologia e leggere nelle intenzioni politiche dei gruppi politici o dei militanti di sinistra, mi limito ad affermare che si tratta di una posizione ideologico-soggettivista che i futuri militanti saranno chiamati a superare.

Nell’affrontare la questione molto complicata il Cuneo rosso sceglie un’altra strada, molto più critica sul piano formale e assai più polemica per sostenere però le stesse cose. Scrive il Cuneo: «Che il razzismo sia in ascesa in Italia, in Europa e in tutto l'Occidente, a partire dagli Stati Uniti, è evidente. Che esso stia diffondendosi anche tra i lavoratori lo è altrettanto. [...]». Dunque un fenomeno internazionale che coinvolge decine di milioni di persone in carne e ossa. In che modo è possibile capire un fenomeno di così ampia portata? Ecco il metodo suggerito dal Cuneo: «Ma ci sono due spiegazioni antagoniste di questo processo. L'una, quella istituzionale, lo vede come un processo che ha la sua origine e il suo epicentro "in basso", tra la "gente comune", e attribuisce agli stati, ai governi, ai parlamenti il compito civilizzatore di temperare la furia anti-immigrati dei lavoratori comuni. Per noi, invece, il primo propellente di questo processo non è certo il "corpo sociale dei lavoratori", o la "gente comune"; è proprio l'azione sistematica degli stati, dei governi, dei parlamenti, delle amministrazioni regionali e comunali che con le loro leggi speciali, le circolari, i decreti, le ordinanze speciali contro gli immigrati, le loro prassi amministrative criminalizzanti, le loro incessanti campagne di polizia "anti-terroristiche", con il sistema dei campi di reclusione per rifugiati e immigrati senza documenti, presentano la presenza degli immigrati, dei richiedenti asilo, dei rom come una infezione della società da cui difendersi con ogni mezzo e in ogni momento della vita sociale e individuale».

Si tratta di due impotenze che si arrampicano sugli specchi alla ricerca di un ruolo nella storia. La prima, di Leonardi della Usb, la seconda del Cuneo.

E no cari compagni, il primo propellente – cioè il materiale combustibile – non possono essere governi, stati e loro filiazioni. Il propellente primo – cioè il materiale infiammabile – è la massa dei cittadini della metropoli imperialista. Sicché il ragionamento del Cuneo rosso ha un vizio di origine che punta il dito in alto perché brucia la realtà in basso. Mentre la Usb, Contropiano e la Rete dei comunisti rimangono sgomenti e impotenti di fronte a una realtà che avevano immaginata diversa, il Cuneo la rimuove lì dove nasce, in basso, per “colpirla” in alto. L’errore teorico, in entrambi i casi, ha origini lontane e qui brevemente cerco di richiamarle.

Dal momento che come tendenza teorica che si richiama al marxismo abbiamo scelto un soggetto storico – il famoso proletariato classe operaia - affidandogli caratteri taumaturgici non troviamo la forza di capire che si trattava di un errore di impostazione. E piuttosto di sforzarsi di capire e di aiutare a capire la realtà dei fatti si nega l’evidenza, come nel caso del Cuneo, perché non si può ammettere che quel soggetto poteva essere inquinato dalla complementarietà del modo di produzione e non assurgere a quel ruolo che gli era stato assegnato. E allora si continua a pestare l’acqua nel mortaio ingigantendo le tesi del vicino di casa a lui simile sul piano teorico, seppure “diverso” su quello politico.

Difatti scrive il Cuneo: «se è vero che questo virus si sta diffondendo su larga scala e in modo acuto anche dentro la classe lavoratrice, è altrettanto vero che solo ed esclusivamente nei luoghi di lavoro e nelle scuole, nelle associazioni sportive e nei circuiti di contro-cultura, cioè tra "la gente comune", nella comune umanità lavoratrice, si trova oggi un qualche antidoto al razzismo di stato ascendente, per quanto al momento ancora debole, privato, disperso. Certo, si fa "fatica nei luoghi di lavoro e nelle piazze a contrastare un sentire popolare razzista e xenofobo", ma se si accredita un diffusore seriale di tale sentire quale è il M5S, o se ne minimizzano i delitti, la fatica diventa ancora più improba». Dunque: se il propellente del razzismo – il materiale infiammabile – è lo stato e le sue affiliazioni lo si sconfigge sconfiggendo lo stato e le sue affiliazioni; in che modo? O rapportandosi in modo dialettico con le componenti ritenute più democratiche da parte di Contropiano, la Rete dei comunisti e la stessa Usb; oppure con la denuncia dura contro lo Stato e le sue affiliazione che generano – in quanto primario propellente – il razzismo, da parte del Cuneo rosso. Con quali risultati? Quelli che abbiamo sotto gli occhi: zero periodico in entrambi i casi.

Allora senza affogare le mie tesi in fiumi di parole e concetti metafisici, come da parte di chi non ha chiara la questione o la vuole nascondere, dico che lo Stato è lo strumento e l’espressione dei rapporti di forza di una fase determinata del modo di produzione capitalistico dove una delle classi complementari – la borghesia – cerca di usarlo per i propri fini. Pertanto il razzismo definito di stato non è altro che l’effetto di cause che lo generano. Esso si presenta volta per volta secondo i livelli di sviluppo dell’accumulazione del modo di produzione. La locuzione “Razzismo di Stato” dice tutto, ma non dice niente, è una roboante ridondanza, per la semplice ragione che se lo Stato è il comitato d’affari (come diceva Lenin) della borghesia il Razzismo di Stato è esercitato per conto della borghesia, dunque di una classe contro le altre. Se è così, non si riesce poi a spiegare perché anche gli operai divengono razzisti. C’è qualche cosa che non funziona in questo tipo di ragionamento. Se altrimenti si dovesse intendere con Razzismo di Stato l’equivalente di un razzismo nazionale – di tutte le classi complementari nazionalmente nel modo di produzione capitalistico, non si capisce per quale ragione sarebbe di Stato piuttosto che di popolo o nazionale. Per non ammettere che il Razzismo è nazionale e nazionalista si spara sull’effetto – l’azione dello Stato, cioè lo strumento – piuttosto che sulle cause che generano il Razzismo nazionale e nazionalista di cui lo Stato si preoccupa di agire di riflesso.

Peggio ancora se si pensa – e purtroppo si pensa da più parti, vedi Contropiano, la Rete dei comunisti e la Usb e tutta la tradizione che si richiama al marxismo, Cuneo rosso compreso – che il proletariato è sano ed è inquinato dai partiti e loro gruppi dirigenti e dallo Stato e sue affiliazioni o istituzioni. Il che vuol dire che il proletariato – o classe operaia – o è un contenitore vuoto e a seconda della qualità del liquido in esso versata prende un colore piuttosto che un altro; oppure che è un cavallo privo di cavezza, basta perciò cavezzarlo e dirigerlo in un senso anziché in un altro.

Per concludere.

Il modo di produzione capitalistico è una cosa un poco più seria di come l’abbiamo inteso e le classi sociali da esso generate sono l’espressione di un processo molto più complicato della nostra faciloneria analitica. Non si spiegherebbero diversamente due guerre mondiali in cui il nostro soggetto è stato sempre inesistente. Marx ci provò e indicò alcune linee guida (col Capitale) per aiutarci a capire, ma la pigrizia delle generazioni successive non ne hanno onorato la memoria, perché chi è troppo affezionato alle proprie idee non riesce a leggere nei fatti la metamorfosi della materia e la continua evoluzione attraverso un continuo fluire e rifluire sociale derivanti dai fattori economici alla base del modo di produzione capitalistico. Pertanto: il razzismo più che di Stato è capitalistico e gli immigrati servono come l’aria all’economia dell’Occidente sempre più boccheggiante. Per gli operai indigeni prevale più la oggettiva complementarietà del modo di produzione che la solidarietà di classe come agognata dal marxismo. Perciò il razzismo che oggi coinvolge anche il proletariato sarà sconfitto non dalla propaganda contro lo Stato e le sue affiliazioni, ma dalle stesse leggi che lo generano. Tutti i grandi sommovimenti storici sono preceduti da ondate retrive che tentano di spingere all’indietro la ruota della storia. E questa fase, che prelude a un caos straordinario, confermerà tale principio.

Comments

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pierre57
Wednesday, 19 July 2017 00:27
Quoting gian:
Ma di quale razzismo operaio state discutendo ?
Se le classi meno abbienti sono contrarie, per fortuna dal mio punto di vista e giustamente e diffidano di questi flussi migratori forzati, voi dite che stanno diventando razziste ? No, stanno solamente difendendo quelle poche possibilità che rimarrebbero trovare lavoro in uno Stato come il nostro ormai ridotto allo sfascio senza più un assetto industriale degno di nota, che possa garantire un futuro per i suoi cittadini.
Ho la sensazione che l’Italia stia per diventare un test di laboratorio, la sperimentazione di come dissolvere uno Stato nazionale ed imporre modelli sociali e politici funzionali alla globalizzazione apolide.
La cosiddetta sinistra che si fa dettare l’agenda da Soros, sta avallando in modo criminale un disegno ed uno "schema indotto" per disarticolare il tessuto etnico/sociale del nostro Paese.
Il risultato non sarebbe solo creare una guerra "tra poveri" tra autoctoni ed allogeni, ma distruggere ogni vincolo culturale e nazionale. Ho la sensazione che non siete più in grado di analizzare quello che realmente sono i bisogni e gli interessi delle classi meno abbienti del nostro paese.
Saluti.

Analisi perfetta.Sottoscrivo in toto,ne abbiamo piene le tasche di questi "sinistri"moralizzatori"da salotto(neanche tanto buono).
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gian
Monday, 17 July 2017 00:26
Ma di quale razzismo operaio state discutendo ?
Se le classi meno abbienti sono contrarie, per fortuna dal mio punto di vista e giustamente e diffidano di questi flussi migratori forzati, voi dite che stanno diventando razziste ? No, stanno solamente difendendo quelle poche possibilità che rimarrebbero trovare lavoro in uno Stato come il nostro ormai ridotto allo sfascio senza più un assetto industriale degno di nota, che possa garantire un futuro per i suoi cittadini.
Ho la sensazione che l’Italia stia per diventare un test di laboratorio, la sperimentazione di come dissolvere uno Stato nazionale ed imporre modelli sociali e politici funzionali alla globalizzazione apolide.
La cosiddetta sinistra che si fa dettare l’agenda da Soros, sta avallando in modo criminale un disegno ed uno "schema indotto" per disarticolare il tessuto etnico/sociale del nostro Paese.
Il risultato non sarebbe solo creare una guerra "tra poveri" tra autoctoni ed allogeni, ma distruggere ogni vincolo culturale e nazionale. Ho la sensazione che non siete più in grado di analizzare quello che realmente sono i bisogni e gli interessi delle classi meno abbienti del nostro paese.
Saluti.
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