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Film da non vedere: “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi

di Joe Galaxy

locandina e1702232898301.jpgRecensioni entusiaste, elogi sperticati di amiche e amici, voci che rimbalzano per ogni dove… siamo incuriositi a tal punto che ci siamo decisi: andiamo anche noi a vedere questo mitico film, quello della Cortellesi, “di cui tutti parlano”.

“Fusse che fusse…” e ci trovassimo di fronte a un film che rompe gli schemi ed esce finalmente dai binari del conformismo lecchino e complice, della commediola soporifera e vuota e della soap opera inguardabile e avvilente che intasano i nostri schermi. Andiamo, dunque! Il cinema è persino a cinquecento metri da casa, tutto torna, gli dèi sono con noi, sarà un film bellissimo (o almeno interessante).

Passano due ore (qualcosa in più, a causa del martellamento pubblicitario che precede il film, che non ci molla neanche in questa occasione, figuriamoci…) ed eccoci fuori. Cos’è successo nel frattempo? Se può interessare, ecco le nostre impressioni:

Innazitutto, ‘sto marito che la “corca de bbotte” (per restare al romanesco del film) ci appare subito un po’ troppo marcato. Sicuramente è stato delineato con questi tratti forti perché deve soprattutto rappresentare una sorta di archetipo del maschio patriarca, e simboleggiare un mondo di soprusi intollerabili. Tuttavia questa figura così fortemente caratterizzata rischia di far svanire molte sfumature del dominio patriarcale in famiglia, spesso molto più sottili di una salva di volgari legnate, ma non per questo meno dolorose. Nonché di assolvere a priori la soggettività femminile che invece, spesso, nelle famiglie ha contribuito attivamente a rendere la vita di casa un piccolo inferno (per esempio, accettando senza reagire lo stato di fatto, e anzi mettendoci del proprio) – anche se di solito in modo diverso dal temibile patriarca.

Delia/Paola Cortellesi non sfugge a questa regola e, pur prendendole di santa ragione, per di più facendo una vita da schiava, sopporta tutto con santa rassegnazione e riproduce più o meno volentieri la ben poco gratificante routine familiare. Soprattutto, sembra di capire, lo fa per “il bene” dei figli, e comunque questo è il suo destino, come quello delle sue vicine di casa e di tutte le donne – quale sia la classe sociale – con le quali ha a che fare, e così sia: “il matrimonio è per sempre”, come dice preoccupata alla figlia, quando si accorge che questa rischia di fare la sua stessa fine. Eppure la figlia stessa le dice, più di una volta, che neppure per lei madre la vita è finita, che può ancora sfuggire a questa sorte ingrata, e per gran parte del film sembra (ma sembra soltanto) che effettivamente lei, la madre, stia maturando il progetto di fuggire, e addirittura, a un certo punto, di provare a metterlo in pratica.

Peccato veniale di questo film (quello di dare una lettura troppo univoca), d’accordo, e possiamo – diciamo così – passarci sopra, anche perché è un fatto che il ruolo della figura maschile sia stato sicuramente predominante, almeno nella storia recente (diciamo quella della modernità), nel determinare storture e brutture all’interno della famiglia, soprattutto italiana (ma non solo). La nota stonata è che non viene però fuori quella che crediamo sarebbe una necessaria critica della famiglia tradizionale “borghese” (e qui borghese va inteso in senso lato, che comprende anche “proletaria), cioè la messa in discussione dell’istituzione stessa “famiglia”, spesso – di fatto – una sorta di “mini carcere speciale”, all’interno della quale si addomesticano i figli e si insegna loro ad accettare passivamente – e magari esserne pure complici felici – il nostro sistema sociale. Detto altrimenti, dove li si “istruisce” a interiorizzare i diktat della società del capitale (questa invece un “grande carcerone speciale sociale”), che li “accoglierà” da lì a poco, per esempio nel simpatico mondo del lavoro. Il film, invece, rileva solo il problema rappresentato dal padre tirannico e manesco, e non anche dalla forma stessa del convivere: non si pone cioè mai, neanche di sfuggita, la questione che probabilmente è invece decisiva, ovvero se non sia la struttura stessa il problema, e se la famiglia borghese tradizionale, chiusa e compressa, invece di rappresentare sempre e comunque il primo e ultimo vessillo della civiltà contro la barbarie, non sia in realtà spesso e volentieri complice attiva delle vessazioni del sistema, in un certo senso potremmo quasi dire il suo primo “avamposto”.

Ma, come detto, consideriamolo peccato veniale, e non compito di questo film, che invece riguarda una vicenda che si svolge in un momento storico in cui certe sottigliezze proprio non potevano permettersele. Tuttavia, occorre anche da notare che questo film di fatto si rivolge al nostro, di momento storico, con un messaggio in definitiva molto chiaro che pretende di essere anche di monito per il presente, e in questo senso un po’ di attenzione anche al “sistema famiglia” – alla sua storia come al suo ruolo – non ci sarebbe stata male. Ma la famiglia, nonostante le botte, non si mette in discussione, quindi andiamo avanti. Tanto “c’è ancora domani”.

Ma per fare cosa?

Per emanciparsi, viene da pensare, anche seguendo la trama e lo svolgersi del film.

Sembra che tutto, pian piano, conduca in quella direzione: Delia/Paola Cortellesi si rende sempre più conto della vita grama che deve fare, alcuni incontri (per esempio, con i soldati yankee, soprattutto quello di colore) le fanno intravedere mondi lontani e apparentemente più liberi, la sorte dei figli (soprattutto della figlia) la spinge a mettere in discussione alcune certezze – come quella che “uno vale l’altro”, l’importante sia “sistemarsi”.

Dunque, ci sarà un “lieto fine”? La donna di popolo, destinata a campare miseramente fra privazioni, botte del marito, lavoretti precari e malpagati (come sempre ancor meno dei colleghi maschi) e doveri familiari, troverà in qualche modo una via d’uscita, dando anche un segnale all’oggi, in cui si fa pressante una sorta di “maschilismo di ritorno”, un revamping mondiale della società patriarcale che, lungi dal venir meno, sembra conoscere una nuova (probabilmente disperata) primavera?

Come detto, tutto fa pensare che sì, ci sarà: Delia si sta aprendo la strada, anche nella coscienza, verso spazi liberati. Torna a trovare, abbastanza spesso, una sua vecchia fiamma, che sta per lasciare il paese e sembra invitarla ad andare con lui, verso una nuova vita. Incrocia più volte, non si sa quanto casualmente, il soldato yankee di colore già menzionato, che in un americano stretto (che lei non capisce ma sembra comunque intuisca) quasi le intima di cambiare vita e trovare una strada migliore, come merita.

Sembra dunque che ci siamo, alla fine accadrà qualcosa che cambierà le carte in tavola, che sconvolgerà piani e ruoli. Ma cosa? Suspence…

Delia a un certo punto del film riceve una sorta di lettera, che nasconde con cura, agli occhi del marito, ma non solo. Sembra che da questa lettera, che pure perde in casa ma che le viene provvidenzialmente riportata dalla figlia al momento giusto (non prima, però, di esser stata letta dal terribile marito), dipenda molto della sua sorte futura. La lettera deve contenere qualcosa di molto importante, quasi una questione di vita o di morte, viene da pensare. Dal fatto che il contenuto, fino all’ultimo misterioso, di questo foglio sia così importante, viene da desumere che Delia abbia passato il rubicone, abbia fatto una qualche scelta decisiva e sia determinata a portarla fino in fondo. “E finalmente”, pensano in coro gli spettatori, che obiettivamente non ne possono più di vedere quello strazio di vita che si strascica lungo una quotidianità deprimente.

E dunque sia: Delia, facci vedere di cosa sei capace, siamo tutti con te e in trepida attesa dell’epilogo. Che dovrà essere grandioso, come minimo.

Ed eccoci: Delia esce di casa, inseguita poco dopo dal marito che, letta la famosa lettera, comprende tutto e si accorge della fuga. Ma il marito non ce la fa, oramai è troppo tardi: Delia, insieme a molte altre persone, è in fila per fare quello che rappresenterà, evidentemente, un salto nella propria vita, un salto di emancipazione e di liberazione – questo è chiaro, tutto indica in quella direzione.

E facciamolo allora questo salto. Ma verso dove? In nave con il famoso soldato yankee di colore? In treno con il vecchio fidanzato buono? Da sola verso un “altroquando” che le apra nuovi orizzonti? Niente di tutto questo: verso … una cabina elettorale! Voilà, il passaggio emancipatorio consiste nel … voto alle donne. Tutto molto bello, non c’è che dire.

Dunque, la liberazione, il passaggio emancipatorio è rappresentato dalla partecipazione al voto. È qui che tutto dovrebbe cambiare, aprirsi prospettive di salvezza prima inimmaginabili, chance di uscire dalla violenta gabbia soffocante e frustrante in cui la rinchiude il marito (e il sistema sociale, ma questo non viene mai detto)? Intanto il domani che c’era ancora è passato, e non c’è più. Il passaggio liberatorio è avvenuto, a qualcosa dovrà pur portare. Già ne vediamo i primi benefici: grazie ad esso il marito manesco e aggressivo deve bloccare il proprio inseguimento perché la folla, adesso sulla via dell’emancipazione collettiva, lo guarda muta, compatta e decisa, inducendolo a tornare sui suoi passi.

Anche Delia adesso sorride fiera – anche se, non ne dubitiamo, per poi tornare a casa a prenderle come il giorno prima ma, si sa, Roma non è stata fatto in un giorno, per cui facciamoci intanto questo passo, poi si vedrà…

Dunque, il dato è tratto, si va verso una società emancipata, una “vera democrazia” dove tutti potranno decidere, votando, del proprio destino.

Ma decidere cosa? È veramente possibile cambiare qualcosa di importante con il voto, o si tratta solo di un’amara illusione (per chi ci crede veramente)?

Per rispondere, voglio citare un brano di un famoso libro, Il manifesto contro il lavoro, che fra le altre cose tratta anche questo tipo di problematica. Questo “Manifesto” individua, come caratteristica fondamentale della società del capitale, il dominio del lavoro (astratto), e la costrizione sociale che lo accompagna. La “democrazia” ne è, in questo senso, uno dei principali dispositivi di comando:

“in democrazia tutto è trattabile, tranne i vincoli della società del lavoro, che invece sono presupposti come un assioma. Ciò di cui si può discutere sono soltanto le modalità e le forme che prendono questi vincoli. C’è sempre e soltanto la scelta tra Pronto e Dixan, tra peste e colera, tra volgarità e stupidità, tra Kohl e Schröder, tra D’Alema e Berlusconi.

La democrazia della società del lavoro è il più perfido sistema di dominio della storia: un sistema di autorepressione. Perciò questa democrazia non organizza mai la libera autodeterminazione dei componenti della società rispetto alle risorse comuni, ma soltanto la forma giuridica che regola i rapporti fra le monadi lavoratrici, separate socialmente l’una dall’altra, costrette a vendersi sui mercati del lavoro. La democrazia è il contrario della libertà. E così i democratici uomini da lavoro finiscono necessariamente per dividersi in amministratori e amministrati, imprenditori e dipendenti, in élite funzionali e materiale umano.”

[Manifesto contro il lavoro, Mimesis 2023, p.53]

Messa su questo piano, la famosa “emancipazione” attraverso il voto non sembra poi così tanto “emancipante”. Non si tratta nemmeno di una questione di genere: il dominio capitalistico, e l’illusione di “liberarsene” o comunque soltanto “addolcirlo” con il voto è una illusione “bipartisan”, che vale allo stesso modo per le donne come per gli uomini. Ovviamente questo tipo di critica vale soprattutto per la cosiddetta “democrazia rappresentativa”, mentre con ogni probabilità per quella che spesso viene chiamata “democrazia diretta”, in genere dai contorni sfumati, si può aprire un altro discorso, che però qui lasciamo in sospeso – anche perché si tratta di un terreno scivoloso, che richiede molta attenzione, all’interno del quale certe dinamiche proprie della democrazia invece rappresentativa, espulse dalla porta, rischiano di rientrare dalla finestra. Continuiamo dunque a parlare di “democrazia”, intendendo in particolare quella rappresentativa.

La “democrazia” quindi, invece di apparire come un vessillo di liberazione, andrebbe compresa per quello che effettivamente è, cioè uno dei più temibili “dispositivi di potere” al servizio del capitale. Per di più, trae origine da quel tragico momento storico che il buon Marx descrive come epoca dell’“accumulazione originaria”. Sempre dal “Manifesto”:

“Non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche nelle strutture sociali, la moderna democrazia occidentale non può celare di essere un derivato della dittatura militare dell’inizio della modernità. Sotto la sottile crosta del rituale democratico delle elezioni e del discorso politico troviamo la mostruosità di un apparato che amministra in modo permanente i cittadini dello Stato apparentemente liberi e li disciplina in nome dell’economia monetaria totale e dell’economia di guerra, ancora oggi ad essa legata.”

[Manifesto contro il lavoro, Mimesis 2023, p.92]

Dunque, questo “elogio” del voto con cui si conclude questo famoso film della Cortellesi va proprio, di fatto, nella direzione opposta rispetto a quello che, molto teoricamente, desiderebbe rappresentare: cioè, invece di indicare verso un passaggio realmente emancipatorio e di liberazione, come tutti avremmo auspicato (e, anche solo simbolicamente, una semplice “fuga” lo sarebbe stato già a sufficienza) si chiude velenosamente all’interno di uno dei più temibili dispositivi di controllo della modernità, ovvero il voto elettorale, perno della democrazia rappresentativa.

Questo “elogio della democrazia”, in questo caso indiretto e “travestito”, prende forma, nel film, anche attraverso la figura “benefica” del soldato americano di colore, ancora una volta – in perfetto stile benignano – rappresentante del bene e della coscienza matura dell’umanità. Non casuale il fatto che il soldato USA rappresentante di questo status nel film sia di colore: una spolverata in più di polvere magica al gusto di “sinistra embedded” alla Fazio, Litizzetto, Dandini e personaggi del genere. Giusto per prevenire eventuali indignazioni, è forse il caso di precisare che la figura qui citata non è certo problematica perché di colore, ma perché lo è ipocritamente: è innanzitutto un soldato, e lo è all’interno di un contesto molto particolare che lo vede solo apparentemente “liberatore”, mentre si tratta di un modello illusorio e ingannatore di emancipazione. Il fatto che sia di colore dovrebbe dare maggior credito, evidentemente, a questo teatrino del tutto disdicevole e strumentale, che non possiamo certo approvare.

Un autentico percorso di liberazione, invece, non può che essere radicalmente critico di questo tipo di rappresentazioni, ma anche e soprattutto della “democrazia”, ribadiamo in particolare rappresentativa, e della pretesa di “emanciparsi” attraverso di essa. Democrazia è, e resta, come dice il “Manifesto”, libertà di scegliere fra Pepsi e Coca, fra Rai e Mediaset. La speranza di una autentica liberazione non può che passare, invece, proprio attraverso la critica “senza se e senza ma” di questo micidiale dispositivo di potere. La nostra storia “nascosta” e alternativa (dalla Resistenza alle rivolte operaie ai movimenti popolari fino ai NO TAV e molto altro), da sempre antagonista al potere, anche se narrata solo in canali nascosti e sottaciuti, ci dice ben altro.

Ovviamente – meglio precisarlo, sempre per evitare qualsiasi fraintendimento – questa critica “forte” alla democrazia non allude ad alcun desiderio di “tirannide”, di qualsiasi genere (anche “proletaria”). Anzi, la critica alla democrazia è anche proprio una critica alla forma più sottile e perversa di “tirannide”, che proprio per questo è particolarmente pericolosa. “La democrazia è il contrario della libertà” dice il “Manifesto”. E per libertà, non si intende certo qui quella del nostrano “Polo delle libertà” o comunque delle destre in genere, che di fatto usurpano questa parola, annichilendone il senso.

Anche ammettendo che il “voto alle donne” possa aver avuto un suo senso “liberatorio” nel primo dopoguerra della seconda guerra mondiale (anche questa è una finzione, ma continuiamo nella finzione e diamola per buona), la vera “liberazione” della donna passa per la fine del capitalismo, non altrimenti – così come, di fatto, tutte le altre “liberazioni”. Vale forse la pena citare qui ancora una volta un passaggio del “Manifesto”:

“Nel XX secolo, specialmente nelle democrazie fordiste del dopoguerra, sempre più donne furono inserite nel sistema del lavoro. Ma il risultato fu soltanto una coscienza femminile schizofrenica. Da un lato, infatti, l’ingresso delle donne nella sfera del lavoro non poteva portare a nessuna liberazione, ma soltanto alla sottomissione all’idolo del lavoro, come per gli uomini. Dall’altro, la struttura della ‘scissione’ rimase intatta, e così anche la sfera delle attività definite come ‘femminili’, al di fuori del lavoro ufficiale. In questo modo, le donne sono state caricate di un peso doppio e sottoposte allo stesso tempo a imperativi sociali del tutto contraddittori. All’interno della sfera del lavoro, fino a oggi, rimangono confinate prevalentemente in posizioni sottopagate e subalterne.

Questa situazione non cambierà attraverso battaglie, conformi al sistema, che rivendicano quote riservate alle donne, o maggiori chance per la carriera femminile.”

[Manifesto contro il lavoro, Mimesis 2023, p.45]

Il messaggio che dà adesso, nel nostro “oggi”, un film del genere è dunque, in definitiva, anche in questo senso assolutamente negativo e nocivo: donne, affidatevi alle istituzioni e ai loro mezzi per cercare, e trovare, riscatto ed emancipazione. Potrete così lavorare, fare le manager, arruolarvi nell’esercito o nei corpi dello stato tradizionalmente di dominio maschile e, in finale, diventare parlamentari, ministre e pure presidentesse del consiglio. Naturalmente senza che venga meno, di fatto, la divisione dei ruoli, per cui adesso vi è richiesto un “doppio” gravoso compito: rappresentare unità lavorative redditizie per il sistema, e al tempo stesso occuparsi della sua riproduzione (e con questo non vogliamo in alcun modo affermare, come capita di sentir dire ora in certi ambienti devastati mentalmente, che alla donna debba spettare, storicamente come naturalmente, un solo “ruolo”, appunto quella della cura e riproduzione della famiglia e contorni).

Ma continuiamo col film. Fra le altre cose – per scendere un po’, il giusto, nel dettaglio – il film non si preoccupa minimamente nanche di “cosa” vada a votare la tipa, come se fosse un particolare insignificante. Magari Delia, e tante/i come lei, ha pure votato per la monarchia, così come successivamente potrà votare per la democrazia cristiana o l’MSI, e via dicendo. L’importante, insomma, è “poter votare”, e non è certo un caso che un film del genere abbia ottenuto apprezzamenti bipartisan, e sia piaciuto sia alla Meloni che alla Schlein. È il caso di ribadirlo: sempre, ma in particolare oggi, sarebbe invece necessario esattamente il contrario, cioè “esodare” con decisione dai dispositivi del potere, combatterli e ricreare un tessuto sociale dal basso, da cui ripartire per riproporre un progetto collettivo anti-sistemico, cioà anti-capitalistico sin nel midollo. Questa non è una bella velleità di anime belle, ma una necessità storica, da cui non possiamo sottrarci, viste le condizioni cui il sistema ha ridotto il mondo e chi lo abita, e il futuro a dir poco inquietante che ci aspetta.

In questo senso, film come questi sono pericolosi e da rifiutare in blocco, anche se danno l’impressione di lanciare messaggi “emancipatori”, soprattutto in favore del genere più sfavorito dal sistema, appunto quello femminile. Ben al contrario, lo legano invece ancora più fortemente alle catene del sistema, dando solo l’apparenza di un cambiamento (molto opportuna nella società spettacolare post-moderna capitalistica) lasciando di fatto tutto come trovano, persino le botte che la protagonista, ribadiamo, sicuramente tornerà a ricevere una volta tornata a casa dal seggio, dopo quel suo momento, del tutto fittizio, di “liberazione elettorale”.

Un finale diverso, visto il carattere “surreale” di alcuni passaggi interni al film (tipo la “danza delle botte” fra moglie e marito, anzi del marito alla moglie, o l’esplosione del bar dei con-suoceri), e i tratti talvolta ironici (anche se non sempre adeguati, a mio avviso, al contesto che descrivevano) di buona parte del film, sarebbe stato sicuramente possibile e auspicabile. Poteva per esempio finire con un altro spunto surreale, in stile “miracolo a Milano”, e dare un messaggio di liberazione diverso da quello elettorale. Ma questo è un altro discorso.

Per finire, dopo la “dura critica”, stemperiamo un po’: è vero che ci sono aspetti anche buoni nel film (per esempio una certa tonalità ironica, già riconosciuta, che lo attraversa), ma ci sembrava più importante, adesso, esimerci dal corteo degli elogi, visto che ce ne sono già abbastanza. È preferibile mettere a fuoco gli aspetti “critici”, che sono molti. Un film, dunque, da non vedere o, se proprio non se ne può fare e meno, per esempio invogliati dal tam tam mediatico (come è successo a me), da guardare col necessario occhio critico e un po’ disincantato, giusto per evitare di restare preda del messaggio che, di fatto, vuole lanciare, solo apparentemente liberatorio ma invece malauguratamente e terribilmente in linea coi nostri tristi e cruenti tempi.

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Comments

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Corrado
Saturday, 17 February 2024 12:30
Non capisco proprio perchè si debba valutare un film in base alla coerenza dello stesso alle proprio idee ed analisi politiche. Che l'intero mainstream mediatico sia portatore di disvalori e assieme strumento di controllo da parte dei poteri reali è troppo ovvio anche per dirlo. Dopodichè accanirsi su un film particolare ,non a caso di grandissimo successo (proprio per quello, la sensazione è che piace tanto fare i grilli parlanti, andare "contro", essere controcorrente, senza alcuna strategia in testa, giusto per dimostrare di essere i più furbi e intelligenti) non ha alcun senso.
Quello della Cortellesi è una splendida opera prima, che introduce una variabile anche attuale nella problematica del rapporto persone/istituzioni. Dove è la gravità della cosa? Era meglio che banalmente la protagonista scappasse col nero americano? Cioè fare un film come altri centomila? Se votare non è la soluzione, e certamente non è una soluzione soddisfacente, la fuga individuale lo sarebbe? Oppure si smette di fare film se non propagandano la "soluzione finale" giusta e comunistissima? A proposito, qual'è?
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Joe Galaxy
Sunday, 18 February 2024 09:44
Quoting Corrado:
Non capisco proprio perchè si debba valutare un film in base alla coerenza dello stesso alle proprio idee ed analisi politiche.


Buongiorno Corrado, e perche’ no? Non direi comunque che valuto il film solo in base alle mie simpatie (idee/analisi) politiche. Ho cercato piuttosto di fare una disamina dei temi forti che, mi sembra, emergono al suo interno, e che credo siano riconoscibili a prescindere da come uno la pensi su certe cose. Quello che mi pareva importante far notare era pero’ soprattutto quanto questo film si faccia portatore di un messaggio rivolto ai nostri tempi, che in finale e’ anche politico (ma non solo) e che questo messaggio sia quanto mai nocivo e pericoloso. La Cortellesi qui indica all’oggi soluzioni e vie d’uscita che sono in realta’ un cul de sac. Il perche’ non sto a ripeterlo perche’ mi sembra si capisca con una certa chiarezza leggendo l’articolo.

Quoting Corrado:
Che l'intero mainstream mediatico sia portatore di disvalori e assieme strumento di controllo da parte dei poteri reali è troppo ovvio anche per dirlo. Dopodichè accanirsi su un film particolare ,non a caso di grandissimo successo (proprio per quello, la sensazione è che piace tanto fare i grilli parlanti, andare "contro", essere controcorrente, senza alcuna strategia in testa, giusto per dimostrare di essere i più furbi e intelligenti) non ha alcun senso.


Beh, se un film (ad esempio, questo) si allinea a quei “disvalori” e di fatto entra a far parte del main stream mediatico, non vedo perche’ non debba avere senso additarlo e metterne in rilievo le magagne. Se poi ha avuto pure una grande eco, e quindi puo’ fare, a mio avviso, grandi danni, a maggior ragione e’ il caso di intervenire. Che lo si faccia solo per “andare contro” e fare i “grilli parlanti” tout court e’ un’emerita cavolata, mi permetta :-). Una critica, se circonstanziata e motivata (come mi pare sia la mia) e’ sempre qualcosa di diverso da una sorta di partecipazione ad una mera competizione non dichiarata, dove si fa a chi la dice piu’ “giusta” o piu’ “profonda” e si prescinde dal senso di quello che si vuole andare a dire. Se lei pensa che io abbia invece scritto questo pezzo per “farmi bello” o chissa’ che altro, fa un torto alla mia intelligenza e a quella di chi legge. Il fatto poi che questo film abbia avuto un “grandissimo successo” e’ un fenomeno, a mio avviso, inquietante. Un successo, le faccio notare, leggermente sostenuto dalle istituzioni e dai media “main stream” – non casualmente, immagino.

Quoting Corrado:
Quello della Cortellesi è una splendida opera prima, che introduce una variabile anche attuale nella problematica del rapporto persone/istituzioni. Dove è la gravità della cosa? Era meglio che banalmente la protagonista scappasse col nero americano? Cioè fare un film come altri centomila? Se votare non è la soluzione, e certamente non è una soluzione soddisfacente, la fuga individuale lo sarebbe? Oppure si smette di fare film se non propagandano la "soluzione finale" giusta e comunistissima? A proposito, qual'è?


La “gravità della cosa”, direi, sta nel fatto che questo film (non solo questo, certo, ma questo in particolar modo, mi sembra) si allinea magnificamente alla richiesta di omologazione e normalizzazione di cui necessita il Potere oggi, e in questo senso rappresenta un problema. In altre parole, spinge verso l’accettazione e la credibilita’ di alcuni dispositivi (anche ideologici) del Potere, mentre forse mai come oggi sarebbe necessario criticarli, respingerli e combatterli con decisione e consapevolezza. Un film da PD, per dirla con una battuta. E con questo ho detto tutto, credo :-)
Un saluto
ps: la fuga col nero americano non sarebbe stato il massimo, lo riconosco, ma sempre meglio del finale demenziale che ci hanno fatto sorbire. A fronte di una “fuga individuale” forse fine a se stessa, ma comunque – con tutti i suoi limiti - pur sempre liberatoria, ci hanno propinato una soluzione di stampo carcerario, dove non solo l’individuo, ma la collettivita’ tutta abbraccia masochisticamente la propria auto-reclusione. E quanto a soluzioni “comunistissime”, magari ad averne. Ma nemmeno possiamo accettarne di “capitalistissime”, no?
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marco
Wednesday, 24 January 2024 18:57
quando esce matrix 7??
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Joe Galaxy
Thursday, 25 January 2024 07:15
Ne sono già usciti 6? 😊
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Silvana Telaro
Thursday, 14 December 2023 19:02
è vero...il marito la "corca de bbotte", ma chiedo, non è la stessa cosa che apprendiamo quasi tutti i giorni dai mezzi di comunicazione di massa ? e, se questo può sembrare "troppo marcato", cosa può mai sembrare la "mattanza" di omicidi di donne che oramai da tanto tempo si succedono quasi giornalmente ? per non parlare di altro come del fatto per esempio...che oramai è dall'altro secolo che la sera non si può più circolare in città, se non si è accompagnate...negli anni '70, una notte il centro storico di Roma fu invaso dalle donne perchéè in particolare la sera, non si poteva più uscire....
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Catone recensore
Friday, 15 December 2023 10:34
Quote:
 per non parlare di altro come del fatto per esempio...che oramai è dall'altro secolo che la sera non si può più circolare in città, se non si è accompagnate..
Ci vorrebbe la vigilanza pubblica di una Polizia Morale Antimaschile...o se preferisce Woke...Come in un certi paesi...
Vero?
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Catone recensore
Thursday, 14 December 2023 21:43
Il cinema italiano,come la società italiana è un po' indietro...ma nel futuro prossimo...tra le logiche estreme conseguenze di questa campagna di odio...in stile orwelliano... 3 gambe cattivo 2 gambe buono...si passerà dalla grottesca apologia alla violenza indiretta contro i possibili futuri suoceri, ovvero la distruzione del bar, del film della Cortellesi,Calenda etc...
All'apologia del maschicidio ...come nel film premiato con la palma d'oro 2023....


"Al centro di Anatomia di una caduta, il legal-thriller francese vincitore della Palma d’Oro, sembrerebbe esserci la tipica storia di cronaca nera che attira la morbosità di tutti i consumatori del genere. E in effetti c’è: è il presunto “maschicidio” del marito di una scrittrice di successo, avvenuto nella tipica inquietante baita montana.'



https://www.rivistastudio.com/anatomia-di-una-caduta-recensione/

Basta con la pseudo cultura frutto del sessismo...
È solo una variante dell' Irrazionalismo.
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Joe Galaxy
Thursday, 14 December 2023 19:20
Quoting Silvana Telaro:
è vero...il marito la "corca de bbotte", ma chiedo, non è la stessa cosa che apprendiamo quasi tutti i giorni dai mezzi di comunicazione di massa ? e, se questo può sembrare "troppo marcato", cosa può mai sembrare la "mattanza" di omicidi di donne che oramai da tanto tempo si succedono quasi giornalmente ? per non parlare di altro come del fatto per esempio...che oramai è dall'altro secolo che la sera non si può più circolare in città, se non si è accompagnate...negli anni '70, una notte il centro storico di Roma fu invaso dalle donne perchéè in particolare la sera, non si poteva più uscire....

Buonasera Silvana
per quanto mi riguarda, non metto assolutamente in dubbio la criticità del momento e l'impennata di aggressioni (non solo femminicidi, comunque aumentati esponenzialmente) verso le donne, ed anzi mi sembra un fenomeno insieme raccapricciante ed inquietante. Fra l'altro credo che sarebbe anche possibile individuare con una certa chiarezza le cause di questa violenta caduta a spirale, che pero' non saranno mai i media ufficiale a dirci. La critica che faccio al film della Cortellesi è però di altro tipo: La rappresentazione un po' manichea che lei (la Cortellesi) fa del rapporto di coppia non rende conto della sua complessità, che è invece un aspetto importante, da tenere presente, a mio avviso, se si vuole entrare nel merito del problema e cercare di capire dove passare per risolverlo. In altre parole, il problema è, sempre a mio avviso, soprattutto di natura sociale, ed è legato ad una determinata forma sociale, che va superata radicalmente, e con essa tutte le sue malformazioni (femminici e patriarcato compresi), Il film della Cortellesi - ancora a mio avviso :-) - va invece proprio nella direzione opposta, ribadendo la forma sociale che opprime e facendo credere, illusoriamente, che sia possibile una soluzione al suo interno (col famoso voto, per esempio, ma tutto il film mi pare spinga in quella direzione, in un modo o nell'altro). Questo non e' un bel servizio contro i femminici e il patriarcato, e tutto quello che ruota loro intorno, nonostante le apparenze che farebbero credere il contrario.
Un saluto.
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Tiziano Malosti
Wednesday, 13 December 2023 18:36
Ricordo all’anonimo autore dell’articolo che la prima regola da rispettare, quando si recensisce un film, è avvisare subito i lettori se si rivelano dettagli sulla trama. Non ci vuole molto, è semplice buona educazione. Invece lei ha descritto il film scena per scena, finale compreso, rovinando il piacere della prima visione a chi ancora non l’ha visto.

Inoltre credo sia davvero ingiusto stroncare il film della Cortellesi solo perché non ha adeguatamente contribuito alla demolizione della democrazia rappresentativa come il gruppo Krisis di Kurz e Trenkle.

Sa, il cinema per vivere ha bisogno del pubblico, è un’arte industriale. Se la regista avesse seguito i suoi desiderata il film avrebbe avuto gli stessi spettatori dei lettori del libro dal lei pluricitato, qualche centinaio.

Se vuole vedere qualcosa di davvero corrosivo si prenda i DVD dei primi Fantozzi, capirà perché le belle utopie non escono dai circoli di che se la canta e se la suona illudendosi di contare qualcosa.
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Catone recensore
Thursday, 14 December 2023 12:27
Che consiglio originale...
Ma a questo punto sarebbe stato più pertinente ..."Giovannona coscialunga"...
Che di sicuro è meno reazionario e classista del film della Cortellesi,Calenda e quel altro sceneggiatore, del quale non mi ricordo il nome...


https://youtu.be/mVy11Q7hshg?feature=shared
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Tiziano Malosti
Thursday, 14 December 2023 16:02
Bene Anonimo Recensore Catone, il suo invece è un consiglio prezioso, infatti il cinema scorreggione degli anni ‘70/’80 (Giusti docet) se non altro ha il pregio di essere politicamente scorretto.

Bisogna riconoscere a Joe Galaxy ironia e buon gusto nel rispondere alle critiche. Lei invece è uno che non perdona, come Terence Hill, solo un tantino meno simpatico. Definire il film della Cortellesi “reazionario e classista” significa scimmiottare il Fofi di 50 anni fa: ho qui davanti “Cinema italiano: servi e padroni”, edizione Feltrinelli 1971. In buona sintesi, a giudizio del severo critico bordighista, i registi italiani di allora erano una banda di borghesi corrotti e servi del potere, Fellini, Visconti, Germi, Risi, Damiani, Petri e Monicelli compresi. Si salvavano con riserva solo Bellocchio e Rosi, bravini seppure non abbastanza rigorosi nel loro impegno anticapitalista.

Quelli come lei faticano a comprendere che il cinema è innanzitutto spettacolo, divertimento, emozioni. I più grandi registi hanno sempre lavorato per il pubblico pagante, non per entrare nelle storie del cinema o per indottrinare le masse proletarie. Parlo di Kubrick, Wilder, Spielberg, Haneke. Anche Ken Loach, nelle sue opere migliori, non perde mai di vista l’importanza dello spettacolo. La Cortellesi, insieme con i suoi collaboratori, ha realizzato un film stilisticamente pregevole, commovente e anche divertente. Il pubblico l’ha premiato affollando le sale, se ne faccia una ragione.

Sarebbe così gentile da pubblicare una lista di film pedagogici a suo parere adatti a risvegliare la coscienza di classe e l’internazionalismo innato delle masse proletarie? Negli ultimi decenni il loro furore rivoluzionario si è assopito, hanno bisogno di una guida che li conduca all’inevitabile fine della storia, il superamento del capitalismo a vantaggio del paradiso comunista. Potremmo iniziare con “Lotte in Italia” di Jean-Luc Godard, campione di incassi nel 1970, appena dietro a “Lo chiamavano Trinità”. Il problema è scovarne una copia, forse negli scantinati della RAI esiste ancora.
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Joe Galaxy
Thursday, 14 December 2023 19:33
Quoting Tiziano Malosti:
Quelli come lei faticano a comprendere che il cinema è innanzitutto spettacolo, divertimento, emozioni.


Buonasera Tiziano
solo una nota veloce a questo suo intervento: magari il cinema fosse solo quello, cioe' "spettacolo, divertimento, emozioni". E' anche messaggio capace di forgiare caratteri e personalità, e determinare certe letture storiche (per esempio, fino a praticamente ieri eravamo tutti convinti che fossero gli indiani i cattivi, no? ;-))
Dunque, non va sottovalutato il potere del cinema "mainstream", cosi' come quello - ancora piu' mefitico - dei media, "mainstream" pure loro. Perche' fra l'altro sono questi che circolano, mica i film di Godard. Chissa' come mai... ;-)
un saluto
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Tiziano Malosti
Friday, 15 December 2023 16:35
Salve Joe Galaxy,
su questo punto la penso esattamente come lei. L’aveva ben compreso il mascellone novant’anni fa, proclamando il cinema “l’arma più forte” (e fondando Cinecittà).

Non ho sviluppato adeguatamente il concetto. Intendevo dire che il cinema propagandistico, se non supportato da un adeguato impianto spettacolare-emozionale, è da sempre destinato al flop. Infatti negli anni Trenta Scipione l’africano fu un insuccesso mentre Luciano Serra pilota sbancò il botteghino.

Cordialmente
TM
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Joe Galaxy
Saturday, 16 December 2023 20:23
Quoting Tiziano Malosti:

Non ho sviluppato adeguatamente il concetto. Intendevo dire che il cinema propagandistico, se non supportato da un adeguato impianto spettacolare-emozionale, è da sempre destinato al flop

Buonasera Tiziano
non so se definire un certo tipo di film più impegnati e magari culturalmente di spessore "propagandistici" rende loro giustizia, pero' ci siamo capiti, e capisco anche il suo rilievo, che trovo corretto. In altre parole, se vuoi trovare un seguito (e non per fini commerciali, ma per far circolare un messaggio che ritieni importante, e molto probabilmente lo e' davvero) devi comunque tenere anche presente la "digeribilita'" dell'impianto narrativo, che non deve essere eccessivamente pesante, ma al tempo stesso essere "avvincente" e saper comunicare a tutti il senso di cio' che si vorrebbe, appunto, comunicare.
La trovo un'annotazione corretta. Credo che per arrivare a tanto si debba essere veramente "artisti", nel senso piu' pieno, ma chi ci riesce...chapeau. A suo modo - anche se talvolta non e' proprio e sempre facilissimo da reggere - uno un po' cosi' e' forse Ken Loach, Ma credo si possa fare di meglio. Anche se non saprei dirle come :-)
Un saluto.
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Catone recensore
Thursday, 14 December 2023 17:06
C'è un malinteso... "Giovannona Coscialunga disonorata con onore" del 1973....
È uno dei primi film pecorecci e aveva una connotazione satirica e di denuncia sociale che manca nei film ancora più pecorecci degli anni successivi ...
Per questo ribadisco che è di sicuro meno reazionario e classista del film in commento...detto questo...

La sua risposta è per me molto interessante...non conoscevo il libro di Fofi ...che qualche ragione ce l'aveva ...

Chi produceva Elio Petri di " Indagine su un cittadino (...)" ...o "La classe operaia va in paradiso" ?...
Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata...
Che certo con il femminismo classista del film Calenda Cortellesi etc si sarebbe trovata a suo agio...
Personaggio reale trasfigurabile nella parodia fantozziana della classe dirigente italiana...che come spiega bene proprio Bellocchio in "Sbatti il mostro in prima pagina" non stava certo a guardare mentre il movimento operaio avanzava ...
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Tiziano Malosti
Friday, 15 December 2023 16:48
Quoting Catone recensore:

Chi produceva Elio Petri di " Indagine su un cittadino (...)" ...o "La classe operaia va in paradiso" ?...
Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata...
.


Anche se prodotto dalla feroce contessa Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata Mazzanti Vien dal Mare, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è un capolavoro senza tempo. La regia millimetrica di Petri mette in scena una delle migliori rappresentazioni dell’arroganza del potere. Su questo credo sia d’accordo.

Cordialimente
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Catone recensore
Friday, 15 December 2023 18:25
Petri,Pirro erano di sicuro incomparabili per grandezza agli sceneggiatori e registi in commento
...per non parlare di Volonté imparagonabile con Mastrandrea,che ha fatto il casting al Costanzo Show...per chi se lo ricorda...
Ciò nonostante se calato nel contesto storico...(è appena trascorso l'ennesimo anniversario)...."Indagine (....)

(Come "Todo Modo" ) ha anche una chiave di lettura molto inquietante...
Non riducibile alla semplice rappresentazione dell'arroganza del Potere...che forse ha a che fare proprio con certi ambienti molto altolocati.
Intanto in alcuni settori i lavoratori vengono retribuiti a cottimo, peggio che gli operai de "La classe operaia va in paradiso"...
film dove si racconta come il cottimo tra mille contraddizioni sia stato abolito nella CCNL...e certo suona strano il fatto che a produrre il film ...sia stata una figura tanto altolocata quanti indubitabilmente anticomunista...

Un enigma ,la cui soluzione certo non si potrà leggere sulle pagine del quotidiano Il Manifesto?
Chissà?...

Cordialmente
Chissà come Fofi giudicava Gregoretti...
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Joe Galaxy
Wednesday, 13 December 2023 19:41
Quoting Tiziano Malosti:
Ricordo all’anonimo autore dell’articolo che la prima regola da rispettare, quando si recensisce un film, è avvisare subito i lettori se si rivelano dettagli sulla trama. Non ci vuole molto, è semplice buona educazione. Invece lei ha descritto il film scena per scena, finale compreso, rovinando il piacere della prima visione a chi ancora non l’ha visto.

in effetti c'ho pensato, lo ammetto. Ma alla fine ho deciso di tirare dritto e svelare le parti salienti (almeno a mio avviso) di questo film. Chiedo venia a chi ho tolto il piacere di scoprire da sola/o certi passaggi del film, tuttavia se - come dice il titolo della recensione - questo film è a mio avviso da non vedere, in qualche modo anche così ho contribuito in modo coerente ad allontanare i possibili spettatori ancora ignari della trama, o no?
Scherzi a parte, è comunque oramai possibile trovare la trama narrata ovunque sul web, quindi non credo di aver fatto troppi danni.

Quoting Tiziano Malosti:
Inoltre credo sia davvero ingiusto stroncare il film della Cortellesi solo perché non ha adeguatamente contribuito alla demolizione della democrazia rappresentativa come il gruppo Krisis di Kurz e Trenkle.

beh, una critica però andava fatta, non è d'accordo? E certe questioni andavano sollevate, anche perché non sono, a mio avviso, di poco conto. In modo indiretto e surrettizio, quasi subliminale (ma non troppo) questo film fa apologia del nostro tragico presente, e questo non potevo permetterlo.

Quoting Tiziano Malosti:
Sa, il cinema per vivere ha bisogno del pubblico, è un’arte industriale. Se la regista avesse seguito i suoi desiderata il film avrebbe avuto gli stessi spettatori dei lettori del libro dal lei pluricitato, qualche centinaio.

qualche centinaio? Magari! Speriamo abbia ragione :-)

Quoting Tiziano Malosti:
Se vuole vedere qualcosa di davvero corrosivo si prenda i DVD dei primi Fantozzi, capirà perché le belle utopie non escono dai circoli di che se la canta e se la suona illudendosi di contare qualcosa.

mai pensato di contare qualcosa, me ne guardo bene. A Fantozzi comunque mi ispiro molto, specie nel mio quotidiano ;-)
Un saluto
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Nicolai Caiazza
Wednesday, 13 December 2023 16:13
A proposito del patriarcato bisognerebbe intravedere in esso le relazioni di potere. Storicamente ma anche dall'eta della pietra, nell'esercizio della sessualita' era presente un rapporto di potere nel quale il maschio aveva il ruolo dominante, probabilmente basato sulla forza fisica. Con le società organizzate con forma statale, anche con l'avvento delle religioni (cioe' strutture codificate di potere dei sacerdoti) questo rapporto di potere e' stato e' diventato poi strutturale e raffinato nella sua esplicitazione. Non ultimo l'accento esagerato sulla "femminilità'" che ha condizionato anche molte donne. L'analisi proposta sul film mi trova dunque completamente d'accordo.
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Caterina
Wednesday, 13 December 2023 15:24
Interessante visione. Ma chi sei, Joe Galaxy??? Grazie!
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Joe Galaxy
Wednesday, 13 December 2023 19:30
Quoting Caterina:
Interessante visione. Ma chi sei, Joe Galaxy??? Grazie!

Joe Galaxy, appunto :-)
Scherzi a parte, preferisco mantenere questo buffo nomignolo per ragioni mie, non comunque per paura di denunce o altro. E poi, può anche essere utile non conoscere la persona che scrive, in qualche modo aiuta a riflettere più sul testo stesso che non su chi l'ha scritto (della serie: "ah ma lui è quello che..., fa quella cosa quell'altra..., la pensa così o cosà..." e poi alla fine quello che sfuma è il senso del testo stesso).
Un caro saluto :-)
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caterina
Thursday, 14 December 2023 13:27
Quoting Joe Galaxy:
Quoting Caterina:
Interessante visione. Ma chi sei, Joe Galaxy??? Grazie!

Joe Galaxy, appunto :-)
Scherzi a parte, preferisco mantenere questo buffo nomignolo per ragioni mie, non comunque per paura di denunce o altro. E poi, può anche essere utile non conoscere la persona che scrive, in qualche modo aiuta a riflettere più sul testo stesso che non su chi l'ha scritto (della serie: "ah ma lui è quello che..., fa quella cosa quell'altra..., la pensa così o cosà..." e poi alla fine quello che sfuma è il senso del testo stesso).
Un caro saluto :-)

In effetti è vero, ero solo curiosa e sono andata a vedere sulla solita Wikipedia e mi sono incuriosita ancora di più. Fa lo stesso. Non ho visto il film, veramente non avevo neanche intenzione di andare a vedere un'imitazione del neorealismo di cui, in questo momento non sento alcun bisogno (magari se ne facessero di veri film realisti!). Ma adesso, avendo postato su fb il tuo articolo ed avendo avuto più della metà di commenti scandalizzati ("a me è piaciuto molto, commento di una pesantezza insostenibile, argomenti forzati e fuori contesto, ecc. ecc.") e meno della metà d'accordo con la tua analisi (e, se il film è così come lo descrivi tu, e non ho motivo di dubitarne, concordo anch'io) mi è venuta voglia di vederlo. Credo che molti spettatori si siano fermati alla semplice storia familiare, ben confezionata e ben recitata e non abbiano visto quel che ci hai visto tu e per questo te ne sono grata. Credo che purtroppo non si voglia essere scossi, che poi, anche dopo essere stati scossi, magari qualcuno può continuare a trovarlo un "bel" film. Boh, ciao!
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Joe Galaxy
Thursday, 14 December 2023 19:27
Quoting caterina:
Non ho visto il film, veramente non avevo neanche intenzione di andare a vedere un'imitazione del neorealismo ... Ma adesso, avendo postato su fb il tuo articolo ed avendo avuto più della metà di commenti scandalizzati...e meno della metà d'accordo con la tua analisi... mi è venuta voglia di vederlo.

Eheh, ma guarda, alla fine ho persino convinto qualcuno ad andare a vederlo, spero non ci resti male il sig.Tiziano ;-)
Credo in effetti, alla fine, possa essere utile visionarlo, con lo sguardo attento e non timoroso, come dici tu, di scuotersi un po'. Questo film, di fatto, dice molto, soprattutto della nostra epoca, cioe' del nostro "ora".
Dunque, buona visione e magari facci sapere le tue impressioni, se ne hai voglia.
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Maurizio Mazzetti
Wednesday, 13 December 2023 15:21
Caro Joe Galaxy, si muoveva meglio il personaggio dei fumetti omonimo. E che ti aspettavi, un film rivoluzionario e zdanoviano? Poi alcune critiche sono giuste magari, però trascuri un fatto: solo gli anziani (compreso il sottoscritto) hanno un ricordo, peraltro mediato (genitori, nonni, gli anni dell'infanzia), della vita (anche materiale) e cultura familiare intorno alla seconda metà del secolo scorso. I diritti civili e la parità (almeno giuridica) dei sessi non superano certo il capitalismo, ma le donne stavano peggio allora. E quanto al soldato USA, beh, c'erano i soldati USA allora a Roma, non altri, i carabinieri italiani (ancora Reali, all'epoca) certo non avevano esplosivi, e a comporre la polizia militare USA erano soprattutto uomini di colore. Che magari si sentivano più vicini ad un popolo di poveri sfigati occupati e non troppo liberati (vedi Sciuscià, La Pelle di Malaparte, persino Spike Lee in Miracolo a Sant'Anna)
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Joe Galaxy
Wednesday, 13 December 2023 19:21
Quoting Maurizio Mazzetti:
E che ti aspettavi, un film rivoluzionario e zdanoviano

Beh, almeno un film non così supino di fronte alle esigenze del dominio. Non sarebbe stato poi troppo difficile.

Quoting Maurizio Mazzetti:
I diritti civili e la parità (almeno giuridica) dei sessi non superano certo il capitalismo, ma le donne stavano peggio allora.

mica metto in dubbio questo. Ma da qui a spacciarla come una conquista ancora oggi, ce ne corre. Far credere che sia il voto il deus-ex-machina della liberazione (come fa quel film) è un'operazione oggi reazionaria e pericolosa

Quoting Maurizio Mazzetti:
E quanto al soldato USA, beh, c'erano i soldati USA allora a Roma...e a comporre la polizia militare USA erano soprattutto uomini di colore. Che magari si sentivano più vicini ad un popolo di poveri sfigati occupati e non troppo liberati

molto probabile. Tuttavia era e resta polizia militare, e di amici del genere personalmente ne faccio volentieri a meno, quale che sia il loro colore. Quanto al film, il ruole e il colore del soldato a me sembrano soprattutto un escamotage per rafforzare il messaggio molto allineato che ci apparecchia questo film.
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luigi
Wednesday, 13 December 2023 12:23
Comincio a capire perché abbiamo perso la "guerra"
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Joe Galaxy
Wednesday, 13 December 2023 14:46
Quoting luigi:
Comincio a capire perché abbiamo perso la "guerra"

Perché? Ce lo fai sapere anche a noi?
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Gennaro Varriale
Tuesday, 12 December 2023 19:29
"Nonché di assolvere a priori la soggettività femminile che invece, spesso, nelle famiglie ha contribuito attivamente a rendere la vita di casa un piccolo inferno (per esempio, accettando senza reagire lo stato di fatto, e anzi mettendoci del proprio) – anche se di solito in modo diverso dal temibile patriarca.". dove avete vissuto in questi anni?
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Joe Galaxy
Wednesday, 13 December 2023 07:45
Quoting Gennaro Varriale:
"... dove avete vissuto in questi anni?"


Beh, dove hanno vissuto tutte e tutti, direi 😊.
Comunque tranquillo: se le tue preoccupazioni si basano sul fatto che questo articolo voglia in qualche modo negare o anche solo alleggerire le responsabilità del patriarcato (per esempio in stile vaneggiamenti alla Fusaro) , ti sbagli, e di molto.
Quello che vuole sottolineare, invece, è che tolto in qualche modo il carattere patriarcale della nostra società (che esiste ed è pesante), il problema (rappresentato dalla società stessa, che è strutturata in forma capitalistica) non è ancora risolto. Far invece credere il contrario fa buon gioco al sistema, che specie negli ultimi tempi cerca continuamente di sviare l'attenzione verso queste tematiche che, pur giuste e da affrontare, finiscono per diventare dei veri e propri cul de sac per la speranza di una profonda trasformazione sociale (ovviamente in senso comunista, se posso ancora usare questa parola senza che venga confusa con quello che accadeva nei paesi a cosiddetto "socialismo reale" o ancora oggi in paesi, come Cina, Cuba o Corea del nord - per citarne alcuni anche molti diversi da loro - che in qualche modo si pretendono "comunisti" o comunque fanno riferimento a questo progetto sociale, ma che in realtà hanno ben poco a che fare con esso, almeno nel senso in cui intendo io qui la parola "comunista"). Tutto qui (o quasi 😊).
Un saluto
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Catone recensore
Wednesday, 13 December 2023 13:38
Aggiornati...
27 settembre 2022.
D'ora in poi, a Cuba, le coppie omosessuali potranno sposarsi e adottare dei figli. Questa è una delle misure più importanti previste dal nuovo Codice della famiglia che i cittadini cubani hanno approvato attraverso un referendum, tenuto domenica 25 settembre 2022.

Tutte sti paroloni pseudomarxisti...
Quando sarebbe bastato rispondergli
...
Ma perché a te ...tu padre che t'ha fatto?
Comunque la tua recensione è più inverosimile del film...
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Joe Galaxy
Wednesday, 13 December 2023 14:50
Quoting Catone recensore:

27 settembre 2022.
D'ora in poi, a Cuba, le coppie omosessuali potranno sposarsi e adottare dei figli. Questa è una delle misure più importanti previste dal nuovo Codice della famiglia che i cittadini cubani hanno approvato attraverso un referendum, tenuto domenica 25 settembre 2022.

E va benissimo, accidenti a chi c'ha rabbia

Quoting Catone recensore:
Tutte sti paroloni pseudomarxisti...
Quando sarebbe bastato rispondergli
Ma perché a te ...tu padre che t'ha fatto?

beh, m'ha fatto. O comunque ha contribuito a farmi, ed è già molto :-)

Quoting Catone recensore:
Comunque la tua recensione è più inverosimile del film...

il che implicitamente significa che pensi che il film sia inverosimile, il che è già qualcosa ;-)
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Catone recensore
Wednesday, 13 December 2023 15:01
Quote:

beh, m'ha fatto. O comunque ha contribuito a farmi, ed è già molto :-)
C'è un malinteso...mi ero permesso di suggerirti ...una risposta a...Quote:
dove avete vissuto in questi anni?
Ovvero...
Ma perché a te ...tu padre che t'ha fatto?
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Joe Galaxy
Wednesday, 13 December 2023 19:23
Quoting Catone recensore:

dove avete vissuto in questi anni?

ops, sorry, mi era sfuggito.
Beh, succede anche nelle migliori famiglie ;-)
un saluto
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Catone recensore
Thursday, 14 December 2023 13:26
Si ... vabbè..ma questi hanno votato per modificare il codice di famiglia...
che ne dice il gruppo Krisis?..
Tra di loro non votano?...
Troppo dittatoriale?...
Se non trovassi la risposta nel tomo delirante anti lavoro citato...
Puoi provare in qualche fumetto delle edizioni paoline...del fumettaro che disegnava Joe galaxy.
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Joe Galaxy
Thursday, 14 December 2023 19:41
Quoting Catone recensore:
Si ... vabbè..ma questi hanno votato per modificare il codice di famiglia...
che ne dice il gruppo Krisis?..
Tra di loro non votano?...
Troppo dittatoriale?...
Se non trovassi la risposta nel tomo delirante anti lavoro citato...
Puoi provare in qualche fumetto delle edizioni paoline...del fumettaro che disegnava Joe galaxy.

Catone, scusa ma non ti capisco. A chi stai rispondendo? A quale testo fai riferimento, il "Manifesto"? A quale domanda non si trova la risposta, e chi dovrebbe trovarla?
Comunque, riguardo al voto onestamente non so cosa facciano quelli del Gruppo Krisis. Cosi' a spanne sospetto che non ci pensino nemmeno a votare. Però vattelappesca. Magari un giorno glielo chiederò :-)
Un saluto
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renato
Wednesday, 13 December 2023 08:57
Ho letto anch'io il Manifesto contro il lavoro astratto e salariato e lo vado pubblicizzando a piu' non posso in tutte le situazioni. Forse è una delle ultime occasioni che abbiamo per superare il vecchio paradigma storicista del comunismo che fu .
Aggiungo il suggerimento di leggere a fondo uno dei migliori lavori di controproposta al capitale di Costanzo Preve: Elogio del comunitarismo.
Sarebbe interessante, visti i parecchi punti in comune, trovare qualche concreta via d'uscita organizzativa e politica al pantano del 900, impasse con rovine, fallimenti separatezze, errori su errori. Per q. riguarda il film della Cortellesi , totale sintonia con le critiche qui riportate. I ruoli e la carriera cinematografica hanno un loro prezzo. Che noia pero' , sempre lo stesso film, già visto.
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