C’era una volta in Germania
di Antonio Cantaro
Sollecitata dal sudafricano Elon Musk a fornire risposte emotive e avventate e dalla velenosa provocazione britannica sul “malato d’Europa”, la Germania ha reagito con un’altissima partecipazione al voto (84%) e una indicazione di stabilità. Ma il neomercantilismo tedesco è comunque finito. A volte un sigaro è solo un sigaro, ma qualche volta è qualcos’altro, ha detto un giorno Sigmund Freud. A volte un risultato elettorale è solo un risultato elettorale, ma il voto tedesco di domenica 23 febbraio, svoltosi esattamente a distanza di tre anni dall’inizio della “operazione militare speciale” di Vladimir Putin, è molto di più. È qualcos’altro. Ed è di questo qualcos’altro che si occupano, da diversi punti di osservazione, i diversi e ricchi contributi di questo numero di fuoricollana. Della caduta di un modello politico, economico, sociale, costituzionale. Fine ancora più esemplare in quanto coincide (ma non si tratta di mera coincidenza) con il definitivo esaurimento fine dei due ordini – l’ordine del New deal e l’ordine neoliberale – che hanno retto nell’ultimo secolo gli Usa e grande parte del mondo occidentale. Il nuovo ordine sta nascendo sulle ceneri dei due precedenti ed è per questa ragione che non troviamo ancora la parola giusta per definirlo, se non quella approssimativa di “ordine del caos”. Un ordine del caos – la cui icona è Trump – che ci parla di una epocale crisi della funzione progressiva storicamente svolta dal capitalismo neoliberale. Quel mondo è finito, ma senza mettere a tema virtù e i vizi di quel vecchio mondo capiremo poco di quanto sta accadendo nel nuovo. Per questo ci riguarda non solo quanto è avvenuto con le ultime elezioni americane e subito dopo, ma ci riguarda anche quanto accade (e quanto non accade) nel Vecchio mondo europeo e, soprattutto, in Germania. In primo luogo, perché la Germania, ancora la prima potenza economica e demografica dell’Ue, è una dei principali bersagli della guerra commerciale e tecnologica tra Cina e Usa. Bye Bye Germany. In secondo luogo, perché il ruolo della Germania, da sempre decisivo per il processo di integrazione sovranazionale, era stato sino a pochi anni fa rafforzato dall’allargamento. Es war einmal in Deutschland. In terzo luogo, perché parlare della Germania significa parlare – per evidenti ragioni storiche, politiche, economiche – anche dell’Italia. C’era una volta in Germania.



In vista di un dibattito sulla Cina, organizzato dalla redazione de 
L’idillio è finito. Per decenni Washington e Pechino avevano condiviso un rapporto di interdipendenza economica senza precedenti, fondato sulla delocalizzazione produttiva e sul finanziamento del debito americano. Ma l’era del matrimonio di interessi volge al termine. Le recenti dichiarazioni di J.D. Vance, le tensioni commerciali e l’ascesa tecnologico-industriale della Cina raccontano la fine di un equilibrio che ha dominato la globalizzazione post Guerra fredda. Ecco la prima puntata di una serie di approfondimenti di Krisis dedicati all’ascesa e al declino della Chimerica.
“Gli Stati Uniti hanno introdotto una forma di controllo della curva dei rendimenti e da questo momento i tassi sui Treasuries decennali sono di fatto “amministrati”. Il ministro del Tesoro Bessent ha dichiarato apertamente che i tassi a breve sono un problema della Fed ma quelli a lunga sono un problema che riguarda il Tesoro degli Stati Uniti. Da questo momento è stato quindi introdotto un cap sui tassi a 10 anni e l’America si appresta a utilizzare l’Exchange Stabilisation Fund, che è un fondo speciale d’intervento gestito dal ministero del Tesoro, per controllare il livello dei tassi a lungo termine.

Poco tempo fa Mario Draghi, rivolgendosi ai commissari dell’UE, ha lanciato un grido d’allarme – fate qualcosa! (


Premessa
Se ne sono dette di tutte sulle elezioni tedesche. Perlopiù a partire da un presupposto dato come marmoreo e perenne. Qui si prova a uscire un po’ dal coro e non me ne abbia a male il lettore.

Trump considera gli Stati Uniti solo come una grande corporation capitalista di cui è amministratore delegato. Proprio come quando era il capo nello show televisivo The Apprentice, pensa di gestire un'azienda e quindi può assumere e licenziare persone a suo piacimento. Ha un consiglio di amministrazione che consiglia e/o esegue i suoi ordini (gli oligarchi americani e gli ex presentatori televisivi). Ma le istituzioni dello stato sono un ostacolo. Quindi il Congresso, i tribunali, i governi statali ecc. devono essere ignorati e/o gli si deve dire di eseguire le istruzioni dell'amministratore delegato. Come un buon (sic) capitalista, Trump vuole liberare la plc statunitense da qualsiasi vincolo nel realizzare profitti. Per Trump, la corporation e i suoi azionisti, hanno come unico obiettivo i profitti, non le esigenze della società in generale, né salari più alti per i dipendenti della corporation di Trump. Ciò significa niente più spese inutili per mitigare il riscaldamento globale ed evitare danni all'ambiente. La corporation statunitense dovrebbe semplicemente realizzare più profitti e non preoccuparsi di tali "esternalità". Come l'agente immobiliare che è, Trump pensa che il modo per aumentare i profitti della sua azienda sia fare accordi per acquisire altre aziende o fare accordi su prezzi e costi per garantire i massimi profitti per la sua azienda. Come ogni grande azienda, Trump non vuole che nessun concorrente guadagni quote di mercato a sue spese. Quindi vuole aumentare i costi per le corporate nazionali rivali, come Europa, Canada e Cina. Lo sta facendo aumentando le tariffe sulle loro esportazioni. Sta anche cercando di convincere altre corporate meno potenti a concordare termini per acquisire più beni e servizi delle imprese statunitensi (aziende sanitarie, cibo OGM ecc.) negli accordi commerciali (ad esempio il Regno Unito). E mira ad aumentare gli investimenti delle imprese statunitensi in settori redditizi come la produzione di combustibili fossili (Alaska, fratturazione idraulica, trivellazione), tecnologia proprietaria (Nvidia, AI) e, soprattutto, nel settore immobiliare (Groenlandia, Panama, Canada Gaza).
Il tragicomico epilogo della visita alla Casa Bianca del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riaperto il dibattito in Europa e in Italia circa il posizionamento del governo italiano nel contesto del conflitto in Ucraina.
Non è ironico? Non credete? Un centinaio di aziende di veicoli elettrici sono fiorite sotto il comunismo, mentre il capitalismo sovvenziona uno spaccone che produce quattro veicoli e un fermacarte. Una start up ha addestrato un'intelligenza artificiale per 5,5 milioni di dollari sotto il comunismo, mentre l'intelligenza artificiale del capitalismo richiede 500 miliardi di dollari di aiuti governativi. Tutto ciò che i capitalisti vi hanno detto sul capitalismo erano solo stronzate per vendervi altro capitalismo. Il comunismo è in realtà molto più innovativo del capitalismo. Fanno di più con meno, e per scopi migliori.
In questi ultimi tempi siamo entrati nell’ottica di un necessario riarmo europeo, introdotti qualche settimana fa dal “Meno Europa più libertà” di Matteo Salvini al raduno dei “patrioti” alla periferia di Madrid. Sono gli stati dunque a legittimare l’Europa, (quale Europa per altro?) e non quest’Europa indeterminata, o meglio invocata dall’estrema destra, a legittimare gli stati, peraltro profondamente ineguali che la compongono?
“Un presidente addormentato al volante ha portato disastri al mondo e Trump è tornato alla Casa Bianca, questa volta con Elon Musk”, scrive Seymour Hersh. A distanza di due anni dal primo esplosivo articolo sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, che per la prima volta chiamò in causa gli Stati Uniti citando informazioni di intelligence, Hersh torna sulla vicenda confermando nella sostanza la sua teoria iniziale e aggiungendo alcuni dettagli: l’operazione, pianificata dagli USA ancor prima dell’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022 anche se realizzata sette mesi dopo, fu resa possibile dalla decisiva collaborazione della Norvegia: le mine furono innescate da “un aereo della Marina norvegese che volava a poche centinaia di metri sopra le onde. L’aereo sganciò il sonar a bassa frequenza e la connessione funzionò”.


































