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sollevazione2

Prima che sia troppo tardi!

di Liberiamo l’Italia

Dopo oltre due mesi di combattimenti, è sempre più chiaro quanto avevamo affermato fin dall’inizio: quella in corso non è una guerra tra due paesi, bensì il risultato di un’aggressione politica, militare ed economica condotta dall’intero blocco Usa-Nato-Ue contro la Russia.

Insieme a sanzioni economiche sempre più pesanti, l’incessante fornitura di armi, istruttori e contractors, nonché il supporto logistico e di intelligence che questo blocco fornisce all’Ucraina, ha lo scopo di prolungare il più possibile il conflitto per indebolire la Russia e favorire un colpo di stato a Mosca.

Non pensiamo che questi obiettivi verranno conseguiti, ma con l’escalation guidata da Washington ben difficilmente la guerra potrà essere breve e limitata.

Con la criminalizzazione della Russia, con la propaganda sui “crimini di guerra”, con lo scatenamento di una razzista campagna di russofobia, il blocco Usa-Nato-Ue vuole impedire qualsiasi trattativa, qualunque soluzione politica che non sia la semplice capitolazione di Putin.

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codicerosso

Lavoro, salario minimo, tempo rubato e informazione

Intervista a Simone Fana

Ormai il triste e famoso e “There is no alternative” della Thatcher è stato accettato e condiviso sia dalle forze neo liberiste sia da quelle di centro sinistra che dovevano fermare questo processo senza uscita; il capitale ormai è inconscio collettivo introiettato ed è “più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo” (M. Fisher).

Il capitalismo si riflette e si alimenta attraverso mille linee e mille piani della nostra società: la ristrutturazione selvaggia del lavoro, il ruolo del capitalismo finanziario in grado d’innescare crisi economiche e guerre reali ovunque, il mondo tecnologico e digitale che sta ormai conquistando soggetti politici e immaginari collettivi, la catastrofe ambientale, il sistema scolastico e sanitario a pezzi, la burocrazia infinita, la perdita di memoria collettiva e di futuro condiviso. In questa crisi senza fine e indefinibile, moltiplicata dalla pandemia ancora in corso e dalla guerra in Ucraina, dove domina soltanto la narrazione neoliberista e occidentale con ristrutturazioni e soluzioni dettate soltanto dall’agenda del capitale, non riesce a nascere una forza politica reale, partito, movimento o sindacato, che possa quanto meno modificare e trasformare i rapporti di forza attuali.

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teleborsa

L'incubo di Faust

di Guido Salerno Aletta

Non sarà altra moneta creata dal nulla che fermerà la nuova crisi

L'Occidente è di fronte alla fine dell'illusione iniziata con la Greenspan Put, poi denominata Qe: quella di superare le crisi determinate dagli squilibri economici e finanziari incontenibili con la immissione massiccia di nuova moneta da parte delle Banche centrali, in primo luogo di dollari, ma ormai da un decennio anche di euro.

Abbassare i tassi di interesse aiuta chi ha debiti ed è in difficoltà per onorarli, ma così lo si incoraggia a contrarne altri: per evitare un piccolo fallimento, si lastrica la strada ad uno ancora più grande.

Acquistare titoli del debito pubblico o altri asset garantiti già in circolazione, a fronte della creazione di nuova moneta, consente al mercato che li ha ceduti alle banche centrali di finanziare altri investimenti, di sottoscrivere la emissione di altri titoli, di creare altro credito. Tutto funzionerebbe se questa nuova moneta fosse utilizzata per sanare gli squilibri sottostanti, quelli che hanno determinato le crisi, e non a riprodurli sempre più gravi.

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contropiano2

La guerra è un rasoio

di Francesco Piccioni

La guerra è un rasoio affilatissimo. Separa la Storia, con un prima e con un dopo, ponendo fine a una fase – i trenta anni della “seconda globalizzazione”, in questo caso – e aprendo un “periodo costituente” che dipenderà dagli esiti, sul campo, nelle economie e nei negoziati.

Taglia gli schieramenti senza alcun riguardo per il quadro di “valori” che si credeva condiviso. Recide relazioni personali e vecchie amicizie. Spacca movimenti e collettivi. Attraversa le classi sociali orizzontalmente (tra “alto” e “basso”, tra chi ci guadagna e chi ci perde) e verticalmente (tra presunti progressisti e autentici conservatori).

Straccia gli ideali fasulli, i castelli di parole scelte con cura nel politically correct, per nascondere più che per rivelare. La guerra è un fatto, il più brutale e inaggirabile dei fatti.

La guerra è un rasoio. E’ bipolare, non ammette terzietà. Costringe a stare da una parte o dall’altra. L’unica scelta che rimane, agli esseri umani pensanti, è se stare dentro il campo disegnato da chi muove guerra e chiama a schierarsi senza farsi domande, oppure stare contro la guerra e chi la muove.

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piccolenote

Azovstal: il mistero dei bus spariti

di Piccole Note

Evacuazione con giallo quella avvenuta nelle acciaierie di Mariupol, dal momento che dei 14 bus partiti dalle Azovstal assediate dai russi, solo tre sono arrivati alla destinazione stabilita, mentre dei restanti undici non si sa nulla. A riferirlo sono le autorità ucraine, mentre i russi tacciono,

Tale silenzio è bizzarro, dal momento che avrebbe risolto il giallo in fretta e senza dare spazio a ulteriori polemiche. E però, stranamente, la scomparsa di questi undici bus, pur segnalata, non ha fatto granché notizia nonostante sia una vera enormità.

Proviamo, dunque, a dipanare la matassa riprendendo quanto avevamo scritto in una nota precedente, nella quale riferivamo che diversi indizi indicavano che era in corso una trattativa segreta per far esfiltrare i militari Nato nascosti, in incognito, nelle viscere delle acciaierie.

Rimandando alla nota pregressa per il dettagli su tali indizi, ci sembra che la sparizione di questi undici bus confermi la trattativa e indichi che l’accordo Nato – Russia è andato a buon fine, consentendo al personale militare occidentale (e forse di altri Paesi) di lasciare indenni le acciaierie.

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acropolis

Come in una grande tempesta

di Enrico Euli

La situazione si è fatta più chiara e angosciante: nei giorni scorsi il cambio di passo militare e politico deciso dal Pentagono con la costituzione di un «gruppo di contatto» formato da 43 Paesi, al comando del quale si sono messi gli Usa, rende evidente che non si tratta di resistere ma di sconfiggere la Russia. Scrive Enrico Euli: “La prosecuzione della guerra con altri mezzi (più pesanti, più distruttivi, più offensivi, più disastrosi, più irreversibili) dà la sensazione al timoniere di divenire più potente e di controllare meglio il corso e gli esiti, ma in realtà li affida (e ci sottopone) a una serie di evenienze e imprevisti assolutamente fuori dalla sua e nostra portata, come avviene in una grande tempesta nell’oceano…”

Chi volesse pretendere di presentarsi come un intellettuale o un politico intellettualmente e politicamente onesto dovrebbe ora ammettere che la situazione si è fatta più chiara. Se prima poteva ancora nascondersi dietro il dito del diritto a resistere, della guerra umanitaria, del sostegno legittimo al debole aggredito, dovrebbe almeno riconoscere che ora la situazione è cambiata.

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comedonchisciotte.org

Rublo e gold standard: facciamo un po’ di chiarezza

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Esponenti del Cremlino - e buona parte dell'informazione indipendente - prefigurano un ritorno al "gold standard" per il rublo. In verità, gli ultimi mesi ci dimostrano che la valuta russa è perfettamente "fiat" ed utilizza in modo esemplare la politica del cambio fluttuante

Qualche settimana fa, assieme all’economista Warren Mosler, abbiamo analizzato i molteplici articoli riguardanti le dichiarazioni dell’economista russo Sergey Glazyev.

Pur considerando i grossi progressi che la Russia sta facendo a livello di comprensione dei sistemi monetari, abbiamo convenuto che se i suoi esperti di spicco avessero letto i lavori di Mosler e della MMT, sarebbero già molto più avanti nel loro lavoro.

Cerchiamo di capirci bene, un conto sono le proposte e le tesi, presunte innovative e risolutive, dei vari economisti e studiosi della materia monetaria, altra cosa è la realtà di quello che avviene nel mondo reale che è caratterizzato dalle scelte dei vari governi.

Il tema scottante e con più “appeal” nel mondo dell’informazione indipendente sui temi monetari è oggi il “fantomatico” ritorno del rublo al gold standard.

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marx xxi

L’UE messa a rischio dalla Nato

di Fabio Mini

Di fronte alle tante vittime ideali della guerra (verità, libertà, sicurezza, innocenza…) e a quelle reali (persone, risorse, strutture…) lo sforzo dell’analisi rischia d’infrangersi non tanto sulla complessità degli avvenimenti, quanto sul limite dell’onestà intellettuale che ogni analista s’impone o almeno dovrebbe imporsi. È questo limite che frena i voli pindarici, le passioni, la faziosità, i sogni e gli incubi. Ma l’esigenza analitica di esaminare e valutare onestamente tutti gli elementi, se da un lato ha un grande valore accademico e scientifico perché fonde tali elementi, dall’altro rischia di confondere. E la confusione è la madre delle ambiguità, così come della mistificazione. La difesa dalla confusione è normalmente la semplificazione, ovvero il suo eccesso che è in grado di falsare l’intera analisi. La mistificazione sta nell’attribuire all’analisi etichette che parimenti tendono ad annullarla: cerchiobottista, complottista, nénéista sono quelle più comuni anche di questi tempi. Oppure, ancora peggio, sta nell’utilizzare l’analisi per individuare arbitrariamente “con chi sta l’analista”, dando così la stura a tutti gli “-ismi” e a tutti gli “anti-”.

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altrenotizie

L’Europa al suo epitaffio

di Fabrizio Casari

La maggior parte dei contratti internazionali per la fornitura energetica sono scaduti a fine Aprile e si stima un 250% di aumento dei prezzi rispetto al 2021. In gran parte ciò è effetto delle manovre speculative sui mercati del comparto energetico, già intervenute ben prima del conflitto (pur se gli indirizzi statunitensi verso una crisi militare in Ucraina erano già chiari) ma in parte è la logica conseguenza di una contrazione dell’offerta a fronte delle sanzioni contro la Russia, che altera in profondità l’andamento del greggio sui mercati.

Le proiezioni sull’incremento dei costi per l’approvvigionamento energetico indicano un aumento del 50% già maturato nel primo trimestre di quest’anno; il che significa che proiettato sui dodici mesi produrrà un aumento pari almeno al 200%. Sarà il gas degli Stati Uniti la soluzione al mancato arrivo del gas russo? Secondo il Sole24Ore, pubblicazione non certo ipotizzabile come antistatunitense, chi ha acquistato il gas dagli Stati Uniti a Dicembre, ha speso il 50% in più di chi lo ha acquistato dalla Russia e, se invece di farlo direttamente con un contratto di fornitura tra stati, lo ha fatto reperendolo sul mercato con la mediazione di una compagnia energetica, è arrivato a spendere il 250% in più di quanto si spende con i russi.

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sinistra

Le cose si muovono

di lorenzo merlo

In tempi brevi si sono succedute una quantità di vicende che hanno scioccato la generazione da sacrificare, affinché i nascituri trovino la realtà apparecchiata dal maître di sala e la scambino per la sola cosa che possa esserci. Ma non tutto è perduto. Non per infantile ottimismo, ma perché le cose si muovono

Il ’68|77 era stato mordace. C’erano più che promesse. Ma nessuno ne parlava. Erano nella carne e nei sentimenti, erano in realizzazione. Non c’era necessità di dichiararle. Tutti erano sul pezzo. A sentire oggi le canzoni di certi cantautori, pare di ascoltare la colonna sonora di un percorso coerente, in cui attori e comparse erano espressioni di un solo spirito. La trama era nota. La destinazione, anche.

Ma si trattava di un inconsapevole fermo immagine. Le cose si muovono. Le Brigate rosse e anche quelle nere non riuscirono ad impedirlo.

Seguirono, infatti, nientepopodimeno che l’edonismo reaganiano, la Milano da bere e l’affermazione della cultura dell’individualismo: in un colpo solo, l’affermazione del neoliberismo.

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moked

La mia posizione sulla guerra

di Donatella Di Cesare

Il notiziario Bokertov segnala la mia posizione pacifista, com’era già avvenuto ai primi di aprile quando era stata definita “difficilmente comprensibile”.

Questa volta invece sono state riportate le accuse campate per aria del Dubbio, secondo cui io non avrei speso una sillaba per denunciare le violenze militari russe. Il mio discorso, tenuto all’evento “Pace proibita” (dove c’erano anche la vicesindaca di Bologna Emily Clancy, la ventenne ecologista Sara Diena, ecc.), si può ascoltare per intero sui social network. Il 2 maggio 2022 ho ricordato l’anniversario del terribile rogo nella Casa dei sindacati di Odessa in cui, il 2 maggio 2014, morirono arse vive almeno 48 persone. E ho detto: “Non fu l’inizio, ma il segnale della crisi. La UE si voltò dall’altra parte anziché intervenire per favorire la coesistenza. Ma quel confine tra popoli affini si irrigidisce, diventa un fronte bellico con l’invasione russa. E si apre una faglia nell’Europa, il baratro della nuova guerra europea”. Queste le mie testuali parole. Il mio discorso era una condanna dei nazionalismi che, sulla base del sangue e del suolo, fomentano violenza e odio. Proprio quello di cui la democrazia non ha bisogno. E il mio discorso era ed è un richiamo all’Europa, in cui credo, affinché sia all’altezza del compito per cui è nata: la coabitazione dei popoli.

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lantidiplomatico

I 5 minuti in cui Mearsheimer descrive la traiettoria aggressiva degli Stati Uniti dalla loro nascita ad oggi

di Roberto Buffagni

Il dono della sintesi. In cinque minuti e ventitre secondi il professor John Mearsheimer descrive la traiettoria strategica degli Stati Uniti dalla loro nascita ad oggi. Gli Stati Uniti come lo stato più potente e aggressivo della storia moderna, che diviene l’egemone dell’emisfero occidentale e categoricamente non tollera MAI l’esistenza di altri peer-competitors e anzi li spazza via uno dopo l’altro.

Oggi, il peer-competitor degli Stati Uniti è la Cina. L’attuale decisione strategica americana, confermata ufficialmente dai Ministri della Difesa e degli Esteri nella recente visita a Kiev, ribadita dal Presidente Biden nella successiva riunione straordinaria NATO di Ramstein, è di incapacitare politicamente la Russia, ossia di frammentarla, per indebolire la Cina e poi rivolgere la propria attenzione contro di essa.

La Cina è l’obiettivo principale perché solo la Cina dispone dei requisiti di potenza (demografia, economia, potenziale militare in fieri) necessari per divenire l’egemone regionale nell’ Asia, come egemone dell’emisfero occidentale sono gli Stati Uniti d’America.

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contropiano2

Twitter nelle mani di Elon Mask. La libertà non la salvano i miliardari

di Caitlin Johnstone*

La censura sta diventando sempre più severa sulle reti sociali, in particolare per imporre la versione di Washington delle guerre. Così alcuni vedono l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk come un’ancora di salvezza, con il miliardario che dice di essere profondamente impegnato nella libertà di parola. Ma c’è qualcosa che non va…

Qui di seguito un articolo di Caitlin Johnstone ripreso dal sito di giornalismo investigativo Investig’Action coordinato da Michel Collon.

*****

Twitter ha voltato pagina e ha venduto la sua azienda alla persona più ricca del mondo per 44 miliardi di dollari.

Quelli di destra stanno avendo una giornata campale con le reazioni melodrammatiche dei principali liberali. Temono che l’acquisto di Elon Musk porterà ad una maggiore libertà di parola sulla piattaforma per le persone che non sono politicamente allineate con loro.

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ilpungolorosso

Un primo maggio più che mai internazionalista contro le guerre del capitale

di Tendenza internazionalista rivoluzionaria

La guerra tra NATO e Russia in Ucraina, sulla pelle e la vita dei lavoratori ucraini (e russi), sta sempre più intensificandosi e incancrenendosi per effetto della volontà dell’amministrazione Biden di logorare la Russia e spezzare i legami tra Russia e Unione europea.

Bisogna prenderne atto. E dare vita al massimo sforzo per denunciare questo corso delle cose dagli sviluppi imprevedibili, mettendo in luce che una sola forza può fermarlo: la massiccia e determinata mobilitazione degli sfruttati al grido di “guerra alla guerra” di Putin, di Biden e dell’Unione europea.

Il primo passo, qui, dev’essere la scesa in campo contro il governo Draghi che, da fedele esecutore dei piani bellici della NATO, ha portato l’Italia in guerra con le sanzioni contro la Russia, l’invio di armi a Zelenski, la messa in azione del suo sistema di droni, una campagna russofobica sguaiata e delirante. E che per sostenere questa scelta, ha proclamato la necessità di una economia di guerra, lacrime e sangue per quanti vivono di lavoro salariato – com’è già tangibile nella perdita del potere d’acquisto dei salari davanti al carovita e nella repressione di ogni piccolo focolaio di conflittualità e perfino di dissenso.

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mutanteassoluto

Non questo nè quello, sia questo che quello

di Nicola Licciardello

Con “guerra di religione”, nel precedente articolo, intendevo guerra acerrima e difficilissima (ben arrotata nella r di quasi ogni lingua), radicata nell’animo umano tanto da essere virtualmente infinita, sospesa per alcun tempo e poi ripresa – come quella che ha condotto alla Partizione fra indù e musulmani e ha fatto morire milioni – il digiunante Mahatma Gandhi già di crepacuore prima degli spari. Perché le guerre di religione sono le più cruente ? Perché sono le più ideologiche, ossia nascondono interesssi economici, finanziari, imprenditoriali, oppure vertono sulla proprietà di beni o territori – come quelle fra cattolici e protestanti in Europa nel ‘500, o come le Crociate contro gli Infedeli maomettani, conclusesi infine a Lepanto, ma poco dopo con la disfatta dell’Invincibile Armata cattolica. Noi occidentali abbiamo poi il tema biblico del fratricidio di Caino che uccide Abele, in Italia riprodotto da Romolo e Remo, fratelli di latte della Lupa. Le guerre di religione sono le più sanguinose perché sorgono fra consanguinei, quelle dinastiche sono le più inevitabili e raramente incruente.

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sinistra

Ma…?

di Pierluigi Fagan

Per trenta anni, noi occidentali, abbiamo vissuto dentro una credenza vastamente e profondamente condivisa per la quale il mondo doveva smetterla di frazionarsi in stati egoisti. Molto male proveniva dallo Stato. L’egoismo delle nazioni, i nazionalismi, i confini, la società non aperta, l’odio ideologico, il fascio-nazismo. Soprattutto, il frazionamento statuale impediva il venirsi a formare e liberamente funzionare dell’infrastruttura che unica ci avrebbe dato benessere, futuro, pace: il mercato.

Chi sapeva del mondo guardava con ironica compassione quelle frange di diseredati che cianciavano contro la “globalizzazione”, invidiosi dell’altrui competenza e merito nel sapersi destreggiare in un gioco che non sapevano giocare perché inetti. Eh sì, purtroppo è la dura legge della natura, la sopravvivenza del più abile e chi non aveva certe abilità era comprensibile provasse a lamentarsi del gioco invece che capire di non esser in grado di giocarlo accettando la propria minorità manifesta.

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lantidiplomatico

Deindustrializzazione della Germania: così gli USA vogliono usare l'Ucraina per disinnescare Berlino

di Fabrizio Verde

La Germania post Merkel vive una fase decisamente turbolenta. Crescono le pressioni dell'opposizione tedesca e di alcuni membri della sua stessa coalizione sul cancelliere tedesco Olaf Scholz, per quella che viene percepita come una mancanza di leadership di fronte alla crisi ucraina e per il suo ostinato rifiuto di inviare armi pesanti al regime di Kiev. Questo passaggio però possiamo ormai considerarlo superato, con una netta sconfessione della linea di Scholz, visto che il Bundestag (Parlamento tedesco) ha approvato il sostegno militare all’Ucraina.

Il Parlamento tedesco con 586 voti a favore, 100 contrari e sette astenuti, ha infatti approvato la fornitura di armi pesanti all’Ucraina, grazie al sostegno della coalizione di governo e del principale blocco di opposizione CDU/CSU guidato da Friedrich Merz, esponente del partito storicamente ostile all’ex cancelliera Angela Merkel.

Non tutte le forze politiche parlamentari hanno condiviso la scellerata decisione di armare l’Ucraina fino ai denti e quindi avvicinare la terza guerra mondiale.

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theunconditional

Leo Strauss e i neocons, architetti delle guerre

di Roberto Pecchioli

Alcune personalità poco conosciute al grande pubblico influenzano le idee e gli accadimenti storici molto più di protagonisti famosi. Nella Chiesa Giuseppe Dossetti, prima politico, poi monaco, riuscì a determinare molte delle conclusioni del Concilio Vaticano II e pose le basi, in Italia, per l’egemonia del cattocomunismo. A livello globale, poche personalità influenzano il presente quanto Leo Strauss, pensatore tedesco di origine ebraica emigrato negli Stati Uniti. Il suo pensiero è poco noto, la sua lezione è alla base del movimento neo conservatore e della politica di potenza. Possiamo affermare che gli straussiani – alcune decine di personalità di enorme potere – sono veri e propri architetti della guerra come strumento dell’impero americano.

Leo Strauss (1899-1973) nacque in una famiglia di stretta osservanza ebraica e in giovinezza fu affascinato dal pensiero di Heidegger – successivamente rinnegato – poi amico e sodale di Carl Schmitt, che lo aiutò nella carriera e di cui sempre condivise l’approccio filosofico realistico. Ammiratore di Hobbes, ebbe un rapporto controverso nei confronti di Niccolò Machiavelli, il fondatore della scienza politica. Studioso di Platone, polemico contro lo storicismo imperante, propugnò una sorta di ritorno agli antichi, latori di verità insieme profonde e segrete.

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comuneinfo

Propaganda e ricerca del nemico

di Claudia Cipriani

Informazione a senso unico, repressione della protesta, logica del capro espiatorio, articoli della Costituzione calpestati. Sono numerose le analogie con gli anni Cinquanta. Inclusa la diffusione dell’idea che i russi sono il male del mondo. Tuttavia, scrive Claudia Cipriani, regista, oltre i racconti mediatici e quelli virtuali, cresce il numero di persone che hanno voglia di incontrarsi, discutere, ribellarsi alle logiche di guerra: le azioni dei portuali di Genova o degli aeroportuali di Pisa che si sono rifiutati di caricare armi dirette in Ucraina vanno in quella direzione

Le recenti proiezioni di alcuni dei documentari che ho realizzato in questi ultimi dieci anni mi hanno permesso di incontrare il pubblico in diverse occasioni, dandomi nuove occasioni di dialogo e riflessione, e offrendosi come spunto rispetto al tema da me proposto in una recente tavola rotonda, ossia “La propaganda e la creazione del nemico”.

Il primo spunto me lo dà un mio vecchio documentario dal titolo “La guerra delle onde – Storia di una radio che non c’era”. Perché “radio che non c’era”? Perché era clandestina. Fu la prima radio clandestina italiana, nata nel 1950 a opera di esuli politici comunisti che erano dovuti espatriare a Praga.

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sinistra

Cambiare gli occhiali per leggere meglio

di Pierluigi Fagan

La riflessione di oggi ha argomento apparente la Gran Bretagna, ma l’argomento reale è un altro. Partiamo dalla Gran Bretagna.

Due settimane -prima- del referendum Brexit, scrissi un articolo che inquadrava il problema sotto una luce del tutto diversa da quelle che lo illuminavano allora. Scrissi che “La ragione più forte per la Brexit è geopolitica a riprova del fatto che è questo il gioco che ordina e dà le condizioni di possibilità a tutti gli altri”. Era il giugno 2016. Le luci che illuminavano il temuto o benvenuto avvenimento erano di tutt’altro taglio. Per lo più si disputavano il punto di vista o i tagli monetaristici-finanziari-economici o i tagli politici pro o contro l’Europa. Il tutto in salsa analitica neoliberista o sovranisti vs unionisti, con ai bordi del ring i paradossali pro o contro migranti. Queste due salse erano declinazioni di una unica ricetta delle forme di pensiero, quella secondo la quale è l’economia politica la struttura portante degli eventi delle nazioni o forse l’economia sola in quanto tale.

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federicodezzani

La guerra e l’alternanza dei partiti

di Federico Dezzani

Mentre in Europa infuria la guerra russo-ucraina, Cina e Iran rafforzano la cooperazione strategica in vista delle prossime sfide. Entrambe le potenze asiatiche hanno già vissuto momenti di forte tensione sotto l’amministrazione Trump: tutto lascia supporre che la pressione si sposterà nuovamente su di loro dopo le prossime presidenziali americane. Alternando democratici e repubblicani, gli USA spostano infatti il focus bellico su una o l’altra zona dell’Eurasia.

 

“Whighs” anti-russi e “tories” anti-cinesi

Uno dei segreti alla base della potenza inglese tra il Settecento e l’inizio del Novecento, fu l’alternanza dei governi. I due principi della politica inglese, l’uno “conservatore” ed espressione dell’aristocrazia e della grande proprietà terriera (i tories), l’altro “progressista” ed espressione della borghesia e dei ceti legati alla finanza e ai commerci transoceanici (i whighs) non rispecchiavano solo gli interessi della politica interna inglese, ma avevano anche precisi obiettivi di politica estera.

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linterferenza

Perchè l’Occidente odia la Russia e Putin

di Fabrizio Marchi

Anche se può sembrare fantapolitico, specie per chi non si occupa di politica internazionale, è importante sottolineare che l’obiettivo strategico dell’offensiva globale americana (leggi, fra le altre cose, l’espansione della NATO ad est), è la Cina, non la Russia.

L’indebolimento o addirittura la destabilizzazione della Russia sul medio-lungo periodo è “solo” (con molte virgolette…) un passaggio intermedio, anche se di enorme importanza, al fine di isolare la Cina, il vero e più importante competitor degli americani. Che ciò sia possibile è tutto da verificare, naturalmente, ma a mio parere questa è l’intenzione.

Gli Stati Uniti puntano a prolungare quanto più possibile il conflitto in Ucraina se non a renderlo permanente. In questo modo sperano di dissanguare la Russia sia dal punto di vista militare che soprattutto economico, e di logorarla con il tempo anche sul piano psicologico, minando la coesione interna. Sul medio periodo la guerra potrebbe rafforzare e sta già rafforzando molto la leadership di Putin ma sul lungo potrebbe, forse, indebolirla. Del resto, restare impantanati in una guerra di lungo periodo può essere ed è stato destabilizzante per tutti.

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teleborsa

Danni collaterali del Super Dollaro

di Guido Salerno Aletta

USA, Bilancia dei pagamenti verso il precipizio

L'esorbitante privilegio del dollaro, così ebbe a qualificarlo ai suoi tempi il Presidente francese Giscard d'Estaing, deriva dalla capacità di creare risorse in tutto il mondo per il solo fatto di entrare in circolazione: è la moneta su cui si basa il commercio anche se avviene tra parti diverse dagli Usa, è strumento finanziario usato da chiunque, è metro e misura del valore delle altre monete.

Tutte le volte che la Fed procede ad operazioni su mercato aperto comprando titoli della Federal Reserve si determina una creazione di nuova liquidità in dollari che inonda i mercati: dal nulla si crea un nuovo mezzo di pagamento universalmente accettato, uno strumento monetario ulteriore da impiegare sui mercati per finanziare nuovi investimenti, per sottoscrivere nuovi titoli di debito, per erogare nuovi prestiti, per effettuare operazioni di Borsa, per ogni genere di commercio e speculazione.

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nicomaccentelli

Riflessioni sul nuovo fascismo e la guerra

di Nico Maccentelli

S’è visto il 25 aprile a Milano. Ormai i ceffi del PD con le loro bandiere NATO, UE e ucraine sono come squadre, sgherri di regime, come i fascisti. Sì, è il nuovo fascismo che avanza, ammantato di “bella ciao”, mentre sdogana i nazisti banderisti di Pravy Sektor e di Azov.

Ormai non hanno più ritegno nel glorificare i peggiori tagliagole spacciandoli per eroi, di una “resistenza” che usa i civili sequestrati nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal come scudi umani, dei “partigiani” delle peggiori atrocità sui prigionieri russi e sugli inermi.

Il PD è di fatto il partito della guerra a completo servizio della NATO, è apparato politico di un esecutivo, il governo Draghi, che ha dato il colpo di grazia a un sistema democratico già leso da decenni di scorrerie costituzionali, da un decisionismo che esautora il Parlamento e che è pura espressione dei poteri forti. È apparato politico al servizio di quello militare che stronca ogni possibilità di trattativa e che ci sta conducendo verso l’allargamento del conflitto, secondo le linee guida della Casa Bianca.

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piccolenote

Usa e Gb: colpire direttamente la Russia... e poi?

di Piccole Note

Le cose si mettono male. La mattana del sottosegretario della Difesa britannico James Heappey, il quale ha affermato che “non sarebbe un problema” se l’Ucraina usasse le armi fornite dal suo Paese per colpire il territorio russo, non è passata inosservata a Mosca.

La risposta è arrivata immediata dal ministero della Difesa russo e non è quella sproporzionata riferita dai taluni media, cioè di una minaccia a colpire obiettivi Nato, quanto quella più limitata di colpire i centri decisionali di Kiev,

Con un’aggiunta significativa “I consulenti dei paesi occidentali che prestano assistenza nei centri decisionali di Kiev non saranno necessariamente un problema” nel processo decisionale russo riguardo la ritorsione.

E, però, evidentemente la mattana di Heappey non è un caso isolato. Ieri, il Capo del Dipartimento di Stato Tony Blinken, rispondendo a una domanda non casuale di un cronista, ha dichiarato che sta all’Ucraina decidere se colpire o meno il territorio russo con le armi fornite dalla Nato. Di per sé, una risposta logica, ma che de facto mette la Nato direttamente contro Mosca.

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contropiano2

Alla canna del gas, davvero. Non era un bluff…

di Claudio Conti

E’ scattata la guerra del gas

I giocatori di poker sanno che c’è un solo modo per scoprire se uno degli avversari bluffa: “andare a vedere”. Ossia puntare i soldi necessari a far calare le carte sul tavolo. Il rischio è ovviamente quello di perdere l’intera puntato, se il bluff non c’è.

E’ proprio quello che avvenendo in questi giorni in Europa, dove tutti i leader euro-atlantici avevano garantito che Mosca non avrebbe mai fermato l’erogazione del proprio gas verso i paesi Ue, perché “è troppo importante per la Russia, non possono rinunciare a quelle entrate”.

Questa litania è risuonata anche dopo che Mosca aveva disposto che Gazprom accettasse soltanto rubli in cambio del gas, a partire dal primo maggio.

“Bluffa!”, gridavano da von de Leyen a Mario Draghi, dicendosi certi che ci saperebbe stato tutto il tempo necessario per diversificare le forniture di gas di cui l’Europa ha un disperato bisogno, non possedendo riserve proprie di dimensioni significative.

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comidad

La schizofrenia USA nei confronti della Germania

di comidad

La disinformazione a tappeto, con corredo di falsi “esperti”, sulla guerra ucraina ha investito anche aspetti collaterali, come la presunta uscita dalla neutralità di Finlandia e Svezia. Il parlamento finlandese ha approvato la richiesta di adesione formale alla NATO, ma la notizia, pur rilanciata con grande enfasi dai media, va fortemente ridimensionata. La Finlandia ha infatti un rapporto di partnership con la NATO sin dal 1994, e sul sito della stessa NATO si attribuisce grande importanza a questo rapporto di collaborazione. Del resto non si spiegherebbe la protervia dimostrata dalla Finlandia nell’ambito dell’Unione Europea se Helsinki non potesse rivendicare un ruolo di alleato privilegiato degli USA, con posizione di frontiera nei confronti della Russia. Tra partnership e membership non c’è grande differenza pratica, a meno di non ospitare basi missilistiche con testate nucleari, cosa che farebbe ascendere al ruolo privilegiato di bersaglio prioritario di un’eventuale ritorsione; un privilegio che l’Italia può già vantare da molti decenni.

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piccolenote

Le follie della guerra e il realismo dell'ipotesi coreana

di Piccole Note

Tre le notizie della guerra ucraina: la prime due di natura bellica, cioè l’attacco russo, nei pressi della città di Zaporizhzhia e gli attentati in Transnistria; la terza di natura geopolitica, cioè la chiusura dei rubinetti del gas russo a Polonia e Bulgaria.

Iniziamo dalla prima, di non poca rilevanza. Secondo fonti ucraine, i missili russi hanno distrutto un “edificio di natura commerciale“, provocando la morte di una persona. I russi parlano di un attacco che ha distrutto un magazzino in cui erano stipate armi inviate dall’Occidente all’Ucraina.

Più credibile la spiegazione russa, dal momento che non si usano missili Kalibr, molto costosi e precisi per colpire un supermercato. Inoltre, fa il paio con gli attacchi del giorno precedente, che hanno colpito e frammentato la rete ferroviaria ucraina.

Lo scopo di tali attacchi è ovvio: impedire che le armi Nato arrivino al fronte orientale, che poi è il problema attuale della Nato. Inviare armi in Ucraina non servirà a niente se non riusciranno a raggiungere il Donbass, nel quale si avrà il redde rationem.

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lafionda

Russia e Ucraina: il problema del “presentismo”

di Alfonso Moura

L’invasione dell’Ucraina ha colpito più di qualcuno. La guerra è tornata in Europa. Ma è davvero così? Non c’erano state altre guerre nel Vecchio Continente? Pensiamo sia un errore dire che la guerra è tornata, non se ne è mai andata. La disintegrazione della Jugoslavia fu un evento epocale, ignorarlo o fare finta che non sia stato così sarebbe un errore crasso. Tanti analisti parlano essenzialmente del 2022, ma questo presentismo non ci lascia comprendere la complessità del conflitto in corso.

Siamo davanti a due concezioni della vita: l’atlantismo, a guida statunitense, e l’eurasismo, a guida moscovita. Gli orrori che vediamo in Ucraina possono solo essere capiti se sappiamo che questa è una battaglia tra Grandi Potenze (qualcuno come Hubert Védrine direbbe che è una battaglia tra una grande potenza e l’iper-potenza).

Dopo il crollo del Muro di Berlino (1989) la cosiddetta Guerra Fredda arrivava alla sua fine; i formalismi furono conclusi nel 1991, ma l’essenza sovietica era già morta.

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laboratorio

Tra guerra e pace. Il ritorno all'essenziale

di Fabio Nobile

La guerra in Ucraina, fuori dal bombardamento della propaganda, va letta per quella che è. Essa si colloca nello scontro latente da tempo tra il declinante imperialismo statunitense e le potenze emergenti guidate dalla Repubblica popolare cinese con l’Europa nel mezzo come grande potenziale partner.

Il tema della sostituzione dell’egemonia americana trova e troverà il suo culmine attorno al ruolo del dollaro. La sua lenta ma inesorabile sostituzione quale riserva di valuta mondiale è la dead line oltre la quale gli Usa sono disposti a tutto. La loro architettura finanziaria si regge sulla possibilità di pagare i loro debiti commerciali e interni stampando dollari. Senza quel “privilegio” si preannuncia un disastro e i segnali di sofferenza sociale interna rischierebbe di esplodere in pochissimo tempo. Più di un osservatore ha evidenziato il rischio latente negli Usa di una guerra civile.