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theunconditional

La battaglia del grano e le quattro sorelle

di Roberto Pecchioli

Primum vivere. E per vivere bisogna mangiare. Per questo l’alimentazione è sempre stata centrale per i sistemi politici, sociali ed economici. La produzione dei cereali, che forniscono la farina e quindi il pane, ha avuto fin dall’antichità un posto speciale nelle preoccupazioni umane. Il grano e il frumento sono stati in vari tempi sottratti all’avidità di guadagno privato con l’istituzione degli ammassi controllati dal governo, sin dall’epoca degli Egizi. Quasi ogni popolo ha sviluppato una cultura del pane tanto sul piano pratico che su quello simbolico.

Nel tempo del mercato misura di tutte le cose, l’approvvigionamento di cereali è caduto nelle mani di pochi giganti internazionali, le quattro sorelle del grano che prima erano sei. Lo scenario di guerra tra Ucraina e Russia sta provocando seri problemi di trasporto, fornitura, scambio. I due paesi producono circa il trenta per cento del grano mondiale, e la via marittima, attraverso i porti del Mar Nero, è la più importante. Ovvia quindi la turbolenza dei mercati, aggravata dalla confusione sulle sanzioni alla Russia e, nello scenario bellico, dalle mine disseminate in mare dall’esercito ucraino.

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comidad

In Europa non ci sono paesi neutrali

di comidad

In un articolo dello scorso anno pubblicato dalla Cambridge University Press, si osservava che Paesi scandinavi come la Norvegia e la Svezia stavano riposizionando la loro immagine di Paesi pacifici, partecipando attivamente alla guerra in Afghanistan. La Norvegia risulta tra i soci fondatori della NATO, perciò quell’immagine di Paese pacifico era sicuramente usurpata. L’aspetto più strano riguarda però la Svezia, che, all’ombra di un presunto status di neutralità, ha sviluppato una partnership con la NATO, partecipando a missioni militari in Kosovo e Libia, oltre che in Afghanistan. Nell’articolo si avviava una riflessione sull’ambiguità di nozioni come “guerra umanitaria” e “peace keeping”, che hanno consentito a piccoli Stati di riciclarsi in chiave militarista.

A questo punto la questione è se esistano davvero in Europa Paesi neutrali. Svezia e Finlandia sono partner della NATO dal 1994, ma si trovano coinvolti in quel tipo di partnership anche Paesi del tutto insospettabili, come ad esempio l’Austria, il cui status di assoluta neutralità sarebbe sancito addirittura dagli accordi presi alla fine della seconda guerra mondiale.

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rete dei com

L’Occidente deve cadere, affinché l’Umanità possa progredire

di Leonardo Bargigli

La ripresa dell’inflazione è un sintomo estremamente significativo della congiuntura storica che stiamo vivendo, perché segnala che è in atto, a livello globale, un rallentamento nello sviluppo delle forze produttive. Questo rallentamento ha due cause distinte, che stanno agendo in misura differenziata sulle due principali componenti del blocco occidentale, USA e UE.

La prima causa è la riduzione dell’offerta di lavoro nelle economie occidentali, innescata dalla pandemia, che si è aggiunta a fattori negativi di lungo periodo quali l’invecchiamento della popolazione e le politiche anti-immigrati. Dopo che, nel 2021, gli USA hanno spinto sull’acceleratore della politica fiscale, stimolando al massimo la domanda aggregata, l’offerta di lavoro è rimasta ben al di sotto dei livelli prepandemici. Questo ha prodotto due conseguenze. La prima è che l’offerta aggregata non è cresciuta in proporzione alla domanda aggregata, e quindi i prezzi dei beni e servizi hanno cominciato ad aumentare. La seconda è che il mercato del lavoro USA si è surriscaldato e i salari hanno cominciato ad aumentare, innescando la spirale tra prezzi e salari che, in assenza di interventi correttivi, minaccia di rendere l’inflazione persistente.

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ilsimplicissimus

Sfilano i caporali della pandemia

di Anna Lombroso

Ai Fori imperiali è tornata la tradizionale parata del 2 giugno per il 76esimo anniversario della fondazione della Repubblica, “più sentita che mai dopo due anni di stop per la pandemia“.

Ad aprire l’evento dopo il passaggio di una rappresentativa di sindaci è stato il personale della sanità civile, medici e infermieri, con il passaggio di un elicottero del 118, a simboleggiare coloro che sono stati impegnati in prima linea contro il Covid, perché si legge sui quotidiani, la sfilata di quest’anno è anche un “omaggio al sacrificio nazionale nella lotta alla pandemia”. “Vinta grazie a loro una sfida senza precedenti, recita compunto il ministro Speranza, ed è a loro che dobbiamo la ripartenza dell’Italia. Non dobbiamo dimenticarlo mai”, mentre il pensiero di tutti va all’altra sfida successiva, “ai soldati impegnati sul territorio nazionale e agli oltre 5mila militari impegnati nei teatri operativi a presidio della pace, e a supporto della società civile dalla sicurezza alla gestione delle grandi emergenze”.

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altrenotizie

America Latina, boomerang USA

di Fabrizio Casari

Da un lato c'è il “Vertice delle Americhe”, un incontro di routine e protocollare interpretato dagli Stati Uniti come fosse una festa accessibile solo agli amici e su invito: fallita ancor prima di cominciare. Pare anche abbia scatenato uno scontro inteno tra Casa Bianca, Dipartimento di Stato e Partito Democratico. Dall'altro lato, un vertice “Alba-TCP”: incontro politico dall’esito positivo che ha confermato la crescente cooperazione e integrazione del blocco democratico latinoamericano. Due eventi paradigmatici in sé, poiché esprimono due sistemi di valori, ideali e programmi opposti.

Ipotesi inconciliabili sulle relazioni possibili tra i diversi Paesi che abitano il continente. Tra le pretese del Nord e le rivendicazioni del Sud. Tra annessionismo e indipendenza. Inconciliabile è il concetto di sovranità nel rapporto con il gigante USA che, invece, segue la Dottrina Monroe. Una miscela di razzismo e di violenza, una veste sotto la quale si nasconde il saccheggio dei molti per la ricchezza di uno. Un anacronismo privo di senso, ragione e possibilità di accettazione.

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lavoroesalute

Referendum perchè no

Alba Vastano intervista Giovanni Russo Spena

Si vota di nuovo. Ormai si viaggia con la tessera elettorale sempre in tasca. Il 12 giugno prossimo le urne attendono milioni di elettori. Il voto, in questa tornata elettorale, è doppio per due cause ben diverse. E per le amministrative (ndr, in 978 Comuni ) e per il referendum sulla giustizia. Mentre il voto per le amministrative è più d’impatto, in quanto si va per simpatia del candidato di turno e per affinità ai corrispondenti partiti, il voto referendario sul tema della giustizia comporta un reticolato di difficoltà, in quanto il tema è complesso e ai più sconosciuto nelle norme legislative che lo regolano. Tanto più che i media fanno informazione limitata sui fatti correnti del Paese, anche a causa della guerra in corso in Ucraina con eventi tam- tam martellanti che assorbono h. 24 l’informazione mediatica.

C’è anche un altro motivo che rende poco accattivante l’interessarsi al referendum nello specifico, infatti per decriptare i quesiti ed evincerne il senso bisognerebbe prender lezioni full time da giuristi, esperti nei temi specifici legati ai grandi temi del referendum prossimo e non sarebbe davvero sufficiente l’informazione mainstream. Avete provato a dare un’occhiata ai quesiti? Sono formulati con codice linguistico in modalità burocratese.

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andreazhok

Gli scricchiolii dell'ultima grande narrazione

di Andrea Zhok

Con qualche semplificazione, ciò che sta emergendo nella stampa internazionale è che la Russia sta vincendo la guerra economica che le è stata dichiarata.

Ora, la ragione per cui questo sta avvenendo è interessante.

La Russia in termini di PIL oscilla tra il 2 e il 3% del PIL mondiale.

Il blocco che le si oppone (USA + UE + Oceania e Israele) rappresenta il 50% del PIL mondiale. Se fosse una guerra reale, sembrerebbe senza storia.

Tuttavia da questo quadro emerge un pregiudizio teorico fondamentale che accomuna l'intero Occidente in una macroscopica illusione ottica. Noi, la parte del mondo dove il capitalismo è nato ed è cresciuto per primo, abbiamo oramai introiettato l'idea che il potere stia nell'economia e che l'economia sia il denaro: dunque chi possiede più denaro possiede più potere, punto.

Questo è quasi sempre vero sul piano delle esistenze individuali all'interno dei nostri stati ed è anche spesso vero per tutti i singoli stati che giocano con le carte con cui abbiamo scelto di giocare e far giocare.

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gocciaagoccia

Pandemia e mascherine

di Sara Gandini

Persino Sileri, il sottosegretario alla Salute, l'ha ammesso!

"Anche a scuola, oggi come oggi, la mascherina è inutile. Un ragazzo ha molte più chance di infettarsi fuori dalla scuola che dentro. La scuola è un posto sicuro".

Non ci posso credere. Finalmente hanno il coraggio di ammetterlo.

So che non arriveranno mai le scuse ma non importa, quello che non possiamo fare è dimenticare. Nel mio archivio sto collezionando queste dichiarazioni, perché dobbiamo leggere con senso critico quello che è successo.

È importante farlo per senso di giustizia, perché la storia andrà letta senza manipolazioni e strumentalità. Sono state imposte misure in modo molto violento e non possiamo dimenticare.

Tengo il punto per senso di responsabilità, perché voglio poter dire a mia figlia: io ci ho provato con tutta me stessa.

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gliasini

La rivoluzione è il respiro della storia

di Mauro Boarelli

È un libro felicemente inattuale quello di Enzo Traverso (Rivoluzione. 1789-1989: un’altra storia, Feltrinelli 2022). Inattuale, perché – controcorrente rispetto alla vulgata mediatica (e al discorso politico che ormai ne è succube) – si propone di “riabilitare il concetto di rivoluzione come chiave interpretativa della storia moderna” e di contrapporre alla narrazione “revisionista” – “la cui profonda saggezza si riduce all’idea che cambiare il mondo significa costruire totalitarismi” – una ricostruzione critica lontana dagli stereotipi, dalle semplificazioni, dalle manipolazioni.

L’impianto è vasto, complesso, originale. Il saggio non segue un andamento cronologico, ma procede per accostamenti di materiali eterogenei organizzati intorno ad alcuni raggruppamenti tematici. Da questo racconto poliedrico (di cui è impossibile fornire una sintesi nel breve spazio di una recensione) vorrei estrarre due linee interpretative dense di spunti per una riflessione storica e politica (e anche per qualche osservazione critica).

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sinistrach

I colpi di stato in corso in Africa e le loro vere cause: verso una seconda ondata di decolonizzazione?

di Adem Kılıç

I tentativi di colpo di stato per rovesciare i governi si moltiplicano in Africa, al punto da divenire più frequenti delle elezioni. Numerosi studi dimostrano che il continente africano è il più soggetto a colpi di stato al mondo. In un recente articolo apparso su United World International, il giornalista turco Adem Kılıç ne ha analizzato le cause e le implicazioni internazionali. Sinistra.ch ne ha curato la traduzione

L’uso della forza nella difesa degli interessi coloniali

Secondo una ricerca condotta dal Council on Foreign Relations di New York, negli ultimi 50 anni ci sono stati almeno 200 colpi di stato e tentativi di colpo di stato nel continente africano. I dati mostrano che la maggior parte di questi colpi di stato si sono verificati nella regione occidentale del continente. Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal, Mauritania, Mali, Niger, Ghana, Liberia, Burkina Faso, Benin, Togo e Guinea, nella regione dell’Africa occidentale, si distinguono come i principali Paesi soggetti a colpi di Stato, superando il 70% del totale del continente.

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pierluigifaganfacebook

Tutti i demoni (pan-demonio)

di Pierluigi Fagan

“Meglio regnare all’Inferno, che servire in paradiso” scriveva Milton nel 1667 cioè a metà strada tra la Guerra civile e la Gloriosa rivoluzione inglese, la transizione alla società politica moderna. Negli ultimi venti anni ci siamo trovati a metà strada tra la fine del periodo moderno e qualcosa che ancora non ha forma, quindi nome e concetto.

La fenomenologia della transizione storica inizia giusto all’inizio del millennio dove scoppia la bolla finanziaria delle dot-com. O almeno così diciamo per non farla troppo complicata qui su un post. Una enorme massa di liquidità fittizia aveva gonfiato una bolla speculativa nei listini tecnologici che avevano segnato, in pochi anni, un +400%. Veloce l’ascesa, rovinosa la caduta. Il tutto, riferito ad un fatto economico del tutto insignificante (la nascita delle nuove compagnie digitali) che però era stato scambiato, negli Stati Uniti, per evento cataclismatico e vivificatore di una economia se non spenta, troppo piatta.

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andreazhok

Note sulla guerra russo-ucraina

di Andrea Zhok

1) All'indomani dell'invasione, l'Europa aveva due opzioni.

Poteva accompagnare le necessarie sanzioni con una richiesta a Zelensky e Putin di avviare immediate trattative sulla base delle due istanze fondamentali del contenzioso: la neutralità dell'Ucraina e il rispetto degli accordi di Minsk. Se Zelensky non si fosse sentito coperto e garantito nella prosecuzione della guerra probabilmente la pace si poteva ottenere in una settimana.

Oppure, e questa è stata la scelta fatta, l'Europa poteva mettersi a dire che Putin era il nuovo Hitler, un pazzo, un animale, poteva mettersi a rifornire di soldi, istruttori e armamenti pesanti l'Ucraina, poteva scatenare un'ondata di russofobia imbarazzante e poteva perseverare in questa linea fino a dire (Borrell) che la guerra doveva risolversi sul campo (diplomatici che si improvvisano guerrieri con il culo degli altri).

2) Fornendo una caterva di armi all'Ucraina e senza alcuna garanzia di dove esse andassero a finire, l'Europa ha creato alle porte di casa un bacino bellico pazzesco, cui partecipa non solo l'esercito regolare, non solo milizie mercenarie, ma anche gruppi e gruppuscoli paramilitari, incontrollabili, che agiscono in modo autonomo, spesso con intenti più terroristici che militari (come il bombardamento di ieri su una scuola a Donetsk), e che non obbediranno mai ad un'eventuale pace firmata da Zelensky.

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acropolis

Il nostro sistema economico globale è rotto. Siamo diretti a una rivolta di massa?

di Paul Rogers

Sebbene sia stato a lungo palesemente ovvio che il modello economico globale non funziona per tutti, il tasso di accumulazione della ricchezza da parte di una piccola minoranza è ora mozzafiato, se non del tutto osceno.

Con la situazione solo peggiorata dall’impatto economico della guerra in Ucraina – che si è aggiunta agli effetti della pandemia di COVID-19 – potremmo essere diretti verso rivolte di massa innescate da un disperato bisogno di cambiamento?

La guerra sta causando scarsità di cibo, con i più poveri del mondo i più colpiti. Anche se il pieno impatto deve ancora farsi sentire, il numero di persone gravemente insicure dal punto di vista alimentare è già “raddoppiato da 135 milioni a 276 milioni” in soli due anni, lasciando ” quasi 50 milioni sull’orlo della carestia “.

Sebbene il Sud del mondo sia il più colpito, anche le comunità più povere degli stati più ricchi sono colpite. Qui nel Regno Unito, dove milioni di persone vivono già vicino al limite, c’è stato un aumento della necessità di banche alimentari poiché molti sono stati spinti verso un bisogno critico.

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altrenotizie

NATO, una storia da chiudere

di Fabio Marcelli

A volte si è tentati di banalizzare la vacuità e l’incoerenza dei propositi dell’alleanza occidentale riconducendoli esclusivamente a fattori di ordine personale, quali la tarda età e scarsa lucidità di Biden, o l’evidente subalternità dei leader europei, riconducibile a sua volta a scarsissimo spessore intellettuale e a servilismo politico nei confronti degli Stati Uniti.

Indubbiamente si tratta di fattori che hanno un loro peso, ma occorre spingere il nostro sguardo al di là di tali miserie umane, per cogliere quella che possiamo definire l’inadeguatezza strategica della NATO nell’attuale fase della politica internazionale.

Indizi di tale inadeguatezza possono essere colti nella scoordinata e spasmodica reazione all’attuale crisi ucraina. I farfugliamenti subito smentiti in merito a sanzioni e invii di armamenti, costantemente annunciati e subito smentiti, sottolineano lo stato di confusione mentale delle élites occidentali. Vorrebbero, ma non possono, fare a meno delle materie prime russe in settori chiave come quello energetico. Vorrebbero inviare armi sempre più pesanti ma poi ci ripensano.

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lantidiplomatico

Mascherine e scuola: come fate a non indignarvi?

di Agata Iacono

Con le folle oceaniche nei concerti o nei festeggiamenti recenti di Milan e Roma, l'accanimento sull'uso delle mascherine nella scuola lascia chiaramente trapelare che ci sia un messaggio chiaro dei "migliori" verso le nuove generazioni. Un modo per punire ed educarle come dimostrerebbe la famosa foto di Draghi e Zaia, rigorosamente senza, attorniati da bambini delle elementari mascherati.

Si impone una riflessione se, come è quasi sicuro, i "migliori" non siano riusciti nemmeno a togliere l'assurdo obbligo per gli esami di maturità!

Nessuno studio accreditato a livello internazionale, fino ad oggi, è riuscito a stabilire una correlazione tra l'obbligo delle mascherine nelle scuole e l'efficacia delle stesse di proteggere dalle infezioni covid. Anche il più recente studio danese non ha saputo riscontrare differenze significative in merito alla percentuale di alunni contagiati tra distretti scolastici con obbligo di mascherine e distretti dove i bambini possono frequentare senza alcun presidio.

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contropiano2

Alzare l’embargo e darselo sui piedi

di Claudio Conti

Si fa presto a dire embargo… Gli sherpa dei Paesi membri della Ue non sono riusciti a trovare una quadra sullo schema di intesa preparato dalla Commissione, che prevedeva l’esenzione per il greggio proveniente dall’oleodotto dell’Amicizia, che collega la Russia a Ungheria, Germania e Polonia. E dunque la riunione odierna del Consiglio Europeo rischia di trasformarsi in un boomerang.

I problemi sono numerosi, tutti interconnessi e ognuno irrisolvibile da solo.

La “pensata” sull’esenzione per Ungheria, Cechi e Slovacchia – che dipendono pressoché totalmente dall’oleodotto Druzhba (”amicizia”, appunto) – sembrava una soluzione che poteva mettere d’accordo gli anti-russi più vicini agli Usa (Polonia, baltici, ecc) e i “tiepidi” che stanno misurando l’idiozia economica di misure che danneggiano soprattutto l’Europa senza peraltro toccare più di tanto la Russia.

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linterferenza

Diritto di essere sfruttati. Chi si sottrae è un parassita

di Fabrizio Marchi

Mi è stata segnalata questa ignobile sceneggiata della esponente di Fratelli d’Italia, Daniela Santanchè, che si scaglia contro un uomo e padre di famiglia di 47 anni, percettore del reddito di cittadinanza, colpevole, secondo il suo misero setaccio, di non avere voglia di lavorare.

Questa insulsa e squallida donnetta incarna, forse meglio di qualsiasi altra/o esponente del suo partito, lo “spirito” di questa destra reazionaria, securitaria, liberista e atlantista.

Fratelli d’Italia – così come altre forze della destra europea – rappresenta la versione più sordidamente reazionaria e classista delle classi dirigenti di questo paese.  Se il PD è il volto più subdolo, “sofisticato” e quindi anche più pericoloso di queste ultime, FdI è quello più manifestamente reazionario.

Un uomo di 47 anni che ha perso il lavoro o che non riesce a trovarlo e che legittimamente fa richiesta del reddito di cittadinanza, per la Santanchè e per questa destra non solo è uno sfaticato, un buono a nulla, un perdigiorno e un parassita ma anche un cattivo padre, un pessimo esempio diseducativo per i suoi figli.

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eticaeconomia

Sanzioni, ritorsioni e contromisure: presupposti di legittimità della ‘diplomazia coercitiva’

di Mirko Sossai

L’imposizione di sanzioni è stata la principale risposta da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea, insieme ad alcuni altri Paesi, all’aggressione russa dell’Ucraina. Non si tratta di misure del tutto nuove: al contrario, i nuovi pacchetti adottati a partire dalla fine di febbraio si pongono nel solco della continuità con le misure già in vigore sin dall’annessione della Crimea nel marzo 2014. Ne emerge un quadro articolato che comprende sia sanzioni ‘mirate’ contro le élite di governo sia misure di carattere commerciale e finanziario che colpiscono la Russia e il principale alleato, la Bielorussia, nel loro complesso. Sono misure concertate tra i diversi attori coinvolti, ma in ogni caso imposte da questi ultimi in via individuale e unilaterale.

 

1. La domanda principale a cui gli analisti hanno cercato di rispondere è quale sia l’impatto delle sanzioni e se stiano funzionando. Altre questioni rimangono invece sullo sfondo: eppure si tratta di temi che continuano a segnare il dibattito non solo in sede diplomatica ma anche nella letteratura giuridica.

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coniarerivolta

Consigli non richiesti: Europa e FMI predicano austerità

di coniarerivolta

La primavera dovrebbe portare una ventata di aria fresca, ma a leggere i giornali in questi giorni è sconcertante leggere come, dopo anni di austerità e miseria e nonostante pandemie e guerre, i guardiani dell’ortodossia continuino a riproporci le solite ricette.

Il 23 maggio la Commissione europea ha pubblicato i Country Reports, cioè le relazioni con cui la Commissione manifesta i risultati del proprio monitoraggio sulle condizioni economiche e sociali degli Stati membri, esprimendo una serie di consigli con cui di fatto prende avvio il processo di sorveglianza delle politiche di bilancio (ma non solo) degli Stati. Una sorveglianza che, nell’ambito del piano di ripresa post-pandemica, è legata a doppio filo all’erogazione dei fondi del programma Next Generation EU e, quindi, al PNRR. Come ha ricordato, infatti, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, in riferimento alle raccomandazioni specifiche per ciascun Paese, “finora dipendeva solo dai Paesi rispettarle o meno, ma ora le raccomandazioni sono legate a sussidi e potenziali prestiti” Ovviamente, ce n’è anche per l’Italia, e a leggerlo cascano le braccia.

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sinistra

La tempesta del pensiero

di Salvatore Bravo

Il sistema capitale riduce la filosofia a chiacchiera da salotto o a semplice erudizione. Per poter neutralizzare la prassi critica della filosofia si procede a integrarla nel sistema di congelamento del pensiero. La filosofia accademica destoricizzata è un prodotto per il mercato, lo scopo è venderla sul mercato della cultura. La produzione libraria filosofica risponde, così, ai bisogni del mercato e ne diventa parte sostanziale. La produzione di libri è corredata dai festival della filosofia e dagli incontri con l’autore, l’insieme produce e tesse le fila di un mercato diffuso e nello steso tempo lo legittima. La filosofia muore nelle piazze e nei festival in cui la chiacchiera colta produce indotti, ma non contribuisce alla tempesta del pensiero. Metafora heideggeriana “la tempesta del pensiero” è il concetto, il quale è parte dell’invisibile nel visibile, il vento c’è, lo si sente, ma non si vede, egualmente il pensiero non è visibile, ma la sua azione agisce nella realtà. La tempesta del pensiero è in continuità con l’insegnamento socratico è cultura del domandare. La domanda sorge, se vi è la possibilità di riflettere sulle rappresentazioni e sulle parole-concetto che ordinano l’ideologia del mondo. La filosofia ha effetto scongelante, scioglie i nodi concettuali sclerotizzati dall’abitudine.

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notebloc

La via e l'itinerario di Rosa Luxemburg

di Maria Concetta Sala

Le questioni impellenti dettate dalla globalizzazione e le possibili soluzioni sulla scia della critica marxiana impegnano da tempo Giovanni Di Benedetto, che in passato ha indagato l’Etica di Spinoza e l’Emilio di Rousseau. Nel suo ultimo lavoro, La primavera che viene. Attualità di Rosa Luxemburg (Mimesis, 2021), egli si misura con l’esperienza teorica, concreta, esistenziale di una grande donna il cui nome è probabilmente noto più della sua opera e, fra l’altro, in cerchie ristrette

Il libro scritto dallo studioso durante la pandemia è senza dubbio un ampio e fondamentale contributo alla sua conoscenza e si distingue nella bibliografia delle analisi e interpretazioni dedicate all’opera della rivoluzionaria polacca non solo in quanto esito di una ricerca accurata ma anche per il suo carattere di guida chiara e completa al percorso tracciato da una personalità – « un condensato di differenze scandaloso e esplosivo », la definisce – che lo ha folgorato.

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labottegadelbarbieri

«L’era degli scarti»

Sul libro di Marco Armiero

di Gian Marco Martignoni

Se si vuole seriamente affrontare «la guerra del capitalismo contro la Madre Terra e i popoli originari» – come in Messico ha recentemente sostenuto la Carovana Indigena – è indispensabile la lettura del libro di Marco Armiero L’era degli Scarti (Einaudi: pag.122, euro 15) che introduce la nozione, completamente oscurata dalla narrazione dominante, del mondo come discarica globale. Così si può cogliere in profondità la spaventosa degradazione che la logica estrattiva del capitalismo predatorio produce nei confronti delle persone, delle comunità e dei luoghi in cui esse vivono. Si tratta di un testo molto agile e per nulla predicatorio, poiché a un primo capitolo di carattere teorico Armiero ha affiancato due capitoli dedicati alla conoscenza della realtà che costituisce il Wastocene, per poi concentrarsi sulle sorprendenti pratiche di organizzazione e di resistenza da parte delle comunità che sono costrette a riprodursi nelle zone più inquinate e tossiche del pianeta.

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sinistra

Resa in cambio di cibo: la minaccia europea al Libano

di Firas Al Shufi

Con tempi chiari e linguaggio da ricatto, l'inviato dell'Unione Europea Sven Koepmans ha presentato una proposta occidentale al Libano e alla sua resistenza per impegnarsi in un processo di "pace" con il nemico israeliano sotto il nome di soluzione finale.

In cambio della normalizzazione e della rinuncia ai diritti, gli europei offrono ai libanesi le tentazioni del pane, delle medicine e dell'elettricità, e alla resistenza libanese ampi privilegi nel nuovo regime.

A due settimane dalle elezioni parlamentari, l'“inviato speciale dell'Unione europea per il processo di pace in Medio Oriente”, Sven Kopmans, ha lasciato il clamore del fronte ucraino contro i russi ed è sbarcato pesantemente a Beirut.

Promuovere la "soluzione finale" con il nemico israeliano, come unica via per la stabilità in Oriente, e unica via d'uscita per il Libano dalla crisi attuale.

Il diplomatico olandese, arrivato dalla Palestina occupata dopo l'incontro con il ministro della guerra del nemico, Benny Gantz, ha girato per giorni da una sede all'altra dei tre presidenti, il ministero degli Affari esteri ed Hezbollah, parlando a nome dei 27 paesi europei della necessità di attivare il "processo di pace".

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electomagazine

La grande menzogna sul grano ucraino. Kiev non è il granaio del mondo e neppure d’Europa

di Augusto Grandi

“La Russia vuole affamare il mondo, bloccando l’esportazione del grano ucraino per via mare”. È questa la nuova bufala dei media italiani di regime. D’altronde sul terreno l’esercito russo avanza e non si può continuare a raccontare di ripiegamenti delle armate putiniane pronte ormai alla resa. Dunque occorre cambiare la menzogna quotidiana. E cosa c’è di meglio di provocare una nuova ondata di indignazione e di terrore nel gregge italico? Il Covid non funziona più, il vaiolo delle scimmie non funziona ancora. Ma la carestia è sempre un tema di successo.

Tanto chi, nel gregge, andrà mai a controllare i dati reali? Basta raccontare che l’Ucraina è il “granaio del mondo” e le pecore si spaventano. Un tempo era considerata solo il granaio d’Europa, ma i tempi sono cambiati. Anche le produzioni ed i produttori, però. Così la produzione mondiale si aggira intorno ai 760 milioni di tonnellate e, grazie ai disinformatori di regime, viene da pensare che Kiev sia il primo produttore. Se no che “granaio del mondo” sarebbe?

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ilpungolorosso

Da Bonomi (Confindustria) un nuovo attacco ad alzo zero. A seguire, la Cisl…

di Il Pungolo rosso

È in arrivo da ovest (Stati Uniti), da est (Russia) e da nord (Germania) una nuova recessione di portata imprevedibile. Che infliggerà altri colpi all’economia italiana già scossa dall’aumento dei costi di produzione e dalla perdita di mercati causati dalla guerra in Ucraina. Davanti a questi eventi, il presidente di Confindustria Bonomi non ha perso tempo ed è ripartito all’attacco, rispolverando l’arroganza del suo discorso di investitura di due anni fa.

La grande camorra lombarda all’attacco. Sul nuovo boss della Confindustria

Stamattina è festa, festa grande, euforia, nelle redazioni di Libero e del Giornale per l’elezione di Bonomi a presidente di Confindustria. Dopo mesi in cui la Lombardia – la regione più ricca di Europa – ha squadernato davanti al mondo intero la cinica criminalità dei suoi sciur Brambilla e l’altrettanto cinica connivenza dei clan leghisti … Continua a leggere

Ha perfino scomodato il grande fiorentino, per lanciare un vile messaggio da industrialotto padano assatanato di guadagni mai bastevoli: noi “eroi civili”, padroni del vapore, non daremo aumenti salariali. Dalle nostre tasche non uscirà un euro.

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comidad

Dalla psicopandemia alla psicopolemia?

di comidad

Nel 1919 i giornali, con in testa il solito “Corriere della Sera”, condussero una martellante campagna di stampa su presunti episodi di aggressione ai reduci di guerra. Molti storici hanno dato per scontata l’autenticità di quella narrazione, ma in realtà di sostanzioso vi era ben poco, anche considerando che, con milioni di ex combattenti in giro, era pretestuoso attribuire un carattere antimilitarista ad ogni rissa in cui venissero coinvolti; ciò in un periodo in cui si veniva alle mani molto più facilmente di oggi. Sta di fatto che quella psicosi indotta dalla stampa di establishment fu importante nel creare il clima di rancore e di regolamento di conti nel quale si instaurò il fascismo. A quell’epoca creare una psicosi fu possibile con i soli mezzi della stampa cartacea, ma oggi, con la potenza degli attuali mezzi di comunicazione indurre analoghe psicosi su presunte emergenze finanziarie o pandemiche, o sui presunti disastri provocati dal reddito di cittadinanza, è molto più agevole e frequente di prima.

In un conflitto internazionale il ruolo mistificatorio dei media è ovviamente decisivo.

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codicerosso

Le ferite notturne del potere: “Esterno notte”

di Francesca Fiorentin e Guy van Stratten

La frase più mostruosa di tutte: qualcuno è morto «al momento giusto».
Elias Canetti

Dopo Buongiorno notte, del 2003, Marco Bellocchio, con Esterno notte, riporta sullo schermo la vicenda del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro ad opera delle Brigate Rosse. Ma se il film del 2003 era marcatamente pervaso di un habitus onirico, adesso, la ricostruzione della vicenda sembra delinearsi all’interno di un impianto cronachistico più accentuato. Spicca anche stavolta, nel titolo, la parola “notte”. E se l’accostamento “buongiorno notte” rimandava ad una vera e propria antitesi presentata in forma ossimorica, il nesso “esterno notte” riecheggia invece un gergo cinematografico, con una precisa allusione alle tecniche di ripresa. Come se si trattasse di una messa in scena cinematografica il più fedele possibile (un “esterno”) ma girata di notte. Si tratta infatti di vicende ambientate durante la “notte della Repubblica”, sulle quali sembra essere stato posto una sorta di filtro cinematografico appunto per creare l’“effetto notte”, come nell’omonimo film di François Truffaut (il cui titolo originale è La nuit américaine, 1973).

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luogocomune

Che cosa nasconde l’adesione improvvisa alla NATO di Svezia e Finlandia?

di Alexandre Lemonine

Questo articolo, preso da Observateur Continental, propone una diversa lettura per la richiesta di rapida adesione dei due paesi scandinavi alla NATO

La rapida e imminente adesione della Finlandia e della Svezia alla NATO sembra essere collegata ai fatti recenti, ma solo a prima vista. Comunque sia, è attraverso l'operazione russa in Ucraina che di solito viene spiegata la rapida integrazione di Stoccolma e Helsinki nella NATO.

Tuttavia, è impossibile immaginare un pericolo che derivasse dagli obiettivi dell'operazione speciale per questi due paesi. Un altro stato neutrale, l'Ucraina, minimizzerebbe solo i limiti del confronto diretto tra le organizzazioni militari occidentali e la Russia. Coloro che cercano di passare il più rapidamente possibile sotto l'ombrello della NATO lo capiscono. Il presidente finlandese ammette apertamente che Mosca non ha un piano di attacco contro il suo Paese, ma questo non è di importanza decisiva ai suoi occhi.

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Il mito dell'Ucraina sovrana e la questione dei confini

di Donatella Di Cesare

Oggi il mio articolo sul Il Fatto Quotidiano

Sebbene lo scenario politico internazionale sia più che mai cupo e confuso, si vanno delineando due tendenze diverse nel modo di affrontare questo nuovo conflitto europeo.

Da una parte c’è chi lo racconta come la guerra di Putin contro il mondo, ricorrendo a consolidate antitesi: la follia contro la ragione, la barbarie contro la civiltà, la tirannide contro la democrazia. Il novello Gengis Khan, lo Hitler di turno, minaccia il progresso, semina distruzione, provoca l’apocalisse. In questa visione gli ucraini “si sacrificano per noi” costituendo un avamposto del mondo, una barriera indispensabile, prima che dilaghi ovunque la violenza cieca. Si tratta di un modo di interpretare gli eventi che, oltre a essere astorico, depoliticizza il conflitto, ignorando i motivi che lo hanno scatenato. Ciò non significa che questa tendenza, sostenuta soprattutto dagli Stati Uniti, non persegua un obiettivo ultrapolitico, che è l’estensione della guerra, presentata nella sua naturale ineluttabilità. Dall’ordine mondiale di qualche mese fa si passa allora a una confusione cosmica, a un caos illeggibile, dove ogni male, dalla recessione alla carestia, appare fatale, senza rimedio.

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Otto direzioni verso una politica radicale e sostenibile

di Paolo Bartolini*

Il mondo, sotto la guida di élite confuse e poco lungimiranti, sta andando verso il riarmo globale, con anni e anni di conflitti a bassa, media e alta intensità che ci aspettano. Le lotte egemoniche non si curano dei cambiamenti climatici e dei problemi reali di miliardi di persone (il cibo, l’acqua, l’istruzione, la qualità del lavoro, i diritti civili, la violenza contro le minoranze, …). La politica classica – diciamocelo – è morta e sepolta. Il futuro non è roseo e dobbiamo domandarci cosa sia possibile fare, visto che esistono parecchi gruppi umani che criticano l’esistente, ma non riescono ad opporre all’andazzo generale una forma di resistenza efficace.

I punti dirimenti, per andare in direzione di una politica radicale che non sia estremista e non cada neanche nell’illusione riformista, oggi mi sembrano questi:

1) il pacifismo e la nonviolenza sono le vie da percorrere, per motivi non solo ideali, ma concretissimi: se pensi di usare la “forza” trovi che i tuoi avversari ne hanno infinitamente più di te e sono abituati ad esercitarla da secoli. E poi, se li segui sullo stesso terreno, diventi come loro;