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finimondo

Poche mele marce

Dopo la ribellione per la morte di George Floyd avvenuta la scorsa estate, è diventata pratica comune dipingere tutti gli agenti di polizia negli Stati Uniti con un’unica pennellata di colore. L'americano medio era solito credere che la maggior parte dei poliziotti stesse facendo solo il proprio lavoro, mentre i mass media si concentravano su poche mele marce che non rappresentano la stragrande maggioranza degli agenti di polizia. Questa visione è ormai diventata obsoleta – ma penso che occorra riportarla in auge. Certo, esistono poliziotti che sono razzisti, sessisti, omofobi, violenti e corrotti. Ma non tutti i poliziotti sono così. Alcuni poliziotti sono intelligenti e sofisticati. Studiano le discipline umanistiche e tentano di capire le cause strutturali dei problemi sociali incontrati sul campo. Questi poliziotti cercano di costruire rapporti di fiducia con le comunità che sorvegliano e dove vanno a lavorare ogni giorno, combattendo per migliorare la percezione pubblica nei confronti della polizia. Sono loro le mele marce.

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sbilanciamoci

Lotta di classe nell’ultimo miglio della logistica

di Rachele Gonnelli

Il tessuto venoso della logistica è diventato “l’ultimo miglio” delle conquiste del lavoro e il luogo dove si innestano multinazionali della gigeconomy e vecchi monopoli dei trasporti, tra economia legale e illegale. Angelo Mastrandrea ricostruisce le lotte feroci nella nuova frontiera del capitalismo: il movimento merci

Un tempo, non molto tempo fa, il mondo pulsava, aveva un pompaggio produttivo. Oggi scorre, è circolatorio. O forse, più probabilmente, ha un cuore industriale distante, asiatico e a noi non resta che aspettare che passi il fiume di un trasporto di merci prodotte altrove. È un modello fluido e limaccioso, questo qua, che tiene insieme diverse filiere logistiche, sporche e pulite, si inerpica lungo la Penisola con modalità sempre più uniformi date dalle multinazionali della logistica e dalla spinta uniformante del Covid, dai rider che portano i pasti ai Tir che solcano le autostrade ai container stipati nei porti. Angelo Mastrandrea, giornalista d’inchiesta che tanto si è occupato delle fabbriche, della deindustrializzazione dell’Italia e delle esperienze dei territori di reinventarsi una politica industriale dal basso, nel suo ultimo libro si occupa proprio di questa nuova frontiera.

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lantidiplomatico

G8 di Genova 20 anni dopo, c’è poco da celebrare

di Edoardo Laudisi

In questi giorni media mainstream e giornali nazionali fanno a gara per celebrare il ventennale del G8 di Genova. Sarà che oggi il movimento no global - che, come ha capito persino Bertinotti, fu l’ultimo movimento mondiale di sinistra- è morto e sepolto e quindi può tranquillamente essere rievocato dal mainstream con la gioia liberatrice di uno pericolo scampato. Mentre si tace sulle proteste oceaniche contro il Green Pass francese imposto da Macron, o sui motivi veri della spedizione europea nel Sahel centrale che coinvolge anche militari italiani, o sulle cause dei disordini di Cuba, e si stigmatizza ogni protesta contemporanea come sovranista, populista, o complottista, si celebra un amarcord di 20 anni fa con il sentimentalismo mellifluo ed ipocrita di chi si è specializzato nello scrivere coccodrilli.

Così lo speciale di Repubblica online dedicato al G8 di Genova istruisce i suoi lettori su come molte delle istanze di quel movimento siano state accolte da istituzioni come l’Unione Europea grazie a strumenti come il Recovery Fund ad esempio -che secondo l’inganno della sinistra liberal non sarebbe l’ennesimo prestito a debito ma uno strumento in grado di rendere possibile un altro mondo.

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officinaprimomaggio

Insurgent Universality. An alternative Legacy of Modernity

Un libro di Massimiliano Tomba

di Daniele Balicco

Massimiliano Tomba è un filosofo politico di formazione padovana che, purtroppo, come tanti suoi colleghi ormai, ha lasciato qualche anno fa l’Italia: oggi insegna nel prestigioso dipartimento di History of Consciousness dell’Università di Santa Cruz, in California. Il suo ultimo lavoro – pubblicato da Oxford University Press nel 2019 e in attesa di essere tradotto in italiano – è un saggio politico ambizioso, dove alcuni strumenti teorici della tradizione filosofica tedesca, su cui Tomba ha già a lungo meditato (su tutti: Kant, Marx, Benjamin e Bloch), vengono messi alla prova di eventi storici circostanziati: lo scopo è quello di costruire una genealogia critica capace di indicare tracce, emersioni storiche significative, perché concretamente universalistiche, di quell’altra modernità che si è continuamente opposta, per secoli, all’incardinarsi unidimensionale della sovranità europea e del suo dominio sul pianeta.

Il libro si apre con un’immagine, che ben riassume l’oggetto di studio di questo lavoro. Pensiamo a un fiume la cui acqua sia stata canalizzata. Nella parte destra dell’argine artificiale stanno i guardiani dello Stato e della reazione; in quella sinistra, i progressisti.

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circolointernazionalista

Per aspera (nostra) ad astra (sua)

di Rostrum

Ieri, poco dopo le 15 ora italiana, il noto imprenditore e sovrano dell’impero di Amazon, Jeff Bezos, a bordo della navicella New Shepard della Blue Origin, è asceso fin quasi agli spazi siderali per vivere l’inebriante avventura della percezione di assenza di gravità determinata dal volo in caduta libera. A detta di molti gazzettieri, tutto ciò è bello, è grandioso, è sublime.

Che dire? È confortante constatare che, nello squallore di una modernità priva di slanci ideali, l’eroismo e lo spirito pionieristico non sono completamente estinti. Al contrario, ci viene ripetuto, a dire il vero con grande insistenza, che questi nobili sentimenti oggi vivono nelle poderose imprese dei coraggiosi capitani d’industria, degli avventurosi intraprenditori, degli spiriti creatori, dei produttori di ricchezza, dei managers e degli AD. Questi titani dell’economia mondiale, moderni rappresentanti della sana razza dei Carnegie, dei Morgan, dei Rockefeller, dei Jay Gould, dei Vanderbilt e dei Ford, hanno, con tutta evidenza, le migliori qualità che la specie umana sia stata in grado di sviluppare in circa duecentomila anni di evoluzione: intelligenza, competenza, cultura, amore del bello, creatività, intraprendenza, dedizione, coraggio, generosità.

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cumpanis

Un esercito di robot contro la rivoluzione cubana

di Geraldina Colotti

A giugno Cuba ha denunciato che, in vista del 2022, l’amministrazione Biden aveva richiesto 58,5 miliardi di dollari per la sovversione: un aumento del 10% rispetto al budget di quest’anno. Dopo gli eventi dell’11 luglio, uno dei principali destinatari dei fondi americani, al centro della campagna di destabilizzazione, è stato Proactive Miami Foudation Inc.

Affinché l’etichetta #SOSCuba diventasse una tendenza globale, come è stato fatto durante le guarimbas in Venezuela con #SOSVenezuela, è stato utilizzato un esercito di robot che ha inviato milioni di messaggi e ha spinto gli “influencer” a promuovere l’etichetta e cambiare la loro posizione per far sembrare che abitassero a Cuba. Sono comparse anche molte pagine falsamente posizionate a sinistra a diffondere critiche agli “errori” di Cuba e alla presunta “dittatura” per nascondere l’azione genocida del blocco.

Dal 1960, l’amministrazione statunitense ha espresso lo scopo di quello che la stampa occidentale chiama erroneamente “embargo” e che è invece un blocco soffocante, destinato a provocare “fame e disperazione” per realizzare il famoso “cambio di regime”.

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frontiere

Divide et Impera

di horusarcadia

È noto che il metodo infallibile che il potere adotta per tenere sotto controllo le popolazioni sia quello di creare divisioni e che rapportato in tempi di capitalismo si traduca in: creare conflitti orizzontali per evitare l’unico conflitto temuto (ed efficace), quello verticale, verso l’alto dove risiede il potere.

Verso il potere, sì, ma con quale aggettivazione, quale attributo? Facciamo un rapido elenco dei fronti aperti: vegani vs. carnivori, destra vs sinistra, sì vax vs. free vax, green vs. inquinatori, animalisti vs. insensibili, cultori della scienza vs. critici, globalisti vs. multipolari, immigrazionisti vs. autoctoni, BLM vs. bianchi, ateisti vs. credenti, femministe vs. patriarcali, LGBT vs. binari, giovani vs, vecchi…

Ci fermiamo qui ma… cosa manca?

Manca tutto ciò che possa riferirsi all’economico nei termini della differenza più plateale e persistente, quella tra ricchi e poveri. È accuratamente evitato ogni possibile collegamento con chi possiede i mezzi di produzione (il vero conflitto verticale).

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sollevazione2

Vaccino inutile: la conferma inglese

di Leonardo Mazzei

Una bomba. La notizia arrivata da Londra è un’autentica bomba. Venendo dal governo britannico, i media italiani non l’hanno potuta oscurare del tutto. Ma ne hanno parlato come fosse una cosetta da poco, roba di normale amministrazione. Ed invece è proprio una bomba, la conferma dell’assoluta inutilità del vaccino nei confronti della variante Delta.

Pochi giorni fa ci siamo occupati del tema (Variante Delta? Vaccino KO!) partendo dai dati di Israele. Adesso arriva la clamorosa conferma inglese.

Così leggiamo su la Repubblica:

«“Il 60% dei nuovi ricoverati di Covid in Inghilterra ha ricevuto due dosi di vaccino”. E’ del massimo consigliere scientifico del governo di Boris Johnson, Sir Patrick Vallance, l’annuncio più importante della conferenza stampa del primo ministro e dei suoi collaboratori a Downing Street».

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comuneinfo

Capitalismo verde

di Paolo Cacciari

Servirebbe una nuova teoria del valore che non facesse discendere il valore delle cose dal prezzo dei suoi fattori e nemmeno dal loro valore d’uso, ma dalla loro consistenza ai fini della preservazione della vita sulla Terra

Jason Hickel e Giorgos Kallis, un antropologo e un economista, si sono interrogati se sia davvero possibile realizzare unacrescita verde” (J.Hickel, G.Kallis, Is Green Growth Possible?, New Political Economy, 17 aprile 2019). Un quesito che osa mettere in dubbio la narrazione oggi dominante (dopo la ingloriosa scomparsa dalla scena dei “negazionisti” alla Trump) secondo cui tutto è, o dovrebbe diventare, da qui a pochi anni, green friendly, ecosostenibile, a impatto zero. L’energia dovrebbe decarbonizzarsi, i beni e i servizi di largo consumo dovrebbero diventare smart, l’economia dovrebbe diventare circolare, la finanza dovrebbe avere un impatto positivo, le singole imprese dovrebbero rispondere ai requisiti Esg (Environmental, Social, Governance) e così via fino a rientrare nei parametri della sostenibilità climatica stabiliti sei anni fa alla Conferenza sul clima di Parigi e rimbalzati sulle sponde dell’oceano con i piani Green Deal delle nuovi amministrazioni europea e statunitense.

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contropiano2

Concorsi pubblici, non c’è nessuna Next Generation

di Redazione Contropiano - Guido Salerno Aletta

Il “governo dei migliori” guidato da Mario Draghi è un curioso mix di pretese “super-competenze” e riciclo di avanzi di establishment ormai relegati a fare da comprimari nei talk show. Notizia di queste ore, persino Elsa Fornero viene richiamata in servizio come “consulente” del governo, probabilmente per portare “nuove idee” su come tagliare le pensioni.

E’ curioso perché è abbastanza noto in ambiente giornalistico, che di solito personaggi come questo, una volta diventati ministro, per essere sicuri di non sbagliare sono soliti richiedere a loro volta una “consulenza” – o “un consiglio” – ai vertici delle istituzioni continentali. A gente come Mario Draghi, insomma. Ma una premio di collaborazione non si nega a nessuno, a quanto pare…

Un altro personaggio della stessa levatura è sicuramente Renato Brunetta, rimesso in sella dopo i disastri combinati nei governi Berlusconi (non proprio il paradiso delle “competenze”), e partito a razzo con una serie di “riforme della pubblica amministrazione” fondate su pregiudizi, odio di classe (attribuire punteggi abnormi soltanto ai master post-laurea significa tagliare tutti i laureati che non se li sono potuti permettere), idee bislacche travestite da “efficientismo”.

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ilsimplicissimus

Il divismo della malattia

di Anna Lombroso

C’è un nuovo filone di successo del gossip. Potete monitorarlo attraverso le news che vi somministra Google sul cellulare e rappresenta una finestra sulla realtà davvero significativa.

Intanto perché ci vuol dimostrare che anche i ricchi piangono, che anche i segnati dalla Fortuna hanno le loro disgrazie, che anche a chi eccelle per talento e capacità, e meriterebbe il meglio, capita qualche iattura. Ma visti i tempi che corrono non viene pretesa dal fugace lettore sorellanza per le corna, solidarietà per gli imbrogli dell’agente, comprensione per l’eclissi cui è condannata la star cui è stato preferito un taglio di carne più fresca, compassione per via di improvvidi botulini: adesso invece la pietas da suscitare dal basso verso l’alto viene riscossa dai Vip, come si diceva una volta, per via dell’ostensione pubblica, senza riserve e senza pudore, di una illimitata varietà di patologie.

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sinistra

Caos sistemico, Covid-19 ed etica del viandante

di Paolo Bartolini

Non sono in molti ad aver colto la portata complessiva della pandemia/sindemia Covid-19. Miguel Benasayag, agli esordi dell’emergenza, ha giustamente osservato che il fenomeno si inscrive nella transizione delicatissima dalla modernità all’era complessa, dunque differisce (per motivi materiali e simbolici) da altre pandemie del passato. Il caos informativo che ci avvolge, le vite spezzate – più di tre milioni in tutto il mondo –, il dibattito democratico congelato e le strategie ambigue di fronteggiamento messe in campo dalle istituzioni dicono di una minaccia incombente: intellettuale, civile ed ecologica.

Se nella prima fase dell’evento pandemico/sindemico (quella che, grossomodo, si è sviluppata fino alla diffusione dei vaccini) la polarizzazione pericolosa è stata tra cospirazionisti più o meno reazionari e conformisti proni a qualunque decisione delle autorità governative, oggi assistiamo a un rimescolamento delle carte e delle posizioni.

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lafionda

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: un’analisi critica

di Daniel Fabbricatore

Quando si parla del “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, stilato da Mario Draghi e dai suoi tecnici per l’attuazione del programma Next Generation EU in Italia, una certa frangia mediatica e politica si esprime presentandola come un fiume di risorse finanziare concesse dalla generosa Europa al nostro Paese, con espressioni come “nuovo Piano Marshall” e altre formule abbastanza retoriche e approssimative. In primis, basti pensare che negli USA, il governo Biden ha lanciato un piano di ripresa di 6.000 miliardi di dollari, al fronte dei quali i 750 miliardi di euro del Recovery europeo appaiono come una piccolezza. Siamo di fronte ad una distribuzione di risorse su 3 titoli: il primo è quello specifico relativo al dispositivo di ripresa e resilienza, e sono 191 miliardi, poi i fondi aggiuntivi del React Eu ovvero fondi di coesione aggiuntivi che vanno alle regioni più povere d’Europa, che fanno parte delle spese comunitarie da alcuni anni, con l’aggiunta di 31 miliardi potenziali che lo Stato italiano può mettere in campo attingendo ai mercati finanziari, indebitandosi, come ha fatto nel corso del 2020 quando sono state raccolte risorse come gli oltre 130 miliardi di euro che hanno finanziato le misure di contenimento della crisi, di sostegno alle imprese e alle famiglie (i vari bonus dati dal Governo Conte prima e Draghi poi, e così via).

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sinistra

Fragole e sangue: Genova, luglio 2001

di Eros Barone

Che lo Stato borghese sia, nell’epoca dell’imperialismo, lo Stato delle guerre di aggressione all’esterno e della controrivoluzione preventiva all’interno, non è il frutto di un insieme di contingenze più o meno casuali ma è il prodotto, oltre che della natura ontologico-sociale dello Stato imperialista contemporaneo, anche di una strategia politico-militare che affonda le sue radici sin dentro gli anni ’90 del secolo scorso. La prima concreta manifestazione, almeno per quanto concerne il Primo Mondo, può essere facilmente individuata negli eventi che contrassegnarono il G8 genovese. Da lì è necessario prendere le mosse seguendo un percorso a ritroso che parte dalle ‘giornate genovesi’ e attraversa i passaggi che hanno scandito l’attuale fase strategica del potere capitalistico, di cui la gestione politico-militare del G8 genovese fu un momento cruciale.

Il ‘combinato disposto’ tra la militarizzazione della vita politica e sociale, il varo di leggi dichiaratamente xenofobe e razziste e la repressione sempre più capillare di ogni manifestazione incompatibile con le retoriche della democrazia liberale, nonché il funzionamento sempre più totalitario del sistema dell’‘informazione’, dettero vita allora allo scenario quotidiano nel quale il nostro paese è rimasto immerso fino ad oggi.

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quodlibet

Cittadini di seconda classe

di Giorgio Agamben

Come avviene ogni volta che si istaura un regime dispotico di emergenza e le garanzie costituzionali vengono sospese, il risultato è, come è avvenuto per gli ebrei sotto il fascismo, la discriminazione di una categoria di uomini, che diventano automaticamente cittadini di seconda classe. A questo mira la creazione del cosiddetto green pass. Che si tratti di una discriminazione secondo le convinzioni personali e non di una certezza scientifica oggettiva è provato dal fatto che in ambito scientifico il dibattito è tuttora in corso sulla sicurezza e sull’efficacia dei vaccini, che, secondo il parere di medici e scienziati che non c’è ragione di ignorare, sono stati prodotti in fretta e senza un’adeguata sperimentazione.

Malgrado questo, coloro che si attengono alla propria libera e fondata convinzione e rifiutano di vaccinarsi verranno esclusi dalla vita sociale. Che il vaccino si trasformi così in una sorta di simbolo politico-religioso volto a creare una discriminazione fra i cittadini è evidente nella dichiarazione irresponsabile di un uomo politico, che, riferendosi a coloro che non si vaccinano, ha detto, senza accorgersi di usare un gergo fascista: “li purgheremo con il green pass”. La “tessera verde” costituisce coloro che ne sono privi in portatori di una stella gialla virtuale.

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marxismoggi

Il “nuovo” Marx di Roberto Fineschi

di Giovanni Sgro’

Il profilo di biografia intellettuale di Marx a firma di Roberto Fineschi (Marx, Brescia, Scholé, 2021, 183 pp., ISBN 978-88-284-0296-1) si presenta esteriormente come un volumetto agile e “leggero” ma, già a una prima lettura, si rivela essere una miniera di spunti critici e di proposte ermeneutiche, in cui si condensa un confronto più che ventennale con l’opera di Marx e con la relativa letteratura critica.

Alla base di questo così come di tutti gli altri lavori di Fineschi vi è quel «fondamentale passaggio storico-esegetico» (p. 13) rappresentato dalla nuova edizione storico-critica delle opere di Marx ed Engels in lingua tedesca, la Marx-Engels-Gesamtausgabe, di cui Fineschi stesso è stato ed è in Italia uno dei maggiori conoscitori e “divulgatori”.

In quel «corpus vasto e multiforme» che è l’opera di Marx, caratterizzata da «fasi, stili e intenti molto diversi», Fineschi ha individuato ‒ correttamente ‒ uno «snodo fondamentale» (p. 13) nell’anno 1857, vero e proprio “punto di non ritorno” nella produzione teorica marxiana, anno in cui Marx incomincia per la prima volta a esporre in modo autonomo e organico quel progetto di critica dell’economia politica che lo ha impegnato ‒ tra letture, estratti, manoscritti, tentativi di pubblicazione ed edizioni a stampa ‒ per tutta la vita.

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ilrovescio

In extremis, ovvero quando si arriva al lasciapassare

di Matus

Per una volta, partirò da un piccolo racconto autobiografico.

Nell’estate del lontano 1990, non ancora diciottenne, mi rifiutai di presentami alla visita di leva per il servizio militare (e per quello “civile sostitutivo”). La legge prevedeva l’arresto immediato per “renitenza alla leva”. Proprio quell’estate – una prima fortuna in cui mi sono imbattuto – la legge venne modificata, di conseguenza il renitente veniva arruolato d’ufficio e denunciato a piede libero. Successivamente, venni condannato a sei mesi di carcere (pena sospesa per via della condizionale) per “renitenza alla leva”. Nel gennaio del 1991, in piena Guerra del Golfo, venni chiamato dal Ministero della Difesa a svolgere il servizio militare in una caserma in quel di Casale Monferrato. Non presentandomi, fui denunciato per “mancanza alla chiamata”. Altro “invito”, altro rifiuto. E nuova denuncia, questa volta per “mancanza alla chiamata aggravata”. Al terzo rifiuto, cambiò il reato: “diserzione”. Tra vari rinvii e i diversi gradi del procedimento, passò una decina di anni prima di venir condannato a un anno di carcere militare.

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sollevazione2

Variante Delta? Vaccino ko!

di Leonardo Mazzei

L’Huffington Post ci informa sulla via italiana agli arresti domiciliari dei dissidenti. Per chi non aderisce alla nuova religione vaccinale l’arma finale si chiama “green pass”. Ma poiché bisogna sembrare equilibrati, lorsignori ci annunciano un «Green pass a restrizioni variabili», con una «estensione che andrà di pari passo con i contagi».

Ragionevole no? Andando sul tecnico, l’articolista ci spiega che il certificato verde verrà concesso solo dopo la seconda dose. Questo perché: «E’ scientificamente provato che per avere una copertura completa, soprattutto con il diffondersi della variante Delta, sia necessaria la seconda dose».

Bene, bene, bene. Fatevi la seconda dose e tutto andrà bene. Oltre a qualche disturbo avrete pure il green pass. Ma, insieme ad esso, avrete anche la certezza di essere protetti al meglio dalla variante Delta. Questo il messaggio diffuso a reti unificate.

Ma davvero stanno così le cose? I dati che arrivano da Israele ci dicono l’esatto contrario. Peccato che i media nazionali non ce ne parlino. Dal loro punto di vista questi numeri hanno infatti due difetti: sono troppo precisi e dimostrano l’esatto contrario di quel che ci vorrebbero far credere.

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sinistra

Una lettera di Giuliano Giuliani al capo della Polizia di Stato

a cura di Eros Barone

A Carlo - Ognuno di noi deve dare qualcosa, per fare in modo che alcuni di noi non siano costretti a dare tutto.

Scritta tracciata su un muricciolo della zona universitaria di Genova.

Quella che segue è la lettera che Giuliano Giuliani, padre di Carlo e funzionario della CGIL, inviò al capo della Polizia di Stato, Franco Gabrielli. La lettera apparve su FB [e fu poi pubblicata dal manifesto, con grande evidenza, il 17 luglio 2018 – nota del curatore]. A distanza di vent’anni, costituisce una messa a punto, tanto soggettivamente nobile quanto oggettivamente implacabile, del significato e delle conseguenze degli eventi che si verificarono a Genova in occasione del G8: una ferita della democrazia italiana che non si è più rimarginata. 

* * * *

«Domenica scorsa [15 luglio 2018 – nota del curatore] il manifesto ha pubblicato una lettera del capo della polizia riferita al G8 di Genova 2001, intitolata “ Una storia da raccontare per intero”. Ho provato a rispondere ma il giornale non ha pubblicato la mia lettera che, per chi ha pazienza, ripropongo qui.

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coniarerivolta

Il giocattolo rotto delle delocalizzazioni

di coniarerivolta

Il grido di dolore di Enrico Preziosi, il padrone di Giochi Preziosi, ha commosso tutti: i regali di Natale dei nostri bambini sono a rischio, bloccati nei porti cinesi dalla richiesta di un balzello che il povero imprenditore proprio non si aspettava. Scorrendo l’intervista, sorge però qualche dubbio circa la buona fede del nostro Babbo Natale incagliato in Cina: già, cosa ci fanno in Cina i prodotti di un’azienda italianissima? E perché questo accorato appello rivolto al nostro Governo?

Nella stessa intervista, Preziosi ci informa che il 95% della sua produzione è delocalizzata in Cina. Come la gran parte delle aziende italiane medie e grandi, anche Giochi Preziosi ha dunque delocalizzato la quasi totalità della produzione in un Paese che offriva grandi opportunità di profitto: un costo del lavoro molto basso, tasse e tributi contenuti da una politica di apertura portata avanti dalla Cina in alcune zone del Paese esposte al commercio internazionale, e la garanzia della totale libertà di circolazione delle merci, che consente ai vari Preziosi di tornare poi in Italia, e in Europa tutta, a vendere le proprie merci prodotte altrove.

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comidad

Associazione a delinquere di stampo statale

di comidad

L'ennesimo massacro di detenuti compiuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere ha scatenato il consueto rituale di ipocrisie o di esibizioni forcaiole. L’effetto di distrazione di questi falsi dibattiti rischia di oscurare un dato che invece dovrebbe risultare evidente, cioè che la normativa vigente già prevede che il carcere possa diventare luogo di abusi, per cui conferisce ad una serie di soggetti istituzionali, estranei all'amministrazione carceraria, la possibilità di visitare le carceri senza alcuna autorizzazione. Ministri, parlamentari (compresi i membri italiani del parlamento europeo), consiglieri regionali, magistrati, membri del CSM, persino autorità diocesane. Si tratta quindi di centinaia di soggetti che possono svolgere una vera e propria funzione ispettiva che non ha eguali in altri settori. I parlamentari, ad esempio, non possono accedere senza autorizzazione ai luoghi di lavoro, o negli ospedali o nelle strutture di ricovero per anziani e disabili, mentre nelle carceri sì. Ciò vuol dire anche che i detenuti, i loro familiari ed i loro avvocati avrebbero a disposizione un gran numero di soggetti a cui far pervenire segnalazioni.

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kelebek3

Cittadini e istituzioni (2)

di Miguel Martinez

Un post che serve più che altro per dare nuovi appigli ai commentatori, visto che non ho un attimo per scrivere qualcosa di più serio…

Vi ricordate del mio amico che si è accorto troppo tardi di aver sbagliato a trascrivere nell’agenda la data della vaccinazione che aveva prenotato?

Dopo aver chiamato per tre volte vari numeri verdi, ha scritto una mail, ricevendo una risposta alquanto bizzarra.

Oggi mi racconta che ha telefonato al suo medico di base, per chiedere aiuto.

Il medico ha risposto così:

“Eh, non saprei proprio cosa dirle… in effetti non vedo via di uscita, non c’è nulla che possa fare io.

Potrebbe vedere se c’è un’altra Open Day senza prenotazione per le vaccinazioni…

No, non so se il fatto che abbia perso una vaccinazione, la renda ineleggibile per l’Open Day…

Come fare a sapere se c’è un’Open Day?

Guardi tutti i giorni sui giornali, ma non so se ne faranno più, i vaccini cominciano a scarseggiare.”

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sinistra

Domande di sabbia dal Sahel

di Mauro Armanino

Niamey, 27 giugno 2021. Com’è potuto accadere che abbiamo smesso di contestare la violenza del capitalismo di sorveglianza? Dove sono passati gli intellettuali che non perdonavano proprio nulla al potere costituito? Che fine hanno fatti i profeti che avrebbero dovuto gridare quanto restava della notte? Chi sa ancora gustare l’amaro sapore dei segni premonitori dell’aurora? Perché i poveri si lasciano ingannare dai ricchi che promettono la loro liberazione ad ogni elezione? Perché permettere vengano confiscate le priorità della vita, il senso della storia e l’urgenza della rivoluzione? Cosa è successo perché ogni cosa si trasformasse in merce, la società in un mercato e i cittadini in consumatori consumati ? Come le religioni hanno potuto imprigionare Dio e farne uno strumento di conservazione del disordine che da sempre regge il mondo? Perché abbiamo lasciato spegnere la rivolta morale e spirituale e preso le armi come unica e perdente strategia di cambiamento? Perché è diventato così difficile vivere da uomini e donne su questa terra? Quali scoperte ci aspetteranno e quali nuovi paesaggi andremo ad abitare un giorno? Che abbiamo fatto del nostro tempo?

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carmilla

Ecologia di lotta o di governo?

di Fabio Ciabatti

James O’Connor, La seconda contraddizione del capitalismo. Introduzione a una teoria e storia dell’ecologia, Ombre Corte 2021, pp. 144, € 10

“Più la natura – modificata dall’agire umano – è vista come storia del lavoro, della proprietà, dello sfruttamento e della lotta sociale, maggiori sono le possibilità di un futuro sostenibile, equo e socialmente giusto”.1 Queste parole che chiudono il testo di James O’Connor (1930-2017) La seconda contraddizione del capitalismo, assumono alla luce della pandemia da COVID-19 una tragica attualità: le massicce deforestazioni delle zone equatoriali dovute alle monoculture sono condizioni perfette per il salto di specie dei virus, gli allevamenti intensivi favoriscono la crescita di contagiosità e virulenza di virus e batteri, le catene del valore e del trasporto merci sempre più estese a livello planetario accelerano la diffusione globale di questi stessi agenti patogeni.

Per questo, come ci ricorda la prefazione di Jacopo Nicola Bergamo e Emanuele Leonardi, c’è chi si è spinto a definire la crisi attuale come la “prima crisi O’Connor”.

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ilchimicoscettico

La cosa è su un binario demenziale (e morto)

di Il Chimico Scettico

Ci sono dei magnifici sillogismi in giro, espressi più o meno chiaramente. Probabilmente il più eclatante è "Dato che se avessimo fatto come la Svezia avremmo avuto i morti del Brasile, se faremo come UK avremo i morti dell'India".

Non si capisce bene per quale motivo facendo come la Svezia non si potevano avere i morti della Svezia e facendo come UK non si possano avere i morti di UK, ma probabilmente il motivo è che siamo una nazione ontologicamente inferiore, per cui i paragoni vanno presi nell'insieme delle nazioni a reddito medio e basso (dove di solito le malattie infettive, quali che siano, fanno molti più danni).

Che d'estate si gridi all'apocalisse non è una novità rispetto all'anno scorso, in cui si andavano disperatamente a cercare positivi da ricondurre a feste in spiaggia, feste private, movida, e in cui si cercava qualsiasi cosa pur di dire "esponenziale".

Ovviamente siamo sul pensiero magico estremo, su cui una scritta sul muro riesce a ironizzare come nessuno.

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sollevazione2

In nome della scienza, la dittatura!

di Moreno Pasquinelli

Macron fa da apripista all’insorgente regime di APARTHEID SANITARIO.

Il Presidente francese ha “solennemente” annunciato l’imminente entrata in vigore di una legge per cui, chi non possiederà il passaporto vaccinale non potrà salire sui treni, entrare in un supermercato, andare al bar e al ristorante, nei teatri e nei cinema, negli stadi. E’ ancora peggio che tutto questo. [1] Affinché la legge venga applicata si prevede addirittura, per gli esercenti o le aziende che non controllino gli accessi, una multa di 45mila euro. (Le Figaro del 14 luglio)

Il governo Draghi fa filtrare ad arte degli spifferi per cui intende non solo confermare lo Stato d’emergenza ma seguire l’esempio francese. (Corriere della Sera del 14 luglio)

La mossa di Macron (sono in corso in Francia mobilitazioni in molte città) si presta a diverse considerazioni. Due principalmente.

Riflettano i tanti che ancora hanno dubbi sulla sostanza: che la pandemia è il pretesto, la foglia di fico per edificare un regime di psico-sorveglianza di massa; grazie alle diavolerie della “rivoluzione digitale” un vero e proprio sistema di tecno dittatura controrivoluzionaria.

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poliscritture

Riflessioni rapsodiche su “Il giardino dell’Eden”

di Franco Romanò

È consueto per il pensiero rivoluzionario immaginare l’utopia rivolgendosi al passato, specialmente quando il presente appare talmente desertificato d’avere almeno apparentemente cancellato tutte le tracce di utopie precedenti possibili. È quello che Walter Benjamin, nelle sue Tesi sulla storia, proponeva di fare in uno dei momenti più tragici per l’Europa alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. Il filosofo tedesco aggiungeva però che occorre andare molto indietro nel tempo per ricercare i semi di una nuova utopia: Spartaco, oppure – citando Flaubert – resuscitare Cartagine. Il motivo, che si intuisce fra le righe di quello scritto così estremo, è che se si rimane troppo prossimi al momento storico che ci tocca di vivere, si rischia di rimanere impigliati, a volte senza rendersene ben conto, nelle code di pratiche politiche ormai esauste.

Che Paolo Di Marco sia ricorso ai raccoglitori e cacciatori per immaginare un’utopia concreta odierna (qui) la considero una scelta felice, un lume piccolo ma resistente, capace cioè di forare il buio profondo in cui siamo immersi. Il paradosso non sfugge a lui stesso che lo nomina esplicitamente, con una punta di dolcezza:

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ilparagone

“Quando non capisco, domando”

di Gabriele Guzzi

La notizia che la Francia introdurrà un “green” pass obbligatorio per la maggioranza delle attività quotidiane (bar, ristoranti), mi ha spiazzato. Spiazzato e scioccato.

Mi ha ancora di più scioccato il silenzio di intellettuali, giornalisti, giuristi, filosofi. E mi ha scioccato ancora di più la mancanza di spiegazioni che il sistema mediatico ha fornito.

Siccome ho delle domande a cui nessuno (almeno per quello che ho trovato io) ha risposto. Le faccio qui.

1) Il vaccino, da quello che sappiamo, non blocca il contagio e la diffusione del virus. In UK, ad esempio, dove la vaccinazione è diffusa, i contagi sono oltre 35 mila al giorno. Allora, perché continuano a dire che vaccinandoci proteggiamo gli altri? Se io sono vaccinato e ho sintomi lievi, se passo il virus ad un non vaccinato, si potrebbe ammalare gravemente? Che senso ha quindi accusare chi non vuole vaccinarsi di egoismo, o discriminarlo con una norma?

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kriticaeconomica

Perché il Sud ha un’importanza strategica per l’Italia

di Federico Volpi

Con il grande dibattito pubblico emerso riguardo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che organizzerà la ripartizione dei fondi del programma Next Generation EU destinati al nostro paese, si è imposta con forza l’idea di riforme strutturali per risolvere gli annosi problemi della nostra economia. Al di là del mito e della realtà dietro la consistenza del Recovery Fund, la questione meridionale sembra essere ancora una volta una delle priorità sul tavolo.

Il rilancio del Sud è centrale nella dialettica politica da quando esiste l’Italia unita, anche per via della sua posizione geografica unica al centro del Mediterraneo. Dominando un mare dai vivaci scambi commerciali e caratterizzato da una naturale vicinanza con i traffici da Gibilterra e quelli dal Canale di Suez, il Sud sarebbe facilmente appetibile da un punto di vista portuale per le principali compagnie internazionali. Eppure, i governi che si sono succeduti, in particolar modo quelli negli ultimi trent’anni, non si sono dimostrati in grado di sfruttare questa possibile enorme rendita geopolitica, lasciando che lo spopolamento dell’area continuasse e il relativo sottosviluppo si perpetuasse.

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linterferenza

Millennials vs boomers

di Fabrizio Marchi

Un’altra guerra fra poveri pensata, voluta e alimentata dal sistema (capitalista) dominante è quella fra generazioni, cioè quella dei giovani contro gli anziani, fra “millennials” e “boomers” come vengono definiti dall’attuale insulso gergo anglofilo postmoderno.

Secondo questa ridicola “narrazione” gli anziani sarebbero responsabili delle problematiche che vivono oggi i giovani perché la loro generazione sarebbe stato più fortunata, privilegiata, comunque garantita rispetto a quella odierna.

Non potrebbe esistere fesseria più grande perché ogni generazione si è trovata a vivere le contraddizioni del proprio tempo e del proprio contesto che in parte è sempre stato lo stesso (cioè il vivere in una società capitalista), per lo meno da un secolo e mezzo a questa parte, e in parte è mutato, anche dal punto di vista ideologico e culturale, con il mutare della struttura economica, del lavoro e delle condizioni materiali di esistenza.