Le stragi in Italia. Con la Nato troppi morti e conti in sospeso
di Sergio Cararo
Le “rivelazioni” di Giuliano Amato sulla strage di Ustica riportano in evidenza le responsabilità della Nato non solo sugli 81 morti dell’abbattimento del Dc 9 dell’Itavia nel giugno 1980, ma ci dicono molto anche sulle responsabilità della Nato e del loro azionista principale – gli Stati Uniti – nella stagione delle stragi che ha costellato la storia recente del paese.
Amato chiarisce che tra i vertici militari (e quelli dei servizi segreti) italiani “tra fedeltà alla Costituzione e fedeltà alla Nato, è prevalsa la seconda”. E non solo nella strage di Ustica.
Infatti anche una inchiesta e una sentenza su altre due stragi, Piazza Fontana a Milano nel 1969 e Piazza della Loggia a Brescia nel 1974, portano a indicare “i colpevoli di livello” negli ufficiali del Comando Nato Ftase di Verona.
Le indagini del giudice Salvini sulla Strage di Piazza Fontana avevano portato direttamente alla pista degli “amerikani” nel nostro paese come nucleo ideatore della stagione delle stragi. E gli agenti statunitensi, almeno quelli emersi dalle indagini, erano tutti in servizio alla base militare di Verona.
Nella strategia stragista, il giudice Salvini è arrivato a individuare i servizi segreti militari USA (non la Cia), e soprattutto quelli di stanza nella base del comando FTASE di Verona, i quali attraverso i loro agenti italiani (Digilio, Minetto, Soffiatti) agivano in modo coordinato con le cellule neofasciste di Ordine Nuovo e con gli apparati dello stato italiano nella “guerra sul fronte interno” contro i comunisti, i sindacati e i settori della DC recalcitranti a trasformare la “guerra fredda in guerra civile”.
L’amerikano supervisore della rete degli uomini neri utilizzati nella strategia delle stragi ha un nome e un cognome: Joseph Luongo.
Questi è l’ufficiale Usa che cooptò nella guerra di bassa intensità anche alcuni criminali nazisti come Karl Hass (con cui Luongo si fa fotografare insieme in un matrimonio). Il suo braccio destro era un altro ufficiale statunitense: Leo Joseph Pagnotta.
Per la strage di Brescia, nelle 280mila pagine di atti dei processi sulla strage depositati in quel Tribunale, oltre ai fascisti e ai servizi segreti italiani, nell’incubazione della strage emerge anche l’indicazione di un terzo livello di responsabilità che porta al Comando Ftase di Verona (Comando Forze Terrestri Alleate per il Sud Europa della Nato).
Il luogo dove sarebbe stata elaborata la strategia stragista era a Palazzo Carli, a Verona, sede del Comando Nato. “Qui, con la copertura di generali dei paracadutisti italiani e statunitensi, si sarebbero svolte le riunioni preparatorie di un progetto stragista che avrebbe dovuto sovvertire la democrazia italiana e rinsaldare lo scricchiolante fronte dei regimi del Mediterraneo. Quello che, all’epoca, teneva insieme il Portogallo salazarista, la Grecia dei colonnelli e la Spagna franchista”, scriveva Carlo Bonini su La Repubblica riprendendo il dispositivo della sentenza sulla strage di Brescia.
Poco più di un mese dopo Ustica ci fu la strage alla stazione di Bologna. Quaranta anni dopo una sentenza definitiva ha provato a definirne le responsabilità. Eppure è noto a tutti e ampiamente comprovato che Licio Gelli, ritenuto mente e finanziatore, in Italia non “giocava in proprio” ma per conto degli USA. Quella giudiziaria è dunque una verità incompleta.
Infine, occorre rammentare che pochi giorni dopo la strage del Treno 904 (dicembre 1984), un ministro e compagno di partito di Giuliano Amato – Rino Formica – affermò esplicitamente di ritenere che l’attentato fosse opera di una “potenza alleata“.
In una famosa intervista Formica chiarì la sua valutazione sulla strage: “Ci hanno mandato a dire che l’Italia deve stare al suo posto sulla scena internazionale. Un posto di comparsa, di aiutante. Ci hanno fatto sapere, con il sangue, che il nostro paese non può pensare di muoversi da solo nel Mediterraneo. Ci hanno ricordato che siamo e dobbiamo restare subalterni”.
Ma la verità giudiziaria sulla strage del treno 904 ci ha consegnato le responsabilità solo della mafia, e la politica se l’è fatta bastare smettendo di fare domande.
Gli “uomini neri”, cioè gli autori delle stragi di Stato, non erano più di venticinque/trenta persone organizzate su cinque cellule collocate una a Milano e quattro nel Nordest. Ma il perno del sistema operativo era proprio a Verona, lì dove tutto è cominciato ed è difficile dire che tutto sia finito.
Lo Ftase di Verona è il comando delle forze terrestri Usa e Nato. In quella fase storica, Verona non era solo il “cuore nero” del paese, ma era il perno del comando degli operativi militari statunitensi e Nato nella frontiera del Nordest, quella di confine con la cortina di ferro dei paesi del Patto di Varsavia.
Non risulta che i governi italiani abbiano mai chiesto conto in via bilaterale o in Parlamento ai comandi militari della Nato di quanto è emerso dalle inchieste sulle stragi. Neanche quando il giudice Salvini pose esplicitamente il problema in sede di Commissione Parlamentari sulle stragi.
La strage di Ustica e le rivelazioni di Giuliano Amato allungano, ma non scoperchiano, questa lunga linea di sangue che la Nato ha seminato nel nostro paese, e tale responsabilità non può essere affibbiata solo ad uno dei membri della Nato: la Francia.
Adesso la morte biologica o l’età avanzata di molti protagonisti non consente di mettere tutte le caselle al loro posto e ricavarne una verità giudiziaria che renda giustizia su quanto accaduto nel nostro paese nel quindicennio che va dal 1969 al 1984, ma che almeno si consenta, a chi ha coraggio di farlo, di affrontare la verità storica e politica, senza pagine rimosse o “maledette” che impediscano alle nuove generazioni di comprendere pienamente cosa e perché è accaduto.
Il 17 dicembre 1981 un commando delle Brigate Rosse sequestrava clamorosamente il generale statunitense comandante del Comando militare Ftase di Verona: il generale Dozier. L’alto ufficiale venne liberato il 28 gennaio 1982 da un gruppo operativo dei Nocs (corpi speciali della Polizia) e con la supervisione statunitense.
E’ bene sapere o ricordare che per raggiungere quell’obiettivo non furono risparmiate torture ai militanti delle Br – sia uomini che donne – arrestati prima e dopo il sequestro. Il caso esplose nei mesi successivi e portò all’arresto di un giornalista de L’Espresso, Pier Vittorio Buffa, che aveva reso pubblici i casi di tortura. Poi confermati tre decenni dopo da uno dei suoi autori.
Ma un comandante della base militare Ftase di Verona non poteva non sapere che cosa stavano combinando i suoi uomini da oltre un decennio, e ancora in quel momento; e forse avrebbe dovuto e potuto rispondere a domande che fino ad allora nessuno gli aveva posto, né la magistratura né le autorità italiane sia sulla strage di Piazza Fontana che sulla strage di Brescia. I brigatisti non hanno avuto il tempo per formulare quelle domande.
Ma dopo questo avvenimento, sia la magistratura sia la politica hanno avuto tutto il tempo e le conoscenze per fare le domande che andavano fatte. Se ne sono ben guardati per anni, anzi decenni. Appunto, tra fedeltà alla Costituzione e fedeltà alla Nato, ha prevalso la seconda.
È vergognosamente evidente come i morti e i conti in sospeso tra il nostro paese e la Nato siano ormai troppi perché la verità storica e politica continui ad essere nascosta in nome di una alleanza politico/militare obsoleta, servile e guerrafondaia, che ha esposto il paese prima ad una sanguinosa guerra sul fronte interno ed ora ad una sanguinosa escalation di guerra sul piano internazionale.







































Comments
Ma un comandante della base militare Ftase di Verona non poteva non sapere che cosa stavano combinando i suoi uomini da oltre un decennio,
Scusate, cerchiamo di non essere ingenui. Le catene di comando (i vertici ) dirigevano. Che considerazione e': non potevano non sapere? Volete dire che erano cretini? In quelle posizioni?
Di solito, chi dirige decide, agisce/fa agire.
Se non per prove per una minima deduzione, considerando che le strutture militari gestite da cretini sopravvivono solo nei film. Tipo dottor stranamore
Solo se si crede che la Nato (e il suo azionista di riferimento) siano una bocciofila o una associazione in cui uno vale uno si puo parlare cosi.
Tutti pronti a sollevare il sopraciglio per i fatti di Praga.
A ragione.
Tutti cosi ingenui da pensare che i carri armati del blocco in cui noi eravamo vassalli senza diritto di parola non avrebbero marciato su Roma in caso di vittorie sinistre?
O, in alternativa, avrebbero alimentato guerre civili fornendo armi, uomini, strategie, reti occulte?
non credo fosse previsto il gabibbo a far da guida e referente, ma quei comandanti che non potevano non sapere.
La Nato, per chi non lo avesse capito, Non e' una associazione paritaria neanche oggi, adesso e nella prossima mezz'ora.
In caso contrario la parte europea starebbe ancora discutendo cosa fare in merito all'ucraina, cospargendo di sermoni i russi, mandando viveri in Ucraina, mediando tra le parti e lucrando su tutto.
Comandanti che non potevano non sapere stanno costringendo l'europa all'harakiri economico, a bersi un annunciato sabotaggio delle strutture per il gas e a dimenticarsi di cose finte che chiamavamo democrazia e informazione.
Vassalli allora con controparte il patto di Varsavia, vassalli oggi anche se il patto di Varsavia e ' morto e i cavalli Nato puntano ad abbeverarsi a Mosca.
Prima ci svegliamo e chiediamo ai nostri padroni un minimo di rispetto dei diritti fondamentali, meglio e'. A partire dal passato, dalle stragi che hanno sponsorizzato sino al Cernis e oltre .
Sarebbe bene non continuare a essere la cristalleria parco giochi di pachidermi con la pistola che ... si sono affezionati all'area geografica.