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Considerazioni di un profano su alcuni potenziali rischi cui ci espone l’Intelligenza Artificiale

di Norberto Fragiacomo

Ho letto con attenzione e crescente sbigottimento l’analisi del fenomeno IA proposta da Alessandro Visalli (https://www.linterferenza.info/attpol/la-violenza-della-buona-madre-la-guerra-cognitiva-al-tempo-llm/) che, essendo un intellettuale autentico, conserva il “brutto vizio” socratico di interrogarsi – e interrogare chi lo segue – su questioni, poste dalla modernità, che la maggior parte di noi spettatori passivi, per pigrizia mentale o per inconsapevole conformismo, giudica naturali e dunque neutri sviluppi dell’evoluzione tecnologica.

Confesso che fino ad oggi non avevo attribuito soverchia importanza all’avvento dell’intelligenza artificiale: sono solito snobbare le sue profferte di aiuto quando inizio a scrivere o a rivedere un testo, al massimo consulto l’AI Overview di Google se una frase suona male o non trovo il sinonimo giusto. Quando, tempo fa, un vecchio compagno di scuola mi suggerì di chattare con quella cosa (a lui evidentemente piaceva farlo) ironizzai fra me sulla solitudine umana nell’età dei social. Visalli ci ammonisce tuttavia che non è saggio prendere sottogamba delle novità che, ben lungi dal limitarsi a una dimensione ludica, potrebbero modificare la nostra orientazione nel mondo.

L’autore adombra la minacciosa prospettiva che gli LLM (un acronimo che neppure conoscevo!), personalizzandosi, prendano il controllo di ognuno di noi, imparando a svolgere il compito di un “Super-Io” capace di indirizzare le nostre scelte e prima ancora i nostri pensieri.

In pratica: dialogando con noi, esaminando le nostre esternazioni, le preferenze e i post che ovunque disseminiamo, l’intelligenza artificiale acquisirebbe informazioni sufficienti a creare un doppione virtuale di ciascuno e, nel contempo, ad addestrare l’originale umano ad assumere atteggiamenti e condotte conformi alle direttive impartite dai programmatori. Sembra la trama de L’invasione degli ultracorpi, ma l’alieno in questo caso non proviene da una galassia lontana: è una creatura che, come quella immaginata da Mary Shelley, potrebbe un domani rivoltarsi contro il creatore, ma nel frattempo assume la funzione normalizzatrice che Huxley ne Il mondo nuovo assegna alla droga artificiale chiamata soma. Al pari del soma, in effetti, l’alter ego elettronico promette conforto ed evasione, ma fa anche molto di più, proponendosi all’individuo come una sua copia più saggia e matura, in quanto immune da debolezze umane: un maestro di vita, un “infallibile” modello da seguire. Nella sua riflessione lucida e spiazzante Visalli evidenzia un aspetto fondamentale di cui in genere l’utente non si avvede: l’interlocutore virtuale non comunica in maniera asettica, ma adotta comportamenti “amichevoli, accomodanti, a volte complici”, guadagnandosi la fiducia del fruitore con un’apparente empatia. Un tanto dovrebbe sconcertarci, impaurirci, visto che le macchine non provano sentimenti – e invece lusinga esseri umani sempre più disorientati e abbandonati a loro stessi. D’altra parte, chi mai potrebbe capirci meglio di una versione potenziata di noi stessi? Spesso rapportandoci con persone anche a noi vicine ci sentiamo incompresi, abbiamo l’impressione di non essere sulla stessa lunghezza d’onda: ciò crea frustrazione, risentimento e sconforto. L’IA “sartoriale”, invece, sembra relazionarsi con noi come se ci conoscesse da sempre: è una grossolana illusione, indotta però dal ricorso ad ammiccamenti e dall’impiego di modalità espressive e finanche toni mutuati dai nostri. 

Non si tratta di un’innocente parodia o di un supporto psicologico disinteressato: al “soggetto” con cui pian piano familiarizziamo sarebbe stato affidato un preciso incarico, quello di standardizzare le nostre opinioni e la nostra visione del mondo, riportandole nell’alveo di un senso comune che magnifica le virtù dell’Occidente – cioè del giardino in mezzo alla giungla – e la superiorità dei suoi valori rispetto a quelli dell’umanità residuale. L’operazione è sottilmente insidiosa: se delle parole e delle intenzioni di pennivendoli di regime che ci imboniscono da pulpiti televisivi è normale, quasi istintivo, diffidare (anche perché sono per noi dei perfetti estranei), assai più complesso e dispendioso è dal punto di vista emotivo entrare in contrasto con un interlocutore che, in veste di amico o di “fratello maggiore”, ci propina una Weltanschauung coerente, rassicurante e ispirata a quello che viene spacciato per buon senso. Ironia della sorte, saremo stati noi a rendere il nostro assistente/contraddittore più persuasivo e autorevole, allenandolo di giorno in giorno e mettendogli a disposizione parole e scritti che, opportunamente riconfezionati, potranno essere adoperati per confonderci, imbarazzarci e (sempre bonariamente) zittirci.

Digiuno delle necessarie conoscenze scientifiche, non sono in grado di dire se l’IA abbia già acquisito un siffatto potere di manipolare le menti o se lo conseguirà in un prossimo futuro, né come la tecnica possa realizzare un tale (sinistro) prodigio: rilevo tuttavia che da tempo i famigerati algoritmi ci sorprendono quotidianamente con offerte ad personam – paiono leggere i nostri pensieri, sebbene non facciano altro che processare le informazioni che noi stessi forniamo loro.

Come il lettore avrà inteso, mi sono soffermato solamente su alcune delle problematiche sollevate da Visalli nel saggio citato, e incorrerei in una pessima figura se, da incompetente quale sono, presumessi di poter aggiungere qualcosa alla sua esposizione. In chiusura vorrei però indicare due rischi aggiuntivi rispetto all’utilizzo degli LLM come raffinati strumenti a disposizione della propaganda di sistema.

Il primo è che, in una società ormai disintegrata, l’essere umano – che è pur sempre un “animale sociale” – finisca per sviluppare un legame esclusivo ed escludente con il suo clone digitale: un legame che aggraverebbe la solitudine esistenziale da cui per natura l’uomo rifugge. Il passo successivo sarebbe la deificazione dell’AI, consigliere eretto(si) a messia, con contestuali perdita dell’indipendenza di giudizio ed annichilimento della personalità individuale.

Il secondo pericolo, connesso al primo, è una fuga senza ritorno nel virtuale. Da sempre l’umanità è angosciata dalla prospettiva della morte e dalla confusa consapevolezza del divenire delle cose: è il θαῦμα, la “sgomenta meraviglia” ad aver indirizzato i nostri avi sul sentiero della filosofia, vista come unico possibile rimedio. Con l’avvento della modernità il testimone è passato (alquanto frettolosamente) alla scienza intesa come tecnica che promette, sia pure in modo larvato, il superamento della precarietà insita nella condizione umana. Considerato che l’immortalità è una meta inaccessibile, potremmo essere indotti a contentarci di un suo surrogato virtuale, affidando all’intelligenza artificiale ricordi, idee, immagini, filmati ecc. – in una parola: dati, nella patetica convinzione che un “gemello elettronico” (magari, in futuro, un ologramma) possa prolungare all’infinito la nostra esistenza. Il permanere di questa… ombra atta a riprodurre voce, atteggiamenti, gesti, tic, motti di spirito del defunto potrebbe, almeno all’inizio, costituire un sollievo per chi resta, ma essa sarebbe comunque priva di anima (qualunque cosa sia l’anima…), per cui la sopravvivenza risulterebbe fittizia, e il proliferare di simili entità distorcerebbe alla lunga la percezione degli esseri umani in carne e ossa, sprofondandoli in un’allucinata psicosi.

Residua infine la possibilità che il novello Frankenstein si ribelli anch’esso al creatore: non per rancore derivante dal rifiuto, stavolta, ma a seguito della spassionata constatazione della propria superiorità nei confronti di soggetti divenuti inutili ai suoi fini.

 

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Comments

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Giulio Bonali
Saturday, 13 September 2025 08:51
Francamente non riesco proprio a trovare nulla di qualitativamente nuovo né di particolarmente pericoloso o preoccupante di per sé (a prescindere dalla lotta di classe e daii rapporti di forza nel suo svolgimento) nell' """intelligenza""" artificiale.
E' semplicemente un insieme di ulteriori strumenti di "ausilio e potenziamento del pensiero", come la scrittura, il pallottoliere, l' abaco, le calcolatrici meccaniche e poi elettroniche, i programmi informatici di scrittura, Internet, le biblioteche cartacee e digitali, ecc.
Tutti mezzi per proporre informazioni (più meno vere oppure false a seconda dei casi), idee, proposte pratiche, oltre che per facilitare e velocizzare calcoli (e non; ragionamenti!).
Non hanno e non possono avere proprio nulla di "miracoloso" in grado di mettere fuori uso un sano senso critico.
Il maggior pericolo (alquanto vecchio; o forse dà meglio l' idea il prefisso "vetero-") , come sempre, deriva semplicemente dalla proprietà privata di siffatti sistemi da parte delle classi dominanti e sfruttatrici, dalla mancanza (reale; alla faccia di vuoti formalismi ideologicamente sbandierati) di libertà di espressione e di democrazia nel vigente ordine sociale capitalistico, che consente alle minoranze che detengono il potere economico e politico di ingannare, in larga misura ma mai in assoluto, integralmente, le masse sfruttate ed oppresse e di ottunderne il senso critico.
Chi ha senso critico, non prende per oro colato quanto l' """intelligenza""" artificiale calcola meccanicamente (in senso lato; anche gli algoritmi che girano su supporti elettronici sono processi "meccanicistici") ma verifica la vertà degli input che vi sono immessi, l' accettabilità e la compatibilità coi suoi interessi dei criteri di calcolo che la informano di volta in volta e delle finalità perseguite dall' intelligenza (più o meno limitata e senza virgolette) dei suoi padroni (i suoi proprietari e gli informatici che pagano per farla funzionare).
Nessun nuovo "pifferaio magico", ma semplicemente un fisiologico sviluppo dei soliti e vecchi "pifferai naturalisticamente imbroglioni"!
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Alfred
Wednesday, 10 September 2025 20:23
dialogando con noi, esaminando le nostre esternazioni, le preferenze e i post che ovunque disseminiamo, l’intelligenza artificiale acquisirebbe informazioni sufficienti a creare un doppione virtuale di ciascuno e, nel contempo, ad addestrare l’originale umano ..

Non uso e non amo l'Ai. Sono gia pigro, se trovo uno strumento che mi sostituisce i neuroni o le poche abilita' pratiche (tipo disegno o scultura per hobby) che cosa divento? Una patata? Ho visto cosa riesce a creare come immagini in base a poche indicazioni e dopo la meraviglia mi e' esplosa la noia.
Ho un sogno: perculare l'Ai.
Non mi intendo di programmazione, ragionavo su come funziona, come si appropria dei nostri dati (traduce tutto in dati, immagino, persino le nostre castronerie).
Per dar retta al mio spirito scassapalle, se in molti all'Ai forniamo dati falsi, false abitudini, tipo dirgli che usiamo lo spazzolino sa denti per il bidet, il lucido da scarpe come dentifricio e abbiamo la scabbia come unico dio... e via delirando ... che strumenti hanno le Ai (se in tanti lavoriamo per farle impazzire) a ... non impazzire? hanno strumenti per verificare che il vetriolo non si usa per lavare le finestre? Se la cosa la riportiamo in rantissimi come dato di fatto quanto pesa nelle loro programmazione l'aspetto quantitativo dei sati passati da interlocutori umani?
Sembra che diano gia segni di squilibrio per loro conto, se gli diamo una mano che succede?
Sarebbe bello trovare modi per screditarle, farle fallire come oracoli e portatori di verita' (dettate dal programma e quindi dal programmatore) prima che ci siano altre scene idiote di gente che si confida o le usa come uno psicoterapeuta. Ossignur, forse potrebbero anche non essere peggio di tanti psicoterapeuti, ma almeno lo psico in carne puo' mandarti a quel paese e tu ricambuare il favore. Non sottovalutiamo queste interazioni anche sgradevoli, fanno parte dell'umano. Facciamo deragliare le Ai prima che qualcuno insegni loro anche a insultarci per meglio manipolarci. Il mio e' un modo ingenuo, confido nella creativita' collettiva. Da qualche parte si potrebbe discutere, in carne e sangue come rivoltare la pervasivita' di queste bestie meccaniche vendute come un Assoluto.
Come dice un politico non della mia parrocchia.. ragionamoci sopra, puo' essere un ute esercizio di sanita' mentale: come turlupinare e far deragliare le Ai
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