ReArm Europe, Il Parlamento europeo e il Nemico esterno
di Paola Boffo
Lo scenario globale è cambiato precipitosamente e radicalmente con l’insediamento di Trump alla Casa Bianca. Questo ha provocato una successione di incontri, riunioni, dichiarazioni, decisioni in Europa, in svariati formati interni, parziali o esterni all’Unione Europea, fino alla curiosa idea di farsi rappresentare verso gli USA dal premier UK Keir Starmer, in barba alla Brexit.
Nel contesto più istituzionale UE, in occasione del Consiglio straordinario del 6 marzo scorso dove i leader dell’UE hanno discusso dell’Ucraina e della difesa europea, anche su impulso delle discussioni nelle sedi più sopra menzionate, la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha presentato una lettera sull’argomento della difesa europea.
Il Consiglio ha approvato la proposta della Commissione, come si legge nelle Conclusioni della sessione, e ha invitato la Commissione “a proporre fonti di finanziamento supplementari per la difesa a livello dell’UE, anche attraverso ulteriori possibilità e incentivi offerti a tutti gli Stati membri, sulla base dei principi di obiettività, non discriminazione e parità di trattamento degli Stati membri, nell’uso delle loro dotazioni attuali a titolo dei pertinenti programmi di finanziamento dell’UE, e a presentare rapidamente proposte in tal senso”.
Sulla proposta torneremo, sulla base dell’effettivo documento che sarà presentato al Consiglio, nel quale saranno chiariti gli obiettivi, i profili economici e l’effettiva capacità che l’UE potrebbe mettere in campo. Oggi restiamo sul piano politico e istituzionale, rendendo conto di quanto accade in queste ore al Parlamento Europeo. È stato scritto da più parti che il ricorso all’articolo 122, per l’approvazione di ReArm Europe è un grave nocumento alla democrazia, poiché esclude la discussione in Parlamento e il suo ruolo nel processo legislativo. Pare opportuno, in ogni caso, segnalare che l’attuale Parlamento è scarsamente rappresentativo, come ha ricordato Pasqualina Napoletano nell’incontro La nostra Europa promosso da Transform. Non è certo, insomma, che l’intervento del Parlamento avrebbe migliorato le cose, e infatti…
Così, come se niente fosse, il Parlamento Europeo, nella sessione dal 10 al 13 marzo 2025 ha votato su una risoluzione sul libro bianco sul futuro della difesa europea, presentato dal Commissario europeo per la difesa, il lituano Andrius Kubilius. Il Libro bianco doveva essere presentato entro i 100 giorni del mandato dell’attuale Commissione, pare invece che sarà adottato dalla Commissione e presentato dalla Alta rappresentante per la politica estera Kaja Kallas il 19 marzo, alla vigilia del vertice dei Capi di Stato e di governo dell’Unione europea (UE) che si terrà a Bruxelles la stessa settimana, con otto giorni di ritardo.
Kubilius ha presentato il Libro bianco, concludendo così il suo intervento:
“Ecco perché vi invito con urgenza a definire la posizione negoziale del Parlamento sull’EDIP, il programma per l’industria europea della difesa, che ci consentirà di apportare in modo molto più efficace un valore aggiunto all’Unione europea per aiutare gli Stati membri a spendere i fondi destinati alla difesa nazionale nel modo più utile. Accolgo con favore l’invito del Consiglio a concludere i negoziati il prima possibile. L’EDIP è stato proposto un anno fa. La storia non ci aspetterà. Putin non ci aspetterà. La prossima settimana presenteremo il Libro bianco per ripensare la difesa europea in questo momento strategico.
Vorrei concludere con un po’ di ispirazione storica. Di recente ho letto le memorie di Jean Monnet. Jean Monnet è stato uno dei padri fondatori dell’Unione Europea, il nostro grande progetto di pace. Ma sapevate che Jean Monnet fu anche il padre della vittoria nella seconda guerra mondiale? Jean Monnet aiutò Churchill e Roosevelt a preparare il cosiddetto “programma della vittoria”, volto ad aumentare la produzione militare negli Stati Uniti e a sconfiggere i nazisti. Avrebbe riconosciuto molte delle nostre attuali sfide.
Jean Monnet disse anche che ‘le persone prendono grandi decisioni solo quando la crisi è alle porte’. Questa è la più grande crisi di sicurezza della nostra vita e ora dobbiamo prendere grandi decisioni. Tutta l’Europa è bersaglio dell’aggressione russa. Siamo tutti Stati membri in prima linea. Il Libro Bianco costituisce la base del nostro programma di vittoria industriale. Vittoria in difesa della pace nel continente europeo. Il Libro bianco e ReArmEU sono solo l’inizio del nostro cammino: la strada verso la vittoria della pace e della democrazia in Europa, e noi prevarremo.”
Dunque, il Parlamento vota su un documento che sarà presentato la settimana prossima. D’altra parte, non potrà votare sulla proposta della Commissione “ReArm Europe”, che è stata presentata dalla Presidente von der Leyen di prima mattina (si veda in coda a questo articolo una nostra traduzione del suo intervento), ma che non sarà sottoposto al negoziato interistituzionale1, e dunque il Parlamento si esprime “accogliendo con favore” il Programma di von der Leyen che è stato infilato impropriamente in tre punti nella Risoluzione (punti 76, 81 e 82), che, ricordiamo, approva il Libro bianco sul futuro della difesa europea, pur non avendolo letto.
La Risoluzione è stata approvata nella votazione delle 12 del 12 marzo, con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti. Bocciati gli emendamenti proposti da The Left, compreso quello di riammettere il Parlamento al processo legislativo per l’adozione di ReArm Europe. The Left ha votato contro la risoluzione, salvo la finlandese Kyllonen, con i deputati italiani Pedullà, Morace, Tamburrano, Tridico, Palmisano, Furore, Della Valle, Antoci (M5S) e Lucano di AVS. Astenuti, nel gruppo S&D, gli italiani del PD Annunziata, Benifei, Corrado, Laureti, Nardella, Ricci, Ruotolo, Strada, Tarquinio, Zingaretti.
Vale la pena di segnalare che un folto gruppo di deputati S&D (Agius, Saliba, Attard, Bajada, Benifei, Bonaccini, Corrado, Decaro, Ecke, Laureti, Lupo, Nardella, Reuten, Ricci, Ruotolo, Strada, Tarquinio, Zan, Zingaretti) ha votato contro il punto 76 “accoglie con favore il piano “ReArm Europe” in cinque punti proposto il 4 marzo 2025 dalla presidente della Commissione”.
La proposta di risoluzione si fonda su diverse premesse, fra le quali di seguito una selezione:
- …l’UE è attualmente sotto attacco, con incidenti ibridi all’interno dei suoi confini, una guerra su vasta scala nel suo vicinato e un riallineamento delle potenze globali, tutti fattori che pongono rischi concreti per la sicurezza dell’UE e dei suoi cittadini e richiedono un’azione immediata, ambiziosa e risoluta; che la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha rappresentato un momento spartiacque nella storia europea; che la guerra di aggressione di Putin contro l’Ucraina è ampiamente riconosciuta come un attacco all’assetto di pace europeo istituito dopo la seconda guerra mondiale e all’assetto mondiale nel suo complesso;
- …un cambiamento nella politica estera statunitense, come dimostrato dalla proposta dell’amministrazione Trump di normalizzare i legami con la Russia, e che appare sempre più chiaro che l’Europa ha bisogno di rafforzare la propria sicurezza e la propria difesa per poter aiutare l’Ucraina a difendersi;
- la Cina, spinta dall’ambizione di diventare una superpotenza globale, sta erodendo l’ordine internazionale basato su regole, perseguendo politiche estere sempre più assertive e ostili in ambito economico e di concorrenza ed esportando beni a duplice uso utilizzati dalla Russia sul campo di battaglia contro l’Ucraina, minacciando in tal modo gli interessi europei; che la Cina sta inoltre investendo somme ingenti nelle sue forze armate, sta sfruttando il suo potere economico per reprimere le critiche a livello mondiale e sta cercando di affermarsi come potenza dominante nella regione indo-pacifica; che la Cina, intensificando le sue azioni conflittuali, aggressive e intimidatorie contro alcuni dei suoi vicini, in particolare nello stretto di Taiwan e nel Mar cinese meridionale, rappresenta un rischio per la sicurezza regionale e globale come pure per gli interessi economici dell’UE;
- la sicurezza europea è legata alla stabilità nel continente africano e che la crescente presenza di attori non europei è indice della mancanza di un impegno sufficiente nella regione in ambito diplomatico e di sicurezza per contrastare efficacemente queste sfide e proteggere gli interessi strategici dell’UE;
- la bussola strategica è stata principalmente redatta e negoziata prima del 24 febbraio 2022; …
- la relazione Draghi del 2024 sul futuro della competitività europea ha posto l’accento sulla necessità di fondi pari a 500 miliardi di EUR da investire nella difesa europea per il prossimo decennio, ha messo in risalto una combinazione di debolezze strutturali che incidono sulla competitività della base industriale e tecnologica di difesa europea (EU’s Defence Technological and Industrial Base – EDTIB) e ha individuato una realtà frammentata, investimenti pubblici per la difesa insufficienti e un accesso limitato ai finanziamenti quali ostacoli per una EDTIB all’altezza della situazione.
Dunque, come si legge nel dispositivo della risoluzione, il Parlamento Europeo – qui si portano solo alcuni punti, è un po’ lungo ma vale la pena di leggere:
- ricorda che l’UE è un progetto di pace e dovrebbe adoperarsi per la pace e la stabilità condannando nel contempo le aggressioni; sottolinea che, al fine di conseguire la pace e la stabilità, dobbiamo sostenere l’Ucraina e diventare noi stessi più resilienti; [ndr: la parola pace ricorre praticamente solo in questo paragrafo, e mai come auspicio o obiettivo]
- ritiene che la Russia, sostenuta dai suoi alleati, tra cui la Bielorussia, la Cina, la Corea del Nord e l’Iran, rappresenti la minaccia diretta e indiretta più significativa per l’UE e la sua sicurezza, nonché per la sicurezza dei paesi candidati e dei partner dell’UE; ribadisce con la massima fermezza possibile la sua condanna della guerra di aggressione non provocata, illegale e ingiustificata della Russia contro l’Ucraina; osserva, tuttavia, che è necessario tenere pienamente conto dell’instabilità nel nostro vicinato meridionale, dell’aumento della potenza militare cinese e della crescente aggressività delle potenze intermedie, che sembrano pronte a mettere a repentaglio la cooperazione transatlantica in materia di sicurezza comune e a concludere un accordo con l’aggressore russo a scapito della sicurezza ucraina e di quella europea, che sono la stessa cosa; constata che le recenti azioni e dichiarazioni dell’amministrazione statunitense hanno ulteriormente accresciuto le preoccupazioni circa la futura posizione degli Stati Uniti nei confronti della Russia, della NATO e della sicurezza dell’Europa; deplora, a tale proposito, i voti del governo statunitense, allineati con quelli espressi dal governo russo, in seno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle risoluzioni relative al terzo anniversario della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina; condanna fermamente le minacce degli Stati Uniti nei confronti della Groenlandia;
- deplora la riluttanza del Consiglio e degli Stati membri dell’UE ad affrontare le profonde sfide strutturali del panorama industriale europeo della difesa e la mancanza di ambizione per quanto riguarda la cooperazione a livello dell’UE tra le forze armate degli Stati membri; invita gli Stati membri a unire le forze e a sostenere un avanzamento decisivo verso un quadro molto ambizioso e completo in materia di difesa; invita gli Stati membri a unire le forze e a sostenere un avanzamento decisivo verso un quadro molto ambizioso e completo in materia di difesa;
- esorta l’Unione europea ad adottare un quadro completo coerente e solido per rafforzare la propria sicurezza e quella dei suoi partner, a identificare meglio i potenziali punti di rottura futuri e prevenire ulteriori crisi e a coordinare insieme ai suoi Stati membri risposte congiunte simili a quelle utilizzate in tempo di guerra;
- ritiene che il libro bianco sul futuro della difesa europea dovrebbe presentare al Consiglio europeo misure e opzioni concrete affinché possano essere intrapresi sforzi realmente innovativi e necessari, distinguendo tra piani e obiettivi a breve e lungo termine, affrontando le questioni relative alle capacità, alla competitività industriale e alle esigenze di investimento del settore della difesa, e definendo l’approccio generale all’integrazione della difesa nell’UE; esorta il Consiglio e la Commissione a individuare priorità chiare e concrete a breve, medio e lungo termine, con un calendario di azioni corrispondente;
- ritiene che le missioni e le operazioni della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) debbano essere rivalutate e riviste in questa prospettiva; insiste sul fatto che la PSDC deve essere rafforzata e resa più agile, anche rendendola il principale strumento dell’UE per combattere in contesti di guerra ibrida, in modo che possa svolgere il suo ruolo di garante della sicurezza dell’Europa, apportando forza e protezione;
- sottolinea la necessità di rafforzare le capacità e le risorse, superando nel contempo la frammentazione del mercato della difesa; concorda pienamente con il parere della relazione Draghi secondo cui l’UE e i suoi Stati membri devono decidere con urgenza gli incentivi da destinare all’industria europea della difesa e trovare soluzioni creative per realizzare investimenti pubblici e privati su larga scala nel campo della sicurezza e della difesa;
- esorta l’UE e i suoi Stati membri a stare fermamente dalla parte dell’Ucraina; ricorda la sua convinzione che è sui campi di battaglia ucraini che si deciderà il futuro dell’Europa e che la traiettoria della guerra della Russia contro l’Ucraina sarà modificata in modo decisivo; sottolinea che tale svolta dipende ora quasi interamente dagli europei; sollecita pertanto gli Stati membri a fornire più armi e munizioni all’Ucraina prima della fine dei negoziati; avverte che, se l’UE dovesse venir meno al suo sostegno e se l’Ucraina dovesse essere costretta ad arrendersi, la Russia si muoverebbe contro altri paesi, compresi eventualmente Stati membri dell’UE; invita gli Stati membri dell’UE, i partner internazionali e gli alleati della NATO a revocare tutte le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari nel territorio russo; invita l’UE e i suoi Stati membri ad adoperarsi attivamente per mantenere e conseguire il più ampio sostegno internazionale possibile all’Ucraina e per individuare una soluzione pacifica alla guerra, che deve basarsi sul pieno rispetto dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, sui principi del diritto internazionale, sulla responsabilità per i crimini di guerra e il crimine di aggressione e sul pagamento di indennizzi da parte della Russia per gli ingenti danni causati in Ucraina; esorta l’UE e i suoi Stati membri a partecipare all’istituzione di solide garanzie di sicurezza future per l’Ucraina;
- esorta l’UE a sviluppare una “strategia per l’Ucraina”, che definisca obiettivi chiari per sostenere le capacità di difesa dell’Ucraina e l’integrazione della base industriale e tecnologica di difesa ucraina nell’EDTIB, e a trovare le risorse necessarie per attuare tale strategia, sostenendo nel contempo le attività dell’industria europea della difesa in Ucraina; propone l’assegnazione di un bilancio specifico da più miliardi di euro allo strumento di sostegno all’Ucraina del programma per l’industria europea della difesa (European Defence Industry Programme – EDIP), riservato esattamente a tale scopo; sottolinea che tale strategia per l’Ucraina deve essere parte integrante di una strategia di “difesa europea”
- chiede un aumento significativo del finanziamento del sostegno militare all’Ucraina; chiede, a tale proposito, la rapida adozione del prossimo pacchetto di aiuti militari, che dovrebbe essere il più grande di sempre e rispecchiare il livello di ambizione che questo momento richiede; invita gli Stati membri dell’UE a destinare almeno lo 0,25 % del loro PIL agli aiuti militari per l’Ucraina; condanna il veto imposto da uno Stato membro al funzionamento dello strumento europeo per la pace; invita gli Stati membri dell’UE, insieme ai loro partner del G7, a confiscare immediatamente tutti i beni russi congelati perché fungano da base per una sovvenzione e un prestito sostanziali all’Ucraina, come modo legalmente solido e finanziariamente consistente per mantenere e aumentare il nostro sostegno alle esigenze militari dell’Ucraina;
- insiste sul fatto che la capacità di dispiegamento rapido dovrebbe raggiungere la piena capacità operativa nel 2025 e dovrebbe essere potenziata per poter affrontare le evenienze militari più estreme; ribadisce l’invito a rafforzare la capacità militare di pianificazione e condotta (Military Planning and Conduct Capability – MPCC) dell’UE, facendola diventare la struttura di comando e controllo d’elezione per le operazioni militari dell’UE e dotandola di locali e personale adeguati e di sistemi di comunicazione e informazione efficaci per tutte le missioni e le operazioni della PSDC, comprese quelle della capacità di dispiegamento rapido;
- accoglie con favore la proposta di progetti europei di interesse comune nel settore della difesa per lo sviluppo di capacità comuni che vadano oltre i mezzi finanziari di un singolo Stato membro; è del parere che questi progetti dovrebbero essere utilizzati per sostenere le capacità industriali e tecnologiche alla base delle principali priorità comuni di vari Stati membri e in settori come quello degli abilitanti strategici, in particolare in relazione allo spazio e alla difesa aerea europea, per intervenire per quanto riguarda l’intera gamma delle minacce, sulla mobilità militare, in particolare il trasporto aereo strategico e tattico, gli attacchi in profondità, le tecnologie relative ai droni e al contrasto dei droni, i missili, le munizioni e l’intelligenza artificiale, al fine di sviluppare infrastrutture sovrane e abilitanti critici; sottolinea che, in considerazione del gran numero di priorità e della necessità di mobilitare nuove risorse, il pragmatismo deve prevalere; ritiene, a tale proposito, che l’UE dovrebbe concentrarsi su tecnologie europee rapidamente disponibili e collaudate che riducano le nostre dipendenze e migliorino la nostra sicurezza; sottolinea la necessità di sostenere lo sviluppo di catene del valore paneuropee nella cooperazione dell’UE in materia di difesa integrando imprese in tutta l’Unione e di rafforzare la competitività del settore con vari mezzi, come le fusioni e i campioni; ritiene inoltre che, anziché concentrarsi su un rendimento equo, le nostre politiche di difesa dovrebbero incoraggiare la crescita dei centri di eccellenza dell’UE;
- chiede una governance più coerente, dal momento che la PSDC deve diventare lo strumento chiave di un’Europa potente; ritiene che, a tal fine, sia necessario creare un effettivo legame a livello di governance tra gli Stati membri, la vicepresidente della Commissione europea/alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR/VP) e i commissari europei; esorta gli Stati membri a superare la complessità dei processi decisionali in materia di governance della difesa europea; invita a istituire un Consiglio dei ministri della difesa e a passare dal voto all’unanimità a quello a maggioranza qualificata per le decisioni prese in seno al Consiglio europeo, al Consiglio dei ministri e alle agenzie dell’UE come l’Agenzia europea per la difesa, a eccezione delle decisioni che riguardano le operazioni militari con mandato esecutivo; chiede che, nel frattempo, venga applicato l’articolo 44 TUE nell’ambito della creazione di una task force orizzontale per la difesa in seno alla Commissione; chiede più responsabilità democratica attraverso una maggiore supervisione da parte del Parlamento;
- insiste sul fatto che i bisogni più urgenti non possono attendere il prossimo QFP; ribadisce la necessità di esplorare senza indugio soluzioni innovative per reperire finanziamenti aggiuntivi, come investire nel settore della difesa, facilitare e accelerare la riassegnazione dei fondi tra diversi progetti e adattare i criteri di finanziamento dell’UE per dare nuovo rilievo ai criteri di sicurezza nell’assegnazione della spesa;
- accoglie con favore il piano “ReArm Europe” in cinque punti proposto il 4 marzo 2025 dalla presidente della Commissione; [punto 76]
- sostiene fermamente l’idea secondo cui gli Stati membri dell’UE devono aumentare i finanziamenti per la difesa e la sicurezza portandoli a un nuovo livello; osserva che alcuni Stati membri hanno già aumentato la spesa per la difesa al 5 % del PIL;
- reputa opportuno modificare i piani nazionali per la ripresa e la resilienza per lasciare spazio a nuovi finanziamenti per la difesa; chiede che gli investimenti in questione rispondano sia alle vulnerabilità della capacità militare che a quelle del tessuto sociale, consentendoci di combattere tutte le minacce ai nostri valori, al nostro modello sociale, alla nostra sicurezza e alla nostra difesa;
- chiede che sia esplorato un sistema di obbligazioni europee per la difesa per il finanziamento anticipato di investimenti militari su larga scala; chiede, analogamente, di valutare la possibilità di fare ricorso ai “coronabond” inutilizzati per gli strumenti di difesa, a integrazione del piano “ReArm Europe” della Commissione, vista l’urgente necessità dell’UE di rafforzare la sicurezza e la difesa per proteggere i propri cittadini, ripristinare la deterrenza e sostenere i suoi alleati, in primo luogo l’Ucraina; [punto 81]
- ribadisce, in linea con il piano “ReArm Europe” della Commissione, l’invito alla Banca europea per gli investimenti (BEI), e ad altre istituzioni finanziarie internazionali e banche private in Europa, a investire più attivamente nell’industria europea della difesa; chiede, in particolare, una revisione urgente della politica della BEI in materia di prestiti e un’immediata flessibilità che permetta di abolire le attuali restrizioni al finanziamento della difesa, nonché la possibilità di valutare l’emissione di debito a destinazione vincolata per finanziare progetti nel settore della sicurezza e della difesa; [punto 82]
- invita il presidente del Consiglio europeo António Costa a convocare immediatamente il Consiglio europeo, sulla base delle conclusioni del Libro bianco, affinché i leader dell’UE possano concordare decisioni immediate e di ampia portata per attuare l’Unione europea della difesa conformemente all’articolo 42, paragrafo 2, TUE e approfondire le misure individuate nel Libro bianco;
- accoglie con favore i risultati del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo 2025 e chiede agli Stati membri di agire con decisione in occasione del prossimo Consiglio di marzo;
[1] il Trattato di Lisbona ha mantenuto diverse basi giuridiche che conferiscono poteri al Consiglio, al Consiglio europeo, alla Commissione e alla Banca centrale europea che non prescrivono il ricorso alle procedure legislative ordinarie o speciali. Dato che gli atti giuridici dell’UE possono essere atti legislativi solo se sono adottati ai sensi di una base giuridica che identifica esplicitamente la procedura da seguire come procedura legislativa cfr. https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2023/753307/IPOL_STU(2023)753307_EN.pdf
La discussione in aula ha raggiunto spesso livelli degni di un talk show su Rete4, basato sul fatto che Putin vuole assassinare tutti gli europei (più o meno testuale) e dunque bisogna armarsi per difendersi. Fra gli interventi più ragionevoli citiamo quelli degli esponenti della Lega e di AFD, oltre che quello di Marc Botenga a nome del gruppo The Left. A questo proposito si vedano anche i diversi emendamenti presentati da Botenga e altri per The Left, che esprimono il posizionamento opposto rispetto alla tematica complessive, e da Vannacci.
Invece, Yannis Maniatis a nome del gruppo S&D “è fermamente convinto che il rafforzamento della sicurezza e della difesa dell’Europa richieda non solo un semplice aumento dell’ambizione e delle azioni, ma anche un cambiamento radicale del modo in cui agiamo e investiamo nella nostra sicurezza e difesa, per fare in modo che d’ora in poi pianifichiamo, innoviamo, sviluppiamo, acquistiamo, manteniamo e dispieghiamo le capacità insieme, in modo coordinato e integrato, sfruttando altresì pienamente le competenze complementari di tutti gli attori in Europa, compresa la NATO, per conseguire una difesa comune europea” e “invita la Commissione a proporre un pacchetto dell’UE sui droni, incentrato su sistemi di droni e sistemi anti-droni, e sulle relative capacità ausiliarie, che preveda piani e fondi per favorire la ricerca e lo sviluppo, che dovrebbe trarre insegnamenti dall’esperienza ucraina ed essere aperto alla partecipazione delle imprese ucraine altamente innovative, così come un programma industriale dedicato allo sviluppo, alla produzione e all’acquisizione congiunti di sistemi di droni e sistemi anti-droni, insieme a un regolamento sull’uso dei droni in contesti civili e militari”.
Tutto ciò accade mentre nella serata del dell’11 marzo a Riad la delegazione ucraina e la delegazione statunitense hanno raggiunto una ipotesi di accordo per il cessate il fuoco, da sottoporre alla Russia. Come tutte le iniziative di Trump, compreso il riavvicinamento con la Russia, si tratta di una operazione svolta con la pistola alla tempia, da parte della potenza dominante, senza tanti fronzoli, e sotto il ricatto del ping pong degli aiuti militari e di intelligence. Tuttavia, se l’iniziativa va a buon fine si possono intravedere il cessate il fuoco e financo la pace, mentre l’Unione Europea si esercita e si organizza contro la Russia, il Nemico esterno permanente.
Come diceva Frank Underwood in House of Cards: “Democracy is overrated”.
* * * *
Intervento della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen al Parlamento Europeo, 11 marzo 2025
Signora Presidente, cara Roberta, cara Ministra, onorevoli Deputati, sono ormai 70 anni che Alcide De Gasperi affermava: “Non abbiamo bisogno solo della pace tra noi, ma di costruire una difesa comune. Non si tratta di minacciare o conquistare, ma di scoraggiare qualsiasi attacco dall’esterno, mosso dall’odio contro un’Europa unita. Questo è il compito della nostra generazione.”
Sono passati 70 anni, ma la nostra generazione si trova ad affrontare lo stesso identico compito. Perché la pace nella nostra Unione non può più essere data per scontata. Stiamo affrontando una crisi di sicurezza europea, ma sappiamo che è proprio nella crisi che l’Europa è sempre stata costruita.
Quindi questo è il momento della pace attraverso la forza. Questo è il momento per uno sforzo di difesa comune. E al Consiglio europeo ho visto un livello di consenso sulla difesa europea che non solo non ha precedenti, ma era anche del tutto impensabile solo poche settimane fa. C’è una nuova consapevolezza che dobbiamo pensare in modo diverso e agire di conseguenza. Abbiamo iniziato a mobilitare le ingenti risorse dell’Europa. E nelle prossime settimane e nei prossimi mesi ci vorrà altro coraggio e altre scelte difficili ci attendono.
Onorevoli deputati, l’ordine di sicurezza europeo è in scossa e tante delle nostre illusioni sono in frantumi. Dopo la fine della Guerra Fredda, alcuni ritenevano che la Russia potesse essere integrata nell’architettura economica e di sicurezza dell’Europa. Altri speravano che avremmo potuto contare indefinitamente sulla piena protezione dell’America. E così abbiamo abbassato la guardia. Abbiamo ridotto la nostra spesa per la difesa da una media di oltre il 3,5% a meno della metà. Pensavamo di godere di un dividendo di pace, ma in realtà stavamo solo riscontrando un deficit di sicurezza.
Il tempo delle illusioni è ormai finito. L’Europa è chiamata ad assumersi maggiormente la responsabilità della propria difesa, non in un futuro lontano, ma già oggi, non con passi graduali, ma con il coraggio che la situazione richiede. Abbiamo bisogno di un’impennata nella difesa europea, e ne abbiamo bisogno subito.
Ne abbiamo bisogno innanzitutto a causa della situazione in Ucraina. È urgente colmare le lacune nelle forniture militari dell’Ucraina e fornire all’Ucraina solide garanzie di sicurezza. Ma questo momento di resa dei conti non riguarda solo l’Ucraina. Riguarda tutta l’Europa e la sicurezza dell’intero continente.
Putin ha dimostrato più volte di essere un vicino ostile. Non ci si può fidare di lui, lo si può solo scoraggiare. E sappiamo che il complesso militare russo sta superando il nostro. Se consideriamo la spesa militare in termini reali, il Cremlino spende più di tutta l’Europa messa insieme. La produzione europea è ancora di un ordine di grandezza inferiore. E oltre alle capacità tradizionali, la gamma delle minacce che dobbiamo affrontare diventa ogni giorno più ampia. So che il Parlamento europeo sostiene da anni che l’Europa deve fare di più, e lei aveva assolutamente ragione. E questo è ancora più pericoloso oggi, nell’epoca in cui viviamo, per questo l’Europa deve davvero farsi avanti.
Questo è l’obiettivo del piano che ho presentato ai leader la scorsa settimana. La logica è molto semplice: vogliamo utilizzare ogni leva finanziaria a nostra disposizione per rafforzare e accelerare la nostra produzione di difesa. Con il piano REARM Europe possiamo mobilitare fino a 800 miliardi di euro. Onorevoli deputati, vorrei soffermarmi su alcune delle caratteristiche principali di questo piano.
In primo luogo, c’è la cosiddetta clausola di salvaguardia nazionale. Vorrei iniziare spiegando perché è fondamentale mobilitare i bilanci nazionali. Se guardiamo oggi, spendiamo in media poco meno del 2% del nostro PIL per la difesa. Tutte le analisi odierne concordano sul fatto che dobbiamo superare il 3%. Ora guardiamo l’intero bilancio europeo: raggiunge solo l’1% del PIL. È quindi ovvio che la maggior parte dei nuovi investimenti potrà provenire solo dagli Stati membri. Ecco perché stiamo attivando la clausola di salvaguardia nazionale, prevista dalle nostre nuove norme fiscali. Si tratta di un nuovo strumento, creato appena l’anno scorso, che proponiamo di attivare in modo controllato, tempestivo e coordinato per tutti gli Stati membri.
Ciò può trasformare i nostri bilanci della difesa in modo rapido ed efficace. Gli Stati membri potrebbero mobilitare fino a 650 miliardi di euro nei prossimi quattro anni, aggiungendo circa l’1,5% del PIL ai loro bilanci della difesa in quattro anni. È una cosa enorme. E tuttavia il Consiglio europeo ci ha incaricato di valutare ulteriori misure per agevolare una spesa significativa per la difesa a livello nazionale, garantendo nel contempo la sostenibilità del debito.
Il secondo punto è che il Consiglio europeo ha approvato la nostra proposta relativa a un nuovo strumento finanziario. Lo chiamiamo SAFE (Security Action for Europe). Offriamo agli Stati membri fino a 150 miliardi di euro in prestiti, da investire seguendo alcuni principi di base: potrebbero concentrarsi su alcuni ambiti di capacità strategica selezionati, che conoscete bene: difesa aerea avanzata, droni, missili e munizioni, abilitatori strategici, mobilità militare, cyber, intelligenza artificiale, per citarne solo alcuni, in modo da massimizzare l’impatto dei nostri investimenti.
Questi prestiti dovrebbero finanziare gli acquisti dai produttori europei, contribuendo a rafforzare la nostra industria della difesa. Il contratto dovrebbe essere pluriennale, per dare al settore la prevedibilità di cui hanno bisogno. E infine, bisognerebbe concentrarsi sugli appalti congiunti, perché abbiamo visto quanto possano essere efficaci. Basti pensare all’iniziativa ceca o a quella danese di fornire armi e munizioni all’Ucraina. Una nazione ha preso l’iniziativa. Altri si unirono per effettuare ordini più grandi. Poi l’industria si è espansa e i prezzi sono scesi. È stato molto rapido ed efficace. Ed è proprio questo di cui abbiamo bisogno adesso: scalabilità e velocità.
Ecco perché abbiamo scelto la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 122, pensata proprio per i casi in cui “sorgano gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti”. In altre parole, l’articolo 122 ci consente di raccogliere fondi e di prestarli agli Stati membri affinché li investano nella difesa. Questa è l’unica possibilità di ricevere assistenza finanziaria d’emergenza ed è ciò di cui abbiamo bisogno ora. Terremo costantemente aggiornato il Parlamento sui progressi compiuti.
Questo mi porta al terzo punto: i fondi di coesione. Questa è un’opportunità che offriamo agli Stati membri. Gli Stati membri avranno la possibilità di reindirizzare una parte dei loro fondi non impegnati verso progetti legati alla difesa. Potrebbe trattarsi di infrastrutture, oppure di ricerca e sviluppo. Questo sarebbe volontario, volontario per coloro che vogliono fare un ulteriore sforzo. Spetterà al Parlamento e al Consiglio decidere in merito a questa ulteriore opzione. Per lo stesso motivo, REARM Europe include anche misure volte a mobilitare gli investimenti privati, con la Banca europea per gli investimenti e la nostra futura Unione del risparmio e degli investimenti.
Onorevoli deputati, tutto ciò avrà ricadute positive anche sulla nostra economia e sulla nostra competitività. Comprenderà nuove fabbriche e linee di produzione che saranno necessarie, creando buoni posti di lavoro proprio qui in Europa. L’impulso agli investimenti si farà sentire ben oltre il settore della difesa. Conosciamo gli effetti di ricaduta da entrambe le parti, che si tratti dell’acciaio, dello spazio, delle grandi aziende di trasporto o delle innovative start-up di intelligenza artificiale.
Insieme, abbiamo le dimensioni per scoraggiare qualsiasi paese ostile, abbiamo il potere economico e ora, finalmente, abbiamo anche la volontà politica. Vorremmo tutti vivere in tempi più pacifici, senza alcun dubbio. Ma sono convinta che se sfruttiamo il nostro potere industriale, potremo ripristinare la deterrenza contro coloro che cercano di farci del male. È tempo di costruire un’Unione europea di difesa che garantisca la pace nel nostro continente, attraverso l’unità e la forza. Questo è il momento dell’Europa. E l’Europa saprà essere all’altezza. Grazie mille e lunga vita all’Europa.
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