Al pascolo
di Davide Miccione
Vedo intorno a me decine di persone entusiaste e allegre come bambini a Natale mentre scoprono le meraviglie dell’Intelligenza artificiale. Non stanno pensando al possibile progresso della scienza applicata (tutte questioni del resto poco interessanti per la maggior parte dei bambini) ma alla capacità di produrre testi, meme, immagini, scrivere mail al posto nostro, spiegarci e riassumere testi al posto nostro, lavorare al posto nostro. I lavori a cui i bambini cresciuti si riferiscono e le fatiche ad essi connesse da cui si attendono di essere sollevati non sono però, almeno in questa prima fase, quelli del manovale, asfaltatore, bracciante agricolo, autista, cameriere, cassiere ecc. Non i lavori duri, sfibranti per il corpo, usuranti per nervi e muscoli e stressanti per spirito e mente ma gli altri: sceneggiatore, traduttore, docente eccetera.
Le promesse di emancipazione dalla fatica e ripetitività del lavoro da parte della tecnologia contemporanea sono state del tutto disattese. Le promesse di conquista del tempo libero, di eliminazione degli ostacoli della quotidianità a un tempo di qualità sono del tutto disattese. Questa coppia di promesse tradite sarebbe il miglior atto d’accusa per la “nuova civiltà delle macchine intelligenti”, per il suo feroce tradimento della specie che l’ha creata. Sarebbe, ma non lo è proprio perché la “nuova civiltà delle macchine intelligenti” ha già ottenuto uno stordimento, una frammentazione, uno stato di distrazione, una condizione di dipendenza /astinenza nella stragrande maggioranza dei contemporanei che è tale da rendere ormai ostica ogni riflessione sistemica.
Il vero oppio dei popoli è da un bel po’ che non è più la religione (su questo tema lo sguardo spietato di Emmanuel Todd in La sconfitta dell’Occidente può ben aiutare) ma la tecnologia. È ad essa che rivolgiamo le nostre residue speranze, è da essa che ci attendiamo salvezza, sollievo e cambiamenti. Ma come nel caso dell’oppio ce ne attendiamo sempre meno perché sempre meno l’assunzione si fa atto consapevole e sempre più automatismo dettato dall’abitudine e dalla dipendenza.
I primi intellettuali entusiasti appartenenti alla generazione degli attuali settantenni ci parlavano della enorme quantità di sapere contenuto nel web, della sua disponibilità immediata e del suo basso costo e dunque dell’effetto strabiliante sulla cultura dell’umanità tutta. Adesso gli stessi, invecchiati, distolgono lo sguardo dallo stato miserando della cultura media contemporanea, dalla sua confusione e dalla sua ignoranza punteggiata dalla presenza di qualche idiot savant.
Infine siamo giunti a quel nirvana occidentale assicurato dalla pax technica di cui Sgalambro perfidamente parlava in un suo articolo del 1989. L’uomo medio contemporaneo è ormai un “fattone” imbottito di immagini, giochini, sollecitazioni, distrazioni, interruzioni. Lasciato per ventiquattrore in una condizione che avrebbe coinciso con l’optimum per l’uomo precedente al nirvana artificiale (ad esempio un giardino profumato e un paio di buoni libri da leggere) costui andrebbe in astinenza da notifiche e giochini in poche ore. La web-sfera in cui è immerso lo ha ormai risucchiato in quanto entità autonoma (in senso ampio e in senso stretto).
Così, a chi ancora abbia fatto poco uso di oppio, appaiono le scene (appunto stupefacenti) di docenti entusiasti di ciò che evidentemente li sostituirà presto. Non ci vuole un gran futurologo per vedere entro pochi decenni (anni?) scuole formate da pochi tutor d’aula (uno solo potrebbe coprire l’intero orario di una classe) che mantengono la disciplina e fanno da ufficiali di collegamento con L’IA. Dove adesso sono necessari centinaia di lavoratori basteranno poche decine. Ovviamente, per chi ha capito come funziona il gioco (che è sempre il medesimo) esso inizierà come sperimentazione. Un’isoletta di pochi abitanti battuta dai venti che non riesce ad assicurare il tempo scuola ai pochi ragazzi presenti. Il ministro di turno che corre a salvarli con una ardita sperimentazione. Poi un po’ di intellettuali prezzolati e pedagogisti tecnocrati che certifichino il successo dell’esperienza (ci hanno provato persino con la DAD, dunque ormai la strada è tutta in discesa).
Infine un editorialista progressista, dopo aver elegiacamente ricordato i bei tempi della scuola in presenza, ci spiegherà che i tempi nuovi chiedono questo e che i “nativi digitali” hanno altri bisogni e che non possiamo restare indietro rispetto alle sperimentazioni in corso in Europa. Poi qualcuno del governo assicurerà che è solo una sperimentazione e che l’adesione verrà fatta su base volontaria e nel rispetto dell’autonomia delle scuole. Subito l’UE dirigerà i soldi dei progetti verso questa ennesima “transizione digitale” e i dirigenti scolastici con riflesso pavloviano vi si getteranno in branco. Tutto ciò vi suona familiare? Vi sembra una storia a cui avete già assistito decine di volte? Molto male. Evidentemente il nirvana occidentale non vi ha ancora accolto in un abbraccio acquietante. Vi servono dosi più elevate di tecno-oppio. Una volta compreso lo schema (per acquisirlo al meglio, ideale sarebbe la lettura del potente e poetico L’arte del capitale di Giuseppe Sapienza uscito per i tipi di Algra), in compenso, lo si può estendere ad libitum al coraggioso mondo nuovo: alla telemedicina per far fuori i presìdi logisticamente marginali, alla guida autonoma anche in caso di incidenti gravi (momentanee battute d’arresto perché “la tecnologia impara dai propri errori”), all’eliminazione del cash (del resto “cosa mai avrai da nascondere?”), alla videosorveglianza, alla censura digitale e a tanto altro e il mondo non apparirà così caotico come appare al “fattone tecnologico” nei rari e brevi momenti di lucidità, bensì solo miserando.
Con dosi più elevate potrete invece vedere come bello un mondo dove i lavori significativi ed espressivi, i lavori vocazionali, saranno sempre meno e dovremo stare sempre più ore connessi davanti allo schermo. Inoltre un mondo dove tutti dicono di avere sempre meno tempo e al contempo magnificano la capacità della tecnologia di farci risparmiare tempo lo vedrete come un mondo non contraddittorio.
Non ci riuscite ancora? Scaricate qualche altra app, iscrivetevi a qualche altra piattaforma, chiedete consiglio alla vostra intelligenza artificiale di riferimento e che la Pax technica alfine scenda su di voi.







































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