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gruppogocciagoccia

Non siamo uguali, evitiamo quindi messaggi e regole indirizzate a tutti. Serve questa infinita conta dei casi?

di Sara Gandini, epidemiologa/biostatistica

Tenere conto delle differenze è un sapere che viene da lontano che va recuperato in ogni singola situazione, sia di prevenzione che di cura.

Non siamo tutti uguali e questo conta.Stralci dall’articolo pubblicato ieri sul Il Fatto Quotidiano, che ringraziamo per l’ospitalità.

“Senza il supporto di evidenze scientifiche chiare, all’inizio dell’emergenza furono prese alcune decisioni, come la chiusura delle scuole. Si sapeva poco del virus, e quindi occorreva decidere e fare in fretta. Ma questo schema di comportamento si è ripetuto anche nell’autunno 2020, con la seconda ondata. Hanno ricominciato a chiudere le scuole sostenendo che non ci fossero dati sufficienti o affidabili per mantenerle aperte, estrapolando analisi da dati del passato nonostante ci fossero già dati disponibili: ma con il passare del tempo, non avere dati ha iniziato ad essere un alibi perfetto….Ogni volta tutto il sapere acquisito viene rimesso in discussione, forse alla rincorsa del rischio zero.

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contropiano2

Tra Stato e mercato, la Cina e l’Occidente neoliberista

di Francesco Piccioni - Guido Salerno Aletta

Uno degli elementi più negativi nel pensiero comunista europeo degli ultimi 30 anni è sicuramente rappresentato da una concezione astratta del “socialismo”. Ridotto a una serie di princìpi totalmente indipendenti dalla realtà storica, validi in modo identico per qualsiasi formazione sociale (europea, asiatica, africana o americana), pressoché impossibili da rispettare concretamente. Una sorta di paradiso originario collocato nel lontano futuro anziché nel passato remoto.

Una volta identificato il “socialismo” con questo mondo ideale (variabile a seconda delle preferenze individuali, per di più) è inevitabile che il confronto con le esperienze concrete sia sempre negativo.

Ricordiamo che la definizione di Marx era molto più laica: da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo il suo lavoro. Che è certamente una formulazione astratta, ma che descrive un criterio invece che una serie di “istituti” teoricamente caratterizzanti una formazione sociale “socialista” (inevitabilmente varianti a seconda del livello di sviluppo di un certo paese, le tradizioni locali, le culture, ecc). L’”eguaglianza” – per esempio – in condizioni di povertà o di relativo benessere generale, in pace o in guerra, ecc, può significare cose molto diverse.

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comuneinfo

Conquiste che stiamo perdendo

di Angelo Baracca

L’articolo di Paolo Cacciari Cinquant’anni buttati pubblicato su Comune [e anche qui] e dedicato all’emersione della cultura ecologista negli anni Settanta, ha attirato moltissime attenzioni. Angelo Baracca, fisico e storico, racconta come in realtà quegli anni le lotte eco-pacifiste hanno saputo allargare lo sguardo ecologista sotto tanti punti di vista: per usare un’immagine potremmo dire che, ad esempio, hanno affiancato il “rosso” al “verde”, aggiungendo cioè il complesso contributo del conflitto tra coloro che sono in alto e coloro che sono in basso. E oggi? “Una cosa che sembra essersi perduta – aggiunge Baracca – è la connessione fra ambiente e guerra: sia Greta e i Fridays for Future, che Extinction Rebellion hanno trascurato, se non ignorato, l’impatto delle guerre, dei militari e degli armamenti sull’ambiente e le loro pesantissime emissioni climalteranti…”

L'amara ricostruzione di Paolo Cacciari del patrimonio di elaborazione dagli anni ’60 – ’70 che sembra essersi perduto (Cinquant’anni buttati) è molto accurata e completa, ma dalla mia intensa esperienza nei movimenti a partire dalla contestazione studentesca e dall’Autunno Caldo (avevo trent’anni ed ero da poco laureato in Fisica) essa racconta solo una parte della storia: non è per un’astratta critica, poiché la ricostruzione di Cacciari è comunque molto importante, ma per un intento costruttivo e di completezza (per quanto possibile) della memoria storica che voglio brevemente discutere e ricostruire un’altra parte, che presumibilmente non sarà l’unica.

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linterferenza

Il PD, un partito nemico dei lavoratori

di Ferdinando Pastore

Delle nuove misure del Governo, una serie di confusi e rabberciati provvedimenti privi di una visione complessiva, tendenti sempre alla colpevolizzazione dell’essere umano e mai alla protezione di beni pubblici universali, colpisce il concepimento del Super Green Pass.

Questo non è stato esteso ai lavoratori per il veto della Lega e per i dubbi dei 5Stelle. Al contrario il Partito Democratico non avrebbe battuto ciglio. Quindi si apprestava ad accogliere uno strumento di divisione della classe lavoratrice, unico vero scopo del Green Pass, proprio quando gli stessi lavoratori sono impegnati da mesi in lotte che trovano, dopo tanti anni di arrendevolezza, uno spirito di conflittualità generalizzato.

Nessun cenno, al contrario, sulla necessità di rendere gratuiti e più fruibili i tamponi molecolari, i soli oggi capaci di individuare in tempi brevi la formazione del virus. In grado insomma di monitorare realmente la situazione dei contagi. Si prosegue quindi nella consueta strategia, dimostratasi fallimentare, di puntare esclusivamente sulla campagna vaccinale, che non prevede alcun investimento pubblico in termini infrastrutturali e di occupazione.

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pecorarossa

Ma com’è che sono schierati con Draghi e Speranza tanti militanti della “sinistra antagonista”?

di Coordinamento No Green Pass Napoli

Magari, ve lo spiego un’altra volta. Qui (dopo avervi già raccontato di tanti dei suddetti militanti ridottisi a fare i piazzisti dei vaccini cubani somministrati anche ai bambini di due anni) ripubblico il comunicato del Coordinamento No Green Pass Napoli a proposito della sbalorditiva manifestazione “Non teniamo più un euro: tamponi e ffp2 gratuiti!”

Comunicato Coordinamento No Green Pass Napoli

Il 4 gennaio si terrà, davanti alla Prefettura di Napoli, una manifestazione, indetta dal Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”, lanciata con lo slogan “Non teniamo più un euro: tamponi e ffp2 gratuiti!”

Il Coordinamento No Green Pass – Napoli, pur esprimendo piena solidarietà a tutti coloro che protestano contro la folle gestione dell’emergenza Covid, non può fare a meno di evidenziare come la richiesta di tamponi e ffp2 gratuiti (finora incapaci a impedire nuove ondate di contagi) rischi di riproporre lo stesso discutibile slogan “tu ci chiudi, tu ci paghi” che ha scandito le prime grandi manifestazioni di protesta a Napoli che, con questa impostazione politica, hanno consolidato la narrativa governativa secondo la quale l’unica soluzione per uscire dall’incubo Covid sia l’adozione di misure sempre più divisive e restrittive, unitamente a una campagna vaccinale condotta in modo indiscriminato e brutale, anche di fronte a dati che dovrebbero suggerire una franca riflessione e un differente approccio.

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comuneinfo

Le guerre dei ricchi

di Salvatore Palidda

Dal 2008 i ricchi sono sempre più ricchi ma è da quarant’anni che sono in guerra contro i poveri. Nuovi dati dimostrano che la pandemia ha ulteriormente accentuato questo processo: anche in Italia il numero di individui con un patrimonio investibile di un milione di dollari è cresciuto rispetto al 2019. Stati e media sono gli strumenti privilegiati di questa feroce aggressione pianificata, alimentata anche razzismo, sessismo e discriminazioni. “La guerra contro i poveri fa parte di un’economia politica che di fatto è più che mai criminale – scrive Salvatore Palidda – perché produce effetti devastanti in tutti i campi e rischia di condurre alla guerra planetaria…”

In un articolo pubblicato su Le Monde del 2022/01/01 l’economista Jeffrey Sachs sostiene che gli Stati Uniti sono diventati un paese di ricchi, per ricchi e da quarant’anni in guerra contro i poveri. In realtà questo vale un po’ sia per i paesi cosiddetti ricchi in Europa, in Nord America, più il Giappone, l’Australia, gli Emirati, l’Arabia Saudita, Israele e Corea del Sud.

Le conseguenze della gestione della crisi del 2007-2008 hanno costantemente fatto aumentare la ricchezza dei più ricchi del mondo e la povertà di almeno 150 milioni le persone che, inoltre, nel 2021 vivono in condizioni di estrema indigenza (secondo le stime della Banca Mondiale).

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carmilla

Dottor Psycho

di Alda Teodorani

Avevo sedici anni quando il mio medico, in seguito a una serie di analisi riguardanti la funzionalità renale e che poi si rivelarono errate, mi inviò a fare una visita da un primario ospedaliero.

L’uomo mi fece entrare nel suo studio, chiuse la porta a chiave e mi fece spogliare completamente; quindi, mi si avvicinò e senza dire una parola si chinò e mi baciò il seno. Fu un gesto talmente veloce, decontestualizzante e assurdo da lasciarmi allibita al punto che non ebbi nemmeno la forza di parlare. Poi fui ricoverata, non vidi più quel “professore”, raccontai la cosa al mio medico il quale disse che mi stavo inventando tutto. Stop. Ero troppo piccola per dirlo a qualcun altro ed ero sicura che se lo avessi riferito ai miei avrebbero sostenuto che era colpa mia.

Da allora – e prima di allora, poiché io credo che mia mamma soffrisse di una leggera forma di sindrome di  Münchhausen per procura – ho avuto a che fare con molti medici.

Alcuni furono sprezzanti, come se la malattia fosse una colpa. Altri saccenti e taciturni, quasi che la malattia non mi riguardasse e solo da loro potesse provenire la Verità assoluta.

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lantidiplomatico

Istituto Koch: il 96% positivi Omicron in Germania sono vaccinati

Game over Super GreenPass

di Agata Iacono

Il rapporto proviene dall'Istituto più prestigioso europeo - l'Istituto Koch di Berlino - redatto con la prestigiosa collaborazione dell'istituto epidemiologico Pasteur di Parigi ed è stato pubblicato oggi 30 dicembre. E' presto diventato "virale" in tutto il mondo, ma non nella stampa mainstream sempre grazie a quella rete che subisce un attacco liberticida senza precedenti in questo periodo.

Il rapporto, in estrema sintesi, rileva come il 95,58% dei casi di Omicron in Germania abbia completato il ciclo sperimentale vaccinale - e il 28% abbia addirittura la "terza dose". Solo il 4,42% con positività da variante omicron non è vaccinato. In Germania è stato vaccinato ben il 73,9% della popolazione con prima dose, il 70,9 % con seconda dose e il 37,3 % ha già ricevuto la terza dose.

In pratica tutte le misure come il Super Green Pass dei "migliori" che voleva contenere i casi obbligando la vaccinazione in modo surrettizio crollano in modo miserrimo.

La narrazione a supporto della folle gestione del Draghistan implode con i numeri del più prestigioso istituto di epidemiologia d'Europa.

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sollevazione2

Piccola archeologia della catastrofe

Postille a Di Remigio e Di Biase

di Guido Cappelli

Ho letto con una certa intima soddisfazione l’articolo Il sapere, ugualitarismo, differenza, uscito su questo sito lo scorso 15 dicembre, a firma di Di Remigio e Di Biase e come replica a un mio precedente intervento, in cui criticavo in modo piuttosto acceso la soppressione della prova scritta dall’esame di maturità. L’ho letto con piacere non solo per i toni civili di un franco dibattito (la qual cosa, checché se ne dica, resta rara avis, in tempi di social rabbiosi e decibel fuori controllo), ma anche perché, lungi dal percepirlo come una critica, mi è parso un’integrazione, un arricchimento, un approfondimento di quanto proponevo nel mio contributo: si tratta infatti di una densa, documentata “archeologia del disastro” della scuola italiana, che chiama in causa gli errori della sinistra e in particolare del Pci a partire dagli anni settanta, una vera e propria resa ideologica che gli autori sintetizzano graficamente: “Proprio nel momento in cui lasciavano i lavoratori esposti alla pressione neoliberale, gli ex-comunisti lenivano i propri sensi di colpa restando fedeli a sé stessi nell’unico campo in cui era loro consentito.

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lavoroesalute

Sosteniamo la resistenza delle lavoratrici e dei lavoratori del GSE in sciopero

di Rsu Fiom-Cgil Contact Center GSE

“La nostra è una storia di appalti e subappalti che per anni ci hanno sballottato da un’azienda a un’altra, passando da concordati, fallimenti e affitti di ramo di azienda… Un’incredibile storia di matrioske e scatole cinesi in cui le aziende private intascavano soldi pubblici, senza di fatto metterci nulla, mentre intanto i lavoratori venivano mantenuti in uno stato di costante precarietà che gli impediva anche di vedersi riconoscere il corretto inquadramento contrattuale, in quanto le aziende fallivano di continuo” (Collettivo GSE)

Pubblichiamo le dichiarazioni del Collettivo lavoratori del GSE –gestore servizi energetici in Italia- allo scopo di sostenerli nella loro lotta, diffondendo i motivi dello sciopero in corso.. I lavoratori sono il core business del GSE, quarto ente in Italia e destinatario di un’ingente quantità di fondi del Pnrr. I lavoratori della GSE da 14 giorni sono in sciopero per gli ammortizzatori sociali e chiedono che vengano rilanciate le assunzioni, mentre da oltre 10 anni passano di appalto in appalto, perdendo ogni volta buona parte dei diritti e salario. La loro lotta dura da troppo tempo e non si ferma qui.

Di seguito la loro voce e la vicenda.

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lafionda

Il nucleare “verde” e l’energia di transizione

di Salvatore Palidda

La Commissione europea si appresta a classificare il nucleare come energia verde. Parallelamente definirà il gas “energia di transizione”, a seguito dei negoziati con la Francia e la Germania.

Nel consiglio europeo del 21 e 22 ottobre, i capi di Stato e dei governi europei avevano fatto pressione sulla Commissione per decidere, a fine novembre, della sorte che si sarebbe riservata al nucleare e al gas nella tassonomia, cioè nella classificazione delle attività economiche in funzione delle loro emissioni di CO2 e delle loro conseguenze sull’ambiente. Ursula von der Leyen, la presidente dell’esecutivo comunitario, aveva promesso che sarebbe stata cosa fatta prima del successivo incontro del 16 dicembre. Invece non è stato così; Angela Merkel, che aveva gestito il dossier dopo che i Ventisette l’hanno criticata non ha smesso di rimandare il suo arbitraggio, e ormai si deve aspettare gennaio. Se tutto va come previsto, la Commissione presenterà il suo progetto il 18 gennaio.

Ricordiamo che i paesi europei hanno deciso il raggiungimento dalla neutralità carbone nel 2050, mentre la dipendenza dal gas russo inquieta e i prezzi dell’energia esplodono; si tratta di una posta in gioco cruciale.

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eticaeconomia

Il capitalismo dei monopoli intellettuali: la sfida del nostro tempo

di cedric durand and Cecilia Rikap

Scientia potentia est – sapere è potere. Il vecchio adagio ha acquisito una connotazione sinistra con l’allarmante dominio delle Big Tech nell’economia e nella società nel suo complesso. Il Corporate Europe Observatory ha recentemente rivelato che tale settore rappresenta oggigiorno di gran lunga il principale lobbista delle istituzioni dell’Unione Europea.

Ma questa è solo la punta dell’iceberg di quello che Ugo Pagano chiama “il capitalismo dei monopoli intellettuali” e sul quale ha scritto anche sull’ultimo numero del Menabò. La conoscenza, che dovrebbe essere un bene pubblico (ossia non rivale e non escludibile), è stata appropriata privatamente dalle grandi imprese come capitale: la quota di beni intangibili (intangible assets) tra le società incluse nell’indice S&P 500 è passata dal 17% nel 1975 al 90% nel 2020.

Per Pagano, la drammatica espansione dei diritti di proprietà intellettuale “comporta la creazione di un monopolio legale che può essere potenzialmente esteso all’intera economia globale”. La sua presa di posizione contro un modello che tutela con forza la proprietà intellettuale riecheggia la posizione tradizionale di quegli economisti che trattano la conoscenza come un bene gratuito. Friedrich Hayek, per esempio, sosteneva:

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micromega

Piano Draghi-Macron, una conversione a metà

di Carlo Clericetti

Un link nell’articolo sul Financial Times firmato dai due leader rimanda a una proposta più particolareggiata su come riformare le regole europee. Che contiene novità importanti rispetto a quelle ora sospese, e sicuramente le migliora. Ma ignora questioni non meno rilevanti

Tutti i media hanno parlato dell’articolo sul Financial Times firmato da Mario Draghi e dal presidente francese Emmanuel Macon. Una mossa importante, certo per i contenuti: il debito va ridotto, ma non aumentando le tasse o tagliando la spesa; la politica fiscale è fondamentale “per proteggere le nostre persone e trasformare le nostre economie”; il Next Generation EU “è stato un successo” e “offre un utile modello per il futuro”; soprattutto, le regole europee vanno cambiate.

Ma è altrettanto importante il fatto che i due leader abbiano voluto far sapere in modo così evidente che la vedono nello stesso modo. Scrive l’agenzia Ansa: “Fonti dell’Eliseo spiegano che il testo di Draghi e Macron è stato condiviso con altri capi di stato e di governo Ue” e che “hanno consultato diversi leader, in particolare il cancelliere tedesco Olaf Scholz”. Solo loro due, però, hanno firmato. Forse un modo per rimarcare che quella è la posizione del secondo e terzo paese più importanti dell’Ue e dunque nella discussione non se ne potrà prescindere, e forse perché non coincide esattamente con quello che pensa il leader del Paese più importante, la Germania.

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labottegadelbarbieri

«L’ultimo miglio»

di Gian Marco Martignoni

Gian Marco Martignoni sul viaggio di Angelo Mastrandrea nel mondo della logistica e dell’e-commerce in Italia fra Amazon, riders, portaconteiner, magazzinieri e criminalità organizzata

Vengono i brividi nel leggere le inchieste di Angelo Mastrandrea in L’ultimo miglio (Manni pagine; pagine 170, euro 14). Tanto che l’economista marxista Joseph Halevi, studioso a Sidney dei processi legati alla globalizzazione, ha parlato senza peli sulla lingua di ritorno a un “Medioevo capitalista”. I cinque capitoli che compongono questo libro disvelano perfettamente le brutali condizioni di lavoro e di vita di coloro che permettono l’indispensabile movimentazione (non solo ai colossi del settore) di merci di ogni tipo.

Il viaggio di Mastrandrea nella penisola non poteva che iniziare con Amazon, la multinazionale che nel nostro Paese dalla fine del 2010 ha aperto 27 magazzini ben suddivisi sul territorio, arrivando in breve tempo a occupare 9500 dipendenti, mentre ne annovera 560.000 in tutto il mondo. In particolare sono stati posti sotto osservazione il magazzino di Passo Corese, ubicato nell’alto Lazio (che nei picchi di ordinazione sfiora i 3000 occupati) e quello di Castel San Giovanni in provincia di Piacenza.

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sinistra

Democrazia e giudizio qualitativo

di Salvatore Bravo

La democrazia sociale è integrazione delle diversità sulla comune natura del logos. Vi sono tra gli esseri umani indubitabili differenze individuali ed etniche, ma le differenze non sono confini invalicabili, il logos è la comune natura che consente di calcolare soluzioni di compromesso, in quanto al di là delle differenze vi è una comune natura umana concreta con i suoi autentici bisogni: cibarsi, avere un tetto, vestirsi, curarsi, essere riconosciuti al di là dei ruoli sociali, comunicare la processualità della propria identità e il bisogno di essere parte di una comunità che convergono verso la possibilità del compromesso. Si tratta di riconoscersi “umani” nella concretezza dell’immanenza in cui l’esperienza individuale si materializza. Le distanze possono restare, ma accanto ad esse vi sono innumerevoli punto di contatto. L’integrazione non può avvenire in modo automatico, la tolleranza, termine non felice per esprimere l’integrazione comunitaria, non si realizza senza sviluppo della sovrastruttura. Senza educazione non è possibile il percorso che porta alla comunità democratica. L’educazione non è una scienza sperimentale, per cui i risultati non sono assicurati, poiché agisce e si configura all’interno di innumerevoli variabili tra cui il sostrato storico e comunitario e l’indole personale.

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linterferenza

“Scientismo”, nuova religione (ma non la sola) del XXI secolo

di Fabrizio Marchi

Nel mio libro “Contromano. Critica dell’ideologia politicamente corretta”, pubblicato ormai circa tre anni fa, quindi ben prima della pandemia, spiegavo come lo “scientismo” – insieme al neo femminismo (criminalizzazione del genere maschile, peraltro fuori tempo massimo, camuffata da processo di liberazione delle donne), al cosmopolitismo (omogeneizzazione del pianeta sul modello capitalista occidentale), al “diritto-civilismo” (diritti civili interpretati a senso unico in sostituzione dei diritti sociali con la finalità di disinnescare alla radice il conflitto di classe ed esportazione manu militari degli stessi), al “tecnicismo” (primato assoluto della tecnica, oltre che del capitale, sul dibattito politico e filosofico) – fosse uno dei mattoni ideologici dell’attuale sistema capitalista dominante.

Mi pare di poter dire che la gestione politica e soprattutto ideologica della crisi pandemica in atto abbia confermato questa tesi.

La mia opinione è che fin da subito abbia prevalso un atteggiamento ideologico – appunto, “scientista” – che di laico e di razionale (e quindi di autenticamente scientifico) aveva e ha ben poco.

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raffaelecerbini

Sulla variante Omicron

di Raffaele Cerbini

Buongiorno!

Come promesso, oggi pubblico un post complesso e debitamente referenziato riguardo la variante Omicron del virus SARS CoV2.

Spero che questa analisi possa rivelarsi utile per informare correttamente su due cose molto importanti.

La prima consiste nel fatto che la variante omicron è estremamente infettiva ed ha un meccanismo di elusione anticorpale per il quale gli attuali vaccini ed anche molti degli attuali anticorpi monoclonali risultano totalmente inutili al fine della protezione individuale.

La seconda consiste nel fatto che la variante omicron causa una patologia molto meno grave rispetto al virus originale ed alle precedenti varianti e questo indipendentemente dallo status vaccinale.

A questo punto, prima di continuare (vista la lunghezza di quanto scriverò successivamente), colgo immediatamente l’occasione per augurare a tutti uno splendido 2022, ricco di tutte le soddisfazioni meritate e desiderate!

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lantidiplomatico

Letterina di Natale al Presidente Mario Draghi

di Andrea Zhok

Onorevole Presidente, nella conferenza stampa del 22 dicembre lei, con riferimento alla sua affermazione di luglio scorso che introduceva il Green Pass come «garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose» ha dichiarato:

«La comunicazione sul Green Pass ha fatto stato di quelle che erano le conoscenze a quel momento. Sulla base di questo, quell'affermazione è giusta»

Ora, mi corre innanzitutto l’obbligo di segnalarle che questo non corrisponde a verità, visto che prima dell’implementazione del Green Pass si sapeva già benissimo (ci sono pubblicazioni scientifiche del periodo) che il vaccino non bloccava la trasmissione. Se questo è quanto il Comitato Tecnico Scientifico le ha riferito, forse sarebbe il caso di dismetterlo immediatamente in blocco, per manifesta incompetenza.

Ma tralasciamo questo punto, e fingiamo che sia vero e che quelle fossero le “conoscenze del momento”.

Ebbene, caro Presidente, mi faccia capire:

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comuneinfo

Cinquant’anni buttati

di Paolo Cacciari

Il 1972 segna il punto più alto dell’emergere della nuova cultura ecologista con il primo summit delle Nazioni unite. Oggi il surriscaldamento globale è solo uno dei sintomi del collasso ecologico. Com’è potuta accadere, si chiede Paolo Cacciari, una rimozione così profonda e prolungata delle rilevanze scientifiche, oltre che sociali e morali del pensiero ecologista? “Rispondere con sincerità a questa domanda è un passaggio indispensabile da compiere per chiunque desideri cercare una via di uscita alla degradazione della vita sulla Terra”. Di certo il tempo trascorso da allora dovrebbe essere sufficiente per convincerci a cambiare criteri di riferimento, immaginare cosmovisioni diverse, praticare relazioni di cura con gli altri e con la natura

Quest’anno saranno cinquant’anni dalla pubblicazione del Rapporto The Limits to Growth elaborato da un gruppo di ricercatori del Massachussets Institute of Technology guidato da Donella e Dennis Meadows, commissionato dal Club di Roma (un “circolo di discussione” o, come diremmo ora, un think tank, finanziato da imprese e istituzioni pubbliche, guidato da Aurelio Peccei, un illuminato economista e amministratore delegato della Olivetti, formato da scienziati, uomini d’affari, attivisti dei diritti civili, alti funzionari internazionalii), pubblicato in Italia da Mondadori con il titolo I limiti dello sviluppo.

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sinistra

Il passaporto scaduto e le saldature di Jean

di Mauro Armanino

Niamey, 26 dicembre 2021. Non sembra ma dieci anni passano in fretta. Avevo ottenuto il passaporto un paio di mesi prima di partire alla volta del Niger. Chi avrebbe mai immaginato di vivere una decade nel Paese dove ero sbarcato il mese di aprile del 2011. La data di scadenza del documento è stata ampiamente superata. Il solo documento valido attualmente in mio possesso è il permesso di soggiorno, rinnovabile ogni anno a determinate condizioni. La mia libera mobilità si trova di colpo mortalmente colpita: senza un passaporto valido è impossibile viaggiare regolarmente ad di fuori del Paese. Ma anche all’interno del Paese, da tempo ormai, è complicato spostarsi liberamente per chi ha una nazionalità ‘occidentale’ o si trova ad avere un altro colore. La storia è strana davvero, ci sono corsi e ricorsi e avvenimenti non programmati che fanno sorridere persino la sabbia, notoriamente abituata al detto che tutto cambi perché niente, in fondo, cambi.

Nascere in un Paese o in un altro non è affatto innocente. Il luogo, oltre le retriche del mondo villaggio e della sedicente globalizzazione che tutto avrebbe normalizzato’, conserva un’imporatanza cruciale per la vita reale di una persona.

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comidad

Draghi non è l'uomo che non deve chiedere mai

di comidad

L’ultimo rapporto Censis ci ha rivelato che milioni di Italiani credono che la Terra sia piatta. Avevano quindi torto i catastrofisti che ci dipingevano il popolo italiano tutto proteso a spiare le prossime mosse di Maria De Filippi; c’è invece una quota tra il 5 e il 6% che si appassiona a teorie cosmologiche, per quanto eterodosse. Magari qualcuno si darà la pena di deluderci, analizzando i questionari del Censis e scoprendo che sono stati forzati in modo tale da suggerire le risposte ed offrire il quadro di una ventata di irrazionalismo, un calderone mediatico in cui annegare anche evidenze come i conflitti di interesse e lo strapotere del lobbying multinazionale.

Ma, in ogni caso, siamo davvero sicuri che l’irrazionalità sia un’esclusiva del popolaccio infimo? Nella sua ultima conferenza stampa Draghi, oltre a riscuotere la standing ovation dei giornalisti, ha di fatto presentato una sua candidatura alla Presidenza della Repubblica. Certo, in Italia la posizione di Presidente della Repubblica è la più invidiabile, poiché implica la gestione di un potere pressoché assoluto, lasciando a qualcun altro le figure di merda della gestione di governo.

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theunconditional

Il lockdown uccide (letteralmente)

di Thomas Fazi

Il fatto che in Italia si torni a parlare come se nulla fosse di lockdown – o meglio, che le autorità si possano permettere di farlo senza ritrovarsi la gente in piazza con i forconi un attimo dopo – è la dimostrazione dell’assoluta mancanza di consapevolezza, a livello di percezione generale, di quanto siano stati fallimentari i lockdown passati.

E non mi riferisco alle loro devastanti conseguenze in termini economici, sociali o psicologici – ormai stranote –, ma al fatto che i lockdown di varia natura degli ultimi due anni hanno clamorosamente fallito anche in base all’unico criterio che esiste per giustificarli: quello di “salvare vite”, ridurre la mortalità da Covid ed evitare la saturazione degli ospedali.

I numeri parlano chiaro. L’Italia ha avuto, per buona parte dell’ultimo anno e mezzo, il primato delle restrizioni più dure tra le democrazie occidentali: la media dello Stringency Index compilato dall’università di Oxford mette l’Italia al primo posto tra i paesi democratici occidentali. L’Italia ha anche avuto uno dei maggiori numeri di giorni in cui era in vigore l’ordine di non uscire di casa eccetto che per l’acquisto di viveri e per altri spostamenti essenziali. Infine, l’Italia ha anche vinto la triste gara di chi ha chiuso le scuole più a lungo, a parte qualche Stato americano.

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piccolenote

Quirinale, Draghi si spara sui piedi

di Piccole Note

L’ascesa al Colle di Draghi si fa ardua. Gli stessi ambiti che l’hanno messo a presidiare l’Italia gli hanno sbarrato la via del Quirinale, che reclamano per figure di più alto livello.

Per essere più espliciti, Il garzone di bottega di Amato ha fatto il suo corso, ora tocca agli adulti, cioè magari allo stesso Amato (vedi Dagospia: “l’accordo tra Gianni ed Enrico Letta sull’eterno candidato, garante del ‘sistema’ e nume di Draghi).

E, in alternativa, anche Gianni Letta, l’eminenza azzurrina “del quale Andreotti disse: Letta conosce mezzo mondo, come si desume anche dalla sua quotidiana presenza condolente nei necrologi dei giornali” (sempre Dagospia).

Sul garzone imposto a Palazzo Chigi, Gianni Letta può far valere una più antica frequentazione dei circoli internazionali che contano, essendosi anche lui, peraltro, introdotto nelle sacre stanze di Goldman Sachs nel 2007.

Le manovre del candidato Cavaliere serviranno a queste due candidature, una volta fallito, come sembra verosimile, il suo successo personale.

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lantidiplomatico

Le 2 manifestazioni di Tripoli e l’accordo Salvini-Rackete sulla Libia

di Michelangelo Severgnini

In questi giorni ci sono a Tripoli 2 manifestazioni diverse. A dire il vero una prosegue ininterrottamente da quasi 3 mesi. L’altra si è tenuta nella giornata del 25 dicembre quando ormai le altre città della Libia già si erano mobilitate.

 

Il presidio dei rifugiati

Avevamo scritto un articolo lo scorso 19 ottobre dal titolo “I migranti in Libia: riportateci a casa”.

In quei giorni la polizia di Tripoli aveva lanciato un’operazione su larga scala che aveva portato all’arresto di alcune migliaia di migranti in Libia.

In seguito alla fuga di molti di loro dal centro di detenzione di Al-Mabani, dove erano stati rinchiusi, avvenuta nelle settimane successive, coloro tra i fuggitivi che sono beneficiari, teoricamente, della protezione internazionale, hanno dato vita ad un sit-in permanente davanti alla sede dell’UNHCR a Tripoli, domandando non a torto che l’organizzazione si prenda carico della loro evacuazione.

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gocciaagoccia

Covid e scienza

di Sara Gandini

Invito sia i sostenitori delle forzature, come Green pass e obblighi vaccinali, e chi spinge con i ricatti verso la vaccinazione di massa dei bambini sani, ma anche chi è convinto che i vaccini non servano a nulla... ad ascoltare John Ioannidis*, uno dei più grandi epidemiologi al mondo.

Il grande insegnamento che traggo da scienzati così seri e preparati è l'importanza di comunicare senza pretendere di dare verità assolute, mantenendo umiltà e onestà intellettuale. Questo per me è fondamentale per non cadere nelle narrazioni estreme delle varie fazioni in gioco.

Quando si fanno scelte in termini di salute pubblica è fondamentale fare sempre una onesta valutazione dei rischi e benefici di ogni scelta sulla popolazione nel suo complesso, basandosi sulle evidenze epidemiologiche presenti e mettendosi nella disposizione d'animo di poter cambiare idea. Questa possibilità è la base del metodo scientifico, per cui gli scienziati non possono sentirsi in guerra. È infatti fondamentale comunicare le incertezze che tutt'ora abbiamo su tante tematiche e non nascondere la fallibilità della scienza.

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sollevazione2

Fallimento vaccinale

di Leonardo Mazzei

Il 15 dicembre i nostri giornaloni si crogiolavano beatamente del presunto “vantaggio” italiano sul resto d’Europa. Draghi l’epidemiologo, degno successore del Mussolini contadino, lo aveva calcolato in venti giorni o giù di lì.

Secondo costoro, i minori contagi rispetto agli altri paesi europei erano il frutto dell’italico successo vaccinale, un primato da sbandierare ogni dì. Un “vantaggio” da preservare a suon di obblighi e divieti, di sospensioni dal lavoro, di Green pass rafforzato e terze dosi a gogò. Adesso, che di giorni ne son passati solo 10, quel vantaggio è già sfumato del tutto. L’Italia è nelle stesse condizioni della Germania, della Francia e della Gran Bretagna.

Era difficile prevederlo? Assolutamente no. Bastava osservare le curve dei diversi paesi per capirlo, per comprendere in primo luogo la loro assoluta indifferenza alle percentuali di vaccinazione. Solo i pennivendoli che conosciamo potevano scambiare una banale sfasatura temporale per un vantaggio strategico dovuto al sacro siero.

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comuneinfo

A cosa serve il panico?

di Sergio Porta

L’obbligo di tampone per poter accedere agli eventi natalizi anche per le persone vaccinate ha sorpreso molti. Ma appare sempre più evidente come siano diverse le ragioni, nessuna delle quali medica e tutte invece strettamente inerenti l’esercizio del potere, spiega Sergio Porta su Goccia e goccia, per le quali la protezione focalizzata (inclusa la protezione vaccinale), così come i trattamenti medici a domicilio e il rafforzamento del sistema sanitario nazionale – sia nella sua parte territoriale che in quella ospedaliera -, sarebbero stati ostacolati in tutti i modi dal potere. Così è stato e per questo ci siamo andati a sfasciare sullo scoglio del panico e del massimalismo tecno-scientista: “Le conseguenze di questo naufragio saranno inimmaginabili…

La sola idea che si valutasse l’obbligo di tampone per poter accedere agli eventi natalizi anche per le persone vaccinate ha sorpreso molti, inclusi alcuni scienziati al di sopra di ogni sospetto. Strenui sostenitori dell’ecumenismo vaccinale forzato esteso anche ai bambini, essi ora parlano di professionisti del panico, politici paurosi e calcolatori e media catastrofisti che vivono solo di brutte notizie. Non si può – dicono – mandare messaggi sbagliati al popolo. A cosa serve il panico?

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sovranitapopolare

Chi sono i proprietari delle note case farmaceutiche che producono i vaccini?

di Eros Cococcetta

Da un po’ di tempo mi è venuta la curiosità di sapere chi sono i proprietari di queste ormai famosissime case farmaceutiche americane che hanno inondato tutti gli Stati del mondo con i loro vaccini di nuova generazione.

Quindi sto parlando di: – Pfizer – Moderna – Johnson & Johnson.

Inoltre, per motivi che spiegherò a breve, ho esteso la ricerca anche a:  -Alphabet, proprietaria di Google, proprietaria di Youtube -Facebook.

Ebbene tutte queste società sono di proprietà di BlackRock, Vanguard Group e State Street, quali azionisti di maggioranza, più altre società finanziarie “minori” americane (fonte: Sole 24 Ore, Corriere della Sera[1] e Yahoo Finanza).

Anche la società biofarmaceutica svedese-britannica AstraZeneca[2] è presidiata massicciamente da Vanguard e Wellington (collegata a Vanguard) e partecipata, tra le altre, da Goldman Sachs e Bank of America.


Soltanto BlackRock, che è la più grande società d’investimento del mondo, gestisce risparmi e asset finanziari per 8.676 miliardi di dollari a fine dicembre 2020[3] (circa 7.230 Mld di euro), che è più del PIL di Germania, Francia e Italia messe insieme, sempre a dicembre 2020, pari a 8.343 Mld di dollari (fonte: Trading Econimics).

In Italia ha importanti partecipazioni in Unicredit, Intesa SP, MPS, Atlantia e altre società.

Perciò BlackRock è stata anche definita la “banca mondiale ombra” o “roccia invisibile”.

La “Trinità che comanda il mondo”, come l’ha definita Franco Fracassi in un famoso video di ME+ di luglio 2019[4], dove Fracassi dice, tra l’altro, che:

– nel 2021 (che ormai sta finendo), questi tre fondi di investimento gestiranno insieme una massa di denaro – denaro vero non denaro farlocco della finanza – pari a 25.000 Miliardi di Euro, che equivale ad un terzo dell’intero reddito (PIL) del pianeta.

– Inoltre i principali azionisti di BlackRock sono Vanguard e State Street, i principali azionisti di Vanguard sono BlackRock e State Street e i principali azionisti di State Street sono BlackRock e Vanguard. “E’ come Dio, uno e trino”; questa unica società, che poi sono tre, tra due anni (cioè oggi) avrà la proprietà di un terzo dell’intero pianeta.

Tra parentesi (si fa per dire) segnalo che la “Triade” (come preferisco chiamarla laicamente) possiede anche la Apple, la Microsoft, Amazon, Tesla e Netflix, solo per parlare delle più grandi e note società del mondo.

Questo tanto per chiarire con quale gigante finanziario-economico abbiamo a che fare.

A questo punto, però, mi sorge un dubbio. Ma non è che le famose “regole della community” tanto care a Facebook e Youtube, che oscurano con grande solerzia chi parla male dei vaccini sperimentali Pfizer e Moderna, hanno qualcosa a che fare con la tutela degli interessi economici della Triade o “Trinità che comanda il mondo”?

Da questo quadro, molto positivo per la grande finanza ma molto negativo per i lavoratori, potrebbe sembrare che per gli Stati e i popoli ormai i giochi sono fatti, nel senso che il neoliberismo sotto forma di “finanzcapitalismo” ormai domina incontrastato in quasi tutto il mondo, compresa l’Europa targata BCE – Euro – Commissione Europea (un’altra triade). Ma in realtà è così solo nella misura in cui i popoli e gli Stati restano dormienti e anestetizzati da questa situazione e asserviti alle teorie neoliberiste[5], che sinteticamente potrebbero essere chiamate anticostituzionaliste.

Non è mai troppo tardi per un risveglio che deve basarsi su un ritorno importante dello Stato all’economia, come vuole la nostra Costituzione (artt. 1, 2, 3 e 4 Cost.): diritto al lavoro per tutti i cittadini e dovere dello Stato di assicurare la piena occupazione. Se lo Stato “promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto” (art. 4), ossia il diritto al lavoro, non può estraniarsi dall’economia, come vorrebbero i liberisti e la Commissione europea (es. divieto di aiuti di Stato, rapido ritorno all’equilibrio di bilancio nel 2023, mantenimento di un elevato tasso di disoccupazione intorno al 10 – 11%, in modo da evitare aumenti dell’inflazione e dei salari [6]), ma deve intervenire in modo massiccio nella realtà economica e sociale del Paese. Ciò anche tenuto conto dell’alto livello di disoccupazione esistente, del livello spesso troppo basso di stipendi e pensioni e delle mille cose che lo Stato e gli enti locali devono fare e/o sistemare: sanità, scuola, lavori pubblici, infrastrutture, servizi pubblici, pensioni, assistenza sociale, sistemazione del territorio dai dissesti idrogeologici, zone terremotate, sicurezza pubblica, edilizia pubblica, viabilità, ecc..

Ma tutte queste belle cose non si possono fare con una moneta a debito per di più emessa da un ente esterno allo Stato, ma richiedono necessariamente il recupero della Sovranità monetaria nazionale, cosa che può essere fatta anche restando nella UE, come dimostrano gli otto Stati appartenenti alla UE che hanno mantenuto la propria moneta.

Tanto per scomodare un uomo che in economia era sicuramente ferrato e che di certo non può essere accusato di essere un comunista, J. M. Keyenes sosteneva che[7]:

  • il mercato assomiglia molto ad un gioco d’azzardo;
  • il capitalismo, quando viene lasciato a sé stesso, è soggetto a squilibri gravi e imprevedibili;
  • il capitalismo non è intelligente, non è bello, non è giusto, non è virtuoso e non produce i beni necessari. Inoltre spreca una quantità enorme di risorse nella lotta per la concorrenza;
  • il capitalismo è un cavallo imbizzarrito da domare;
  • nel lungo periodo non ci sarà nessun riequilibrio automatico e poi “nel lungo periodo saremo tutti morti”;
  • lo Stato deve guidare l’economia attraverso precise politiche monetarie e fiscali poiché i mercati non sono sempre in grado di raggiungere equilibri efficienti da soli, ma anzi il più delle volte falliscono. La disoccupazione di massa ne è l’esempio più evidente.
  • lo Stato perciò dovrebbe fare ciò che l’economia privata, da sola, non riesce a fare, ossia i lavori pubblici come antidoto alla crisi: strade, ferrovie, case. Oggi potremmo aggiungere: banda larga, assetto del territorio, energie verdi. Tutti questi investimenti pubblici non solo aumenterebbero la domanda, ma occuperebbero anche direttamente centinaia di migliaia o milioni di persone. E’, in effetti, la ricetta che il Presidente Roosevelt applicò per affrontare e superare la Grande Depressione iniziata nel 1929.

L’alternativa tra la visione costituzionale dello Stato, chiaramente keynesiana in economia, e quella neoliberista è l’alternativa tra uno Stato che funziona e che si preoccupa del benessere dei suoi cittadini e uno Stato che non riesce neppure a garantire l’ordinaria amministrazione e l’unica cosa che può garantire è la trasformazione della nazione in una terra di conquista per le multinazionali [8], nonché alta disoccupazione, povertà generalizzata e crescente e fuga all’estero dei nostri ragazzi.

Valutate un po’ voi cosa ci conviene.


Note
[1] https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2021/02/02/pfizer-blackrock-facebook-banche/ https://www.corriere.it/video-articoli/2018/05/07/cos-davvero-blackrock-roccia-invisibile-che-governa-mondo/2a7fb442-51d8-11e8-b9b9-f5c6ed5dbf93.shtml
[2] https://www.ilmessaggero.it/mondo/covid_vaccino_astrazeneca_colosso_farmaceutico-5452098.html
[3] https://www.corriere.it/pianeta2020/21_marzo_01/cari-amici-vi-scrivo-cosa-vuol-dire-l-italia-lettera-larry-fink-f08bc2e0-7460-11eb-88fd-12da203c2b8b.shtml
[4] https://www.youtube.com/watch?v=VVPirGVbSUc
[5] La visione neoliberista si basa essenzialmente sulla teoria malthusiana – darwiniana del mors tua vita mea: il più forte vince e va avanti e il perdente si estingue. La visione della nostra Costituzione, all’opposto si basa sull’incontro delle grandi culture cattolica e socialista, ossia sui fondamentali principi di fratellanza e di solidarietà sociale ed economica e quindi sul principio del vita tua vita mea.
[6] rispettivamente NAIRU e NAWRU, vedasi: https://scenarieconomici.it/il-pil-potenziale-nairu-e-nawru-incongruenze-e-forzature-nei-metodi-utilizzati-dal-governo-della-ue/
[7] https://keynesblog.files.wordpress.com/2020/04/keynesismo_def.pdf in https://keynesblog.com/uscire-dalla-crisi-con-keynes/
[8] Certamente le élite finanziarie e le multinazionali non si preoccupano di aumentare l’occupazione o i salari dei lavoratori o di migliorare la sanità pubblica e la scuola pubblica, anche perché loro gestiscono cliniche e scuole private.
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lantidiplomatico

Gli ultimi 2 studi Nature e The Lancet che fanno crollare (definitivamente) tutta la propaganda Covid di 2 anni

di Agata Iacono

78.313 casi e 202 morti: il dato più alto della cosiddetta quarta ondata è avvenuto nella giornata di ieri.

Anche questa volta non è andato tutto bene e le previsioni ottimistiche del governo dei "migliori" si sono rivelate il più grave fallimento da quando è stata dichiarata la Pandemia.

Tra disdette, voli cancellati e locali pubblici e privati chiusi per mancanza di personale (positivo o in quarantena per contatto), file interminabili per tamponi (ormai fuori controllo ogni possibilità di prenotazione, oltre l'inverosimile la speculazione sui prezzi dei tamponi, miliardi di euro buttati per fare tamponare i ligi plurivaccinati...), vaccinati con terza dose costretti a casa e non sempre asintomatici la situazione è fuori controllo. Se a Palazzo Chigi non ci fosse Draghi si chiederebbero le dimissioni per incompetenza al primo ministro in carica.

Non potendo più dare la colpa ai "no vax" sta letteralmente crollando tutto l'impianto di menzogne su cui si è retto il regime liberticida "d'emergenza" dell'ultimo anno.

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kriticaeconomica

“Una poltrona per due”, una risata vi impoverirà

di Alessio Mannino

Ma quale Gesù Bambino con Maria, il bue e l’asinello (Giuseppe onesto artigiano, poverino, è sempre stato poco più di una comparsa). Quale Santa Claus alias san Nicola di Bari. E Dio, il vecchio Dio “geloso”, sullo sfondo anche Lui, nascosto dietro i regali sotto l’alberello luccicante. Per gli adoratori di Mammona, cioè per quasi tutti, il Natale non si officia alla Messa della Vigilia, perché a quell’ora danno “Una poltrona per due” (Trading places, nel titolo originale).

La commedia del 1983 diretta da John Landis – che non ringrazieremo mai abbastanza, più che altro, per averci dato “Animal House” e “The Blues Brothers” – ha assunto l’importanza di meme natalizio per eccellenza, appuntamento sacro del piccolo schermo per grandicelli più che per piccini, dato che i pargoli di oggi non sanno manco chi sono, Eddie Murphy e Dan Aykroyd.

Non interessa qui l’analisi critica del testo cinematografico: il film è un bel film, divertente, con scene particolarmente indovinate (la pantomima in costume sul treno è da spanciarsi), altre meno (lo stupro da parte del gorilla è rasoterra), con una succulenta Jamie Lee Curtis in topless a renderlo vieppiù appetitoso, ma complessivamente non è niente di speciale. E allora? Com’è che si è ritagliato un posto da classico di Natale? E perchè doverne parlare?