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gliocchidellaguerra

La fine dell’incubo di Deir Ez Zour

di Mauro Indelicato

Un video diffuso su Twitter nella scorsa domenica, quando in Italia erano circa le 22:00, riprendeva alcune strade buie attraversate da abitanti in festa ed aveva subito dato l’idea che qualcosa di importante nel profondo est della Siria stava accadendo; del resto, proprio domenica erano iniziate a rincorrersi sul web, così come nelle principali agenzie di stampa mediorientali, importanti notizie di una repentina avanzata dell’esercito fedele al presidente Assad nella periferia di Deir Ez Zour, capoluogo dell’omonima provincia assediato da più di quattro anni da Al Nusra prima e dall’ISIS poi.  Quelle immagini infatti, mostravano proprio le strade di questa città con numerosi residenti con in mano le bandiere della Siria e le immagini del presidente Assad; tra conferme e smentite, in tutta la serata di domenica si è parlato incessantemente proprio della rottura dell’assedio ad opera delle Tiger Force, le truppe d’élite dell’esercito siriano, ma alla fine l’appuntamento con il tanto atteso lieto evento è stato rinviato in realtà di appena 48 ore.

 

L’ultima avanza decisiva che ha liberato la ‘città martire’

Nessuno si aspettava una così rapida evoluzione: dopo la presa di Sukhnah dello scorso 10 agosto, i più ottimisti parlavano di una Deir Ez Zour libera dall’assedio entro il mese di settembre; al contrario invece, già nella giornata di sabato dal Ministero della Difesa russo è stato annunciato come nelle ultime ore della scorsa fine settimana soltanto gli aerei dell’aviazione di Mosca hanno effettuato qualcosa come 118 sortite sopra i cieli della provincia orientale occupata dall’ISIS, a cui bisogna aggiungere i bombardamenti della stessa aviazione siriana. Una pioggia di fuoco che ha di fatto spianato la strada alle forze di Damasco ed ai loro alleati, con i cittadini di Deir Ez Zour che hanno iniziato ad udire distintamente i rumore di un fronte che, avvicinandosi, iniziava a diventare speranza viva di definitiva liberazione dalle grinfie dei terroristi che, è bene ribadirlo, da quattro anni ininterrottamente hanno provato a prendere la città.

Soltanto nella giornata di venerdì l’agenzia di stampa governativa SANA annunciava che l’esercito si trovava a 40 km dal capoluogo assediato; poi, a partire dalle prime ore di sabato, il grande sconvolgimento del fronte che ha portato poi nel giro di 4 giorni a liberare la città: in particolare, le truppe erano avanzate su più fronti, sia dall’autostrada che collega Sukhnah con Deir Ez Zour e sia dalle zone desertiche poste a sud di Rusafa. Da quel momento, si è capito che era quindi soltanto questione di giorni prima di vedere le truppe di Damasco attestarsi presso la periferia di uno dei territori maggiormente segnati dalla guerra scoppiata oramai sei anni fa; domenica si è parlato per la prima volta di rottura dell’assedio, ma i comandi delle Tiger Force hanno poi specificato che le proprie squadre avevano sì rotto la resistenza dell’ISIS ma non avevano creato alcun corridoio verso il centro urbano per via della presenza delle mine. Martedì mattina la definitiva evoluzione: l’assedio su Deir Ez Zour è stato tolto, la città è riuscita a resistere per quattro anni in condizioni praticamente disperate, dando vita ad una delle pagine più incredibili della recente storia militare.

 

L’incontro tra le Tiger Force e la 137esima brigata

Domenica si era iniziato a festeggiare, le strade di Deir Ez Zour erano popolate da diversi cittadini che subito avevano deciso di rompere gli indugi e celebrare un momento atteso da quasi un lustro; pur tuttavia, la parola fine sulla battaglia è stata messa nelle scorse ore: “L’esercito ha rotto l’assedio di Deir Ez Zour – si legge nel lapidario comunicato dell’agenzia SANA – Le Tiger Force si sono incontrate con gli uomini della 137esima brigata”. Tale brigata è quella guidata dal generale Issam Zahredine, il militare più famoso della Siria proprio perché artefice della difesa ad oltranza della città orientale siriana, nonostante anche da Damasco non poche volte si è ventilata l’ipotesi di un’evacuazione della sacca governativa tramite l’utilizzo dell’aeroporto militare. Il generale, eroe anti ISIS ma ciò nonostante raggiunto dalle sanzioni europee ai danni del governo siriano, ogni giorno ha organizzato le difese della città ed in tal modo ha neutralizzato centinaia di attacchi: per l’ISIS il nome Deir Ez Zour è sinonimo di disfatta già prima della caduta dell’assedio, non esiste zona del medio oriente dove il sedicente califfato ha perso così tanti uomini.

L’immagine simbolica di questo 5 settembre dove la Siria è in parte tornata ad essere un’unica nazione, con il paese intendo a festeggiare la fine della battaglia per il suo capoluogo più orientale ed a seguire la nazionale di calcio che si è giocata la possibilità di qualificarsi al mondiale, è indubbiamente quella dell’abbraccio di Issam Zahredine con i primi uomini delle Tiger Force che entravano nel suo quartier generale poco dopo le prime luci dell’alba. Da quel momento, anche i cittadini presenti a Deir Ez Zour hanno appreso della fine dell’assedio e sono scattati i definitivi festeggiamenti, i quali si sono diffusi poi a macchia d’olio in tutta la Siria e non solo: anche in Europa arrivano i video di festeggiamenti tra alcune comunità di rifugiati siriani, a Francoforte ad esempio le bandiere della Repubblica Araba hanno fatto bella mostra di sé all’ombra dell’EuroTower.

 

Deir Ez Zour torna in vita

Fino a martedì il capoluogo orientale della Siria veniva mantenuto in vita dai ponti aerei: tra Damasco e Deir Ez Zour infatti, numerosi velivoli hanno trasportato negli anni apparecchiature militari per supportare la difesa, ma anche aiuti umanitari per la popolazione civile; nel 2014 e nel 2016, in occasione delle elezioni presidenziali e parlamentari, i seggi sono arrivati in città proprio tramite gli aerei, allo stesso modo di come sono stati forniti gli elementi necessari per mandare avanti l’anno scolastico e gli uffici comunali e governativi. Tutto sul filo del rasoio, tutto agganciato alla speranza che gli aerei ed i mezzi che dal resto del paese partivano carichi di tutto ciò che serviva a mandare avanti la quotidianità nella città non venissero colpiti od abbattuti dai miliziani dell’ISIS.

Adesso tutto questo è finito, fa parte soltanto di un lungo incubo partito nel 2013 quando i primi miliziani di quelli che all’epoca venivano definiti ‘ribelli siriani’ avevano iniziato ad attaccare la città sfruttando il territorio desertico circostante ed approfittando della caduta dello stato siriano nella aree orientali al confine con l’Iraq; poi nel 2014 l’ISIS si era sostituita ad Al Nusra, ma l’esercito siriano e la 137esima brigata, consapevoli della sorte toccata a molti civili delle località circostanti conquistate dai miliziani, hanno costruito giorno dopo giorno quelle difese volte ad evitare la definitiva capitolazione. Centoventimila cittadini di Deir Ez Zour non hanno potuto lasciare mai la città e la guerra ha costretto loro a vivere come all’interno di una gabbia circondata da terroristi; ora anche e soprattutto per loro è arrivato il momento di voltare pagina: questo territorio è agganciato al resto del paese, per rifornirsi di cibo e libri per la scuola non servono più i ponti aerei e le famiglie tra non molto potranno tornare a girare per la Siria liberamente. Deir Ez Zour, data per spacciata più volte, è pronta adesso a tornare in vita.

Comments

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cullicoides zanzara
Friday, 15 September 2017 15:59
BERSANI.ZANOTELLI,STRADA E TANTI ALTRI SARANNO TRISTI DI VEDERE CHE L'ALLEANZA SIONISTA-ANGLO-USA-RUROPEA NON è RIUSCITA
A PIEGHARE LA SIRIA
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