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Gli attori urlanti sul palcoscenico della “politica”

di Alessandro Avvisato

Per raccontare la politica nazionale attuale ci vorrebbe un comico. E in effetti le tre correnti principali in lizza sono rappresentate da protagonisti dell’avanspettacolo: un comico vero in pensione (Beppe Grillo), un impresario in disarmo (Berlusconi) e un guitto precocemente esaurito alla testa del Pd. Si potrebbe obiettare che a rappresentare i Cinque stelle non sarà Grillo ma Luigi Di Maio, attor giovane tagliato per la parte dello studente modello. Ma per l’appunto stiamo parlando di uno studente che non riesce a laurearsi, non lascia segno sul lavoro, ma viene egualmente elevato al cielo. In fondo non è il solo. Le brillanti carriere di Giuliano Poletti, Beatrice Lorenzin, Valeria Fedeli, ecc, stanno lì a dimostrare che una laurea può essere solo d’impiccio per la carriera politica d’oggi…

Se uno volesse prendere sul serio quel che i giornali riportano in queste ore dovremmo pensare a una lotta all’ultimo sangue per arrivare a vincere le elezioni e formare un governo “con un programma chiaro”. Addirittura sarebbe obbligato a intravedere l’intervento di altri poteri dello Stato per impedire che “i rivoluzionari” si avvicinino alle stanze del potere. Esempio: “Tribunale sospende le primarie dei 5 Stelle: in bilico la candidatura di Cancelleri in Sicilia”.

Dal canto suo Matteo Renzi incassa le controinchieste della magistratura romana su quella napoletana a proposito del “caso Consip” (per cui ci sono già state confessioni e prime condanne, comunque) che avevano coinvolto il padre, Tiziano, e un “imprenditore” amico di famiglia. Addirittura il responsabile dell’Autorità anticorruzione – casualmente nominato da Renzi quando era a Palazzo Chigi – arriva a giudicare un’indagine in corso, violando un codice informale in uso tra i magistrati: “Nella vicenda Consip vedo molti pochi fatti e tante illazioni”. Raffaele Cantone dixit.

A destra non va diversamente. Berlusconi attende la riabilitazione da tribunale di Starsburgo, impossibile sul piano giuridico ma sempre possibile su quello politico (la Merkel e Macron sono meno tranchant di qualche anno fa).

E il povero Salvini, infine, evoca complotti mostruosi ai suoi danni per il blocco dei conti della Lega disposto dal Tribunale di Genova in seguito a una normale condanna di primo grado ai danni di Umberto Bossi e dell’allora cassiere Belsito. «C’è una scheggia della magistratura che fa politica e vuole mettere fuori legge la Lega, vogliono farci fuori, metterci nelle condizioni di non esistere». E sperimenta un Aventino di una settimana…

Ma se tutti hanno problemi simili con la magistratura, quanti complotti sono messi in atto contemporaneamente? Ma, soprattutto, chi mai sarà il “puparo” che li manovra tutti insieme?

Pare chiaro che tutti questi soggetti hanno problemi con la magistratura perché sono incapaci (alcuni), truffaldini (tutti), corrotti (alcuni), corruttori (ci sono condanne passate in giudicato…), insofferenti delle e indifferenti alle regole. E tutti questi hanno comunque qualche “magistrato amico”, tanto da sospettare che a metterli sotto inchiesta sia l’amico dei prorpi avversari. Diciamo pure che è la “classe politica” di più basso livello si sia mai vista in questo paese…

Non stupisce perciò che il rito procedurale principe della democrazia parlamentare – le elezioni politiche nazionali, e dunque la scelta dei candidati ad esse – sia ridotto a commedia dell’arte. Con l’attore-monologante Roberto Saviano che si diverte a candidarsi alle “primarie” pentastellate, per sottolineare – a beneficio di Repubblica e del Pd – la “situazione bulgara” in cui si è ritrovato il delfino Di Maio, cui hanno procurato in tutta fretta sette “avversari” sicuramente destinati alla sconfitta (anche se la “piattaforma Rousseau” non mancherà di far loro avere qualche voto per salvare le forme e la faccia).

La pagliacciata – per oggi – viene sottoscritta dallo stesso Grillo nel suo blog, con un post da tso immediato. Prima afferma che “ I giornali volevano delle primarie fiction, noi gli abbiamo dato la realtà!.. Per i giornali ogni scusa è buona per parlare male del M5S e in queste ore discettano sulla qualità del voto per la candidatura a premier del M5S. Candidarsi alla guida del Paese è una grande, enorme responsabilità e tanto di cappello per chiunque ha deciso di mettersi in gioco. Il più grande in bocca al lupo di tutto il M5S ”. E poi indica nel Pd il vero inventore del “metodo” truffaldino che lui stesso sta usando con Di Maio: “ Tutti sanno come funzionano certe primarie, ad esempio quelle del Pd: c’è un candidato sostenuto dal partito e gli altri pescati dentro  (per simulare un vero e proprio match), ai quali viene garantita una quota specifica di voti, giusto perché perdano con dignità riuscendo a restare capi della loro piccola corrente”.

Tutto vero, naturalmente. Ma con Di Maio stanno facendo esattamente la stessa cosa (a meno da non essere così fessi da credere davvero che il voto online su una piattaforma online di proprietà dei leader non possa dare risultati manipolati dagli stessi leader).

Sì, va bene, direte voi, ma allora che succede con queste elezioni?

Niente. State tranquilli. Come dice spesso il presidente della Bce, Mario Draghi, è in funzione un “pilota automatico” tale per cui chiunque guidi un paese dell’Unione Europea – Germania a parte, e in qualche misura anche la Francia – è obbligato a rispettare decisioni prese a Bruxelles o dintorni. Un pilota saldamente in mano ai partner più forti, che hanno tutto il potere formale e la forza economica per cancellare qualsiasi decisione presa democraticamente all’interno di un paese (chiedete ad Alexis Tsipras cos’è successo quella notte del luglio 2015, dopo la vittoria dell’ Oxi nel referendum contro la Troika).

Questi attorucoli di quart’ordine che si affannano sulla scena politica, pieni di furore e di vento, lo sanno benissimo. Nessuno ha un’idea per rovesciare questa situazione. Ma soprattutto non ne ha intenzione (Lega e Cinque Stelle hanno velocemente abbandonato ogni velleità di uscita dall’euro e dall’Unione; e anche Berlusconi sembra aver dimenticato la cacciata subita nel novemebre 2011, voluta dalla Ue e facilitata da Napolitano).

Nessuno avrà la maggioranza (si voterà con un proporzionale acefalo, con sistemi diversissimi tra le due Camere) e servirà un “governo di salvezza nazionale” per garantire obbedienza ai diktat della Ue e senza alcuna forza per “ricontrattare” singoli codicilli di singoli trattati.

Se questo è l’orizzonte, non c’è da stupirsi che gli attori sulla scena siano costretti a fare molto rumore. Altrimenti si potrebbe notare che loro non contano nulla.

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