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comidad

Il cialtrone Trump e i creduloni europei

di comidad

La saggezza contadina è riuscita a mettere il dito nella piaga. Un comunicato di Coldiretti di qualche giorno fa avanzava la proposta di cogliere l’occasione dei dazi imposti dal cialtrone Trump all’Unione Europea per abolire le sanzioni economiche alla Russia.

Il problema dunque non è CialTrump ma il fatto che gli Stati Uniti possono permettersi tutto, anche uno come CialTrump. Gli USA si sono potuti permettere di imporre sanzioni alla Russia che hanno fortemente penalizzato l’economia europea ed ora possono permettersi di giocare al gatto col topo nei confronti dell’UE sulla questione dei dazi. È chiaro che la proposta di Coldiretti cadrà nel vuoto. Non è soltanto questione di forza militare degli USA. Una UE inchiodata al proprio conflitto di classe interno, cioè alla preoccupazione prioritaria di non risollevare il potere contrattuale del lavoro, non può a sua volta permettersi di sfidare il suo tutore imperialistico, quello che garantisce l’inamovibilità dei rapporti di classe.

Come era prevedibile già da qualche anno, gli USA ora possono permettersi anche di apparire come i “liberatori” dell’Europa dal giogo tedesco. Sennonché il presunto “predominio tedesco” sull’Europa era soltanto un sub-imperialismo, cioè un effetto secondario del controllo statunitense sull’Europa formalizzato nella NATO. Anche la colonizzazione tedesca dell’Europa dell’Est era funzionale all’accerchiamento della Russia da parte della NATO.

Sino a tre anni fa sembrava che lo strumento per abbattere il “predominio tedesco” dovesse essere il TTIP, cioè la bandiera del libero scambio. Oggi invece la bandiera USA è quella del protezionismo contro il mercantilismo germanico. Ma la bandiera potrebbe cambiare di nuovo. L’unica costante della politica estera USA è la volubilità dei suoi slogan. Sta di fatto che molti euroscettici si rivelano stracreduloni nei confronti degli USA e sperano in CialTrump per poter tornare a respirare dopo decenni di follie eurocratiche. L’ipotesi più attendibile sembra invece quella che continui il gioco al gatto col topo o, se si vuole, la presa per i fondelli. Dal “Wall Street Journal” arrivano infatti commenti “rassicuranti”. CialTrump non ci libererà solo dal giogo tedesco ma anche dalla dipendenza dal gas russo e dal petrolio arabo. Basterà comprare il gas liquido che le multinazionali statunitensi ricavano in casa propria col fracking.

Dagli USA arrivano anche ulteriori possibili “terapie” ai dazi. Il segretario al Tesoro USA fa sapere che i dazi potrebbero ammorbidirsi se gli Stati Europei contribuiranno maggiormente alla NATO, cioè compreranno più armi americane.

In realtà è già dall’anno scorso che i governi europei si sono calati le brache di fronte a questa pretesa degli USA. Il più lesto a calarsele è stato, manco a dirlo, il nostro Gentiloni. Eppure i dazi sono arrivati lo stesso.

Intanto il presidente francese Macron cerca di accreditarsi presso CialTrump come il nuovo viceré d’Europa dopo la caduta in disgrazia della cancelliera Merkel. Macron si attende questa investitura per poter aumentare a dismisura la sua già smisurata arroganza. Per quello che valgono le “investiture” USA. In questi anni i Tedeschi sono stati accreditati dal Dipartimento di Stato del ruolo di guardiani sub-imperialistici del super-imperialismo USA, ma pur sempre considerati dagli USA come dei nemici.

L’ipotesi che nei prossimi mesi l’impalcatura della moneta unica imploda si fa sempre più concreta ed il primo governo ad infliggere il colpo definitivo potrebbe essere proprio quello francese, il quale sinora è riuscito abbastanza bene a nascondere i guai delle sue banche, ma non potrà farlo in eterno. Il problema è che l’oligarchia bancaria francese pensa ad una liquidazione dell’euro secondo i propri tempi ed i propri comodi, scaricando la maggior parte dei costi dell’operazione sull’Italia, come è stato già fatto nel 2011 con la crisi del debito greco. In questo senso cantano oggi le sirene del costituendo “asse” franco-italiano, avviato lo scorso gennaio con il “Trattato del Quirinale”.

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