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sinistra

Quattro interventi sul fenomeno "Greta"

 

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In direzione ostinata e contraria

di Pierluigi Fagan

Sulla questione ecologia-Greta, mi trovo in dissenso profondo con molti amici ed amiche con i quali, di solito, si hanno punti di vista comuni. Che fare? Lasciar perdere per non sfilacciare ulteriormente le già sparute file del pensiero critico, o far di questo dissenso un momento di dialettica interna al nostro stesso pensiero critico? La domanda è retorica in tutta evidenza, la scelta è già fatta. Perché?

Ho l’impressione, forse sbaglio e chiedo in sincerità di dibattere la questione tra noi con la ponderazione ed intelligenza tipica dei frequentatori di questa pagina, che noi si sia finiti in un setting di pensiero la cui matrice per altri versi siamo molto lucidi a criticare. Per ragioni che qui non possiamo affrontare, ad un certo punto del secolo scorso, già ai suoi inizi, si è andata manifestando nel pensiero, uno spostamento di asse. Tra la relazione soggetto – oggetto fatta dal pensiero, è emerso il problema dello strumento che ci fa comporre e scambiare il pensiero: il linguaggio.

Tralasciamo i riferimenti più o meno colti e passiamo al momento successivo, quando un filosofo francese minore, pone all’attenzione la natura narrativa di ogni discorso, narrazioni fatte di linguaggio. Il linguaggio è materia della forma discorsiva che influisce, limita, indirizza il discorso stesso ed in più, tutto è discorso. Penso nessuno possa sottovalutare l’importanza di queste osservazioni ormai patrimonio della nostra conoscenza. Per altro ci era già arrivato anche Eraclito, e non solo lui, qualche secolo fa.

Danno da pensare due cose. La prima è il venirsi a formare di una sorta di monopolio concettuale di questo fatto, tutti ormai parlano più o meno solo di questo, tutto è narrazione e contro-narrazione.

Il secondo è che tale sviluppo è parallelo a fatti storici di estrema magnitudo. Nel mentre ci interrogavamo sulle parole e le cose, la grammatica generativa, le parole per dirlo, il media è il messaggio, in Occidente abbiamo fatto due guerre per un totale approssimato di 80 milioni di morti, abbiamo raggiunto la manipolazione nucleare a cui poi abbiamo fatto seguire la società dei consumi ed oggi la società dominata da un media (Internet), il libero scambio e dai rentier. Ma davvero ciò che diciamo è tutto nello strumento che usiamo per dirlo e nei veicoli che usiamo per scambiarcelo?

Rosa Parks era una sartina dell’Alabama, che non aveva finito gli studi di istruzione secondaria, che un giorno del 1955, tornando a casa stanca per il lavoro, osò sedersi su un sedile dell’autobus riservato ai bianchi. Venne arrestata per questo e questo fece scoppiare una contraddizione. Rosa Parks non fondò il movimento dei diritti civili, c’era già Martin Luther King, non andò in televisione a fare portavoce di quelle istanze, né pubblicò libri. Probabilmente, oggi sarebbe diverso perché diversa è la struttura della comunicazione e della formazione e gestione dell’opinione pubblica.

Ho visto su Repubblica stamane due cose. Uno è un video di interviste a giovani ieri riuniti a Piazza del Popolo, nel quale si tendeva a metter in contrasto i proclami integralisti di Greta contro lo shopping e l’utilizzo di aerei. L’altra è una intervista fatta da Formigli che sorrideva ironico mentre la ragazza svedese (ha sedici anni, non si capisce perché molti la chiamano “bambina”) ripeteva i suoi punti di vista che potremmo definire “ingenuamente radicali”. Domandava anche dell’Asperger come se a Rosa Parks avessero domandato della sua mancanza di diploma, come le gerarchie cattoliche chiesero a Giovanna d’Arco divenuta un po’ troppo ingombrante dopo aver svolto la funzione simbolica, quale fosse la sua formazione teologica ed i suoi rapporti con la magia. Mi sembra cioè che non tutto il mainstream sia poi così tranquillo nell’utilizzare la Rosa Parks svedese.

Di contro, la ragazza sciorinava il decalogo dell’ambientalista individuale ma due volte, sottolineava che il problema -in realtà- è sistemico. Dire che un viaggio in aereo inquina di più di tutti i nostri possibili sforzi sulla raccolta differenziata, è intaccare un caposaldo del nostro attuale modo di vivere. Dire di avere un cellulare di quattro anni fa datogli da uno che non lo usava più, anche. Dire che vanno bene i comportamenti individuali responsabili ma il problema è a livello di multinazionali e governi è un inquadramento proto-politico. Dire che il settore energetico svedese è “abbastanza pulito” ma aggiungere che serve a poco se si continua “a consumare, costruire, importare ed esportare merci” non è molto conforme al modo di vedere il mondo del WEF di Davos. O dire che in fondo Trump è meno ipocrita di tanti leader europei che si sciacquano la bocca con pie intenzioni a cui non conseguono fatti o “è tutto il sistema che è sbagliato ed i media hanno più responsabilità di ogni altro poiché se non c’è corretta informazione non c’è conoscenza diffusa e non può esserci mobilitazione” non sembrano imbeccate di chi presuntivamente la starebbe “manipolando” per fini neo-liberali. O almeno non solo, o almeno non del tutto.

Allora, certo la ragazza ha sedici anni ed ha la sua conformazione mentale bianco-nero. Ha dietro qualcuno ovvio. La sua rivolta individuale è stata da qualcuno scelta per far notizia e di notizia in notizia è diventato “un caso”. Un “caso” manipolato da opposti interessi, ovvio. Ognuno contribuisce a creare quel caso parlandone, nel bene e nel male. Inoltre, voluto o meno, l’intero discorso finisce per collassare sul riscaldamento climatico che è un terreno complesso ed incerto, facile da negare o sminuire o dubitare, quando invece attiene a questioni ben più complesse ed assai meno dubitabili, sminuibili, negabili.

Quello che mi e vi domando è perché non ci lamentiamo dell’assenza di un Martin Luther King, di un “movimento” politico che su questo tema possa far battaglia politica trasformativa del nostro modo di stare al mondo? Perché molte menti acute si dilettano solo in contro-narrazione della narrazione gretesca (ma è poi quella di Greta o è delle interpretazioni che gli sono state appiccicate addosso?) e non vanno alla cosa, cosa che non fa meno parte del dominio neo-liberale al pari delle diseguaglianze? Perché non c’è chi usa il simbolo a modo suo riempiendo di contenuti forti una questione che rischia di finire nel calderone del tema d’opinione settimanale e via alla prossima? Perché ci accaniamo sul media e sottovalutiamo il messaggio o almeno le sue potenzialità?

Insomma, non è che nella curva parabolica della svolta linguistica, siamo anche noi finiti nel paradigma ebraico de “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.”? Non è che schifiamo quei giovani ingenui e grezzi come ai nostri tempi altri disprezzavano la nostra ingenua indignazione per l’ingiustizia? Non è che la nostra critica ha finito col pender le stesse forme del discorso dominate trasformando tutto in inconsistenti nuvole di parole che non smuovo un granello di polvere?

Tra soggetto, linguaggio, discorso-narrazione, l’attenzione alla “parola” ci stiamo perdendo la “cosa”? E’ a questo che è servita la svolta linguistica? Trasformare tutto in pulviscolo per cui non si possono più far mattoni e con mattoni, nuove città? Non era forse questo “far città con le nostre mani” che dio voleva evitare colpendo Babele con la sua maledizione? Non stiamo noi stessi aiutando coloro che vogliono imporre “fatti” mentre noi si fanno solo “discorsi”?

A chiudere, una sola nota. Praticamente tutta la filosofia anglosassone cioè anglo-americana, quindi intrinsecamente scientista, liberale, mercato come meccanismo ordinante ogni sociale, tutto il pensiero complesso recente e dominante di quella cultura, si basa sulla svolta linguistica. Della serie “pensiamo a come pensiamo”, poi parliamo.

 

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ilsimplicissimus

Timeo Gretas et dona ferentes

di ilsimplicissimus

Una delle più antiche tecniche di conquista è quella del cavallo di Troia che consiste nel riuscire ad infiltrarsi nel campo avversario e prenderlo dall’interno quando risulta impossibile sconfiggerlo dall’esterno. Di tempo in tempo il famoso cavallo di Ulisse ha preso mille forme e oggi consiste soprattutto nel disarticolare e controllare il nemico piazzandogli nel cuore personaggi, movimenti, slogan, centri di informazione che in un primo momento si presentano come alleati, compagni, omologhi e poi lavorano a distruggere ogni resistenza. Oggi nella società dello spettacolo e della comunicazione talmente in tempo reale da essere del tutto irriflessiva, è abbastanza facile mettere in campo cavalli di Troia volanti a patto di avere sufficienti risorse. Così nascono certe avventure dell’arancionismo o così vengono deformati e catturati partiti di antica tradizione, ma in questo modo vengono anche imbrigliate le resistenze al pensiero unico: quando contrastarle diventa difficile o impossibile anche a causa dell’evidenza del reale, ecco che si cerca in qualche modo di controllarle dall’interno, attraverso la mimesi.

Come si sa uno dei temi più spinosi per il capitalismo e il suo fuorigiri dell’iper produzione è quello ambientale, i cui effetti cominciano a farsi sentire anche nel quotidiano: si tratta di un argomento pericoloso che potrebbe deflagrare e saldarsi al malcontento per la precarietà, la sottrazione di welfare, il calo dei salari, la disoccupazione e sottoccupazione di massa, per cui non si può più continuare a fare una debole guerriglia con le truppe di accanite retroguardie reazionarie e negazioniste o simulando un’attenzione che poi si riduce a nulla quando si vanno ad intaccare i profitti. Bisogna trovare un cavallo di Troia per controllare il campo. Ed ecco che spunta fuori dal nulla una ragazzina che si dice abbia la sindrome di Asperger, figlia di due personaggi in vista del jet set svedese, che come una giovannina d’Arco se ne sta ogni venerdì davanti al parlamento di Stoccolma ad esigere provvedimenti per l’ambiente, facendosi profetessa di imminenti e distruttive catastrofi che sono una bassa vulgata del problema, ma proprio per questo sono utili a chi le prepara. Un giornalista francese, Marc Reisinger, voleva intervistarla, ma ha scoperto che non tutti i venerdì Greta è davanti al Parlamento, che quando ci va è circondata da numerosi sorveglianti che si mimetizzano tra gli astanti, e che impediscono contatti diretti, specie con i giornalisti: se la ragazzina si tocca il berrettino o se lo toglie significa accorrete e toglietemi di torno questo moscone. Infatti questo è accaduto a Reisinger, che ha anche filmato l’intervento prima di una guardia del corpo e successivamente di altre due (qui per i curiosi) .

Possibile che per una ragazzina che ha parlato all’Onu e ha incontrato la Merkel non si sa poi a quale titolo o proprio perché non ha alcun titolo, si trovi così a disagio di fronte a un giornalista felice e sconosciuto, da sottrarsi a suon di gorilla alle sue domande? Presumibilmente perché sa solo recitare il rosario e qualunque domanda svelerebbe il pappagalleggio che sta dietro tutto questo. Tuttavia in due mesi, grazie al potente schieramento mediatico padronale, Greta è diventata un personaggio mondiale e con lo slogan del Fridays for Future, il black Friday dell’ambientalismo. sta innescando la nascita di nuove formazioni e partiti. Domani la ragazzina con i suoi gorilla in incognito sarà anche a Roma e per l’occasione, nei giorni scorsi, c’è stata l’assemblea nazionale costituente di Fridays for Future che si è tenuta a Milano, nell’aula magna dell’Università Statale. Insomma lo slogan che parrebbe una pubblicità è mantenuto in inglese perché i “venerdi per il futuro” sa troppo di spot come gli artigiani della qualità o il meglio di un uomo, si è subito incarnato in una sorta di movimento che per sua stessa esplicita ammissione è ” apartitico”, il che naturalmente evita di affrontare di petto e nel concreto il problema di fondo ovvero che è la struttura economica basata sul profitto e sui meccanismi dello sfruttamento che produce il disastro ambientale. Tutto il resto è chiacchiera. Alla fine si tratterà di inglobare un verdismo occasionale e territoriale ormai senza riferimento, per disarmarlo politicamente su un piano più generale. Perché non prendiamoci in giro: questi guardiani dell’ambiente e del clima stavano proprio aspettando una ragazzina svedese da quarto potere per riconoscersi e agire? E poi organizzare queste assemblee in pochissimo tempo implica costi non indifferenti e un’organizzazione sia pure in nuce che non nasce dal nulla. Chi ha lavorato per sincronizzarsi con Greta, tra l’altro a ridosso delle elezioni europee?

Una delle varianti del cavallo di Troia è l’esercito di terracotta, messo in armi per dare l’impressione che esista un enorme armata. Ma beninteso solo l’impressione. In questo caso si vuole dare la percezione che esista un’opposizione dal basso che tuttavia e completamente controllato dai mastri vasai, si fa insomma un dono all’avversario perché ci caschi con le mani e i piedi. Timeo Gretas et dona ferentes.

 

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Greta e i… gretini

di Stefano Bonora

Un fenomeno mediatico deve far interrogare sulle ragioni della sua esplosione e del suo successo. Specie se viene gestito su un problema sistemico gigantesco come l’ambiente e il cambiamento climatico che, secondo gli scienziati migliori, rischia di superare la soglia di non ritorno da qui a circa 10 anni.

Il post di Stefano Bonora, che qui sotto ospitiamo, coglie alcuni dei punti fondamentali che ogni sguardo attento sul mondo dovrebbe cogliere. Con un riferimento decisamente polemico verso chi – “a sinistra” o già avanti con gli anni, dunque con sulle spalle una “presunzione di esperienza” – non si fa alcuna domanda e, anzi, invita a non farsene neanche una.

Mentre a noi sembra evidente che la critica del fenomeno mediatico, palesemente guidato dall’alto, non investe affatto la massa di giovani che – giustamente – sente la necessità di mobilitarsi “per fare qualcosa”.

Funziona così, in genere, con le “armi di distrazione di massa”.

C’è un problema vero che l’establishment capitalistico ha creato e che non si sogna affatto di risolvere? Basta creare una narrazione edulcorata, che faccia appello alla “buona volontà” dei decisori guardandosi bene dal metterli in discussione; trovare un testimonial credibile o addirittura fantastico; mobilitare (sul serio) i media sotto controllo, et voilà, avrete ore di trasmissioni virate sui buoni sentimenti.

Senza mai toccare responsabilità delle imprese e dei governi, i profitti e il modello sociale capitalistico. Ossia senza mai sfiorare un’ipotesi di soluzione reale di un problema mortale. Tant’è che gli stessi “potenti” che dovrebbero sentirsi “fustigati” dai discorsi del testimonial di turno o dalle manifestazioni di piazza fanno invece a gara per apparire in qualche selfie.

In questo modo, come obbiettivo politico-sociale, si prova a incanalare preventivamente ogni possibile contestazione complessiva del “sistema” dentro un alveo innocuo, più “sentimentale” che risolutivo. Che è poi la manifestazione odierna di un vecchio gioco: il nemico che marcia alla tua testa per portarti fuori strada.

Tutt’altro ragionamento va fatto per chi partecipa alle manifestazioni e alle assemblee del movimento innescato intorno al “fenomeno Greta”. Cui abbiamo peraltro dedicato già un’attenzione senza pregiudizi.

Distinguere tra desiderio e realtà. Cioè tra ciò che sogniamo e ciò che è. A tanti piace sognare la favola della bambina che dal nulla sale alla ribalta mondiale e salva il mondo. Ma la realtà è palesemente diversa.

Le cose che dice Greta si sentono da anni, le hanno dette e le dicono milioni di persone. Eppure non finiscono su tutti i media del mondo (per lo meno quello occidentale).

Come succede che una sconosciuta bambina svedese di 15 anni finisce da un giorno all’ altro su tutti i giornali del mondo? Ecco, fatevi qualche domanda.

I media, tutti, anche nel libero mondo occidentale, sono aziende. Aziende che hanno un proprietario e che fa scrivere e non scrivere quello che gli interessa.

Io vorrei una Greta che si scagliasse contro le scandalose disuguaglianze. Forse c’ è, ma non lo saprete mai perchè non lo leggerete mai sui giornali o in tv.

È la solita storia. Vanno bene tutte le giuste cause del mondo tranne le uniche per cui è nata la sinistra in Italia e in tutto il mondo e in ogni epoca: la redistribuzione della ricchezza, cioè la lotta alla disuguaglianza.

È ridicolo leggere cazzate come “Greta fustiga i potenti del mondo a Davos”. Ma figurarsi!!! Inoltre tutte le grandi battaglie politiche sono state fatte con la lotta dura, dolorosa, sanguinosa, non con gli appelli e il volemose bene.

E sull’ambiente è la stessa cosa.

Una lotta vera all’inquinamento e al cambiamento climatico richiede lo scontro duro contro interessi forti, una battaglia politica in cui per vincere si devono accettare a anche sacrifici personali durissimi, come è sempre stato.

Non vorremo raccontarci che persone a cui si chiede di rinunciare a miliardi di euro di profitti siano disposti a farlo così, senza combattere, “per il bene e la salute pubblica”.

Non funziona così, non è mai funzionato così.

Ma certo un pensiero politico di questo portata non può certo farlo una ragazzina svedese di 15 anni, per ovvi motivi. Metà del mondo non aderisce al protocollo di Kyoto, il cui punto fondamentale è ridurre le emissioni inquinanti. Lasciamo perdere gli USA (che si sono chiamati fuori), ma Paesi che fino a ieri vivevano più o meno nelle caverne e mangiavano radici… pensate davvero che accetteranno di rinunciare a quel benessere che noi occidentali abbiamo raggiunto da tempo, e a cui non vogliamo in nessun caso rinunciare, perché cambia il clima?

No, il fenomeno Greta è solo una gigantesca operazione mediatica per dirottare il malcontento popolare verso obiettivi più sostenibili per certi interessi.

 

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andreazhok

Greta e il problema

di Andrea Zhok

La studentessa liceale svedese Greta Thunberg è andata a parlare con i potenti di tutto il mondo, è stata filmata, intervistata, glorificata mediaticamente, le magliette sono già disponibili e sono certo che a brevissimo partiranno libri e biopic.

Sembra che ci sia un accordo unanime, globale sull'inderogabile necessità di risolvere il Grande Problema del pianeta: capi di Stato e leader di importanti multinazionali plaudono a Greta e annuiscono con sguardo compunto alle sue parole di severo ammonimento.

La pubblicità si è ritarata (per la millesima volta in questi anni) su stilemi ecologisti.

Documentari si succedono a ritmo frenetico sulle reti televisive: ovunque un profluvio di Salva-la-tartaruga-qua e Salva-il-pinguino-là.

Sembra insomma di assistere ad una grande marcia dell'umanità, tutta unita, tutta concorde nella ferma volontà di risolvere il Problema.

Già.

In effetti chi mai potrebbe essere in disaccordo rispetto alla necessità di affrontare il Grande Problema, declinato nei termini della "Salvezza del Pianeta"? Chi? I Klingon? I Rettiliani? Galactus il Divoratore di Mondi?

Il vero problema, dietro al Grande Problema, è che da che mondo è mondo i conflitti non sono mai avvenuti su cose come "il Bene deve vincere", "la Sofferenza è brutta", "Salviamo l'Umanità" (o "il Mondo", o "la Natura").

Sono assai fiducioso che Churchill, Stalin e Hitler avrebbero concordato senza nessun problema su tutti questi obiettivi. Senza che ciò gli impedisse di cercare in buona coscienza di estinguersi a vicenda.

Il problema dietro ad ogni presunto Grande Problema è che la rappresentazione astratta del Bene è sempre pragmaticamente insignificante. Le strade cominciano a divergere solo dopo, quando vedi quali interessi, di chi, e in quali modi, il 'perseguimento del Bene' minaccia.

Fino a quando nessuno apre bocca intorno a chi dovrebbe cominciare a dimagrire per ottenere quei risultati, l'accordo regna pacifico e sovrano.

Questo è particolarmente vero nell'odierno sistema liberal-liberista, dove si presume che per ogni problema, disgrazia o sciagura, sarà il sistema stesso a fornire la soluzione, mettendo sul mercato un prodotto acconcio - rilanciando i consumi e i profitti in una progressione infinita e magnifica.

Così ogni problema posto, ogni 'crisi' è, schumpeterianamente, un'occasione di innovazione, e di crescita ulteriore.

Peccato che tutti i problemi ecologici di cui parliamo sono proprio prodotti costanti della dinamica schumpeteriana dell'innovazione competitiva perenne, quell'innovazione che consente di superare gli stalli di crescita (la caduta tendenziale del saggio di profitto) ingegnandosi a produrre di più e meglio. Quell'innovazione anarchica e immensamente pluralista, forzata dalla competizione, e glorificata come il motore del progresso e della crescita, ecco, è proprio quella il Problema.

Se facciamo coincidere il problema ecologico con un suo singolo aspetto (es: riscaldamento globale), ci nascondiamo (magari in buona fede) l'essenza della questione, che non ha a che fare con la capacità di rispondere di volta in volta ad uno specifico problema noto, ma col fatto che mentre ne soppesiamo pian pianino uno, ne stiamo producendo simultaneamente altri cento, ancora ignoti.

Finché vige una spinta globale alla massima competizione produttiva il processo di demolizione del pianeta (più precisamente, della nostra capacità di viverci sopra) continuerà imperterrito, proprio come continua oggi mentre festeggiamo Greta a reti unificate.

Finché QUESTO problema non viene affrontato di petto, fino ad allora stiamo semplicemente chiacchierando, giocando, facendo infotainment.

E tutto questo una paffuta sedicenne svedese è perfettamente legittimata a non saperlo e non capirlo.

Ma tutto quel bestiario di autorità ciniche e giornalisti patinati che le dà corda a costo zero, quelli non hanno davvero nessuna scusa.

Comments

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ernesto rossi
Sunday, 28 April 2019 14:27
andrea, del mio discorso quello che hai notato è solo un presunto errore e quindi a mia colpa e detrimento, sul concetto di Sindrome di Asperger, questo tramite una semplice affermazione... Di fatto la tua è pura violenza psicologica, ovvero un tentativo di manipolazione tipico degli psicopatici, i quali essendo interessati ad un loro assoluto obiettivo, non affrontano il discorso e cercano di portarlo su altri argomenti, tra parentesi in questo caso vi è anche lo sminuire il soggetto. Infatti avrei sbagliato, dicendo che l'asperger non ha sensibilità, tu affermi che invece sono capaci di grande sensibilità... Mentre sono persone che possono ammazzare un altra, senza provare emozioni, nè positive, nè negative; quello che però più conta è il risultato, stiamo parlando dell'Asperger e non del discorso che ho fatto, che è il fine della tua manipolazione psicologica. Sappi che sono refrattario a qualsiasi tipo di manipolazione essendo un soggetto estremamente robusto psicologicamente. Quindi resta il mio discorso che usava retoricamente la Sindrome di Asperger, per indicare come i Dirigenti mondiali, intendono uccidere quasi l'intero popolo occidentale, è di questo che dobbiamo parlare non di altro, cambiando discorso e sminuendo l'avversario... Personalmente intendo sempre agire per il brain storming, mai per il confronto competitivo, del "Io ce l'ho più vero"... Una cosa gravissima come questa non viene notata nè riportata dai "Quattro Commentatori", che è una cosa stranissima per chi vorrebbe ergersi a intellettuale eppure di Sinistra. Ovvero se il problema è di ordine malthussiano, siamo troppi e consumiamo troppo, su di un territorio esausto e dove le materie prime stanno finendo... Viene presentato come effetto del capitalismo, per cui si dovrebbe disquisire su se questo periodo geologico è definibile come antropocene o capitalocene. Senza alcun riferimento all'industrialismo e al consumismo con al seguito l'edonismo... Dove se i conti sono questi, perchè parlare di consumare meno, riciclare eccetera? Invece di svelare il vero problema, si è sostenuto da parte cattolica che sarebbe bastato limitare i consumi e riciclare. Una tecnica conservatrice che tiene il mondo fermo su questa questione assoluta da almeno 50 anni... Ovviamente esiste una altra possibilità, che è quella di non dividere la minestra ulteriormente fornendo altri cucchiai, che non serve, nemmeno togliendo i cucchiai e distribuendo a tutti cucchiaini, meglio ammazzare i commensali e continuare a scialare ancor meglio di prima, ridotti ad un numero esiguo... Ho letto il pezzo che mi hai indicato, è una presa in giro classica, di uno che vuol fare il dirigente di Sinistra, negli interessi della Destra. Un nemico giurato del popolo, dove quest'ultimo deve imparare a riconoscerli. Non sono infine così ingenuo da credere che "Greta sia una icona mondiale dell'ecologia, semmai una ennesima manipolatrice seriale, della popolazione. Il Problema è che le persone sono troppe, i consumi estremi e le materie prime sono finite, quindi ci vogliono ben altre soluzioni, che non c'entrano niente, con l'inquinamento, il riciclo, il veganesimo, l'antivaccinismo, il suicido per fare largo, l'ecologia del profondo... Chi dice queste cose consapevole o inconsapevole integralista morale, è solo un criminale nazista, che il discorso è sempre quesllo, già dall'epoca....
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Andrea
Saturday, 27 April 2019 17:54
Già, Ernesto, ma dovresti sapere che l'Asperger può portare a livelli di sensibilità eccezionali, e molto probabilmente è ciò che le succede a questo – ormai – simbolo di lotta ecologista mondiale.
Ed è ben vero, come dice Michele, che una liceale non può muovere il mondo, un mondo che si avvia in modo inesorabile verso un caos disastroso, ma mi pare che come dimostra l’analisi di Raveli in questo stesso sito (in https://sinistrainrete.info/sinistra-radicale/14499-karlo-raveli-proprieta-patriarcato-e-criminalita-ecologica-cop24.html ) si stiano aprendo nuovi possibili percorsi di lotta generale che forse finora l’umanità non aveva ancora potuto concretizzare.
Basti leggere di questo impressionante articolo alcuni paragrafi della sezione “Politica e scena politica reale”. Oppure la breve sezione “La proprietà: chiave di volta rimossa dalle sinistre sinistre”, che poi sviluppa più avanti in vari altri punti.
Sottolineando per esempio la famosa contraddizione personale e sociale tra l’essere e l’avere di Fromm, come si suol dire.
E sono d’accordo con il concetto di criminalità che Raveli applica alle “potenze” sistemiche attuali.
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ernesto rossi
Thursday, 25 April 2019 18:07
Di tutte le informazioni contenute in questi discorsi presenti in questa pagina, l'unica che mi abbia colpito è che Greta sarebbe affetta della sindrome di Asperger. Questa malattia viene descritta come la mancanza di sentimenti, che si afferma con una incapacità a rendersi conto del male che il soggetto potrebbe produrre. Un'idea di questo è l'omone "Sì capo" dei films di gangsters... Non credo che sia vera come notizia, però di certo, avendo le Dirigenze deciso di ucciderci quasi tutti in Europa e altrove; mi sembra proprio foriera di cattivo augurio, infatti il discorso tenuto è teso a questo, alla nostra morte, in particolare per auto-omocidio, che è cosa diversa da un consapevole suicidio. Questo è il fine ultimo dei tanti babelici discorsi tenuti dall'incredibile ventaglio ecologista.
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michele castaldo
Wednesday, 24 April 2019 08:45
Mi permetto di osservare - a proposito dello scritto di P. Fagan - che il paragone tra Rosa Parks e Greta di questi giorni non è molto appropriato per due motivi: a) Rosa Parks si inseriva in una fase di straordinaria ascesa del modo di produzione capitalistico e del processo di accumulazione dove una parte importante - il mondo dei neri - che stava contribuendo col proprio sangue e il proprio sudore chiedeva di essere integrato a pieno titolo; b) il "movimento" di cui Greta è in qualche modo il simbolo (il virgolettato sta a significare che non c'è un movimento reale, ma solo di opinione e forse allo stato latente) è di tutt'altra portata: è più in avanti rispetto alla necessità di integrazione dei neri, ma è molto ma molto più indietro in quanto a tensione sociale e movimento reale.
Metterli sullo stesso piano vuol dire non considerare la forza oggettiva dell'uno e la debolezza oggettiva dell'altro, quello di Greta. Abbiamo purtroppo alcuni esempi drammatici sotto gli occhi, uno per tutti: l'Ilva di Taranto.
Un maggiore equilibrio di giudizio ci consentirebbe di inquadrare correttamente le due cose e ci eviterebbe assurde polemiche visto che siamo comunque fra quelli che intendono combattere l'attuale sistema economico sociale.
Michele Castaldo
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lorenzo p
Tuesday, 23 April 2019 15:05
@ michele castaldo: " Ne parlano tutti, anche il papa, un giorno si e l'altro pure, dunque il problema c'è. "
L'accostamento Greta-papa mi ha fatto venire in mente un aspetto che potrebbe essere interessante da valutare. Aggiungo un'ulteriore ingrendiente per rendere ancora più evidente il paradosso: greta + papa + film avatar. Anche chi non ambisce allo scontro contro il capitalismo ne parla male, perche' ? Perchè è in crisi ? Per una sorta di nuova coscenza infelice? Non lo so, ma non credo purtroppo. Prendo a prestito una tesi che ho letto, per dire che quello che accumuna greta-papa-avatar sia piuttosto una parte dell'armamentario di controllo delle menti da parte del sistema capitalistico. Infatti non solo ha le armi e la polizia come dissuasori (come dice in modo esemplare iskratov sotto) ma anche il continuo condizionamento dei cervelli. Secondo lo scrittore R. Quaglia avatar sarebbe un esempio di "catarsi onirica della giustizia (rivalsa fittizia) ".."..si sogna ad occhi aperti che i cattivi siano puniti..e poi ci si sente come se giustizia sia fatta " .."..come è ovvio che sia questo abbassa il bisogno di fate qualcosa di concreto".
Mi fa venire in mente le tante manifestazioni sindacali e non (con incluse levataccie) che ti fanno sentire per un po di tempo con la coscienza a posto. Adesso basta anche meno un "like e via" tutto a posto. Questo naturalmente per tenere in ordine i luoghi più vicini al cuore del capitalismo per le periferie e dove cè fame ed il controllo delle menti non funziona più di tanto cè il manganello.
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michele castaldo
Tuesday, 23 April 2019 12:13
Ci sarebbe molto da dire, ma è bene farla breve anche perché si scrive molto ma si legge poco e si procede per battute.
E' del tutto evidente che una liceale non può muovere il mondo, un mondo che si avvia in modo inesorabile verso un caos disastroso.
L'errore che commettiamo noi altri - come generazione novecentesca e/o sessantottina è quello di vedere riflesso un soggettivismo borghese nello spirito capitalistico a questo stadio del suo sviluppo. Come dire: ogni fenomeno che non rientra nei nostri canoni analitici è eterodiretto. Dunque dietro alla giovane liceale svedese ci sono i grandi interessi di gruppi di produzioni alternative, che usano un fatto reale - la rovina dell'ambiente - per propri tornaconti.
Da un punto di vista del materialismo storico, invece, la questione va rovesciata e posta così: esiste un problema ambientale mondiale che sta squarciando il cielo dell'ipocrisia del benessere capitalistico e che non può essere più sottaciuto. Ne parlano tutti, anche il papa, un giorno si e l'altro pure, dunque il problema c'è.
Come risolverlo? Con la buona volontà degli uomini. Dunque si fa appello alla Buona volontà degli uomini.
Ma, c'è un ma: il modo di produzione capitalistico fin dal suo sorgere prescinde dalla volontà degli uomini. Come la mettiamo? In questo modo va impostata la questione.
In tutti i paesi dell'est si è tentata un'operazione politica straordinaria dal punto di vista storico: uno sviluppo centralizzato equilibrato. E' stato sconfitto dalle leggi del modo di produzione capitalistico sorto in Occidente con la rivoluzione industriale. E non possiamo pensare di riproporre quello che la storia ha nei fatti già superato.
La denuncia della "Greta" è una spia d'allarme usata e strumentalizzata finché si vuole, ma è la tosse di un malanno di un'intero organismo. E' del tutto evidente che in assenza di una mobilitazione mondiale - difficile a darsi - contro la rovina dell'ambiente prendano il sopravvento gruppi monopolistici che cercano di trarre vantaggio da un problema vero, ma non ce la possiamo prendere con loro, ma con chi non ha coscienza del disastro ambientale e non riesce a mobilitarsi proprio perché è rinchiuso in quella famosa gabbia d'acciaio dell'impersonale modo di produzione capitalistico, per dirla con un borghese come Weber.
Che fare? Denunciare le leggi, quali cause - impersonali - che muovono il modo di produzione che sta distruggendo il pianeta. Se personalizziamo i malfattori e ci proponiamo in loro veci, alla luce della storia passata non siamo credibili semplicemente perché il capitalismo non è un modello di organizzazione sociale, ma è stato ed è - oggi in crisi - un movimento storico. Ogni movimento storico è come il vento: nasce, cresce e muore e non lo si può rallentare o equilibrare secondo i nostri desideri.
Michele Castaldo
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Paolo Selmi
Tuesday, 23 April 2019 10:17
Impressionante, Iskratov.
Un dato, datato peraltro, dall'altra parte del Pacifico, di cui magari sei già al corrente. Io pensa che sono venuto a contatto con questo documentario per caso, perché da noi all'epoca si prendeva LA1 e LA2, le televisioni della Svizzera Italiana, che la sera del lunedì facevano dei documentari in italiano molto interessanti, e che spesso in Italia NON girano.
RED FOREST HOTEL ( Punaisen Metsan Hotelli, 2011)
http://www.redforesthotelthemovie.com/
https://www.youtube.com/watch?v=OLH27uksTj4
Non ho assolutamente idea di come recuperarti il film, l'ho cercato in tutti i canali ma è sparito. Magari scrivendo al sito si riesce a ottenere una copia.
Parla di come, nella capitalistica Cina, il potere statale espropri le terre ai contadini per cederle a multinazionali svedesi (una a caso, per esempio, con i palazzi tutti uguali blu e la scritta gialla), al fine di togliere le piantagioni autoctone e piantare alberi da cui ricavare la legna per i loro mobili made in china.
Vale la pena di recuperarlo e di vederlo. Da allora (quasi dieci anni fa) ficcanaso in quei posti non li fanno più arrivare.

Grazie ancora della tua segnalazione e
ciao!
paolo
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iskratov
Tuesday, 23 April 2019 09:38
correggo il refuso: A che punto devono arrivare i popoli indigeni per proteggere i territori ''sacri'' che la Madre Terra gli ha donato?
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iskratov
Tuesday, 23 April 2019 09:35
Quoting Paolo Selmi:
Grazie Iskratov per i dati sui contadini indiani, aggiungo solo per chi volesse approfondire le fonti, così che non si pensi che si stia esagerando o ricamando sopra. Le prime due che appaiono sui motori di ricerca:
https://www.rt.com/news/206787-monsanto-india-farmers-suicides/
https://www.youtube.com/watch?time_continue=10&v=Av6dx9yNiCA
Ciao
Paolo

Quello che sta accadendo in India spacciata per un modello di democrazia, accade continuamente in Amazzonia, in America Latina, in Africa, in Indonesia e in tutti i punti del globo in cui esistono risorse da accaparrare. Le multinazionali, fiore all'occhiello delle economie liberiste, hanno al soldo gli eserciti dei governi e gli squadroni della morte privati, per chiudere la bocca per sempre ai contadini e a chiunque dissenta dal loro modello di sviluppo, mentre li espropriano della terra e li costringono ad emigrare, cancellando le loro culture e la loro identità di popoli.. Si chiama land grabbing, furto di terra, 88 milioni di ettari di terra fertile nel mondo in 18 anni sono stati accaparrati da Stati, gruppi e aziende multinazionali, società finanziarie e immobiliari internazionali.
O l' Africa, dove le multinazionali occidentali alimentano continue guerre di sterminio per appropriarsi delle materie prime e delle terre. Non è il fascismo, è il Capitalismo. Il crimine di ecocidio, la fine del mondo come lo conosciamo, l'estinzione della vita sulla terra per il profitto dell'1% dei suoi abitanti. Di qui a 15 anni l'estinzione quasi completa della fauna selvatica, pesci, uccelli, insetti, la distruzione delle foreste, il collasso dell'intero ecosistema.
Tuira Kayapó è una leader rispettata che ha combattuto per proteggere l'Amazzonia in Brasile per decenni dalle multinazionali occidentali.
Nel 1989 si presentò davanti al presidente della Light Holding Company Petrobras e passando per tre volte la lama del suo machete sulle sue guance, proclamò che la sua azione era un atto di guerra in nome del suo popolo e dell'intera Amazzonia;
e gli disse, nella sua lingua nativa: "Sei un bugiardo. Non abbiamo bisogno di energia elettrica. L'elettricità non ci darà il nostro cibo. Abbiamo bisogno che i nostri fiumi fluiscano liberamente: il nostro futuro dipende da essi. Abbiamo bisogno delle nostre foreste per la caccia e la raccolta. Non abbiamo bisogno della tua diga. "
A che punto che devono arrivare i popoli indigeni per proteggere i territori ''sacri'' che la Madre Terra gli ha donato?
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Paolo Selmi
Monday, 22 April 2019 15:40
Grazie Iskratov per i dati sui contadini indiani, aggiungo solo per chi volesse approfondire le fonti, così che non si pensi che si stia esagerando o ricamando sopra. Le prime due che appaiono sui motori di ricerca:
https://www.rt.com/news/206787-monsanto-india-farmers-suicides/
https://www.youtube.com/watch?time_continue=10&v=Av6dx9yNiCA
Ciao
Paolo
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iskratov
Monday, 22 April 2019 14:40
ovviamente il problema vero non è se greta ha ragione e chi la usa, e perché. Secondo me non ha senso sparlare o disquisire in modo dialettico sul fenomeno greta. Non ho la televisione perciò non so che uso facciano i media delle parole di questa ragazza, che in sintesi, mi pare dica cose vere. Il problema è, come ci ricordava Marx nell'11° tesi su Feuerbach : come cambiare la realtà di cui parla greta e molti altri, cosa dobbiamo fare per fermare la sesta estinzione di massa a cui va incontro il pianeta terra, un'estinzione che è causata dal Capitalismo, e fin qui, sulle cause dell'estinzione, anche greta mi pare sia d'accordo. Intanto smetterla di parlare di Greta, e rendersi conto che fermare questo disastro planetario vuol dire affrontare le multinazionali che controllano i parlamenti e gli stati, ovvero vuol dire affrontare gli stati e i loro eserciti e la loro polizia. Il Capitalismo finanziario non può permettersi di farla finita col petrolio e i combustibili fossili che sono la causa principale dell'estinzione e gli stati sono al soldo di questi criminali, sono ormai dei gusci vuoti che garantiscono i profitti di queste minoranze. gangsteriste, rispetto alle quali i nazisti erano solo dei dilettanti. Lo sappiamo, non possiamo aspettare che ce lo spieghi greta. Qui c'è in ballo la sopravvivenza del pianeta, della specie umana , e di tutte le altre specie, l'intero ecosistema è rischio di estinzione, non perché noi come individui non agiamo in modo sufficientemente ecologico,(che è ben vero, del resto), ma perché il neoliberismo, che è ormai un totalitarismo si regge sul consumo e la distruzione senza fine di beni, di vite, di specie, di territorio,di foreste, animali, uomini, donne. E si regge anzitutto sulle guerre. ... . E mettersi contro per fermarlo è automaticamente passare dalla parte del torto, rischiare il carcere, qui da noi, o le cariche della polizie, e la morte certa in Amazzonia, e in America Latina e e in Africa. Dunque c'è una guerra in corso, Greta o non Greta, e noi la stiamo perdendo. Solo in India. oltre 300.000 agricoltori si sono tolti la vita dal 1997 e molti hanno abbandonato l'agricoltura a causa del debito, del passaggio a colture commerciali,(OGM) e alla liberalizzazione economica... Pensiamo all'enorme progetto idroelettrico di 5.040 MW sul fiume Mahakali al confine tra India e Nepal, che richiede una superficie totale di 14.000 ettari. Migliaia di ettari di foreste dell'Himalaya e più di cento villaggi saranno sommersi da una delle dighe più alte del mondo in arrivo a Pancheshwar in Uttarakhand. I firmatari e i tribunali ambientali stanno forse facendo qualcosa per fermare tutto questo? Qui non serve la dialettica, questa è una guerra. L'unica alternativa è mettersi in mezzo col proprio corpo, ma si rischia la galera o la morte. L'unica alternativa è sabotarli, sabotare le loro macchine, come fanno i movimenti anti fracking in America, e gli zadaisti in Francia, o Ende Gelande in Germania, ma hanno avvocati e scienziati dalla loro parte, da soli non si fa niente, buoni avvocati e organizzazioni ferree come in guerra, perché è una guerra, una guerriglia. '' Chiudo citando la fine di un articolo apparso su CounterPunch qualche mese fa, che mi sembra spieghi in modo efficace la situazione:
''Lo stato normativo ecologico - personificato dall'EPA, dal Servizio per la fauna e la fauna selvatica, il Servizio forestale e il BLM (Bureau of Livestock and Mining), nonché migliaia di leggi, regolamenti amministrativi e norme, il cui significato può essere solo indovinato da avvocati, lobbisti e ambientalisti professionisti - non ha rallentato la decimazione delle foreste native, l'estirpazione della fauna selvatica o l'avvelenamento della nostra aria e dell'acqua. Hanno semplicemente codificato e sistematizzato la distruzione, assegnando il saccheggio a una serie di corporazioni ben collegate abbastanza grandi e sagaci da navigare nel labirinto legale per i propri profitti sanguinosi.

Allo stesso tempo, la creazione dello stato regolatore ha neutralizzato efficacemente il potente movimento ambientale come una vera minaccia per il sistema. Mentre i loro bilanci si gonfiano, spesso ingrassati dalla generosità delle sovvenzioni provenienti dalle fondazioni legate all'industria dei combustibili fossili, i grandi gruppi di conservazione diventano sempre più complici dell'oro politico del neoliberismo. Prova a trovare un lobbista del NRDC con i calli sulle mani e una traccia di fango sugli stivali. Mentre Trump inizia la demolizione dello stato normativo, iniziamo a vedere quanto siano vuote molte delle presunte vittorie ambientali del passato delle Gang Green, dall'estrazione del carbone e le norme sulla qualità dell'aria, alle protezioni di specie in pericolo e ai nuovi monumenti nazionali. Sono state spazzate via con un taglio della penna.
Come diceva l'arcidruido David Brower: "Quando vinciamo noi, è solo una sospensione dell'esecuzione, quando vincono loro è per sempre.'' Quindi dobbiamo essere eternamente vigili. "In questi giorni il movimento ambientalista è attento solo a una cosa: rivendicare vittorie false nella loro lunga serie di appelli per la raccolta di fondi.
Ma i giorni dell'ecosistema dei laptop sono contati. Trump sta creando un campo di battaglia in cui gli ambientalisti professionisti temeranno di mettere i piedi, uno scontro diretto faccia a faccia con il meccanismo dell'ecocidio.

E sappiamo chi risponderà alla chiamata. Quelli che l'hanno sempre fatto nel passato: gli indigeni, gli altruisti e gli anarchici. Costoro sono quelli che combatteranno come se la loro vita dipendesse dal risultato, perché, naturalmente, lo fanno.

Se dobbiamo credere ai sociobiologi, come EO Wilson, il gene altruistico è presente solo nel 3% della popolazione umana...Ma, diavolo, quello è ancora il triplo di persone rispetto all'1 % che gestisce lo spettacolo!

Piccolo, trasandato e indisciplinato, abbiamo visto il potere del nostro movimento nel passato. Quando le nostre spalle sono - spesso letteralmente - contro il muro, quando le linee di battaglia si delineano chiare oltre la nebbia immobilizzante della retorica liberale e libere dai timidi consigli dei professionisti del compromesso. L'abbiamo visto emergere dalla selva Lacandona per dire basta e attraversare le strade di Seattle per chiudere la World Trade Organization. Abbiamo visto nonne e casalinghe denunciare i crimini tossici di Love Canal e gli agricoltori che hanno interrotto le centrali nucleari. Abbiamo messo in ginocchio l'industria internazionale del legname sul suo territorio, ostruendo le miniere, i gasdotti e le dighe che uccidono i fiumi. Abbiamo gettato le chiavi inglesi grandi e piccole negli ingranaggi del Sistema. È stato fatto e sarà fatto ancora e ancora. Non sono necessarie domande di sovvenzione o permessi di protesta.

Come diceva Ed Abbey: non c'è nessuna battaglia più importante, nessuna lotta più divertente, nessun compagno più fidato di quelli nelle trincee con noi quando ci alziamo insieme in difesa della vita sulla Terra. Per citare un verso di Leonard Cohen: "potremmo essere brutti, ma abbiamo la musica".

Quindi traccia una linea e prendi una posizione - quasi in qualsiasi posto lo si può fare, dato che l'intera shebang è minacciata - e lancia il vecchio grido di battaglia in modo che gli altri sappiano dove venire per unirsi a te: Earth First!''

The End of Illusion
by JEFFREY ST. CLAIR - JOSHUA FRANK
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Paolo Selmi
Monday, 22 April 2019 10:11
PS Non tutti i salmi finiscono in gloria, e questo finirà con una catastrofe più che annunciata, iskratov nel suo primo intervento parla di "necrosi" e di "'estinzione quasi completa della fauna selvatica, la distruzione delle foreste, la perdita dell'ecosistema , eccetera.." e Mario giustamente evidenzia la solitudine di movimenti resistenziali, confinati in un angolo sempre più residuale, in una quarantena dove (tornando al discorso de "il tempo è galantuomo"...) farli pian piano perdere d'intensità, indebolire la loro capacità di resistenza e di possibile contagio rispetto ad altre esperienze, disinnescare la loro carica potenzialmente sovversiva, ovvero potenzialmente in grado di sovvertere, quantomeno, le decisioni e i movimenti politici contro cui essi combattono. Sono, siamo, mi ci metto in mezzo anch'io, rimasti soli.
Ripeto, Greta è in buona fede, o in cattiva, ci ha messo del suo o è prodotto pubblicitario-propagandistico di un ghostwriter, per me ormai è poco interessante. E' molto più interessante chiedersi il motivo per cui nasce OGGI, qui ed ora.
Nasce oggi e arriva dove arriva perché
- le domande ormai sono senza una risposta disponibile fra le attuali opzioni di sistema (segnali percepibili dal primo che passa per strada tipo la siccità delle campagne, la secca del Ticino, l'aumento di temperatura, il pesce palla nello Ionio, piuttosto che le catastrofi meteorologiche ed ecologiche di cui ormai si sente sempre più notizia, restano senza risposta, non è cambiando tutti i motori in Euro 6d temp che il ghiacciaio a Punta Indren si rimpolpa).
- il modo di produzione dominante non può più risolverla con le consuete armi di distrazione di massa (sicurezza, porto d'armi, sacri confini, Macron, rivogliamo la gioconda, aboliamo le corride, ambulanza per animali si o no, ecc.)
- occorre quindi dimostrare che "si prende atto" del problema.
Greta rappresenta la scelta ottimale per i motivi di cui ci siam detti e che si riassumono nella sua sostanziale innocuità. E mentre ci concentriamo sul fenomeno, nel bene e nel male (purché se ne parli), il tempo galantuomo passa, e la produzione e riproduzione turbocapitalistiche sono assicurate, finché ce n'è, finché dura, finché non sarà sostituita da altro esattamente funzionale allo stesso modo.

Una cosa, tuttavia, questi signori non considerano. Risvegliare le coscienze, sia poi per incanalarle subito in percorsi innocui, depotenziati, è un esercizio che PUO' risultare FATALE. Riesce per tanti, magari per la maggioranza, ma non per tutti. I giovani sono manipolati dai "social", leggono poco (scriveva Brodskij, "Ci sono delitti peggiori del bruciare i libri. Uno di essi è non leggerli", Есть преступления более тяжкие, чем сжигать книги. Одно из них — не читать их) ma, e di questo ne sono convinto, non è facile farli fessi, e farli fessi per sempre.
Greta ha dato a molti di loro spunti di riflessione che sono andati ben aldilà delle intenzioni dei loro promotori e diffusori. Possono originare corti circuiti imprevisti, perché i giovani sono molto più trasparenti di noi, disincantati e non hanno quel pudore, tipico della sinistra istituzionale, di tenersi per loro il fatto che il re sia nudo (questo, ovviamente, al netto dei giovani rampanti già iscritti nei percorsi di carriera politica, o confindustriale, che divengono più realisti del re in maniera a dir poco impressionante).
Greta gli ha fatto capire, ha fatto capire a molti di loro, il fatto che al re serva un nuovo vestito. Molti di loro arriveranno, purtroppo da soli, alla conclusione che il re sia nudo, che non solo gli stiamo rubando il futuro, ma gli stiamo rubando l'aria da cui respirare. Tuttavia, se non troveranno, politicamente, una sponda - oggi inesistente - in grado di spiegare loro COME sia possibile politicamente possibile reagire a tutto questo, avverrà quello che è avvenuto per i giovani della mia generazione, il tirare definitivamente i remi in barca, il "riflusso", come lo chiamavano già quelli più grandi di me all'inizio degli Ottanta, il "si salvi chi può".
Probabilmente, i padroni del vapore hanno creato una Greta (o hanno lasciato che crescesse e si espandesse, mi ripeto, a questo punto poco importa) perché hanno già valutato anche questo rischio nel loro "piano di sicurezza". Ma sanno anche che stanno giocando col fuoco. Hanno alle loro spalle una lunga esperienza. Mario Van Peebles fece un film, "Panthers", che parlava delle pantere nere e che in Italia uscì solo nei centri sociali, coi sottotitoli. Nello stesso periodo usciva Malcom X, con un battage di magliette, cappellini, e gadget a corredo impressionante. Il Capitale è da decenni, ormai, che ha capito che la "protesta" va veicolata, non contrastata, va resa compatibile col sistema, "colà dove si puote", e dove non "si puote"; legnare, reprimere, isolare: divide et impera, così ha affinato i propri strumenti di controllo sociale.

Tuttavia, ogni tanto anche i loro ingranaggi si inceppano, e il re si ritrova nudo. E' quello che mi auguro, con l'ottimismo neanche della volontà, ma della pura incoscienza (nel senso di un errore di calcolo, di un innesco involontario), possa accadere, e mi auguro al più presto.

Nel frattempo, a chi resiste, dedico questo lavoro:
https://www.flickr.com/photos/114270893@N02/32612075137/in/dateposted/
E' di libera fruizione, come tutti i miei lavori. Frutto di un'idea felice (sovrapporre due fotogrammi e passarli allo scanner), ben si attaglia a quanto celebreremo fra tre giorni, alla nostra festa: Ora e sempre Resistenza!

Ciao!
Paolo
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Mario M
Sunday, 21 April 2019 22:55
Scrive Pierluigi Fagan: "Quello che mi e vi domando è perché non ci lamentiamo dell’assenza di un Martin Luther King, di un “movimento” politico che su questo tema possa far battaglia politica trasformativa del nostro modo di stare al mondo?"

Anche se non ci sono questi leader carismatici e queste forze politiche rivoluzionarie, abbiamo avuto in questi ultimi anni dei movimenti dal basso che meritavano più attenzione da parte di una sinistra che troppo spesso passa il tempo a spaccare il capello in quattro sulla corretta interpretazione di Marx e del marxismo. Il popolo valsusino in questi vent'anni ha resistito all'invadenza di questo capitalismo da rapina che in Italia si esprime attraverso il cemento, spacciato per infrastrutture e modernità.

Qualche settimana fa a Torino c'è stata una manifestazione di circa 5 mila persone che denunciavano la legge sui vaccini, una legge che è una aberrazione, voluta da un capitalismo che si esprime attraverso la somministrazione dei farmaci, a prescindere. In precedenza ci sono state altre manifestazione ancora più partecipate, e fra poco ce ne sarà una a Roma.

Mi chiedo: che fa questa sinistra? In effetti il Movimento 5S deve la sua ascesa anche al sostegno di queste iniziative, sebbene il ministro Grillo ora si stia comportando peggio del ministro Lorenzin.



e in effetti uno dei il movimento 5S ha perché il TAV in val Susa è uno di quei progetti inutili e dannosi
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Paolo Selmi
Sunday, 21 April 2019 20:22
"Noi siamo un impero e quando agiamo creiamo la nostra realtà; così, mentre voi studiate quella realtà - con tutto l’equilibrio di cui siete capaci - noi agiamo di nuovo, creando altre nuove realtà che voi potete anche studiare, ed è così che le cose si gestiscono: noi siamo i protagonisti della storia... e a voi, a tutti voi, sarà solamente consentito di studiare ciò che noi facciamo"

Originale: We're an empire now, and when we act, we create our own reality. And while you're studying that reality -- judiciously, as you will -- we'll act again, creating other new realities, which you can study too, and that's how things will sort out. We're history's actors . . . and you, all of you, will be left to just study what we do." Ron SUSKIND ,
“Faith, Certainty and the Presidency of George W. Bush”, NYT Magazine, 17/10/2004: https://www.nytimes.com/2004/10/17/magazine/faith-certainty-and-the-presidency-of-george-w-bush.html

Buona Pasqua Pierluigi! Tra i vantaggi di "riportare tutto a casa", c'è quello di tirare per un attimo i remi in barca, guardare in prospettiva il cammino percorso, raccogliere e ordinare appunti sparsi: ciò che ho iniziato a fare un anno fa con questo lavoro (https://www.academia.edu/37305627/Riportando_tutto_a_casa._Appunti_per_un_nuovo_assalto_al_cielo) fra cui a p. 20 ho piazzato la citazione di questo Carneade, salvandola dalla mia corta memoria. A me ultimamente è venuta spesso in mente questa citazione, non solo per Greta, ma anche per il nostro governo, per la politica internazionale, e via discorrendo.

Passando al pugilato, è come quando hai davanti certi pugili, detti "picchiatori", che già un secondo dopo il gong ti sono già sotto scaricandoti mitragliate di colpi testa-corpo-testa-corpo. Hanno loro l'iniziativa, hanno loro il centro del ring e puntano a metterti alle corde, meglio, all'angolo, e finire il loro lavoro. Tu vorresti parlare non tanto di come è distribuita la ricchezza sociale, ma di come è prodotta? Loro sono già "oltre", conquistando la scena con la loro continua presenza, mediatica e non, fondando la propria legittimazione sulla rincorsa di istinti sempre più basici, azione che peraltro favorisce un continuo arretramento sul piano civile, sociale, giuridico, politico e contribuisce decisamente a portare sempre più natura e qualità dello scontro su un terreno sempre più favorevole.

La ricchezza sociale quindi non è più terreno di scontro di classe, non è più materia del contendere neppure come la si distribuisce, altro che come la si produce: il primo, il secondo, il terzo punto all'ordine del giorno sono occupati da altro. La fantasia dei ghostwriter si sbizzarrisce, vale tutto, purché contribuisca a "smantellare" livelli di equilibrio sociale, principi più o meno traballanti e informali di ordine civile, compromessi fra capitale e lavoro, fra civiltà e barbarie, vissuti ora come "lacci e lacciuoli" da rimuovere e ottenga, pertanto, il raggiungimento dei fatidici due piccioni con una fava: da una parte non disturbare il capitalistico manovratore impedendo che qualcuno ponga all'ordine del giorno ficcare il naso in faccende scomode, dall'altro spianargli la strada per un ulteriore arretramento di massa sul piano socio-culturale e apertura di nuove frontiere nel processo di accumulazione e concentrazione capitalistica; tolgo il paletto giusto e ne vengono via da soli altri due a esso collegati.

Il tempo inoltre, e questo il capitale lo sa benissimo, è galantuomo: prendo due ospedali pubblici, che insieme fanno 800 posti letto, blocco il turnover rendendo, a chi resta, la vita sempre più difficile; porto i responsabili di ciascun reparto a fare la quotidianamente la spola fra reparto, pronto soccorso e ambulatorio, invogliandoli a chiedere trasferimenti in altre strutture e incoraggiando prepensionamenti, esodi, e quant'altro senza assumere, annuncio infine che chiudo entrambi gli ospedali per crearne uno ex-novo a metà strada fra i due, impegnando una quantità ingente di denaro pubblico non per assumere personale e comprare macchinari, ma nel puro cemento, oltre che obbligare un bacino di utenza di centocinquantamila persone a fare riferimento a questa nuova struttura, messa peraltro in un punto già intasato dal traffico quotidiano sulla SS del Sempione e dalla superstrada di Malpensa (ogni riferimento al nuovo polo ospedaliero fra Gallarate e Busto Arsizio è puramente voluto), lascio quindi cuocere a fuoco lento il polpo, nella sua acqua, e intanto sgombero un campo sinti di cui la maggior parte dei gallaratesi non sapeva neppure l'esistenza, buttando via peraltro altri 150 mila euro di denaro pubblico. Altri due giochetti così e, una volta gettate le fondamenta e tirate su le prime mura, chi si potrà più opporre? Anzi, la sicumera è tanta e tale che ormai si ammette che il nuovo polo dovrà contenere 700 posti letto, 100 in meno dei due ospedali messi insieme... tanto può una ruspa. Per chi "rottama", per chi "smantella" , maggior efficacia nella propria azione non vi può essere.

Si narra che Moravia, nel commentare "Col cuore in gola" di Tinto Brass, avesse scritto una cosa tipo "ho capito il significante, non il significato". per inciso, non male per un film... Del resto, "gli americani ti fregano con la lingua", denunciava il buon Guccini nell'introduzione a una memorabile "Statale 17" eseguita dal vivo con un Augusto Daolio in grandissimo spolvero. "Another day in paradise" di Phil Collins non era per noi una tristissima canzone sui senzatetto, ma un lentazzo con i controfiocchi cui approcciare le nostre compagne di classe. E che dire di "Don't cry" dei Guns & Roses? Anche nella versione con le parole cambiate in modalità splatter? Bastava partire con l'arpeggio di re minore e subito l'improvvisato strimpellatore creava lo stesso effetto di cui sopra (con l'unica sfiga, già a suo tempo denunciata da Paolo Rossi, che chi suonava la chitarra faceva sicuro cuccare gli altri ma doveva stare attento, dopo tutto quel gran bel gioco, a non andare lui stesso in bianco!). Scherzi a parte, SIGNIFICANTE SENZA SIGNIFICATO, ANZI, CON UN COMPLETO TRASFERIMENTO DI SIGNIFICATO IN TUTT'ALTRA DIREZIONE.

Torniamo a Greta: è indubbiamente un significante
- giovane, quindi diretta ai giovani, dialogante con i giovani, con il linguaggio dei giovani, con le modalità "social" dei giovani, modello e interlocutore insieme
- che piace a tutti, QUINDI positivo (in una società edonistica e narcisistica basta piacere per essere "positivi"),
- "rassicurante", un po' come il fidanzato d'Italia Gianni Morandi che zunga-zu-zunga andava a cento all'ora per trovar la bimba sua
- che "obbliga i potenti ad ascoltarla" (e per un giovane questa finzione, tale non è, così come è importante per un giovane "essere ascoltato")
- che funziona, che ha "like", pollici su, quindi modello da seguire, e senza neanche bisogno di fare un piercing al naso o tatuarsi,
- che è apprezzato anche da chi si dice all'opposizione (e per un giovane per cui essere contro un governo razzista, intollerante, retrogrado, può già appagare tranquillamente la propria "voglia di ribellione", l'apparizione di questa figura può rappresentare un modello positivo sotto la cui bandiera ritrovarsi e appagare una "coscienza ecologica" un po' all'acqua di rose ma, a questo punto, supportata dalla onnipresente Greta).

Abbiamo già abbastanza elementi per capire come il significante Greta sia simbolicamente detentore di tutta l'autorevolezza necessaria per veicolare il proprio significato, UN SIGNIFICATO POTENZIALMENTE DEVIANTE CHE VIENE RICONDOTTO INVECE IN UN ALVEO "POLITICAMENTE CORRETTO", pienamente accettabile e compatibile con l'attuale modo di produzione globalizzante e globalizzato, sia per la finta "maggioranza", che per la finta "opposizione".

A questo punto, che Greta ci sia o ci faccia, ci metta del suo o sia eterodiretta, poco importa. La bomba potenziale della critica di alternativa è disinnescata. Il mondo ormai in piena catastrofe ecologica continuerà a non disturbare il capitalistico manovratore con domande "inopportune" tipo: - Superare il capitalismo con un modo socialistico di produzione in grado, grazie alla proprietà sociale dei mezzi di produzione, presupposto (necessario ma non sufficiente) per una gestione pianificata dell'economia, di rispondere direttamente ai bisogni sociali in una forma, fra le altre cose, eco-sostenibile?
- Ridiscutere la forma merce, il suo valore d'uso, il suo ciclo di vita, diminuendo la quantità di merci a disposizione e aumentandone la longevità?
- Ridefinire il sistema di trasporti mondiale, dove le 15 navi portacontainer più grandi al mondo inquinano come tutte le macchine messe insieme?
No... nulla di tutto questo: da una parte continueremo ad aprire nuovi porti per merci sempre più scadenti (nel senso sia qualitativo di valore d'uso, sia della "scadenza" naturale del loro ciclo di vita), a inquinare sempre di più, e ad avere dall'altra parte figure simboliche funzionali al mantenimento dello status quo. Chi se lo ricorda Grillo, lo spazzolino, la diossina, il branzino, le acque minerali, e tutto quello con cui condiva i suoi spettacoli negli anni Novanta? E oggi? "Un altro mondo è possibile" piace a tutti, anche a Boccia: l'importante è non entrare troppo nel dettaglio...

Un caro saluto.
Paolo Selmi
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iskratov
Sunday, 21 April 2019 20:00
siamo in piena necrosi del pianeta causata dal Sistema Capitalismo. Si sa bene da dove veniva il nostro benessere di bianchi, (ora siamo alla fine della corsa, la maggioranza della popolazione della Terra non conta più niente, bianchi o neri ha poca importanza: "avete visto qualche accenno da parte dei media alle diecimila persone che si sono suicidate in Grecia? Non credo proprio, perché al momento, le vite umane non hanno valore. Posso solo dire che mi vergogno di essere europeo" dall'OffGuardian, In the EU. And on Syriza's watch....) Adesso le banche e le multinazionali che controllano i parlamenti ce lo stanno togliendo, quel benessere. La prossima volta tocca a noi, saremo anche noi gli espropriati, e dei diritti e del territorio, faremo la fine della Grecia, siamo noi i nuovi negri... Quello che fa la Nato in giro per il mondo, i nostri eserciti usano il fosforo bianco per fare prima, e cosa è successo in nome della democrazia in Jugoslavia, o in Libia o in Siria. Quello che sta accadendo in Amazzonia, e in America Latina, e nell' India spacciata per un modello di democrazia, (o in Indonesia), dove le multinazionali, fiore all'occhiello delle economie liberiste, hanno al soldo gli eserciti dei governi e gli squadroni della morte privati, per chiudere la bocca per sempre ai contadini e a chiunque dissenta dl loro modello di sviluppo, e ridurre al silenzio quelli a cui di diritto spettano quelle terre, mentre gliele stanno sottraendo, e li costringono a lasciarle. O in Africa, dove le multinazionali occidentali alimentano continue guerre di sterminio per appropriarsi delle materie prime. O quello che fa la polizia repubblicana in Francia ai gilet jaunes....Ci siamo dentro in pieno, non è il fascismo, è il Capitalismo. Il Capitalocene, la fine del mondo come lo conosciamo, l'estinzione della vita sulla terra per il profitto di una minoranza criminale. Di qui a 15 anni l'estinzione quasi completa della fauna selvatica, la distruzione delle foreste, la perdita dell'ecosistema , eccetera.... O usciamo dal Capitalismo adesso, o saremo tutti fottuti. Questo l'ha capito anche Greta. E' vero che è un movimento controllato dai neoliberisti, che siamo all' accumulazione finale, e i capitalisti non si fermano...però Greta ha ragione e i figli dei colonialisti bianchi sono in buona fede e non sanno che chi li comanda sta macellando mezzo mondo per il profitto e non ha nessuna intenzione di fermarsi.
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