Bitcoin: una moneta fittizia
di Francesco Schettino
Cosa rappresentano le criptovalute nella fase acuta di crisi del modo di produzione del capitale
Se è normale che i media più potenti del mondo – Google e Facebook in testa – continuino a fomentare con pubblicità ingannevoli e articoli poco credibili la favola del bitcoin e delle criptovalute, la cosa che più preoccupa è che esiste un numero crescente di compagni e compagne che – spesso a causa di una mancanza di conoscenza delle basi del socialismo scientifico – aderiscono con entusiasmo all’idea di criptovaluta giacché, secondo alcuni di costoro, essa avrebbe una portata rivoluzionaria, permettendo una emancipazione degli scambi di merci dall’autorità monetaria borghese.
È già di per sé abbastanza risibile pensare che monete create, ai loro fini, da personaggi molto prossimi alle mafie, al riciclo di denaro sporco, commercio di organi e di esseri umani (e chi più ne ha, più ne metta) possano rappresentare il “dollaro dell’avvenire”. L’affascinante meccanismo tecnico con cui i bitcoin vengono prodotti è un ennesimo giuoco di prestigio con cui si cerca di velare la realtà che vede invece le criptovalute emergere dal ventre più marcio e oscuro del capitalismo moderno.
In questo breve articolo ci proponiamo di fornire alcuni elementi utili, dal nostro punto di vista, a mostrare come le criptovalute non siano altro che un prodotto interno al capitalismo in fase di crisi acuta che viene gestito in maniera solo parzialmente differente, rispetto al passato, dalla classe dominante.



Gli elementi di una nuova crisi finanziaria internazionale sono tutti presenti; non si sa quando essa scoppierà ma quando accadrà il suo effetto su tutto il pianeta sarà importante.
L’Enciclopedia Treccani definisce tabu una “proibizione di carattere magico-religioso nei confronti di oggetti, persone, luoghi considerati di volta in volta sacri, oppure contaminanti, impuri e dunque potenzialmente pericolosi.” Sembra proprio che una simile proibizione copra il complesso tema del rapporto tra banca centrale e debito pubblico, un vero e proprio tabu che la RAI, in seconda serata, ha osato provare a scalfire con un brevissimo servizio del programma “Povera Patria”, il quale aveva ad oggetto il cosiddetto ‘signoraggio’, ossia il potere esclusivo di creare moneta a corso legale detenuto dalle banche centrali. In appena 
Sta facendo molto discutere il servizio di Alessandro Giuli sulle origini del debito pubblico italiano andato in onda qualche giorno fa all’interno del nuovo programma di Rai 2, “Povera Patria”. Secondo i critici – tra cui luminari dell’economia come Riccardo Puglisi, Mario Seminerio e, ça va sans dire, l’immancabile Luigi Marattin -, le colpe del servizio sarebbe sostanzialmente tre: di aver “propagandato” sulla televisione pubblica la presunta madre di tutte le bufale economiche: il signoraggio (ussignor!); di aver individuato nel cosiddetto “divorzio” del 1981 tra Banca d’Italia (BdI) e Tesoro la causa principale della successiva esplosione del debito pubblico italiano; e di aver insinuato – seppur indirettamente – che la soluzione al problema del debito pubblico sarebbe di tornare ad un regime simile a quello pre-divorzio, cioè di monetizzazione (più o meno parziale) del deficit/debito pubblico da parte della banca centrale.

Dalla sua prima resa pubblica sul
È difficile trovare nel dibattito politico-economico nostrano e internazionale un tema più discusso di quello relativo al contenimento del debito pubblico. Sappiamo bene, infatti, come la diminuzione del rapporto tra debito pubblico e PIL sia tra le stelle polari di ogni politica suggerita da Bruxelles in merito alla governance economica dell’Eurozona. Storicamente questa preoccupazione è sfociata nella firma di trattati internazionali quali 
Il “Guardian”, giornale molto attento alle storture del mondo finanziario, scrive: “Il Bitcoin è la prima e la più grande ‘criptovaluta’, un bene digitale negoziabile decentralizzato. Se si tratti di un cattivo investimento è la domanda da 97 miliardi di dollari (letteralmente, poiché questo è il valore corrente di tutti i Bitcoin in circolazione). Il Bitcoin può essere utilizzato solo come mezzo di scambio e in pratica è stato sinora molto più importante per l’economia sommersa di quanto non sia stato per la maggior parte degli usi legittimi. La mancanza di una qualsiasi autorità centrale rende il Bitcoin notevolmente resiliente alla censura, alla corruzione ovvero alla regolamentazione. Ciò significa che ha attirato una serie di sostenitori, dai monetaristi libertari che amano l’idea di una valuta senza inflazione e senza una banca centrale, agli spacciatori di droga a cui piace il fatto che sia difficile (ma non impossibile) fare risalire una transazione in Bitcoin a una persona fisica”. Tu che ne pensi?
Alto, barbuto, con gentili occhi nocciola, il veterano di Occupy Wall Street, Jesse Myerson passa le sue giornate a bussare alle porte delle case dei quartieri degradati del sud dell'Indiana per ricordare agli elettori l'enorme ricchezza del loro paese. Il suo messaggio, come organizzatore del gruppo di base, Hoosier Action 
Novembre 2008: in una mailing list della comunità hacker compare il manifesto Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System, a firma di Sato-shi Nakamoto. Il nome è uno pseudonimo, e a tutt'oggi non si è mai saputo chi vi fosse dietro, e nemmeno se un individuo o un collettivo. Il documento contiene i principi e il codice per poter sviluppare un software open source (1) che crea: una criptovaluta, chiamata appunto bitcoin (2), una rete peer-to-peer (P2P) (3) sulla quale questa moneta digitale circola, e il relativo protocollo di comunicazione (4). Nel gennaio 2009 viene rilasciata, sempre all'interno della comunità hacker, la prima versione del software - sarà poi aggiornato più volte - che inizia a essere utilizzato.
Come è noto, la crisi dei mutui subprime ha visto il sistema bancario come un protagonista fondamentale del gioco. Dopo lo scoppio delle difficoltà, nonostante le promesse fatte a suo tempo dal mondo politico al di qua e al di la dell’Atlantico, le riforme del sistema sono state complessivamente insufficienti e ora, almeno negli Stati Uniti, assistiamo alla volontà di Trump di cancellare gran parte di quello che era stato comunque fatto nel paese.
Come la Banca d’Italia documenta nelle sue 

Al bar, in treno o a una cena tra amici, capita sempre più spesso che all’improvviso qualcuno chieda: “Hai visto quanto sto guadagnando con i Bitcoin?”. È lì che la conversazione deraglia verso terreni inesplorati e la maggior parte degli interlocutori rimane in silenzio. Indomito, il primo rincalza sostenendo di aver guadagnato dodicimila euro in sei mesi. “Li ho comprati a 2000 e venduti a 14.000!”, afferma con soddisfazione. Segue un altro momento di silenzio e stupore, poi la richiesta di chiarimenti diventa irresistibile.
In questi giorni, il fenomeno bitcoin è su tutte le pagine de giornali. Il bitcoin è una moneta elettronica o criptomoneta che è stata creata nel 2009 da un anonimo inventore, noto con lo pseudonimo Satoshi Nakamoto. Per convenzione, il termine Bitcoin, con l’iniziale maiuscola, si riferisce alla tecnologia e alla rete, mentre il minuscolo bitcoin si riferisce alla valuta in sé.



































