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antropocene

"Austerità" per i poveri

di Prabhat Patnaik

L’adozione di «due pesi e due misure» da parte del FMI mostra la disumanità intrinseca del capitalismo

Le vite umane in periferia valgono meno delle vite umane nelle metropoli.

Da oltre due anni, il mondo sta affrontando una pandemia che non si vedeva da un secolo e che ha già causato quindici milioni di vittime secondo l'OMS, senza essere lontanamente vicina alla fine. Questa è una crisi senza precedenti per l'umanità nel suo insieme, che richiede uno sforzo enorme da parte di ogni governo, in particolare i governi dei paesi del Terzo mondo, dove le persone sono particolarmente vulnerabili non solo alla malattia ma anche all'indigenza che essa porta con sé.

Essi devono espandere le strutture ospedaliere, tenere pronti un numero adeguato di letti per i ricoveri, creare strutture per i test, rendere disponibili i vaccini e allestire strutture per la vaccinazione e così via. Inoltre, i governi devono fornire soccorso alla popolazione attraverso trasferimenti e aiuto ai piccoli produttori che rischiano di fallire. Tutto ciò richiede un aumento della spesa da parte dei governi.

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theunconditional

La sorveglianza nell’era digitale. Fin dove può spingersi il bisogno di sicurezza?

di Arianna Cavigioli

Negli Scritti Corsari (1973-1975) Pasolini affrontava la questione spinosa dello sviluppo tecnico-scientifico, separandolo dalla nozione di progresso. Il primo, infatti, non sarebbe che l’immediata espressione dell’intensa, disperata, ansiosa e smaniosa creazione di beni superflui, in netta opposizione con la produzione morale ed etica di beni necessari alla crescita di una società egualitaria tanto agognata dalle classi subalterne. Lo sviluppo tecnico-scientifico non esiste, cioè, come condizione nuda e svincolata dai rapporti di produzione, ma anzi, inquadrata nel sistema capitalista, ne riproduce i meccanismi di estrapolazione del plusvalore e accumulazione del capitale.

Il lavoro intellettuale non ha come suo compito la conoscenza. Niente di tutto questo. Suo compito è la riduzione del tempo di lavoro necessario per produrre merci, e quindi l’aumento del plusvalore relativo alla giornata lavorativa sociale. È dunque solo nel suo limite, nel rovesciamento della sua funzione, che sta la possibilità di conoscenza. (Franco Berardi Bifo, Scrittura e movimento)

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sollevazione2

La lezione del 12 giugno

di Riccardo Paccosi

Quell'opposizione frammentata che sa cosa va fatto, ma che non lo fa

Analizzare il contesto dell’opposizione costituzionalista al regime dello stato d’emergenza, induce alla stanchezza e alla depressione. Tantoèvero che io stesso sto sì scrivendo queste righe sull’argomento, ma senza realmente averne voglia.

I problemi oggettivi dell’opposizione sono enormi, ma non psicologicamente logoranti.

E’ conosciuto in partenza e quindi accettato, cioè, il fatto che si parta da una base minimale, che la maggioranza degli italiani non conosca i partiti di opposizione costituzionale, che quest’ultima sia diffusa a Nord e al Centro ma quasi assente al Sud, che manchino le risorse economiche per fare campagna elettorale, eccetera eccetera.

A logorare psicologicamente e a generare disaffezione generale, invece, sono i problemi soggettivi.

Ovvero i problemi legati a ciò che non funziona dentro la testa dei leader delle varie formazioni politiche e che, impedendo l’unitŕ, innesca una dinamica di vero e proprio auto-sabotaggio.

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sinistra

Per un nuovo CLN

di Giuseppe Cantarelli

Alla luce degli ultimi gravi avvenimenti che hanno scosso l’Italia e pensando alle elezioni che si “dovrebbero” tenere fra meno di un anno, si dovrebbe pensare seriamente a un nuovo Comitato di Liberazione Nazionale. Ma vediamo innanzitutto da cosa occorrerebbe liberarci.

La situazione italiana, da tempo, non può essere definita normale. Sappiamo di essere una colonia USA. Quando ancora non l’avevamo capito e alcuni partiti si sono comportati come ci si comporta in una vera democrazia, gli amici americani ci hanno fatto capire a suon di bombe e stragi chi comandava e cosa dovevamo fare. Ora le bombe non servono più, in quanto i rappresentanti degli interessi americani siedono direttamente al governo del Paese: non vengono infatti scelti dai cittadini, ma imposti da giochi di potere e contro la volontà del popolo, con la complicità dei rappresentanti delle massime istituzioni. Questa situazione di deriva antidemocratica, in cui la democrazia è rimasta come involucro esterno, ma svuotata dall’interno e ridotta a rappresentazione teatrale, poggia su un sistema informativo completamente asservito agli stessi interessi estranei alla vita del Paese.

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pierluigifaganfacebook

Aiutare il nuovo pensiero a nascere

Riflessione aperta

di Pierluigi Fagan

Ho iniziato l’ennesima fase di studio di ciò che attiene all’immagine di mondo, il nostro sistema di pensiero generale. Il sistema di pensiero è debitore di molte influenze. Si dovrà considerare la società e l’ambiente in cui il pensante è immerso, il suo organo parte di un corpo, la storia evolutiva (quantomeno a livello di classe, ordine, genere e specie) del macrosistema di appartenenza, più quella specifica (etnia, genere, classe sociale etc.). Leggevo quindi “Mente e cervello” dello storico della scienza M. Cobb (Einaudi) il quale ricostruisce lo studio umano dell’organo (cervello) e della funzione (mente), dai Greci ai giorni nostri.

Sebbene l’organo che si indaga appartenga di natura al regno della biologia, la stragrande maggioranza delle metafore ed analogie che guidano l’indagine sono di natura tecnologica. Con l’eccezione di qualche naturalista tedesco del XVIII secolo che andava per boschi, alberi e radici; il campionario delle metafore ha collezionato: mulini, sistemi idraulici, sistemi meccanici, orologi, macchine a vapore, centraline telefoniche, computer, Internet. Tutta roba morta per cercar di comprendere una cosa viva, essenza della vivezza potremmo dire.

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andreazhok

L’illusione della “body positivity” e il neoliberismo

di Andrea Zhok

Su suggerimento di un amico mi sono imbattuto in un'analisi interessante, che credo meriti un commento dedicato (vedi link nei commenti sotto).

In quest'analisi si afferma come nell'ottica neoliberale della "body positivity" un problema come l'obesità, che presenta indubbi fattori di rischio per la salute, venga promosso non solo come ingiudicabile, ma persino come qualcosa da presentare sotto forma di orgoglio, come un’ostentazione normativa.

Nel pezzo troviamo scritto: «Invece di mettere in discussione uno stile di vita e consumo che produce milioni di persone sovrappeso e con problemi di salute (…) l’essere sovrappeso diviene la base di una battaglia culturale tra le più importanti della contemporaneità per affermare il principio che “tutti i corpi sono belli e non possono essere giudicati”.» A rendere più concreto l’argomento, l'analisi correda l’argomento con il riferimento ad un articolo dove si parla della "Nazionale italiana 'curvy" di calcio".

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cumpanis

Che fare?

di Alessandro Testa

 

La situazione generale

La situazione internazionale la conosciamo tutti: la guerra divampata in Ucraina in seguito alla proterva minaccia di espansione sempre più ad Est della NATO non accenna a placarsi, anzi produce sempre più morti, più confusione geopolitica, più odio, più armi, più disastri e sconquassi economico-sociali.

A nostro avviso, però, questo conflitto non è che il catalizzatore di una tendenza che parte dalla caduta dell’URSS e dall’autoproclamata “fine della storia” di Fukuiamiana memoria; senza più la forza dell’Unione Sovietica a tenera a bada la ferocia degli spiriti animali del capitalismo finanziario globale, la tabe mortifera dell’imperialismo militare statunitense dilaga, cercando di abbattere gli ultimi due bastioni che ancora si ergono tra essa e la soddisfazione totale dei suoi insaziabili appetiti: la Cina socialista e la Russia di Putin.

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eticaeconomia

Le scuole svedesi: Il sogno proibito di Milton Friedman*

di Lisa Pelling

Pensando alla caricatura di una coppia di capitalisti potreste immaginare la prima pagina del principale quotidiano svedese, Dagens Nyheter, all’inizio di quest’anno. Un uomo con un abito sartoriale e un portafoglio stile anni Ottanta. Accanto a lui, una donna con tacchi alti, gonna di seta e grande pelliccia argentata. Grandi sorrisi fiduciosi.

Purtroppo, il ritratto di Hans e Barbara Bergström non era una vignetta, ma un’illustrazione dell’attuale sistema scolastico svedese. La foto accompagnava un articolo su quella che un tempo era una preziosa istituzione sociale e una fonte di orgoglio nazionale, diventata un terreno redditizio per le grandi imprese e per la creazione di immense ricchezze private.

Barbara Bergström, fondatrice di una delle più grandi società scolastiche svedesi, con 48 scuole in tutta la Svezia, e suo marito, ex caporedattore del Dagens Nyheter e lobbista di lunga data per la privatizzazione delle scuole, sono due delle persone che hanno fatto fortuna gestendo scuole finanziate con fondi pubblici in Svezia.

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acropolis

La quarta rivoluzione industriale: un’idea seducente che richiede un impegno critico

di Ruth Castel-Branco e Hannah J. Dawson

Le cornici narrative sono fondamentali per unificare le ideologie. Inquadrano ciò che è possibile e impossibile, quali idee possono essere accettate e quali devono essere rifiutate. Nel suo libro, Democrazia digitale, politica analogica , la narratrice e analista politica Nanjala Nyabola esamina l’inquadratura della narrativa della Quarta Rivoluzione Industriale in questa luce.

Sostiene che viene utilizzato dalle élite globali per deviare dai fattori di disuguaglianza e consentire processi in corso di espropriazione, sfruttamento ed esclusione. Durante un recente dialogo politico sul futuro del/dei lavoro/i, ha commentato:

La vera seduzione di questa idea è che è apolitica. Possiamo parlare di sviluppo e progresso, senza dover fare i conti con il potere.

Il principale ideologo della Quarta Rivoluzione Industriale è Karl Schwab , presidente del World Economic Forum che ha pubblicato un libro influente con lo stesso nome. In esso sostiene che le innovazioni digitali stanno trasformando i modi in cui le persone vivono, lavorano e si relazionano tra loro. Questi includono l’intelligenza artificiale e la robotica, il cloud computing quantistico e la tecnologia della catena di blocchi.

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lindipendente

L’estradizione di Assange è una vergogna per le democrazie e una minaccia per tutti noi

di Valeria Casolaro

La libertà di informazione costituisce uno dei diritti fondamentali sui quali si basano i nostri valori occidentali. Ma chi ne definisce i termini? Quando qualcuno stabilisce di cosa si può parlare, di cosa si può essere informati e di cosa no, allora è ancora informazione? Esiste ancora libertà?

La vicenda di Assange non può non portare a interrogarsi su tutto questo. Anche perché la sua condanna costituisce un pericoloso precedente per tutti i professionisti del mestiere. Sancisce, una volta per tutte, che la verità può essere raccontata solamente se i poteri forti, i governi che decidono le sorti del mondo, ne ammettono la legittimità. Se no si rischia l’ergastolo, se non anche la pena di morte. La stessa Amnesty mette in guardia da questa possibilità, ovvero “la deriva intrapresa dagli USA di processare per spionaggio chi pubblica informazioni”, che passa per la pretesa che “gli Stati, come in questo caso il Regno Unito, estradino persone che hanno diffuso informazioni riservate di interesse pubblico”, fattore che rappresenta “un pericoloso precedente che deve essere respinto”.

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comidad

L’oligarchia italica ha come modello i campieri

di comidad

Negli Stati Uniti, date le distanze, il flusso di benzina è come la circolazione sanguigna della società. Il fatto che negli USA, che pure sono uno dei maggiori produttori di petrolio, il prezzo della benzina sia raddoppiato in meno di un anno, mette in crisi la tenuta sociale del Paese. I nostri servizi segreti dovrebbero tenere d’occhio anche l’insospettabile agenzia ANSA, che dà conto dei malumori del popolo americano, sottolineando che esso non crede a Biden quando questi cerca di scaricare la colpa degli aumenti su Putin.

La crisi energetica era conclamata già dallo scorso anno. Vi fu anche un Consiglio dei Ministri dell‘Energia europei che si risolse con un nulla di fatto, concludendo che gli approvvigionamenti e i contratti fossero affare dei singoli Paesi. Nello scorso mese di dicembre era chiaro a tutti che si sarebbe andati incontro ad un anno drammatico sul tema dell’energia. Nello stesso periodo in Italia fu convocato ben tre volte il Consiglio dei Ministri durante le festività natalizie, ma non per parlare di energia, bensì per prendere provvedimenti vessatori nei confronti dei non vaccinati. Per il governo Draghi la priorità era, ed ancora è, quella di irreggimentare e controllare la popolazione.

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petiteplaisance

Recita di fine anno

di Fernanda Mazzoli

Giù la maschera! Il volto è condizione primaria di riconoscimento dell’Altro e dunque di sé

Il potere ha calato la maschera e mostrato il suo volto, che sia il ghigno da pescecane del Primo Ministro, o il faccione curiale e mellifluo del titolare del MIUR. Fattezze che si combinano l’un l’altra alla perfezione e che campeggiano al centro delle fotografie che li ritraggono senza mascherina in mezzo a classi ed insegnanti naturalmente plaudenti, naturalmente imbavagliati.

Immagini che ci consegnano, con irrefutabile evidenza, lo stato delle cose, l’abissale differenza fra noi e loro, il nostro statuto di sudditi contenti di esserlo. Non solo: esse sottolineano, a conclusione di un anno scolastico contrassegnato da pesanti, incostituzionali ed inedite discriminazioni nei confronti di alunni e personale non vaccinato, che la scuola è il terreno di elezione per la fabbrica dell’obbedienza, il terminale di un’articolata catena di comando, l’humus più fertile per il condizionamento delle condotte, con buona pace per chi ha pensato, come chi scrive, che essa possa e debba trasformarsi in luogo di messa in discussione dell’esistente, in virtù della centralità che vi dovrebbero occupare le sovversive arti dell’argomentare razionalmente e del conoscere criticamente.

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contropiano2

Tornano alla carica con l’Autonomia Differenziata

di Fulvio Parisi*

Non si era ancora spenta l’eco positiva delle proposte di legge costituzionale delle deputate di ManifestA alla Camera dei Deputati e del senatore De Falco al Senato i cui testi prevedevano la cancellazione del comma 3 dell’art 116 della Costituzione con cui , sostanzialmente, si bloccava il processo di attuazione della cd.“autonomia differenziata” che, puntualmente, il Governo, ai primi di Giugno, nella persona del Ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini, presentava la legge quadro di attuazione propria dell’autonomia differenziata.

Novità positive rispetto ad altri disegni di legge? Per nulla Rispetto del Parlamento e trasparenza per i cittadini? Niente affatto.

L’approccio è sempre lo stesso: la devoluzione delle 23 materie potenzialmente attribuibili alle Regioni a statuto ordinario che intendono avviare un processo di autonomia differenziata, è sempre lo stesso: una trattativa privata tra Governo e singola Regione così come si era comportato il moribondo Governo Gentiloni nel 2018 con le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

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rimarchevole

Punirne 2 milioni per “educarne” 58?

Nonostante i dispositivi di protezione, il distanziamento sociale, il grande numero di vaccinat* e di immunizzati che ha garantito anche nel periodo invernale una discreta reazione generale all’insinuoso e pericoloso Covid, il Governo ha deciso per la linea dura: multare tutti gli over 50 che non si sono vaccinati e anche chi ha fatto ‘solo’ (solo?) una o due dosi.

La macchina per il controllo e la punizione è attiva e ben oliata: Il Ministero della Salute si serve della Agenzia per le Entrate, in un circolo vizioso di schede e funzionari che certo servirà anche in futuro a bastonare chi sta fuori dalle regole, anche per motivi -validi- di salute e stili di vita (l’esenzione dalla vaccinazione prevedeva quasi zero motivazioni…praticamente solo il rischio di morte): dell’arrivo delle lettere raccomandate abbiamo già accennato QUI.

E la sanzione consiste in ben cento euro, non si sa commisurati a cosa (alla presunta fatiscenza immunitaria dovuta all’età? al divieto di ammalarsi? al rischio quindi di gravare sulla spesa pubblica col proprio ammalarsi? Mah!).

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theunconditional

Esercizi di sovrastrutturalismo

di Andrea Zhok

Il ministro dell’Istruzione Bianchi ha un sogno (anche i competenti sognano): vuole che tutti gli studenti e i docenti cantino all’unisono l’Inno d’Italia in tutte le scuole del Regno, pardon, della Repubblica.

Ecco, perché questa sciocchezza merita un’osservazione supplementare? Perché è un indice significativo di qualcosa di sciocco sì, ma pericoloso.

Cosa dovrebbe pensare di ciò ogni frequentante la scuola pubblica, e non villeggiante a Capalbio? Rispetto ad una scuola cui manca tutto, dagli spazi, alle infrastrutture, ai docenti, ai programmi, alla ormai proverbiale carta igienica, rispetto ad una scuola che risulta sempre meno attrattiva sia per gli studenti, sia per i docenti, rispetto ad una scuola uccisa da un fiume di misurazioni del nulla e di premialità del niente, mentre i livelli formativi affondano da decenni, rispetto a una simile catastrofe, cosa sogna il ministro?

Il coretto mattutino sull’Inno nazionale.

Ma attenzione a ridere, la dinamica di questo tipo di istanze è enormemente insidiosa.

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lafionda

Facciamo come in Francia?

di Giulio Di Donato

Mentre si celebra giustamente l’ottimo risultato conseguito da Mélenchon alle elezioni legislative in Francia, in molti nel nostro Paese si chiedono: qui in Italia ci sono le condizioni per replicare l’operazione politicamente riuscita di Mélenchon, che si è presentato alla guida di una coalizione larga e unitaria di sinistra?

La risposta, a modesto avviso di chi scrive, non può che essere scettica. Innanzitutto per le specificità dei due contesti e per la diversa e originale configurazione che la “sinistra” di Mèlenchon ha assunto nel corso degli anni.

Il quadro politico fra i due Paesi, come è evidente, è assai diverso e minore è lo spazio a disposizione per replicare con successo lo schema lanciato dal leader francese: il Partito democratico non ha subito lo stesso tracollo dei socialisti francesi, ma tiene a livello di consensi.

Quando si tentano facili parallelismi, andrebbero poi ricordate evidenze spesso rimosse: come è noto, negli anni Mélenchon, vero animale da campagna elettorale, ha fatto suoi temi e parole d’ordine estranee al vocabolario tradizionale usato dalle forze di sinistra (dalla valorizzazione del nesso questione nazionale, questione democratica e questione sociale alla critica dell’uso politico-mediatico delle emergenze e della logica da caccia alle streghe alla base dei ben noti green-pass) e non ha mai disprezzato, contro ogni forma di aristocraticismo perbenista, mobilitazioni ben poco “educate” come quelle dei gilet gialli.

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altrenotizie

Summit Americhe tra sordi e muti

di Fabrizio Casari

Lanciato con roboanti quanto banali slogan, a Los Angeles si è aperto il Vertice delle Americhe. Giù il sipario, a Los Angeles va in onda uno show mal riuscito, una manifestazione retorica e inutile nel più perfetto stile yankee, dove ai palloncini e alle majorettes si sono sommati appelli al continente perché confermi la sua fedeltà a Washington. Lo scenario è imbarazzante: i paesi assenti superano per peso politico i presenti e la feccia golpista raccattata tra Cuba, Nicaragua e Venezuela, fatta di finti presidenti, falsi democratici, autentici assassini e inesistenti partiti, girovaga in una questua poco dignitosa.

Nella doppia veste di formale anfitrione e sostanziale padrone, il Presidente USA, Joe Biden, ha inaugurato il vertice e, francamente, il suo discorso è apparso come l’annuncio di un ripiegamento statunitense sul continente. Una presa d’atto dell’impossibilità di sostenere una sfida globale per la leadership planetaria senza prima rinforzare la presenza e influenza in quello che continuano a immaginare come il giardino di casa, che meglio sarebbe però identificare come suo retroterra e deposito dell’accumulo di forza.

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resistenze1

Nuova austerità, tagli alla spesa, rientro dal debito. Come tornare al 2011 e farsi male

di Alessandro Volpi*

Stiamo rischiando seriamente di tornare al 2011 e a una nuova crisi greca, di dimensioni maggiori. La Banca centrale europea di Christine Lagarde assomiglia sempre più a quella di Jean Claude Trichet e del primo Mario Draghi, ferma in un'ortodossia monetarista quasi ottusa: pare infatti che si voglia reintrodurre l'austerità in piena crisi, come avvenuto durante il biennio 2010-11. L'errore più grande consiste, di nuovo, nel pensare che la moneta non possa essere oggetto di una politica, ma soltanto uno strumento la cui quantità deve essere definita in una "asettica" sede tecnica, qualificata in base a situazioni di mercato definite soltanto sulla carta. La Bce per sua natura e struttura ha il compito di coltivare l'indipendenza dalla politica e perseguire target specifici a partire dal 2% di inflazione media. Così facendo, però, si riproducono i disastri del recente passato senza capire peraltro che già il solo annuncio dell'austerità ha generato, subito, la speculazione finanziaria sulle assicurazioni contro i rischi del debito dei Paesi più in difficoltà e il decollo dei prezzi dei derivati che scommettono sull'impennata degli spread.

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fattoquotidiano

Donbass, strage utile agli Usa

di Fabio Mini

Mentre le truppe russe avanzano lentamente verso il Dnepr e quelle ucraine arretrano, si fa sempre maggiore il rischio che una grande massa delle forze armate ucraine rimangano intrappolate e siano costrette alla resa. In una guerra di questo tipo, convenzionale e per certi versi “arcaica”, il rischio è reale e forse è anche lo scopo tattico che si sono prefissati i russi. L’immissione in combattimento di vecchi carri armati, l’avvicendamento dei reparti combattenti, le predisposizioni logistiche in vista di un allungamento del braccio dei rifornimenti, la limitazione del sostegno aereo e l’impiego degli esuberi di munizionamento della Marina, indicano che la Russia sta consumando tutto il ciarpame della Guerra fredda e si sta riarmando per uno scontro più moderno e tecnologico e soprattutto più strategico che tattico. Quando e se affluiranno gli armamenti pesanti e i missili promessi dall’occidente, potrebbe essere il momento per il salto di qualità. Da parte sua, lo Stato Maggiore ucraino ha già emanato gli ordini di arretramento e di irrigidimento sulla sponda occidentale del Dnepr. Molte unità logistiche e le artiglierie a lunga gittata sono già oltre il fiume.

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kelebek3

Anche tu, sbirro volontario per i padroni?

di Miguel Martinez

Nella premessa, ricordiamo brevemente che cos’è la Alexa di Amazon.

Nel seguito, vediamo in azione la Mozilla Foundation, che un tempo era un covo di nerd coraggiosi e pronti a denunciare i monopoli informatici. E che oggi invita i suoi amici a diventare sbirri volontari per conto dei padroni, in nome, come vedremo, dell’inclusione.

Credo che dica più o meno tutto ciò che ci sia da dire sul ruolo dei Progressisti dei nostri tempi.

Amazon è una Persona Giuridica che in Europa riesce a far fuori chiunque, anche perché la sua sede lussemburghese non paga tasse, a differenza della cartolaia Costanza di Via Sant’Agostino.

Amazon è una società quotata in borsa, i cui principali azionisti – Blackrock e Vanguard – sono i principali azionisti di praticamente qualunque altra cosa al mondo. Eccovi un piccolo assaggio:

  • la Apple, la Microsoft, Alphabet (Google), Meta (Facebook);
  • i circuiti finanziari e bancari come Visa e Morgan Chase;
  • la Exxon e tutte le principali imprese di energia del mondo;
  • la Pfizer con tutto ciò che implica;
  • la PepsiCola e la CocaCola e la Disney…

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fuoricollana

Guerra e sostenibilità alimentare globale

di Elena Viganò

La fame non è una calamità naturale, ma la conseguenza dell'ascesa di un paradigma produttivistico applicato all’agricoltura che ha generato malnutrizione, molteplici esternalità negative, amplificate dal cambiamento climatico

Nell’attuale contesto di (seconda) guerra europea, dopo i conflitti mondiali del secolo scorso, il tema della sicurezza alimentare è di drammatica attualità. Non che i dati sulla malnutrizione e sulla fame, a leggerli bene, siano mai stati forieri di speranza, ma la situazione sembra stia assumendo i contorni di quella che in molti stanno definendo una “tempesta perfetta”. Una serie di eventi a cascata, quindi, che rischiano di trascinare milioni di persone verso una vera e propria catastrofe.

 

Cosa sta succedendo?

Russia e Ucraina sono attori determinanti nei mercati internazionali di mezzi di produzione e di prodotti agricoli “strategici”, soprattutto seminativi. La Russia, in particolare, è un importante esportatore di combustibili e input chimici di sintesi. Inoltre, Ucraina e Russia producono, insieme al Kazakistan, circa un quarto dell’offerta mondiale dei cereali e sono tra i primi tre esportatori mondiali di grano, mais e olio di girasole.

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lafionda

Crisi o apocalisse? l’Italia alla prova della BCE

di Gabriele Guzzi e L'Indispensabile

Il 9 giugno 2022[1] la Bce ha annunciato l’inizio di quel percorso che il governatore Lagarde ha definito “normalizzazione della politica monetaria”. Contraddicendo le previsioni fatte solo a gennaio, la Bce ha deciso un aumento dei tassi d’interesse di 25 punti base a luglio, un rialzo ulteriore – probabilmente di 50 punti base – a settembre, la conclusione del programma di acquisto netto di titoli, il cosiddetto APP, dal 1° luglio. Per quanto riguarda i titoli in scadenza, sia del programma APP che del PEPP – il programma emergenziale avviato a seguito della pandemia – la Bce assicurerà un pieno reinvestimento “for an extended period of time” per il primo, e almeno fino alla fine del 2024 per il secondo. Il riacquisto dei titoli avverrà “con flessibilità”. In parole più chiare: la Bce è disposta a deviare temporalmente dal capital key (acquistando più titoli dei paesi in difficoltà) per tenere sotto controllo gli spread. Basterà questo a tenere a bada i mercati? Sembra proprio di no.

Per comprendere il significato di questa decisione storica, primo aumento dei tassi dopo 10 anni, la si deve inquadrare all’interno delle tre crisi che stiamo attraversando: mondiale, europea, italiana.

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theunconditional

Caduta libera con applauso

di Andrea Zhok

L’altro giorno la sig.ra Lagarde ha annunciato un ritocco al rialzo dei tassi della BCE, a suo dire per fronteggiare l’inflazione; oggi il panico si è impossessato delle borse europee, lo spread è ai massimi dal 2014, e i titoli bancari sono in profondo rosso.

Ora, il punto è: persino la sig.ra Lagarde, nonostante abbia fatto carriera a colpi di performance come quelle epistolari a Sarkozy (“usami come ritieni più opportuno”), persino lei, dicevo, non può ignorare che un’inflazione esogena, cioè dovuta non al surriscaldamento dell’economia (crescita incontrollata dei salari, ecc.), ma ad un incremento dei costi di approvvigionamento delle materie prime, NON può essere tenuta sotto controllo alzando il tasso di interesse a cui le banche ottengono (e forniscono) capitali. Si tratta di un caso fotocopia della studiatissima crisi petrolifera degli anni ’70, solo che allora si trattava in qualche modo di una sorpresa, mentre adesso stiamo adottando le stesse politiche insensate che sono diventate un caso di scuola.

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bastaconeurocrisi

Perché la Moneta Fiscale

di Marco Cattaneo

Perché il Progetto Moneta Fiscale deve essere al centro del dibattito politico ? perché è in grado di risolvere le disfunzioni della moneta unica europea e di trasformare l’Eurozona in un’area di sviluppo economico condiviso e solidale.

Moneta Fiscale è qualsiasi titolo o attività che possa essere utilizzato per compensare obbligazioni finanziarie dovute al settore pubblico. È quindi un diritto a uno sconto fiscale, e può essere scambiato (con controparti che lo accettino su base volontaria) per ottenere beni, servizi o un corrispettivo finanziario. Il settore pubblico nazionale si impegna ad accettarlo in compensazione (come sopra definita) ma non ad effettuare pagamenti in cash.

Per comprendere la logica del Progetto va in primo luogo sgombrato il campo da alcune affermazioni insensate che purtroppo ancora orientano (per fortuna meno che in passato) il dibattito economico. In particolare, si sente tuttora dire che il deficit e il debito del settore pubblico sono “gravami” per l’economia.

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fuoricollana

Solo un “pacifismo debole” ci può salvare

di Luca Baccelli

La pace internazionale dipende dalla capacità dell’Europa di svolgere una funzione di equilibrio strategico e un ruolo autonomo nel Medio Oriente e nell’oriente asiatico

Niente sarà più come prima? L’invasione dell’Ucraina è presentata come una inedita rottura dell’ordine internazionale, una inaudita violazione del diritto internazionale, una guerra sommamente ingiusta. Il futuro, d’altra parte, ha un sapore antico. Si ripresenta la guerra combattuta sul terreno, con il suo macabro conteggio: stragi di civili, stupri, colossali movimenti di profughi. L’Europa del 2022 sembra quella dell’Ottocento o, peggio, quella del 1914.

 

Da Westfalia al ritorno del diritto discriminatorio della guerra

La Prima guerra mondiale, in effetti, è vista come l’ultimo atto della fase in cui i rapporti fra le nazioni si sono inquadrati nel “modello Westfalia”. È dopo i trattati che nel 1648 hanno posto fine alla Guerra dei trent’anni che gli Stati si sono reciprocamente riconosciuti lo ius ad bellum come un attributo inerente alla sovranità, senza discriminare fra iusti e iniusti hostes.

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La geopolitica di cappuccetto rosso

di Pierluigi Fagan

Dopo un mese dall’avvenuto incontro, è stato reso pubblico parte del discorso fatto dal Papa ai direttori delle riviste della Compagnia di Gesù, relativamente alla guerra in Ucraina.

Il Papa ha ammonito a non ridurre i discorsi in merito, alla logica morale delle favole per bambini: “Sono […] contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi”. Perfino il Papa e stante l’udienza privata con persone con forte condivisione della stessa immagine di mondo, ha dovuto scusarsi a priori e ribadire che ciò non comportava un suo essere a favore di Putin. Riferiva solo che un “saggio” capo di Stato, incontrato due mesi prima l’inizio del conflitto, gli aveva esternato la preoccupazione per quell’andare ad “abbaiare” della NATO ai confini dello spazio russo dove vigeva una mentalità imperiale. Tale mentalità a presidio di quello spazio non avrebbe mai permesso che altre potenze (ovvero l’altro impero secondo la logica concettuale che così categorizza questo argomento) si avvicinasse troppo da presso. Ne sarebbe scaturita una guerra, come poi è accaduto.

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fuoricollana

L’abbaglio della guerra etico-democratica

di Michele Prospero

Una guerra che ha avuto una copertura mediatica mai vista, con scene di morte e distruzione mandate in onda minuto per minuto, non produce nelle reazioni del pubblico l’automatismo sperato dai registi dell’indignazione: una mobilitazione bellicista contro il criminale di guerra, il macellaio, il folle malato terminale che si cura con il sangue di cervo. I sondaggi mostrano una opinione largamente ostile all’invio di nuove armi per vincere in Ucraina la bella guerra di civiltà.

Su questa sfasatura tra orientamenti politici (anche il capo dello Stato ha fatto ricorso ad un irrituale invito alla prosecuzione delle ostilità sino “al ritiro degli occupanti”) e paure di una massa ampia di cittadinanza, che percepisce l’effetto autolesionista delle misure di sanzione ed embargo, cerca di far leva Salvini. Le sue trovate di capitano della pace sono grottesche, nei modi poco diplomatici adottati, e strumentali negli obiettivi (il 21 giugno dal chiacchiericcio si passa alle esplicite assunzioni di responsabilità in aula). Però reali sono i sentimenti di preoccupazione che esistono nella società per il timore della caduta progressiva in una catastrofica economia di guerra.

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doppiozero

L’uovo al tegamino di Aldo Moro

di Marco Belpoliti

Nel suo ultimo film – in realtà una serie televisiva in sei puntate – Marco Bellocchio torna sul sequestro Moro che aveva trattato in un precedente lungometraggio, Buongiorno, notte, nel 2003. Ora il nuovo film, Esterno notte s’avvale della straordinaria interpretazione di Fabrizio Gifuni nel ruolo del leader democristiano: un Moro più Moro del Moro vero. Del resto, cos’è un attore se non una maschera? Il potere della “maschera” è proprio quello di svelare ciò che nella realtà non è sempre comprensibile, se non ad occhi acuti e perspicaci. L’interpretazione di Gifuni mette a fuoco quelle che erano le caratteristiche uniche del personaggio Aldo Moro fornendone una sintesi fulminante. La sceneggiatura cerca poi di mettere in rilievo l’aspetto “privato” dello statista entrando nella sua casa, mostrandolo insieme alla sposa e ai tre figli, mettendo al centro di uno degli episodi del film Eleonora Moro, moglie dello statista, interpretata con grande bravura da Margherita Buy.

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Giorgio Bertani editore ribelle”

Recensione a libro e docufilm

Con una testimonianza di Lanfranco Binni

Il periodo che va dagli anni ’60 all’inizio degli ‘80 si caratterizzò per il proliferare di movimenti, che produssero interessanti espressioni editoriali alternative - riviste, librerie, case editrici e anche distribuzioni librarie. In questo contesto un posto particolare spetta all’editore Giorgio Bertani, per la capacità che ha avuto di ospitare nel suo catalogo le voci più significative del pensiero critico di quegli anni. Il libro Giorgio Bertani editore ribelle, a cura di Marc Tibaldi (Milieu Edizioni, Milano, 2020, 143 pagg, più docufilm, 16.90 euro) racconta la vita della Bertani Editore e del suo fondatore, passando dal celebre rapimento del vice-console spagnolo del 1962 a Dario Fo e a Horst Fantazzini, da Georges Bataille a Franco Berardi Bifo, da Paul Nizan a Jacques Derrida, da Antonio Moresco a Carlo Rovelli, da Jean Fallot a Dacia Maraini, dalla RAF alle BR, dai Tupamaros all’IRA, da Giangiacomo Feltrinelli a Felix Guattari, dalla Palestina al Cile, dal Vietnam alla Cina, dalla Resistenza ai movimenti degli anni ’70, da Franca Rame a Gilles Deleuze… e così ancora per altre centinaia di titoli, in una prospettiva vertiginosa che attraversa fuochi del pensiero e insorgenze sociali.

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Soglie e giochi pericolosi

di Paolo Bartolini

È ben noto, a chi si interessa di filosofia, che il linguaggio permette agli umani di analizzare e scomporre il continuum della vita in azione. Per gli altri animali, spesso molto intelligenti, non si dà il problema di frazionare il processo, di studiarlo e orientarlo secondo un progetto. Nel continuum della guerra in Ucraina il gesto di Putin (l'operazione speciale con invasione di uno stato sovrano) può essere messo a fuoco e portato in figura. Prima di esso, tuttavia, abbiamo anni di conflitto nel Donbass, interferenze occidentali in funzione antirussa, astio di una parte non piccola del popolo ucraino contro i russi (storicamente comprensibile) e tanto altro. Oggi la competizione tra gruppi e interessi capitalistici diversi, insieme alla sfida monetaria lanciata dai paesi asiatici al dollaro, aggiunge complessità alla rete delle innumerevoli concause. Fondamentale, per districarci, è sapere come applicare il taglio analitico che consente di esercitare la facoltà del giudizio e l'azione politica. L'esercizio richiede di cogliere l'evento di soglia che riconfigura il continuum permettendoci di agire senza cadere in schieramenti grotteschi e nelle solite polarizzazioni.