
Crimini a grappolo
di Salvatore Bravo
Gli Stati Uniti hanno concesso all’Ucraina l’invio di bombe a grappolo. Queste sono ufficialmente proibite dal 2010 dopo la convenzione di Oslo del 2008 che non è stata sottoscritta da 36 nazioni tra cui Stati uniti, Russia e Ucraina. Le bombe a grappolo già in uso durante la Seconda guerra mondiale rilasciano sul terreno ad ampio raggio le cosiddette bombette, le quali sono simili alle mine, poiché non tutte esplodono. Ancora oggi dal Vietnam all’Afghanistan le popolazioni civili sono vittime delle esplosioni delle bombette. Arti amputati e vittime si susseguono senza sosta anche a decenni dalla fine dei conflitti. Sono state proibite, in quanto colpiscono, feriscono e uccidono vittime civili tra le quali vi sono numerosi bambini. Le bombette inesplose, sino al 40% del cluster bombe, devastano terreni coltivati e aree che potrebbero sostenere lo sviluppo economico dei paesi bombardati prima e resi un campo minato dopo. Le democrazie esportano bombe, non più idee o modelli politici, naturalmente nessuna democrazia è stata fondata a suon di esplosioni imperiture. L’Italia con l’articolo 11 della Costituzione e il suo icastico “ripudia la guerra”, tace, mentre la guerra fa un ulteriore salto di qualità verso la barbarie.
L’annuncio del Presidente degli Stati Uniti di rifornire l’Ucraina di bombe a grappolo ha trovato solo le timide rimostranze della Germania e il dissenso del Segretario dell’ONU, ciò malgrado tutto procede verso la trasformazione dell’Ucraina in una nazione balcanizzata che dovrà fare i conti per decenni con gli effetti della guerra. Quel che conta è il solo risultato, i mezzi sono secondari, ci si avvicina verso un punto di non ritorno.
Vi è da chiedersi il motivo di tanto silenzio e di cotanta indifferenza. Nei paesi a sistema formalmente democratico non vi sono manifestazioni, non vi sono proteste contro l’uso delle bombe a grappolo. L’Italia ha firmato la convenzione del 2008, ma ciò malgrado sostiene una coalizione che userà armi giudicate “criminali”. La guerra difensiva sta palesando la sua verità: è aggressiva e distruttrice al punto che le conseguenze delle bombe a grappolo non sono oggetto di riflessione e condivisione tra “gli alleati”. Gli Stati Uniti decidono a prescindere dalle opinioni, se ve ne sono, dei loro cobelligeranti.
Iniziative per la pace nessuna, per cui il rifornimento di armi e munizioni sembra divenuto l’unica strada volontariamente percorsa dietro la quale vi sono interessi inconfessabili. La credibilità delle democrazie è nulla, esse sono solo flatus vocis: i popoli non si esprimono sulla guerra, sono abilmente silenziati e il “parlamentare” sostanza della democrazia è freddato dalla logica delle emergenze. Democrazie salde dovrebbero cercare di “parlamentare” per giungere alla pace e salvare i popoli dalla logica della guerra, la quale è sempre fratricida, se partiamo dall’assunto che siamo tutti esseri umani al di là delle differenze, è una “banalità dimenticata”, poiché la criminalizzazione pianificata del nemico necrotizza le iniziative per porre fine ai conflitti.
L’indifferenza con cui è stata accolta la notizia dell’uso delle bombe a grappolo, pone il problema sul motivo di tanta apatia emotiva e razionale. Forse una delle ragioni è che l’Occidente non ha fatto i conti con Hiroshima, non ha elaborato il crimine della bomba atomica. Si è convinti che le democrazie abbiano il diritto di usare armi distruttive in nome di una presunta superiorità politica ed etica molto organica alle oligarchie che, in tal modo, non sono oggetto di critiche radicali.
Günther Anders e poi Costanzo Preve hanno denunciato “i bombardamenti etici”, ma tale critica fa fatica a diventare patrimonio comune dei popoli. L’ostracismo dei media e il silenzio delle Accademie hanno censurato la posizione dei due filosofi convinti che la rimozione del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki e l’innocenza per dogma dei vincitori abbia inaugurato la logica del bombardamento etico. In realtà non vi saranno democrazia e giustizia fin quando ai vincitori sarà concesso di commettere crimini senza essere giudicati, non vi sarà democrazia autentica fin quando i popoli saranno trascinati in guerre che non hanno voluto. Le parole di Costanzo Preve ritornano in questi giorni vere e inascoltate:
“Quanto è successo dopo il 1991 non è più il normale dare e prendere del conflitto mondiale fra comunismo ed anticomunismo, economia pubblica pianificata e proprietà privata dei mezzi di produzione. Lì c’erano due parti in commedia, un insieme di ragioni e di torti, in definitiva una normale tragedia storica. Ma ora siamo di fronte ad una Hybris, cioè ad una dismisura, un delirio diabolico di onnipotenza in cui chi dispone delle armi migliori non si accontenta di terrorizzare i più deboli ma vuole anche imporre il suo Dio, dicendo che è l’unico Dio al mondo, e sostenendo che sono i suoi tribunali, composti dai suoi giudici, che devono dirimere le vertenze fra se stesso e gli altri1”.
Per uscire da tali logiche assassine è necessario riprendere il cammino della prassi con l’ausilio di coloro che hanno donato le loro esistenze e i loro pensieri a decriptare le menzogne nelle quali ci dibattiamo.






































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