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coordinamenta

Fronte esterno e fronte interno

di Elisabetta Teghil

C’è un fronte esterno in cui si esprime l’imperialismo e la pretesa egemonica dello Stato del capitale, gli Usa. Gli Stati Uniti, supportati da alleati e vassalli e con la Nato trasformata in esercito di aggressione, intendono piegare tutti gli stati asimmetrici ai loro interessi. Le guerre neocoloniali ….. la destabilizzazioni di stati sovrani come ora l’Ucraina… non sono altro che l’esplicitazione della pretesa di dominio USA. L’Ucraina è il terreno su cui piegare la Russia, altrimenti sarà la guerra con tutto ciò che un conflitto mondiale può esprimere ora. Merkel e Hollande si sono precipitati a cercare di convincere Putin perché l’Europa è ad altissimo rischio in caso di conflitto. Gli interessi dell’Europa non sono quelli degli Stati Uniti e ciò nonostante Francia e Germania non si potranno sottrarre. Le richieste che gli Usa pretendono che Putin rispetti, mi ricordano tanto un vecchio film del 1979 “Zulù Dawn” in cui gli inglesi in Sudafrica propongono al sovrano Zulù un accordo irricevibile per non scatenare il conflitto, ma lo scopo reale è quello di scatenarlo proprio attraverso l’improponibilità delle richieste

Smascherare i meccanismi reali è necessario, ma sono così sotto gli occhi di tutti che non ce n’è neppure bisogno. Il nostro no alla guerra imperialista è totale, assoluto e irrevocabile.

E c’è un fronte interno. Il neoliberismo ha scatenato la guerra alle cittadine e ai cittadini dei paesi occidentali, è una scelta ideologica a tutto campo. Sono stati chiusi tutti gli spazi di mediazione, l’impoverimento che in misura diversa colpisce tanti strati sociali ed è sempre più profondo non è il risultato non previsto di una presunta crisi economica ma è voluto e calcolato . Il controllo sociale è serrato, la militarizzazione dei territori e delle città mette in scena il rapporto Nato “Urban Operations 2020”. Chi si oppone come in Val di Susa, chi manifesta il proprio dissenso, chi trasgredisce viene immediatamente criminalizzata/o con pesanti condanne penali e amministrative che mirano a colpire la vita materiale dei singoli/e e a metterli nell’impossibilità di essere antagonisti/e, pena la perdita di tutto quello che hanno. Il neoliberismo è riuscito a mettere poveri contro poveri, così detti cittadini legittimi contro migranti, occupati contro disoccupati….Il PD e i suoi collaterali sono i principali artefici della naturalizzazione del neoliberismo qui da noi. Il riconoscimento del nemico e saper distinguere l’aggressore e l’aggredito sono passaggi fondamentali del fare politico.

Dovremmo cercare di ripensare le modalità di lotta e di coinvolgere tutti gli strati sociali attaccati dal neoliberismo.

Poi c’è un altro fronte esterno che riguarda il nostro specifico.

Dobbiamo fare i conti con la strumentalizzazione che il neoliberismo fa dei diritti umani, del razzismo, delle oppressioni e della violenza sulle donne e sulle diversità. La modalità di sottomissione e di gestione delle donne e delle diversità sessuali è cambiata, non avviene più attraverso la condanna sociale diretta, ma attraverso la colpevolizzazione attuata dal politicamente corretto, la tutela vittimizzante che prevede l’asservimento volontario. L’emancipazione è diventata uno strumento per inglobare le soggettività che in cambio della propria personale promozione, aderiscono e si fanno sponsor dei valori della società neoliberista e partecipano attivamente all’oppressione di tutte le altre e tutti gli altri. L’emancipazione delle donne e delle diversità sessuali e l’integrazione che si pretende dai/dalle migranti sono meccanismi simili: chi è disponibile viene inglobato/a, ma deve assumere i valori di questa società, deve mettersi una maschera bianca, diventare più realista del re e partecipare alla condanna e alla persecuzione di tutte quelli e tutte quelli indisponibili a questa soluzione.

Mai come in questo momento il genere è stato attraversato dalla classe e il tradimento di genere di quelle che si sono vendute al patriarcato assumendo i valori di questa società, va denunciato e smascherato.

Poi c’è un altro fronte interno. E’ la gabbia, anzi il sistema di gabbie, in cui ognuna di noi è chiusa, fatto di norme, stereotipi, convenzioni, ritualità, normalità….giudizi… condanna sociale…. spesso introiettate in maniera inconsapevole anche da noi stesse, contro cui combattiamo tutti i giorni cercando di prenderne consapevolezza, di renderle palesi , di metterle in discussione…ma anche questo non è facile. Spesso quando pensiamo di aver spezzato queste invisibili sbarre della gabbia che ci circonda, scopriamo che ce n’è un’altra, in un perverso gioco di scatole cinesi. E in tutto questo ci sono gioie e dolori…. un bicchiere di vino… carezze…sorrisi oppure rabbia… impotenza …insoddisfazione…  insicurezza… sbagli… ci siamo noi, insomma, femministe e compagne, sempre.

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