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Il giornalista perfetto per un mondo impresentabile: Enrico Mentana e il consenso

di Lavinia Marchetti*

C’è un motivo per cui ho scelto Enrico Mentana come caso di studio. Non perché sia il peggiore, ma perché è il più rappresentativo. Perché nel suo giornalismo si condensa un’intera sintassi dell’egemonia, per dirla con la scuola di Francoforte. Mentana è lo specchio brillante, e dunque deformante, di un sistema mediatico che ha smesso di informare per iniziare a costruire consenso.

L’egemonia, oggi, non si annuncia né si proclama: si installa. Non è una vera e propria censura, ma una selezione. Funziona come una specie di grammatica segreta che ti fa parlare la sua lingua mentre credi di scegliere la tua, la concretizzazione di una pensiero magico in atto. Così il frame diventa destino. E Mentana, in questo sistema, non è il più servile, ma il più raffinato. Il più rappresentativo. È lì che risiede il suo potere: nella perfetta simulazione della libertà, nella competenza a selezionare ciò che può esistere nello spazio della parola pubblica.

La domanda è: “lui ne è consapevole?”. L’intellettuale che dirige opera una specie di sospensione dell’incredulità. Ci crede e non ci crede allo stesso tempo. Il concetto di sospensione dell’incredulità, che nasce in ambito estetico, viene qui trasposto alla politica e al giornalismo: come lo spettatore che decide di credere a una finzione cinematografica per goderne appieno, Mentana sembra stringere un patto ambiguo con la narrazione dominante.

È troppo intelligente per non sapere, ma abbastanza funzionale da accettare, forse anche con sincerità, il gioco della selezione, dell’evocazione, del frame costruito. È questa ambiguità morale e cognitiva che lo rende il caso perfetto per mostrare la funzione sistemica del giornalismo italiano in tempo di guerra e genocidio.

Il caso Mentana è solo la punta dell’iceberg. Dietro di lui si muove una macchina più vasta, fatta di testate, redazioni, agenzie stampa, interessi energetici e accordi politici. Eni, Israele, Meloni, i media mainstream: tutto si tiene. Questo testo è un tentativo di mappare quel potere. Di mostrare, fotogramma per fotogramma, come l’informazione italiana sia diventata un’arma di distrazione e di consenso.

La figura di Mentana, celebrata per decenni come baluardo della “libertà di stampa” in Italia, merita oggi una riflessione radicale. Perché ciò che si dispiega nel suo discorso pubblico non è semplicemente una linea editoriale: è un modello egemonico, nel senso pieno e gramsciano del termine. Non un’opinione tra le altre, ma il tentativo di costruire consenso attorno a un ordine mondiale dove Israele viene eretto a bastione occidentale, Gaza a zona d’eccezione e i crimini contro il popolo palestinese a effetto collaterale.

 

L’egemonia che non si vede: Gramsci nell’era della post-verità

Nel Quaderno 13, Gramsci definiva l’egemonia come “direzione intellettuale e morale” che il blocco storico dominante esercita attraverso la cultura e i media, prima ancora che con la forza. In questa chiave, Mentana non è un semplice giornalista: è un funzionario dell’egemonia, un attore che produce senso, normalizza lo stato delle cose, rende dicibile e accettabile l’inaccettabile.

Non è un caso che nei primi giorni dopo il 7 ottobre 2023, mentre si contavano i morti del rave israeliano, Mentana abbia parlato di “crimine contro l’umanità” con una rapidità e una veemenza mai riservata, nei mesi successivi, ai 37.000 palestinesi uccisi dai bombardamenti israeliani. La notizia dei “bambini decapitati”, mai confermata, è stata rilanciata da Mentana con toni drammatici: “Non vi mostriamo le immagini perché sono scioccanti”. Il contenuto visivo, inesistente, veniva così convertito in verità emozionale. Non c’è bisogno di mostrare ciò che si vuole far credere: basta evocarlo con lo statuto simbolico della tv.

 

I silenzi come strumento ideologico

La seconda strategia è la selettività narrativa. La strage di Gaza è stata narrata da Mentana come rumore di fondo. Lo speciale su La7 del primo anniversario dell’attacco di Hamas, intitolato significativamente L’orrore di un anno, ha mostrato tre quarti d’ora di immagini del 7 ottobre senza quasi mai menzionare l’assedio, le distruzioni, i bambini palestinesi sepolti vivi sotto le macerie.

Questa operazione non è un errore. È una costruzione. È il volto nuovo della violenza simbolica (Bourdieu): ciò che non viene detto, in un contesto di monopolio del discorso, vale quanto ciò che viene mostrato. L’inquadratura è già gerarchia morale. Il montaggio televisivo è già geopolitica.

 

Il frame della democrazia ferita

Ancora più significativa è l’introduzione che Mentana fece all’intervista a Netanyahu trasmessa da La7 nell’ottobre 2023: “È giusto ascoltare anche la voce della democrazia ferita”. In quella frase si condensa tutto il potere mitopoietico del discorso giornalistico come apparato. Israele viene innalzato al rango di soggetto sovrano della ferita, titolare legittimo del dolore, mentre Gaza è dissolta nel fuori campo simbolico, ridotta a rumore morale, priva di parola, di volto, di statuto. È così che opera la sintassi dell’egemonia: costruisce il dolore selezionabile e getta nell’irrappresentabilità l’eccesso dell’ingiustizia. Il frame si fa dispositivo pedagogico, che addestra il pubblico alla compassione selettiva e all’indifferenza strategica. Il risultato è una macchina affettiva di rimozione e normalizzazione che ricorda da vicino ciò che Adorno chiamava “barbarie della cultura”.

 

Reazioni, critiche e l’effetto di ritorno dell’egemonia

A questa gestione asimmetrica della realtà hanno risposto voci dissidenti. Mario Capanna, su l’Unità, ha parlato di “notizie tendenziosamente antipalestinesi e antiarabe”. Piero Sansonetti ha accusato Mentana di rilanciare bufale e di screditare chiunque ponesse una narrazione alternativa. Il sito Contropiano ha definito la sua trasmissione una “porcata” giornalistica. Ma l’aspetto più interessante è stato il dissenso che è emerso dal suo stesso pubblico. Commenti social, lettere aperte, centinaia di utenti che accusavano Mentana di “parzialità morale”, di “coprire i crimini israeliani”, di “far scomparire Gaza dalla scena del dolore”.

Ciò rivela che l’egemonia non è mai totale: genera crepe, scarti, contro-narrazioni. Eppure, il dispositivo resiste. Quando a Dogliani, nel maggio 2025, Mentana affermò che “quello che accade a Gaza è un crimine di guerra, ma non un genocidio”, mise in scena l’ultimo atto della sua strategia: riconoscere una minima parte della verità per salvare il frame dominante. Il frame in cui Israele è ancora il civilizzato, e i palestinesi ancora i sacrificabili.

 

La gerarchia morale del diritto: la CPI come banco di prova

Nel maggio 2025, la Corte Penale Internazionale ha chiesto l’arresto di Benjamin Netanyahu per crimini contro l’umanità. Mentana, nel suo editoriale serale, ha commentato: “Una decisione che certamente farà discutere. Ma non dimentichiamoci da dove è partito tutto: dal massacro del 7 ottobre”. È il paradigma perfetto del rovesciamento narrativo: anche quando la giustizia internazionale prende posizione, il frame mediatico restituisce la parola d’ordine che salva l’ordine simbolico. Il frame resta integro, e Gaza rimane invisibile. Concretizzazione del pensiero magico.

 

La gestione delle parole: eufemismo, riduzione, traslitterazione

Un altro aspetto decisivo è la gestione lessicale del conflitto. Quando Mentana definisce i coloni che hanno aggredito il regista Hamdan Ballal come “settler, persone che vivono una vita di confine armato”, attua una traslitterazione conciliante. Il termine “coloni” viene tradotto in “abitanti armati”. Il concetto di apartheid viene sostituito da “conflitto”. L’embargo umanitario diventa “assedio militare”. Ogni parola è depotenziata, e con essa la capacità di vedere.

 

Oltre il caso Mentana, la forma Stato-Informazione

Mentana non è l’origine del problema. È la sua epifania. Il suo giornalismo mostra come, nell’attuale capitalismo cognitivo, il consenso si costruisca non più col manganello, ma con la selezione dei fotogrammi, la scelta dei verbi, la gerarchia dei corpi. Il “buon giornalismo” diventa così forma-Stato: ripete, rafforza, protegge l’ordine simbolico dell’Occidente.

Come ricordava Chomsky, “la propaganda è alla democrazia ciò che la violenza è alle dittature“. In questo senso, il TG La7 è una delle forme più sofisticate di questa propaganda. Non perché menta, ma perché sceglie.

* da Facebook

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Comments

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Lorenzo
Thursday, 26 June 2025 21:55
La Marchetti - una femmina! - non descrive la forma mentis e il modus operandi di Mentana, ma quello delle scimmie glabre nel loro complesso.

Le quali ci tengono più a vivere che a fare chiarezza, son provviste di meccanismi neurologici, cerebrali e simbolici strettamente interlacciati ai propri istinti aggregativi ed introiettano come alcunché di scontato i sistemi immaginali del proprio tempo e, al loro interno, quelli della propria pars mafio-politico-professionale, senza il minimo interesse a scanagliarne l'intima consistenza. A che gli serve?

Altrimenti non solo non esisterebbero le religioni, ma neppure quelle forme di religioni secolarizzate che sono le ideologie e le narrazioni sociali in genere, e risulterebbe quindi impossibile tenere assieme qualsiasi forma di aggregazione complessa (che è poi il fine principale dei media e dei loro lavoranti o presstitutes).

E' necessario un odio profondo verso la vita (propria e altrui) per sradicare il proprio apparato intellettuale e figurativo dalle configurazioni gregarie cui è connaturato. Diviene allora possibile riconoscersi solamente nel grido angoscioso lanciato dalla regina Elisabetta nel Riccardo III di Shakespeare:

I’ll join with black despair against my soul,
And to myself become an enemy
.
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marcorso
Thursday, 26 June 2025 07:46
Un bellissimo articolo che descrive nei dettagli la MANIPOLAZIONE DEL CONSENSO,scegliendo uno dei campioni nostrani del nostro "giornalismo"prezzolato e manipolatore.
Qui si parla del caso GAZA e di come dal 7 ottobre fino ad ora ogni informazione sia non solo tendenziosa,ma in molti casi fondamentalmente falsa e costruita ad hoc appunto per creare una realta' diversa da quella oggettiva dei fatti ,o se vogliamo,piu' verosimile.

Ovviamente tutto questo ambito sul genocidio-pulizia etnica-massacro si potrebbe trasladare a come viene e' stata gestita l'informazione sul conflitto RUSSO-UCRAINO,dove fino dall'inizio sono state raccontate falsita' vere e proprie e dove si e' manipolato il consenso e costruito uno story telling che piu' lontano dal vero non si puo'.

So che molti compagni sono d'accordo ora e e lo sono sempre stati sul considerare la informazione di regime,come si diceva una volta,o la informazione utile al capitale, come appunto falsa,tendenziosa,manipolatrice,ingannevole e di parte(dalla parte dei ciminali appunto)

Ovviamente con una sola eccezione: LA COSIDETTA PANDEMIA COVID E LA CAMPAGNA VACCINALE che ne e' seguita.In quella occasione invece tutti questi giornalisti di regime,tutti questi servi prezzolati al soldo del capitale(non scordiamoci ,a parte le reti e i giornali statali,a chi appartengono i mezzi di comunicazione privati e ora i socials),tutti questi manipolatori professionisti( inclusi i peggiori,i fat checkers e compagnia cantante)tutti questi creatori di consenso e formattatori della realta' officiale,dicevano la verita',agivano per un fine nobile e volevano il bene collettivo!

Fin da PASOLINI,solo per fare un esempio nella nostra storia contemporanea,la sinistra extra-parlamentare,come si chiamava una volta,gli antagonisti,i disubbidienti,gli alteranativi al potere e al sistema,hanno sempre avuto una posizione chiara e netta sulla stampa di regime e pro capitale,con l'unica eccezzione della pandemia e della campagna vaccinale,li' c'e' stata una sospensione di paradigma,lo spirito santo e' sceso e ha ammantato di verita' tutti quelli che da sempre obbedivano allo stato e al capitale,che come d'incanto hanno cominciato a dire il vero ,dai camion di Bergamo fino al discorsetto dell'eroe super partes Mario Draghi,li le vaire compagnerie erano allineate,per la prima volta nella loro storia personale e collettiva,con il credo ufficiale,eravamo tutti sulla stessa barca,il nemico era comune,e un nuovo mondo sarebbe nato da quell'esperienza che tutti ci accomunava (com'e' che dicevano?"andra' tutto bene",un mantra degno del migliore Mentana,per l'appunto!)e finalmente stampa-tv -socials dicevano il vero e avevano un solo nemico,il temibile e mortalissimo virus e,non scordiamocelo, tutti quegli svalvolati e sabotatori che cercavano per l'appunto,come sempre avevano fatto anche gli altri fino a quel momento,una realta' altra,diversa,alternativa,non asservita,non declinata verso il capitale.

Ma si sa il capitalismo e' brutto,sporco e cattivo quando si tratta di armi,di petrolio,di inquinamento ambientale,della caccia alla balena e dello sfruttamento dei beni comuni come l'acqua,ma sulla sanita' no,li e' diverso,li il capitale agisce per il bene comune,guadagnando certo,perche' bisogna guadagnare,ovvio,realizzando profitti,magari eccedenti a volte,ma dentro l'imperativo morale di curare il popolo,le persone tutte, la gente,anche quella comune,anche le classi lavoratrici,i ceti meno abbienti,i morti de fame insomma(un po' come la sanita' pubblica della nostra cara e sacra costituzione,quella di Benigni e Mattarella,solo per fare due nomi).

E allora via tutti a punturarsi con il magico prodotto,fosse PFIZER o MODERNA,due corporatios,certo,ma non conta,erano sieri sicuri e egualitari(finalmente un esempio di real democracy!),volevano la nostra salute,facevano il nostro bene,e la Madama Ursula,che ora e' additata dalle varie compagnerie come e peggio della strega malefica , come la imperatrice del male,che tutto lo distorce e tutto lo perverte,allora aveva gestito le cose nel migliore dei modi possibili e ovviamente per il bene collettivo.

Caspita,che bei tempi,finalmente liberi dalla morsa della distorsione della realta' che ci ha sempre attanagliato,e che negli ultimi anni fra ucraina e palestina,sta superando se' stessa;ci sarebbe quasi da augurarsi che scendesse su di noi una altra psico-pandemia(sempre accompagnata dallo spirito santo),per sentirci ancora tutti fratelli,proletari del mondo unitevi e mettetevi tutti in coda per ricevere la salvifica punturina!
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Sergio
Thursday, 26 June 2025 10:35
Mah, per esperienza personale non mi pare proprio che la "sinistra extraparlamentare" secondo l'antica definizione, si sia adeguata acriticamente alla narrazione e relative imposizioni della pandemia. Almeno dalle mie parti c'era un sacco di gente che contestava e cercava di aggirare le misure sanitarie, che pure trovavano tanti volonterosi esecutori e pure cacciatori di reprobi (protezione civile, associazioni d'arma, aspiranti vigilantes...). Non ricordo le posizioni dei vertici di partiti e movimenti, ma alcuni sindacati di base contestarono anche in tribunale l'obbligo vaccinale per i lavoratori. E molti militanti e simpatizzanti dell'area accettarono quelle imposizioni di malavoglia, costretti da situazioni contingenti (tirare lo stipendio, per esempio): in fondo l'abitudine a diffidare dell'informazione ufficiale era diffusa allora come oggi, come anche la tendenza a evitare problemi con carabinieri e simili.
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marcorso
Thursday, 26 June 2025 12:30
Ma ovvio Sergio che c'erano persone che hanno attuato come dici tu,ma quante?ci ricordaimo le giornate di Trieste(no,non c'erano solo fasci,qualunquisti,opportunisti) e altre manifestazioni,ma quante erano queste persone?quali le posizioni,per esempio,del Manifesto,di Potere al popolo,di molti centri sociali che chiedevano il green pass per accedere a uno spazio autogestito e a volte occupato(questo non solo in italia,per esempio a Berlino sembrava di essere tornati ai tempi dei nazi-stasi tanto era il rigore applicato,e lo so per certo):quante le discussioni (quando non confronti anche aspri)per esempio dentro il movimento no tav per,dentro altri collettivi,dentro a sindacati autonomi,eccecc.
E comunque non voglio rinfocolare polemiche, tanto dopo ormai 2 anni e rotti che non ho visto nessuna autocritica-autoanalisi(di scuse manco a parlarne,non sia mai...) da parte dei frequentatori-attivisti della area,chiamiamola antagonista(dell'area del centro-sinistra manco mi preoccupo piu,e ci mancherebbe altro!),dopo tutti gli studi presenti ad oggi sul completo fallimento della politica repressiva e liberticida dei lock down,dopo le innumerevoli sentenze giuridiche,dopo tutti gli studi scientifici su quello che sono stati quei sieri e su quello che continuano ad essere e continueranno ad essere(effetti avversi e dintorni,un disastro di cui non si parla e se lo si fa tornano a chimarti complottista),la mia opinione e' che c'e stato si un potente lavaggio del cervello e reset delle coscienze,ma hanno attecchito solo su menti , corpi,anime che erano predisposti a riceverlo e farlo proprio.
Per fortuna altre persone di aree antagoniste piu libertarie, persone da sempre e-o da prima piu vicine alla natura e alle sue dinamiche salvifiche,persone che gia si rendevano conto di come il corpo e' diventato ormai l'ultimo campo di battaglia che ci e' rimasto(do you remember la bio-politica di un Agamben?che come tante altre illustri menti italiane e europee, e' passato ad essere da uno dei piu grandi filosofi viventi,a un povero vecchio strampalato e confuso;e la lista di personalita' prima famose e riconosciute e dopo,solo per aver esperesso dubbi e-o una visione diversa,emarginate e vilipese e'lunga,anche se purtroppo,non abbastanza,cosi come non e' abbastanza lunga quella dei e delle docenti universitari-ie che hanno rifiutato la politica dell'infame green pass,cosi come no fu' lunga la lista dei docenti universitari che non aderirono al partito fascista durante il ventennio,un parallelo alquanto interessante e illuminante),persone con sensibilita' affini e poco addomesticate,hanno saputo contrapporsi a questo enorme esperimento sociale in cui dominio e sfruttamento si sono fusi in maniera tanto potente,quanto evidente,per chi avesse fiuto di capire da che parte tirava il vento.
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